- Il 65% dei centri specializzati in dipendenze da internet è al nord.
- Solo il 9% dei centri si trova nelle regioni meridionali e isole.
- Il 75% degli utenti con dipendenza digitale sono uomini.
- Nel 68% dei casi è offerta psicoterapia familiare.
- L'88% dei servizi è disponibile senza alcun costo.
- Il 15,6% degli adolescenti è a rischio ludopatia online.
Dipendenza Digitale e Ludopatia: Un’Emergenza Silenziosa
L’affermazione della tecnologia digitale nella vita quotidiana ha portato alla
luce gravi interrogativi circa l’emergere e la propagazione di nuove forme di
dipendenza comportamentale. Sebbene la ludopatia—nota anche come disturbo da
gioco d’azzardo patologico—non rappresenti un fenomeno del tutto nuovo, essa
ha trovato nei contesti virtuali il favore necessario per una rapida
espansione. I risultati sono stati deleteri: si registrano infatti
conseguenze psicologiche, patologiche, sociali sia sul piano individuale che
su quello familiare. In questo momento storico il confronto è focalizzato
sull’individuazione precoce dei segnali indicatori accompagnati
dall’esplorazione approfondita delle intricate dinamiche neurobiologiche
correlate a queste patologie comportamentali; tali indagini mirano a creare
metodi più efficaci sia nella prevenzione che nell’intervento diretto. È
emerso inoltre da ricerche recenti una correlazione sostanziale tra utilizzo
smodato delle risorse digitalizzate e il benessere psichico degli utenti;
sembra emergere chiaramente come i diversi comportamenti disfunzionali legati
al gioco online siano connessi a esperienze traumatiche infantili oltreché a
un senso crescente d’isolamento sociale. [Addeo et al. 2024]. Recentemente
l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha fornito un aggiornamento sulla
geografia dei centri specializzati nella cura delle problematiche legate alle
dipendenze da Internet. La situazione è caratterizzata da una distribuzione
notevolmente sbilanciata in tutto il Paese: su un totale di 102 centri
documentati, addirittura il 65% si concentra nella zona
settentrionale dell’Italia; in particolare, la Lombardia ospita
esclusivamente ben 38 strutture dedicate a tali
problematiche. Al contrario, nelle regioni meridionali e nelle isole vi è
soltanto un modesto 9%. Questo evidente divario regionale porta alla luce
possibili carenze nell’accesso ai servizi per una porzione rilevante della
popolazione italiana. L’analisi condotta dall’ISS svela inoltre che circa tre
quarti degli utenti sono uomini (75%), appartenenti per lo più
all’età adolescenziale; infatti, chi presenta principalmente questa
problematica rientra in un intervallo di età tra i 15 e i 18 anni. È
significativo notare come frequentemente siano proprio i genitori ad
accorgersi del disagio affrontato dai propri figli e ad attivarsi per
ottenere assistenza professionale; ciò mette in luce le difficoltà che gli
adolescenti incontrano nel riconoscere autonomamente la loro dipendenza dai
mezzi digitali. Tra le modalità terapeutiche disponibili figurano supporto
psicologico individuale insieme alla psicoterapia familiare offerta nel
68%, a dimostrazione dell’importanza fondamentale del
contesto familiare durante l’intervento terapeutico. Riflette
significativamente sul fatto che ben l’88% dei servizi sia disponibile senza
alcun costo: si tratta senza dubbio di un elemento cruciale nel promuovere una
giustizia nell’accesso alle cure sanitarie.
Le difficoltà connesse alla diagnosi delle dipendenze digitali,
contrariamente a quanto accade con le dipendenze da sostanze chimiche, sono
principalmente attribuibili all’impossibilità di identificare indicatori
biologici quantificabili. È insufficiente limitarsi a misurare il tempo speso
online; infatti molte professioni richiedono un utilizzo intenso della rete. Un
segnale d’allerta primario spesso osservabile consiste nel
deterioramento delle prestazioni scolastiche o lavorative,
accompagnato dall’isolamento sociale e dalla comparsa dei sintomi
dell’astinenza come ansia intensa, irritabilità ed insonnia in caso venga
interrotta la connessione internet. La somiglianza sorprendente tra questi
segnali e quelli tipici delle dipendenze da sostanze mette in
evidenza quanto possa essere invasiva la nostra relazione con i dispositivi
digitali. Inoltre, periodi liberi privi di strutturazione insieme
all’inadeguatezza nella scelta del tempo libero – assente quindi lo sport
praticato attivamente oppure altre forme ludiche – possono diventare elementi
scatenanti nello sviluppo di comportamenti compulsivi legati sia ai giochi
virtuali che all’utilizzo del telefono cellulare. La presenza di comorbilità
psichiche, come depressione, ansia e attacchi di panico, è un’ulteriore
complicazione spesso associata a queste dipendenze.
campione di adolescenti, il 15,6% dei partecipanti è stato classificato come
giocatore online con rischi di sviluppare problematiche legate al gioco
d’azzardo.
