- In Lombardia, il costo economico e sociale degli infortuni nel 2024 è stato di 3,9 miliardi di euro.
- Nel 2024, le denunce di malattie professionali psichiche sono aumentate del 17,9%.
- Nel 2024, gli incidenti gravi in Italia sono aumentati del 4,7%, con 1.090 vittime.
L’ombra invisibile degli infortuni: oltre il danno fisico
Il dibattito sulla sicurezza sul lavoro è costantemente alimentato da nuove statistiche e tragici eventi, ma l’attenzione tende a focalizzarsi sulle conseguenze fisiche immediate: lesioni, infortuni, e nei casi più gravi, i decessi. Tuttavia, esiste una dimensione spesso trascurata e profondamente debilitante di tali incidenti: l’impatto psicologico sui lavoratori. Questa “ombra invisibile” può essere altrettanto distruttiva, se non di più, delle ferite visibili, portando a disturbi che minano la qualità della vita e la capacità di reintegrazione professionale.
I dati recenti dall’Italia e dalla Svizzera evidenziano una preoccupante escalation. In Lombardia, il 2024 ha registrato 3,9 miliardi di euro di costo economico e sociale degli infortuni, con 23.798 denunce solo a Milano, seguita da Brescia e Bergamo, rendendo gli under 20 i più vulnerabili. Nel Piceno, i dati Inail mostrano un aumento degli incidenti da 504 a 511 in un anno e un raddoppio dei decessi da 2 a 4. Anche in Svizzera, nel 2023, si sono verificati oltre 18. Negli ultimi anni si è registrato un preoccupante incremento degli incidenti stradali, toccando la cifra ragguardevole dei 000 eventi con danni ai corpi delle persone coinvolte. Inoltre, la crescita degli infortuni sui luoghi di lavoro evidenzia una tendenza allarmante nel panorama sociale contemporaneo. Questi dati quantitativi non si limitano a rappresentare sole statistiche freddamente impersonali; essi celano una profonda realtà caratterizzata da situazioni dolorose dal punto di vista umano e da gravi ricadute sulla salute mentale che necessitano pertanto di una disamina accurata.
Il tema delle ripercussioni psicologiche derivanti dagli incidenti sul lavoro sta guadagnando sempre più attenzione accademica ed è oggetto d’indagine negli ultimi tempi. Un’interessante analisi portata avanti mediante la collaborazione tra il Dipartimento di Psicologia Generale presso l’Università di Padova e l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati ed Invalidi del Lavoro (ANMIL) si è posta come obiettivo principale quello di indagare tali effetti mentali trascurati finora nella pratica medica tradizionale. Tale studio ha identificato due aree cruciali: il distress emozionale, inclusivo delle varie espressioni cliniche correlate alle sofferenze interiori vissute dalle vittime; l’attivazione fisiologica, ovvero gli esiti corporei derivanti da situazioni avverse psicologicamente impegnative per gli individui colpiti dai sinistri lavorativi stessi. Non è infrequente constatare che fattori stressogeni possano generare manifestazioni somatiche quali modifiche nel battito cardiaco o nelle letture della pressione sanguigna, accompagnate dalla tensione muscolare o dall’eccessiva sudorazione. Un’attivazione fisiologica sregolata non solo indica una risposta disfunzionale allo stress, ma può anche presagire lo sviluppo di disturbi somatici (come ipertensione o gastrite) o psicopatologici, prime fra tutti l’ansia e il Disturbo da Stress Post-Traumatico (DSPT).
La metodologia di indagine ha incluso la somministrazione di questionari e la registrazione di indici fisiologici, confrontando un gruppo di infortunati con un gruppo di controllo. Sono state utilizzate 36 immagini, divise in categorie neutre, spiacevoli aspecifiche e spiacevoli traumatiche, per valutare le reazioni emotive. I risultati hanno evidenziato una maggiore propensione allo sviluppo di DSPT negli individui che hanno subito un incidente, un rischio che si manifesta in modo “subdolo”, non sempre associato a quadri ansioso-depressivi conclamati. Questo sottolinea l’importanza di strumenti diagnostici più sensibili per cogliere l’intero spettro delle conseguenze psicologiche. La ricerca ha anche rivelato che gli infortunati spesso rivivono l’incidente con un carico emotivo e sintomi di attivazione, portandoli a evitare luoghi e situazioni che richiamano l’evento. All’aumentare della sintomatologia post-traumatica, si osservava un incremento di problemi legati all’ansia, alla rabbia, alla depressione e alla psicopatologia generale, mentre si riduceva la resilienza.
