Infortuni sul lavoro: la ferita invisibile che devasta le anime

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  • Oltre il 90% delle denunce per malattie psichiche è legato allo stress lavorativo.
  • Nel 2025, il 25% dei liberi professionisti italiani soffre di ansia.
  • Nel 2023 introdotto protocollo per il sostegno psicologico a 570.000 disabili.

Il trauma invisibile: quando l’infortunio sul lavoro diventa cicatrice mentale

In Italia, il dibattito sulla sicurezza sul lavoro si arricchisce di una prospettiva cruciale: quella delle conseguenze psicologiche. Accanto alle ferite fisiche, spesso evidenti e misurabili, si manifestano traumi invisibili che intaccano profondamente la salute mentale dei lavoratori. Recenti studi e sentenze di rilievo evidenziano come depressione, ansia, irritabilità e disorientamento non siano solo reazioni momentanee, ma vere e proprie patologie invalidanti, con ricadute significative sulla vita personale e professionale degli individui. L’attenzione si sposta sempre più sul danno psichico conseguente all’infortunio, un aspetto che per troppo tempo è stato sottovalutato, ma che oggi, grazie a ricerche approfondite e a un’accresciuta consapevolezza, emerge con forza come elemento chiave nel processo di recupero e tutela del lavoratore.

Recenti dati INAIL mostrano che le malattie psichiche sul lavoro sono in aumento, con un focus particolare sulle violenze e le molestie subite dai lavoratori. Le analisi statistiche dimostrano che più del 90% delle denunce è correlato a problematiche legate allo stress lavorativo ed esperienze traumatiche occorse nel contesto lavorativo.

Un’importantissima indagine svolta in sinergia con l’ANMIL, cioè l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro, insieme al Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università degli Studi di Padova ha segnato una tappa cruciale verso una migliore comprensione della questione. Questo progetto pluriennale – della durata triennale – ha visto coinvolti cinque professioniste altamente qualificate nel campo della psicologia. È stata adottata una metodologia scientifica basata su parametri fisici come la frequenza cardiaca, accompagnata dalla registrazione della conduttanza cutanea, analizzando tali dati durante il racconto dei ricordi legati agli incidenti; ciò è stato combinato con la valutazione delle capacità cognitive relative alla memoria e all’attenzione. Gli individui coinvolti nell’esperimento sono stati i ‘soggetti’, i quali hanno avuto l’opportunità non solo di rivivere ma anche narrare le loro storie segnate da traumi; tale approccio ha consentito ai ricercatori di costruire un modello clinico dettagliatamente informativo: coloro che subiscono incidenti nel proprio ambiente professionale spesso manifestano sintomi riconducibili a una sintomatologia post-traumatica. Questi sintomi comprendono prevalentemente stati depressivi nonché livelli d’ansia elevati unitamente a irritabilità.

In aggiunta si osservano anche significative difficoltà cognitive: persistenti problematiche nell’ambito dell’attenzione così come nella capacità concentrativa; questo fenomeno tende ad aggravarsi ulteriormente alla presenza d’indizi evocativi del trauma vissuto. Questi risultati confermano la necessità di un approccio più olistico e integrato alla gestione degli infortuni sul lavoro, che tenga conto tanto della dimensione fisica quanto di quella psicologica del trauma.

Studio Rivelatore: Un’indagine condotta nel 2025 ha mostrato che il 25% dei liberi professionisti in Italia soffre di ansia, mentre il 21% presenta sintomi di stress insopportabile. Questi dati evidenziano l’urgenza di strutturare interventi di supporto psicologico dedicati per questa categoria, spesso trascurata.

Nel contesto degli infortuni, emerge anche il tema delle aggressioni sul lavoro, come evidenziato dalla Uiltrasporti Abruzzo nel 2025: il conducente di autobus che subisce violenza fisica o verbale può sviluppare problematiche psicologiche significative. Lo studio dell’INAIL ha messo in luce una crescente incidenza di irritabilità e stress post-traumatico tra i lavoratori esposti a tali situazioni.

