Infortuni sul lavoro: il trauma psicologico è la prossima emergenza?

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  • Il 45% dei dipendenti coinvolti in incidenti presenta più casi depressivi.
  • Sindrome post-traumatica: intorpidimento emotivo e isolamento sociale.
  • INAIL offre supporto psicologico per il benessere emotivo dei lavoratori infortunati.

La questione degli infortuni sul lavoro continua a rappresentare un serio problema nel contesto occupazionale attuale; questi incidenti non solo generano danni fisici ed economici significativi, ma colpiscono anche anche sottilmente, per così dire, il benessere psicologico delle persone coinvolte. Spesso ci si concentra sull’aspetto materiale e sulle normative vigenti; tuttavia, diventa imprescindibile analizzare la dimensione psicosociale connessa a tali eventi critici che avvengono all’interno delle strutture professionali. Il collegamento fra le modalità operative adottate nel luogo di lavoro, il grado di stress accumulato e i disagi mentali viene adesso esaminato con maggiore attenzione alla luce delle evidenze fornite da vari studi accademici e sentenze legali.

Nel corso degli anni passati, l’ambito della medicina del lavoro si è dedicato prevalentemente ai rischi derivanti dall’esposizione costante a condizioni fonte di stress, tralasciando gli effetti devastanti derivanti da episodi traumatici mirati. Eventualità quali infortuni severissimi o addirittura letali, o la semplice osservazione degli incidenti stessi, possono dare origine a disordini patologicamente complessi, fino al manifestarsi del Disturbo Post-traumatico da Stress (PTSD). Benché inizialmente sviluppatosi per interpretare situazioni militari, tale diagnosi ha ora trovato riscontro rilevante nei luoghi professionali, dove appare sempre più comune diagnosticare simili stati d’ansia associati all’infortunio stesso e al danno subito sulla propria salute mentale. L’emergere della componente emotiva derivante da situazioni traumatiche sul luogo di lavoro pone quesiti significativi riguardo alla responsabilità dei datori nonché all’imperativa esigenza di attuare misure preventive e gestionali efficienti.

La sindrome post-traumatica (PTSD) si contraddistingue per manifestazioni quali un profondo intorpidimento affettivo, un marcato isolamento sia dal punto di vista psicologico che sociale, difficoltà nell’autoregolazione delle emozioni – soprattutto nella gestione della collera – unitamente alla ricomparsa incessante dei ricordi relativi all’evento traumatico stesso. Gli eventi scatenanti si configurano come circostanze eccezionali ed estranee all’esperienza quotidiana ordinaria; tali eventi vengono percepiti come schiaccianti poiché implicano spesso rischi diretti per la vita personale o altrui o comportano esperienze dirette con morti improvvise oppure ferite gravi. È essenziale che i professionisti operanti nel campo della medicina occupazionale comprendano appieno questa condizione: essi rivestono il compito cruciale non solo nella consulenza relativa alle direttive aziendali, ma anche nell’elaborazione delle domande indennitarie e nella formulazione giudiziaria medica in merito alle diagnosi cliniche così come ai trattamenti possibili e allo stato professionale degli individui interessati.

Nel corso degli anni ha avuto luogo una significativa evoluzione nelle modalità con cui viene affrontata la classificazione del PTSD. Sin dal decennio degli anni ’70, le indagini riguardanti l’insorgere del PTSD tra le forze dell’ordine e i servizi di emergenza avevano già messo in luce il pericolo connesso agli operatori sottoposti a esperienze traumatiche. Le recenti ricerche, inoltre, sono state capaci di dimostrare come gli incidenti sul posto di lavoro abbiano effetti non soltanto corporei, ma generino altresì ripercussioni considerevoli sulla sfera della salute psicologica. Uno studio articolato ha rivelato che il 45% dei dipendenti coinvolti in incidenti professionali presenta una frequenza più elevata di casi depressivi rispetto ai colleghi non soggetti a tali eventi sfavorevoli. [PMC11826355].

  • Tra i sintomi più comuni troviamo:
    • Intorpidimento emotivo
    • Isolamento sociale
    • Difficoltà nel controllo delle emozioni
    • Tendenza a rivivere l’evento traumatico

È essenziale che gli esperti di medicina del lavoro siano preparati a riconoscere e affrontare questi sintomi in modo tempestivo e sensibile.