Anno | Denunce di infortuni (totale) | Denunce di malattie (psichiche) |
---|---|---|
2023 | 585.356 | 19.000 |
2024 | 589.571 | 22.000 |
Queste ripercussioni psicologiche possono perdurare a lungo, compromettendo il rientro al lavoro e il funzionamento psicosociale complessivo dell’individuo. La prevenzione, come sottolineato da un articolo, è più efficace in un clima lavorativo sano, mentre l’Intelligenza Artificiale, con dispositivi wearable e sensori, sta emergendo come strumento promettente per trasformare la sicurezza sul lavoro e prevedere rischi.
Sintomatologia e cronicità: il peso del trauma non trattato
Il panorama delle conseguenze psichiche associate a un infortunio, nonostante la loro natura impercettibile, si presenta articolato e duraturo; queste implicazioni plasmano significativamente l’esistenza degli individui coinvolti. Immediatamente dopo il trauma fisico si possono osservare reazioni acute dovute allo stress emotivo; tali reazioni emergono attraverso sentimenti intensificati come ansia preoccupante, shock profondo, confusione marcata e malinconica tristezza. Anche se tendono a essere transitorie nella loro manifestazione temporale, tali esperienze emotive possono risultare estremamente travolgenti, lasciando una traccia indelebile nel vissuto della persona colpita. È fondamentale considerare la possibilità concreta dello sviluppo del Disturbo da Stress Post-Traumatico (DSPT), condizione che può rivelarsi anche settimane o mesi oltre il momento critico dell’incidente stesso: tra i sintomi più comuni ci sono flashback all’evento traumatico, incubi disturbanti, notevoli livelli d’ansia ed azioni volte ad evitare contesti o situazioni evocative dell’incidente.
In Italia nel 2024 è stato registrato un incremento significativo degli incidenti gravi: il numero delle vittime ha raggiunto le 1.090 unità con una crescita pari al 4,7% rispetto all’anno precedente. Il settore più colpito è indubbiamente quello delle costruzioni, caratterizzato da tassi elevati di mortalità tra i lavoratori stranieri così come fra gli individui ultrasessantacinquenni.[InSic]
Le persone colpite possono sentirsi disconnesse, insensibili e avere significative difficoltà nella gestione della quotidianità. A lungo termine, le conseguenze possono evolvere in disturbi d’ansia generalizzati, depressione e sintomi cronici da stress, condizioni che richiedono interventi terapeutici intensivi e prolungati. Il non riconoscimento e la mancata cura di queste condizioni possono portare a qualità della vita fortemente limitata, sia a livello personale che professionale, con compromissione della capacità di gestire relazioni sociali e lavorative.
Il trauma da infortunio non si manifesta solo a livello emotivo, ma anche attraverso una serie di reazioni e disturbi fisici. Durante le fasi acute si manifesta frequentemente un battito cardiaco accelerato, accompagnato da un incremento della pressione sanguigna; ciò avviene insieme a episodi di sudorazione abbondante, tremori e difficoltà respiratorie. Inoltre non sono rare manifestazioni come nausea ed episodi vertiginosi. A lungo andare gli individui potrebbero sperimentare dolori cronici senza apparente giustificazione fisica, stanchezza incessante assieme a una continua sensazione di spossatezza; pure tensioni muscolari e mal di testa ricorrenti figurano nell’elenco dei possibili disturbi. Tali sintomi fisici trovano spesso origine nel sistema nervoso vegetativo altalenante, e testimoniano chiaramente uno stato d’insofferenza psicologica latente, contribuendo al deterioramento generale della salute psico-fisica del soggetto; di fronte a questo scenario emerge così con forza la necessità imprescindibile dell’adozione di strategie olistiche. Le condotte evitanti: Queste conducono gli individui ad eludere specificamente situazioni, l’ambiente circostante, affrontando risultati fortemente ansiosi legati all’episodio traumatico, percedendo quindi talvolta nei casi più gravi a diffondersi facilmente verso dinamiche isolate nella sfera sociale, tracciando problematiche molto significative. L’ipervigilanza rappresenta una caratteristica significativa, manifestandosi come una sensazione continua di pericolo e uno stato d’animo in perpetuo allerta. Le oscillazioni emozionali, frequenti in tali contesti, si accompagnano a episodi irritabili ed esplosioni d’ira, i quali possono nuocere gravemente alle relazioni interpersonali. Un ulteriore aspetto problematico è la difficoltà nel mantenere la concentrazione, che influisce negativamente sulla capacità di portare a termine le attività quotidiane e professionali.