Allo stesso modo, alcuni ambienti lavorativi particolarmente cruenti, come i mattatoi, espongono i lavoratori a un rischio elevatissimo di sviluppare disturbi psicologici cronici a causa dell’esposizione quotidiana alla violenza e alla morte. Un approfondimento pubblicato su Il Post nel 2025 ha rivelato come l’atto ripetitivo di uccidere animali possa condurre a gravi disturbi psicologici, una “strage silenziosa” che si consuma parallelamente a quella più visibile degli infortuni fisici. La consapevolezza di queste dinamiche, purtroppo, è ancora limitata e la percezione pubblica spesso non riflette la gravità del problema.

Un altro aspetto rilevante riguarda la tutela dei lavoratori anziani. Notiziario Sicurezza ha evidenziato nel 2025 come la “strage silenziosa” degli infortuni coinvolga in modo significativo questa categoria, spesso più vulnerabile sia fisicamente che psicologicamente. L’incidente occorso a Matteo Forner, consigliere comunale deceduto a soli 45 anni schiacciato da una pressa per l’uva, è un esempio tragico della concretezza di tali rischi. Questi eventi non generano solo dolore e perdite umane, ma innescano a cascata processi traumatici complessi anche nei colleghi e familiari, rendendo l’aspetto del supporto psicologico un’esigenza non più eludibile.

Immagine di un uomo con il cranio aperto in pezzi, che rappresentano pensieri e traumi

L’INAIL e il riconoscimento dello stress post-traumatico: una svolta necessaria

Una sentenza del 31 gennaio 2024 citata da Patronato INCA CGIL ha aperto la strada al riconoscimento dell’origine professionale dello stress lavoro-correlato, segnando un’importante evoluzione nel panorama giuridico italiano. Questa pronuncia consente di considerare lo stress post-traumatico (PTSD), patologia spesso associata a esperienze di guerra o disastri naturali, come un infortunio sul lavoro. Tale riconoscimento è di fondamentale importanza, poiché fornisce un quadro legale per la tutela e il risarcimento dei lavoratori che subiscono traumi psicologici a causa della propria attività professionale.

Un nuovo protocollo per il sostegno psicologico è stato introdotto nel 2023, offrendo assistenza a circa 570.000 individui disabili, evidenziando l’importanza di un supporto mirato per il recupero psicologico.

In quest’ottica, il 18 gennaio 2023, è stato introdotto anche un nuovo protocollo per il sostegno psicologico dopo infortuni e malattie sul lavoro, come riportato da Sanità Informazione. Questo servizio è progettato per circa 570.000 disabili con inabilità permanente, dati aggiornati all’inizio del 2021 dall’INAIL. L’obiettivo è fornire un supporto concreto e strutturato per affrontare le complessità psicologiche che emergono a seguito di un incidente o di una malattia professionale.

Si tratta di un’iniziativa che riconosce esplicitamente la correlazione tra infortunio, disabilità e la necessità di un intervento psicologico qualificato, spianando la strada a una gestione più umana e completa del recupero.

Protocollo CNOP-INAIL: Questo protocollo, siglato nel 2023, mira a garantire un accesso facilitato a supporto psicologico per i lavoratori coinvolti in incidenti, evidenziando la necessità di interventi adeguati e tempestivi.

Il CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi) e l’ANMIL, in un’iniziativa congiunta tenutasi al Senato il 18 gennaio 2023, hanno ribadito l’importanza dell’assistenza psicologica per le vittime di infortuni sul lavoro. Hanno sottolineato come aver subito un infortunio renda le vittime più vulnerabili a livello psicologico e aumenti il rischio di sviluppare una vasta gamma di sintomi, dalla depressione all’ansia, dall’irritabilità all’isolamento. Non è sufficiente curare la ferita fisica; è indispensabile un accompagnamento psicologico che aiuti il lavoratore a elaborare l’esperienza traumatica e a riscoprire le risorse interiori necessarie per affrontare il reinserimento nella vita quotidiana e, laddove possibile, nel contesto lavorativo.