Trauma, dissociazione e responsabilità: un quadro giuridico e psicologico

In qualità di fenomeno difensivo della psiche umana, dissociazione suscita particolare interesse nel panorama degli incidenti lavorativi, specialmente nei contesti marcati da forte rischio o prolungato stress. Si tratta di un processo prevalentemente inconscio che induce a una disconnessione dalla realtà stessa; ciò determina non solo una scarsa avvertenza riguardo ai pericoli, ma accresce altresì l’esposizione a potenziali sinistri. L’interaction fra il verificarsi di un evento traumatico – la dissociazione risultante – e i suoi risvolti legali e sanitari costituisce uno spazio investigativo ricco di sfide eterogenee sia nella dimensione professionale che medico-legale. Ad illustrare questa dinamica sono i vari casi documentati riguardanti lavoratori vittime di incidenti catastrofici oppure mortali: tali episodi hanno rilevanti conseguenze sulla sfera psichica dei soggetti interessati. Analisi accademiche ed esperienze terapeutiche convergono nell’affermare come le esperienze traumatiche possano generare reazioni psicologicamente significative; tra queste emergono dissonanza emotiva e sensazione d’estraniazione, a dimostrazione del continuum associato alla dissociazione. Questa “chiusura” delle reazioni emotive e cognitive, se non adeguatamente trattata, può cronicizzarsi e manifestarsi con sintomi come ansia, depressione, disturbi psicosomatici e persino l’abuso di sostanze. La procrastinazione del ritorno al lavoro, i conflitti e le controversie riguardanti l’invalidità sono spesso correlate a condizioni di stress post-traumatico non riconosciute.

Il legame tra dissociazione e infortunio sul lavoro si è manifestato in dibattiti legati alla responsabilità. In alcuni contesti legali, come quello del rating di legalità aziendale, l’adozione di modelli organizzativi conformi alla normativa sulla responsabilità amministrativa degli enti (D. Lgs. 231/2001) può escludere la responsabilità della società per reati commessi dai propri rappresentanti. Tuttavia, la condanna di un singolo individuo, anche se in primo grado e non definitiva, per reati relativi alla sicurezza sul lavoro, può essere considerata sintomatica di un deficit reputazionale per l’azienda, portando alla revoca di riconoscimenti premiali come il rating di legalità.

In un recente caso giuridico: un’importante sentenza ha stabilito che i datori di lavoro hanno l’obbligo di proteggere i dipendenti dai danni psicologici associati al lavoro, anche in assenza di segni evidenti di disturbi psichiatrici [Lexology]. La capacità di intervenire prontamente in caso di eventi traumatici costituisce una componente decisiva nella lotta contro le complicazioni successive. Attraverso approfondite indagini sulle richieste risarcitorie è emerso che spesso le sindromi da stress post-traumatico restano nondimeno ignote per lunghi periodi successivi all’incidente stesso; ciò compromette notevolmente il processo di recupero dalle lesioni corporee subite. Sebbene meno frequenti rispetto alle richieste concernenti i danni fisici, quelle legate al disagio psicologico si caratterizzano invece per la loro complessità gestionale e costo elevato. È pertanto vitale garantire che l’assistenza psichica venga erogata non solo durante una controversia legale, ma immediatamente dopo il trauma subito; questo deve avvenire persino quando manchino manifestazioni corporee evidenti delle ferite rimediate tramite un orientamento proattivo ed educativo. La sinergia tra dirigenti d’azienda, professionisti della salute sul lavoro e esperti nei trattamenti dei traumi appare imprescindibile affinché si possano cogliere rapidamente i segnali premonitori dello stress successivo all’evento critico e assicurare una risposta pronta alle necessità emergenti.

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Prevenzione e supporto psicologico nel contesto lavorativo

La salvaguardia dalla possibile incidenza degli infortuni professionali non può ridursi a semplici pratiche riguardanti l’adozione delle normative o le misure precauzionali fisiche; deve necessariamente includere una considerazione approfondita della sfera psicologica dei dipendenti stessi. In contesti professionali dove il rischio è intrinsecamente elevato o dove lo stress risulta accentuato, è necessario riconoscere che meccanismi difensivi, quali ad esempio dissociazione, possano alterare drasticamente quanto concerne l’apprezzamento del rischio, incrementando le possibilità d’incidente. Risulta pertanto vitale integrare supporto psicologico all’interno delle procedure preventivo-post-infortunistiche con l’obiettivo precipuo di assicurare un’adeguata protezione della salute mentale dei collaboratori.