La “tossina” dell’infortunio: impatto cognitivo e necessità di supporto
Una dimensione frequentemente sottovalutata nelle ripercussioni successive a un infortunio riguarda il danno cognitivo. Nel terzo studio della ricerca citata precedentemente, è stata analizzata l’influenza degli incidenti sul lavoro sulle funzioni cognitive fondamentali, tra cui attenzione, memoria e la capacità di disporre le azioni secondo un ordine logico. L’impiego di prove mirate ha permesso di valutare come emozioni o stati d’ansia possano interferire con la nostra abilità nel mantenere alta l’attenzione su stimoli visivi elementari. I risultati indicano chiaramente che coloro che hanno subìto un incidente mostrano notevoli difficoltà nell’affrontare compiti che implicano requisiti elevati in termini di concentrazione e memoria rispetto a un gruppo non colpito da simili eventi traumatici. Tale tendenza impoverisce risorse cognitive indispensabili per lo svolgimento efficace delle attività quotidiane basate su concentrazione e memorizzazione. Di riflesso, questi disturbi cognitivi ed emotivi possono compromettere gravemente il processo complessivo del reinserimento psicosociale e lavorativo per le vittime degli incidenti.
Il quarto studio ha ulteriormente approfondito la relazione tra sintomatologia post-traumatica, disfunzioni cognitive e attivazione fisiologica emotiva durante la rievocazione guidata dell’incidente. I risultati hanno mostrato che la tendenza al rimuginio mentale si accompagna ad altre disfunzioni cognitive nelle vittime di infortuni sul lavoro. Coloro che presentano una sintomatologia post-traumatica più elevata hanno riportato performance peggiori nei compiti che misurano l’attenzione o la capacità di concentrazione, risultando più lenti e meno concentrati. Nonostante non commettessero un numero elevato di errori, tendevano ad adottare una strategia cauta, sacrificando la velocità per la correttezza della risposta.
Questa discrepanza mette in luce la stringente necessità di sviluppare criteri di valutazione capaci di cogliere tutte le conseguenze di un incidente sulla salute psico-fisica complessiva del lavoratore, inclusi gli esiti psicologici ed emozionali, che sono stati ampiamente trascurati nelle valutazioni cliniche post-infortunio. L’infortunio professionale è, in effetti, portatore di una “tossina” secondaria che si insinua nella vita del soggetto, condizionandone le emozioni, le relazioni sociali e persino il suo “valore” lavorativo e professionale. Questa “tossina” psichica può compromettere gravemente il rientro al lavoro, come evidenziato dalla Cisl Marche che segnala un preoccupante peggioramento nell’aumento degli incidenti e dei decessi nel primo trimestre del 2025.
Per affrontare efficacemente questo problema, è indispensabile prevedere interventi di sostegno atti a facilitare il recupero fisico e psicosociale della vittima e un suo rapido reinserimento lavorativo. La strada verso un benessere completo passa, dunque, attraverso il riconoscimento e il trattamento delle ferite invisibili.
Verso un approccio integrato: prevenzione, supporto e prospettive future
Per affrontare con efficacia l’impatto psicologico generato dagli incidenti occorsi nel contesto lavorativo, risulta fondamentale adottare una strategia olistica caratterizzata dalla combinazione tra prevenzione attiva, assistenza psicosociale ed evoluzione tecnologica. Non si tratta esclusivamente della salvaguardia fisica dei lavoratori: anzi, lo sviluppo di un ambiente professionale salubre diventa essenziale; ricerche avvalorano questa tesi evidenziando come i luoghi nei quali viene privilegiato il benessere psichico registrino percentuali più basse di infortuni. Ciò richiede necessariamente un cambiamento culturale nelle aziende volto a valorizzare tanto le performance quanto la salute mentale del personale; ciò include facilitazioni al dialogo aperto e attenuazione delle pressioni che possono compromettere l’attenzione necessaria a garantire condizioni operative sicure. La fornitura immediata ed esperta del supporto psicosociale si rivela imprescindibile per coloro che hanno subito danni a seguito di infortuni sul lavoro. Un emblematico passo avanti in tal senso è rappresentato dall’intesa raggiunta dal Comune di Scandicci riguardo all’offerta gratuita di assistenza psicologica destinata ai familiari delle vittime coinvolte negli incidenti stradali così come agli agenti della Polizia Municipale; questo caso esemplifica concretamente come le collettività possano giocare un ruolo attivo nella riduzione dell’impatto traumatico derivante da tali eventi devastanti. In modo analogo, è fondamentale che le organizzazioni aziendali avviino programmi dedicati all’assistenza psicologica destinati ai dipendenti colpiti da incidenti. È essenziale riconoscere che disturbi emotivi e cognitivi possono rivelarsi altrettanto debilitanti quanto eventuali lesioni fisiche subite. Tali iniziative devono concentrarsi sulla prevenzione dell’emergere di disturbi persistenti come il DSPT, favorendo al contempo il ritorno al lavoro mediante offerte pratiche utili a gestire ansia, depressione ed eventuali difficoltà nel mantenere la concentrazione.