Queste collaborazioni tra enti professionali e associazioni di categoria sono essenziali per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla necessità di interventi mirati.

La problematica è globale: AsiaNews ha segnalato nel 2025 “livelli record” di cure per traumi da bullismo sul lavoro in Corea del Sud. L’Agenzia coreana per la sicurezza e la salute sul lavoro (KOSHA) ha condotto, tra il 2022 e il 2024, oltre 16.600 indagini di supporto, evidenziando una crescente incidenza di traumi da bullismo che richiedono interventi terapeutici. Questo dato, seppur proveniente da un contesto geografico diverso, evidenzia la trasversalità dei rischi psicosociali e la necessità di affrontare tali questioni a livello sistemico, con un’attenzione particolare alla prevenzione e al supporto.

Bullismo sul lavoro: Le indagini KOSHA hanno rivelato che le difficoltà psicologiche legate al bullismo negli ambienti lavorativi sono cresciute esponenzialmente, richiedendo una maggiore attenzione a livello internazionale.

Il ruolo delle aziende nel supporto psicologico: oltre il mobbing

L’importanza del supporto psicologico in azienda è un tema che si sta affermando con forza. Non si tratta più solo di prevenire il mobbing o lo stress lavoro-correlato, ma di offrire un vero e proprio sostegno al benessere mentale e al recupero post-traumatico. Altalex, in un articolo del 19 marzo 2024, ha sottolineato come il datore di lavoro sia responsabile dello stress da lavoro anche in assenza di intento vessatorio.

Questo significa che l’azienda ha il dovere di astenersi da ogni iniziativa che possa ledere la personalità morale del lavoratore, e di garantire un ambiente di lavoro salubre non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Questa prospettiva allarga enormemente il campo di azione della responsabilità aziendale, includendo la cura del benessere emotivo dei propri dipendenti. Articoli come quelli pubblicati da Francesca Carbotti e Donata Bruzzi evidenziano l’utilità degli “sportelli d’ascolto psicologico in azienda” e dei servizi di “supporto psicologico e coaching”. Questi strumenti, offerti da professionisti qualificati, mirano a favorire un buon adattamento tra la persona, la vita lavorativa e la vita personale. Non sono solo interventi reattivi a situazioni di crisi, ma anche proattivi, volti a prevenire l’insorgere di disagi e a promuovere un clima aziendale positivo.

Recenti iniziative aziendali, come le piattaforme di supporto psicologico, sono esempi concreti di come le aziende stanno investendo nel benessere mentale e nella “psicologia della sicurezza lavorativa”.

Il supporto psicologico in azienda è cruciale per la gestione di eventi gravi, come infortuni mortali, e per aiutare le persone a elaborare le emozioni e attivare le risorse psicologiche necessarie.

La piattaforma ifeel, offerta da Chubb per gli assicurati Accident & Health, e i servizi di supporto psicologico e coaching offerti da Korian ai propri dipendenti, sono esempi concreti di come le aziende stiano investendo nel benessere mentale. Questi servizi gratuiti sono pensati per rispondere a un’esigenza urgente di sostegno, indicando una tendenza crescente verso la “psicologia della sicurezza lavorativa”.

Come evidenziato da Evoform Consulting, il fine ultimo della psicologia della sicurezza non è solo prevenire gli infortuni, ma anche supportare il recupero psicologico delle vittime, garantendo che l’impatto emotivo di un incidente non diventi un ostacolo insormontabile per la ripresa. Anche Puntosicuro, in un articolo del 23 marzo 2023, ha trattato l’importanza di fare “benessere organizzativo” e come promuovere il supporto psicologico in azienda.