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I Meccanismi Neurobiologici della Dipendenza da Gioco Online
La dipendenza dal gioco online, identificata anche tramite
l’acronimo Internet Gaming Disorder (IGD), presenta notevoli
analogie con le dipendenze legate a sostanze chimiche; questo si manifesta
soprattutto nelle alterazioni dei circuiti neurotrasmettitoriali insieme
ai cambiamenti comportamentali. Studi recenti indicano che l’IGD provoca
modifiche significative sia a livello strutturale che funzionale all’interno
del cervello umano; questi cambiamenti colpiscono particolarmente zone
fondamentali associate al sistema della ricompensa, nonché al controllo degli
impulsi e alla gestione emotiva. Un ruolo predominante spetta al sistema
dopaminergico: esso gioca un ruolo cruciale nel contesto della gratificazione
personale ed è fortemente implicato nell’insorgenza di questo fenomeno
patologico. Infatti, la sua attivazione ed eventuale disregolazione
costituiscono elementi chiave nel perpetuarsi del comportamento ludopatico.
Gli studi condotti evidenziano un aumento dell’attività in specifiche aree
cerebrali tra coloro che soffrono di questa problematica; tra queste spiccano
la corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC) e il
paraippocampo, che vengono identificati come veri propri marcatori
neurobiologici distintivi dell’IGD stesso. Particolare attenzione va rivolta
alla DLPFC poiché essa svolge un ruolo fondamentale nelle funzioni esecutive
quali pianificazione strategica, processo decisionale e controllo
delle inhibizioni.
L’esistenza di alterazioni in quest’ambito potrebbe chiarire perché i giocatori
affetti da dipendenza faticano così tanto a trattenere l’impulso verso il
gioco stesso, malgrado le gravi ripercussioni che ne derivano.
Le indagini più recenti hanno messo in luce come gli individui colpiti da IGD
presentino una significativa diminuzione della reattività nei confronti delle
ricompense naturali, accompagnata da un’evidente
ipersensibilità agli incentivi associati al gioco; ciò contribuisce alla loro
incessante ricerca degli stimoli digitali e alla concomitante disaffezione nei
confronti di altre esperienze gratificanti. La neuroimaging ha confermato
l’esistenza di una relazione tra IGD e lo spessore della materia grigia legata
ai processi cognitivi. Questo tipo di dipendenza si manifesta attraverso
diversi segni distintivi quali ossessioni legate al gaming; manifestazioni
tipiche dell’astinenza quando il gioco è assente (quali irritabilità e ansia),
fenomeno d’assuefazione (la necessità crescente di impiegare più tempo o
intensificare l’esperienza ludica per conseguire analoga soddisfazione) oltre
alla marcata perdita di controllo nell’impegno videoludico, tutto ciò
persiste pur davanti agli effetti deleteri nella sfera personale, sociale ed
occupazionale dell’individuo.
Meccanismo Neurobiologico | Descrizione |
---|---|
Attivazione del sistema dopaminergico |
Coinvolto nella sensazione di piacere e motivazione, essenziale per il mantenimento del comportamento di gioco compulsivo. |
Alterazioni nella corteccia prefrontale |
Fondamentale per le funzioni esecutive come pianificazione e controllo degli impulsi. |
Comportamento impulsivo |
Ridotta capacità di controllare impulsi legati al gioco, influenzato da neurobiologie simili a quelle della dipendenza da sostanze. |
Il gioco d’azzardo online, in particolare, sfrutta meccanismi psicologici e
strategie di marketing simili a quelli dei social media, creando un ambiente
altamente coinvolgente e potenzialmente rischioso per lo sviluppo di
comportamenti compulsivi. L’accesso semplificato attraverso
i dispositivi smartphone e la loro disponibilità continua, che si estende per l’intera giornata, esacerbano queste problematiche,
complicando notevolmente le operazioni di monitoraggio.
Strategie di Prevenzione e Intervento
La prevenzione della ludopatia e della dipendenza da smartphone richiede un
approccio multisfaccettato che coinvolga individui, famiglie, istituzioni e
l’industria tecnologica. La consapevolezza e l’educazione sono i pilastri
fondamentali per contrastare questi fenomeni, soprattutto tra i giovani,
che sono i più vulnerabili. Un approccio positivo alla comunicazione familiare
è cruciale: instaurare un dialogo aperto e non giudicante con i figli è
fondamentale.