D’altra parte, L’innovazione tecnologica, con un focus speciale sull’Intelligenza Artificiale (AI), apre nuovi orizzonti nella promozione della sicurezza sul luogo di lavoro. Attraverso l’impiego della AI con dispositivi indossabili dotati di incredibili sensori sofisticati è possibile rivoluzionare gli approcci alla prevenzione degli incidenti tramite metodologie d’analisi predittiva del rischio associato all’ambiente lavorativo. Monitorando costantemente variabili fisiologiche assieme a quelle ambientali circostanti, questi sistemi intelligenti hanno la capacità non solo d’individuare potenziali situazioni critiche ma anche d’evidenziare possibili stati ansiogeni nei collaboratori prima che possano culminare nella manifestazione concreta dell’incidente stesso. Ciononostante, l’introduzione efficace di queste nuove tecnologie necessiterà della formulazione di normative appropriate, oltre a una profonda riflessione sulle questioni etiche sottese al loro utilizzo. Nonostante i vantaggi, le sfide includono la protezione della privacy dei dati e la necessità di garantire che l’AI supporti, e non sostituisca, il giudizio umano nella gestione della sicurezza.
Infine, la sensibilizzazione e l’educazione sono fondamentali per cambiare la percezione degli infortuni sul lavoro. La celebrazione del 28 aprile come Giornata Internazionale della Sicurezza e della Salute sul Lavoro, promossa da istituzioni come l’Istituto per lo Studio delle Psicoterapie, è un passo importante per rafforzare la consapevolezza che la sicurezza e la salute sono diritti inalienabili. Particolare attenzione deve essere rivolta agli infortuni che coinvolgono i minori, come il grave infortunio di una studentessa in stage a Modena, che riaccende il dibattito sulla sicurezza nell’alternanza scuola-lavoro. Questi eventi critici evidenziano la necessità di una tutela rafforzata per i più giovani, che sono più esposti ai rischi. Riconoscere l’infortunio come una “tossina” che impatta l’intero benessere psicofisico e sociale del lavoratore, e non solo la sua integrità fisica, è il primo passo verso una cultura della sicurezza che sia veramente olistica e umana. Investire nell’ottimizzazione del benessere psicologico dei dipendenti non è semplicemente una questione morale; al contrario, rappresenta anche una strategia vincente dal punto di vista economico poiché aiuta a contenere i costi sociali legati agli incidenti sul lavoro e incrementa la produttività totale.
In questo ampio ed intricante contesto relativo al benessere umano, risulta fondamentale notare che la disciplina della psicologia sottolinea l’unione indissolubile tra corpo e mente: questi due aspetti formano infatti uno sistema integrato. In particolare, gli incidenti occorsi negli ambienti lavorativi sono frequentemente considerati problematiche esclusivamente fisiche; tuttavia, essi scatenano dinamiche complesse che influenzano anche lo stato mentale delle persone coinvolte. Dal punto di vista della psicologia cognitiva, è cruciale capire che le nostre reazioni emotive sono plasmate dalla maniera in cui percepiamo ed elaboriamo queste esperienze traumatiche; esse diventano così decisive per costruire il nostro vissuto emozionale. La qualità dell’incidente è pertanto determinata dall’interpretazione personale degli eventi stessi: qualsiasi trauma viene filtrato attraverso questa lente soggettiva potenzialmente capace di generare preoccupazioni incessanti o pensieri ripetitivi. Analizzando poi tale situazione dal prisma della psicologia comportamentale, possiamo osservare concretizzarsi nelle azioni quotidiane segni tangibili delle precedenti esperienze emotive: ne deriva quindi l’evidente propensione all’allontanamento da specifiche situazioni o ambienti, oppure manifestazioni evidenti come il ritiro sociale e stati prolungati di ipervigilanza.
Glossario:
- Disturbo da Stress Post-Traumatico (DSPT): una condizione psicologica che può verificarsi dopo aver vissuto un evento traumatico, caratterizzata da sintomi come flashback e comportamenti evitanti.
- Burnout: stato di esaurimento fisico e mentale causato da un’eccessiva e prolungata esposizione a situazioni di lavoro stressanti.
- Inail: Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, ente previdenziale che gestisce le assicurazioni per i lavoratori.
La riflessione finale è un invito a guardare oltre le ferite visibili, a riconoscere che il silenzio di un trauma psicologico è assordante e merita lo stesso (se non maggiore) grado di attenzione e cura di qualsiasi lesione fisica. Solo così potremo costruire contesti lavorativi che siano veramente sicuri, non solo per il corpo, ma anche per la mente e lo spirito.
- Portale Open Data INAIL per statistiche su infortuni e malattie professionali.
- Dati ANMIL e INAIL sul malessere psicologico legato agli infortuni sul lavoro.
- Sito del Dipartimento di Psicologia Generale dell'Università di Padova.
- Sito ufficiale dell'Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati ed Invalidi del Lavoro.