Le aziende non sono solo luoghi di produzione, ma anche comunità in cui le relazioni personali e il benessere individuale giocano un ruolo fondamentale. Integrazione di servizi come la “valutazione del rischio stress lavoro-correlato” e la “gestione degli episodi di mobbing” con interventi di supporto psicologico come quelli offerti dal Centro Moses, costituiscono una strategia completa per promuovere la salute mentale e il benessere organizzativo. L’iniziativa in questione supera i limiti imposti dalla mera aderenza alle norme e si prefigge l’obiettivo di instaurare un ambiente aziendale in cui ogni membro del personale possa percepirsi come apprezzato e sostenuto, anche durante le circostanze più sfidanti.

Riflessioni finali sul benessere mentale nel mondo del lavoro

Il cammino verso una comprensione piena e una gestione efficace del trauma psicologico in ambito lavorativo è ancora lungo, ma i progressi recenti sono incoraggianti. Si sta affermando la consapevolezza che un infortunio sul lavoro non si esaurisce con la guarigione fisica, ma lascia spesso ferite profonde nella psiche, capaci di minare la qualità della vita e la capacità di reinserimento.

Il dolore, l’ansia, la depressione che ne derivano non sono un semplice “sentirsi giù”, ma condizioni cliniche che necessitano di riconoscimento, comprensione e, soprattutto, di un supporto psicologico mirato e professionale.

Nel cuore di questa dinamica si trova una nozione fondamentale della psicologia cognitiva, ben rappresentata dal concetto di “schema cognitivo”. Dopo un evento traumatico, il lavoratore può sviluppare schemi cognitivi disfunzionali, ovvero modi distorti di percepire e interpretare la realtà. Ad esempio, un infortunato potrebbe sviluppare la convinzione che il mondo sia un luogo pericoloso o che le sue capacità siano irrevocabilmente compromesse. Questi schemi influenzano pensieri, emozioni e comportamenti, creando un circolo vizioso che ostacola il recupero.

Dal punto di vista della psicologia comportamentale, la reazione al trauma può manifestarsi attraverso evitamento. Il lavoratore potrebbe evitare situazioni, luoghi o attività che gli ricordano l’esperienza traumatica, cercando di ridurre l’ansia immediata ma finendo per limitare la propria vita e impedire l’elaborazione del trauma. Tale comportamento rinforza l’ansia e la paura nel lungo termine.

Crescita post-traumatica: Alcuni individui possono sperimentare una crescita personale significativa dopo aver affrontato un trauma, trovando nuovi significati e risorse interiori grazie a supporti psicologici qualificati.

Una nozione più avanzata, applicabile a questo contesto, è il concetto di “crescita post-traumatica”. Nonostante la sofferenza e le difficoltà, alcuni individui, dopo aver affrontato un trauma, possono sperimentare una crescita personale significativa. Questa non significa negare il dolore, ma piuttosto la capacità di trovare un nuovo significato alla vita, di sviluppare una maggiore consapevolezza di sé, di rafforzare le relazioni interpersonali e di apprezzare la vita in un modo più profondo. La crescita post-traumatica non è universale, ma è una possibilità che può essere favorita da un supporto psicologico empatico e competente, che aiuti l’individuo a rielaborare l’evento e a scoprire nuove risorse interiori.

È quindi fondamentale, per la società e per le aziende, stimolare una riflessione profonda su queste tematiche. Ogni infortunio, ogni episodio di bullismo o di stress lavoro-correlato, non è un semplice “incidente di percorso”, ma un evento che può lasciare un segno indelebile sull’individuo. La vera prevenzione non si limita alla sicurezza fisica o alla conformità normativa, ma include la promozione di una cultura del benessere mentale, dove il supporto psicologico sia una risorsa accessibile e priva di stigma. Solo così si potrà garantire che la ferita, una volta curata nel corpo, non continui a sanguinare, invisibile, nell’anima del lavoratore.

Glossario:

  • INAIL: Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, ente italiano per la tutela delle vittime di infortuni e malattie professionali.
  • PTSD: Disturbo da stress post-traumatico, una condizione psicologica che può svilupparsi a seguito di eventi traumatici.
  • ANMIL: Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro, un ente che rappresenta e tutela i diritti delle vittime di infortuni sul lavoro.

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