Numerosi studi ed iniziative dimostrano chiaramente quanto sia cruciale offrire aiuto psicosociale agli individui colpiti da eventi traumatici sul posto di lavoro. Le ripercussioni a livello psicologico derivanti da tali incidenti possono rivelarsi particolarmente significative nel tempo, incidendo sulla sfera psichica oltre che sulle funzioni cognitive individuali; ciò ha implicazioni dirette sulla possibilità di un’effettiva ripresa dal punto di vista della reintegrazione occupazionale. Indagini scientifiche hanno messo in luce l’evidente correlazione tra sintomi legati al trauma subito ed emergenti problemi nella concentrazione, memoria operativa così come nell’organizzazione temporale dell’attività quotidiana: tutti elementi critici per mantenere alti standard prestazionali nel proprio ambito professionale.

Un programma innovativo di supporto psicologico in Italia: INAIL offre supporto psicologico per affrontare il benessere emotivo dei lavoratori infortunati [INAIL]. Affrontare efficacemente le ripercussioni psicologiche derivanti dagli infortuni richiede l’attuazione immediata di servizi dedicati al sostegno psicologico. Tale necessità si estende non solo agli individui gravemente colpiti, ma anche ai familiari delle vittime degli incidenti fatali. In tale contesto, programmi strutturati sono stati concepiti con l’obiettivo primario di rendere fruibile il supporto necessario; questo riconosce appieno quanto siano significative le conseguenze dei traumi vissuti o delle malattie legate all’ambiente lavorativo. È fondamentale che il supporto venga erogato rapidamente da esperti formati nel settore della salute mentale legata al trauma; interventi realizzati tempestivamente possono limitare o addirittura evitare future manifestazioni perturbative dello stress post-traumatico.

Inoltre, investire nella salute mentale costituisce un fattore imprescindibile nella visione aziendale riguardante la sicurezza sul posto di lavoro nell’immediato avvenire. È vitale adottare una metodologia integrata che contempli simultaneamente tanto i rischi fisici quanto quelli psicosociali, con lo scopo finale di instaurare un contesto lavorativo caratterizzato da sicurezza e salubrità ottimali. Tale impostazione include non soltanto la misurazione dei rischi associati allo stress correlato alle mansioni, ma anche l’implementazione rapida delle misure correttive necessarie.

Oltre il visibile: i meccanismi di difesa e la resilienza

Guardando oltre le manifestazioni più evidenti degli infortuni e delle loro conseguenze fisiche, entriamo nel complesso mondo della psiche umana e dei suoi incredibili meccanismi di adattamento. In particolare, quando un evento traumatico irrompe nella sicurezza apparente della vita quotidiana, il nostro “Io” mette in atto delle strategie, spesso non consapevoli, per gestire l’angoscia e proteggerci da un dolore insostenibile. Tra queste, la dissociazione emerge come una risposta peculiare, quasi un “auto-anestetico” emotivo che ci permette di distaccarci dalla crudezza dell’evento, riducendo il suo impatto immediato sulla nostra coscienza.

Questa nozione base della psicologia cognitiva ed emotiva ci aiuta a comprendere perché, in certi contesti lavorativi ad alto rischio o dopo un incidente, alcuni individui possano apparire sorprendentemente calmi o disconnessi. Non si tratta di indifferenza, ma di una difesa automatica. Approfondendo con una nozione più avanzata, potremmo considerare come l’esposizione ripetuta a situazioni stressanti o potenzialmente traumatiche in ambito lavorativo possa rendere alcuni di questi meccanismi, come la dissociazione, quasi “permanenti” o più facilmente attivabili. La riflessione su tali temi ci porta a esplorare quella vulnerabilità, spesso nascosta dall’illusione della normalità, insieme alla necessità imperativa di adottare uno sguardo più umano verso la questione della sicurezza sul lavoro. Si tratta infatti di ben oltre semplici attrezzature o procedure; è fondamentale coltivare quella resilienza psicologica tra i dipendenti ed edificare ambienti in cui ciascuno possa sentirsi al sicuro sia fisicamente sia emotivamente. La strada da percorrere implica incentivare una cultura basata sul dialogo aperto e il sostegno reciproco, oltre a offrire accesso a risorse psicologiche qualificate per tutti. Si propone così una visione nuova delle ferite invisibili che affliggono le persone accanto alle cicatrici corporee: in questo contesto diventa evidente come la vera sicurezza richieda prima di tutto attenzione alla salute mentale dei lavoratori.


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