Le strategie di protezione a livello familiare includono:
- Limitazione del tempo di schermo.
-
Incentivazione di attività alternative non digitali (sport, lettura, hobby,
interazioni sociali dal vivo). - Monitoraggio costante delle attività online.
L’introduzione di regole chiare e coerenti sull’uso dei dispositivi digitali
è essenziale. Questo non significa demonizzare la tecnologia, ma piuttosto
insegnare a gestirla come uno strumento, non come una fonte esclusiva di
gratificazione. In aggiunta a ciò, sono disponibili sistemi avanzati per il
controllo parentale capaci di analizzare modelli comportamentali specifici;
tali strumenti sono abili nel rilevare anomalie che possano suggerire una
fruizione problematica delle tecnologie. Nonostante ciò, però, l’affidamento
esclusivo sulla tecnologia risulta insufficiente; si rende
fondamentale integrare un sostegno psicologico con percorsi formativi
orientati alla consapevolezza, coinvolgendo l’intera unità familiare.
Questo aspetto è stato messo in evidenza da recenti ricerche che attestano
quanto sia cruciale mantenere linee comunicative aperte accompagnate da
pratiche efficaci nel sostegno psicosociale.
Relativamente agli interventi necessari per affrontare tale problematica,
sussistono modalità come la consulenza sia su base individuale sia familiare,
assieme a programmi terapeutici collettivi: queste costituiscono le fondamenta
essenziali delle pratiche terapeutiche attuate. In questi ambiti assistenziali,
gli individui hanno l’opportunità di indagare le radici della propria
dipendenza, sviluppando al contempo metodologie per affrontarla in maniera
costruttiva, mentre accrescono anche una maggiore consapevolezza riguardo ai
potenziali rischi implicati. Le dinamiche terapeutiche collettive si
distinguono particolarmente poiché forniscono uno spazio sicuro dove i
partecipanti possono confrontarsi tra loro, raccogliendo insegnamenti
reciproci ed alleviando il senso d’isolamento durante il cammino verso il
recupero.
Riflessioni sulla Connettività e il Benessere Mentale
Nell’era della connettività perenne, la linea di demarcazione tra uso e abuso
delle tecnologie digitali si rivela sempre più sottile, quasi eterea quanto
la “rete” stessa. È un paradosso contemporaneo: ciò che ci unisce al mondo
può, allo stesso tempo, isolarci da esso. La rapidità con cui il gioco
d’azzardo online e altre forme di dipendenza digitale si sono affermate rende
cruciale una riflessione profonda sui loro impatti sulla salute mentale. I
meccanismi neurobiologici che abbiamo esplorato, che vedono il sistema
dopaminergico e le aree cerebrali deputate al controllo degli impulsi
alterarsi, ci dicono una cosa fondamentale: queste dipendenze non sono una
debolezza morale, ma condizioni complesse con una solida base biologica.
Una nozione base di psicologia cognitiva ci ricorda che i nostri cervelli sono
costantemente impegnati a interpretare il mondo e a formare schemi mentali per
comprenderlo e agire in esso. Nel contesto della ludopatia online, i
meccanismi di gratificazione intermittente e le ricompense variabili dei
giochi possono creare “schemi di rinforzo” estremamente potenti, che
bypassano la logica razionale e spingono a comportamenti ripetitivi, anche
quando le conseguenze sono negative.
-
Ludopatia: Disturbo comportamentale con presenza di
pensieri ossessivi e necessità compulsiva di giocare. -
Dopamina: Neurotrasmettitore che gioca un ruolo chiave nei
circuiti del piacere e della ricompensa.
Invito quindi a una riflessione personale: quanto siamo consapevoli dei nostri
comportamenti online? Siamo noi a usare gli strumenti digitali, o siamo
talvolta usati da essi? Forse, come nell’analogia dell’agosto magico in cui
l’astinenza scompare in viaggio, dovremmo cercare con più intenzione le
“vacanze” dalla nostra connettività quotidiana. Non si tratta di rinunciare
al progresso, ma di trovare un equilibrio, di coltivare attivamente le
relazioni umane, gli interessi fuori schermo, la bellezza del mondo fisico.
Il benessere mentale in quest’epoca digitale dipende in gran parte dalla
nostra capacità di mantenere una mente “flessibile”, capace di disconnettersi
per riconnettersi autenticamente con noi stessi e con gli altri, al di là di
qualsiasi schermo.