- Nelle Marche, gli infortuni sono saliti a 8.473, con un aumento del 42% delle vittime mortali.
- Uno studio recente ha dimostrato che i lavoratori feriti riportano valori medi d’ansia e depressione notevolmente più elevati.
- L'Inail garantisce assistenza psicologica e psicoterapeutica ai propri utenti attraverso l'Albo Nazionale del CNOP.
Le Marche si configurano come un epicentro di preoccupazione per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, registrando un aumento significativo degli infortuni nel primo semestre del 2025. Un’analisi approfondita rivela che, nonostante una tendenza nazionale a una lieve decrescita in alcune aree, la regione marchigiana ha visto le denunce di infortunio salire a 8.473 rispetto alle 8.375 dell’anno precedente. Ancora più allarmante è l’incremento delle vittime mortali: dieci in sei mesi, un balzo del 42% che suona come un campanello d’allarme per tutte le istituzioni coinvolte. Queste cifre, rese note da Inail, mettono in evidenza l’urgenza di un cambiamento radicale nell’approccio alla prevenzione e protezione dei lavoratori. La situazione non è isolata: recenti accadimenti in diverse regioni italiane palesano una realtà ben più complessa e diffusa. In Toscana, ad esempio, il 25 agosto 2025 si è verificata una “giornata nera” con due gravi incidenti, uno dei quali nel Pistoiese ha visto un operaio sbattere la schiena e rimanere gravemente ferito dopo essere caduto nel vuoto da un’altezza considerevole durante lavori di manutenzione. Tale evento non solo evidenzia i pericoli intrinseci di mansioni che richiedono l’uso di piattaforme elevatrici o lavori in quota, ma sottolinea anche la fragilità di protocolli di sicurezza che talvolta si rivelano carenti.
A Molinella, non più di cinque giorni fa, un giovane operaio di 28 anni, Hussain Mazammal, ha perso la vita travolto da un muletto durante il turno notturno, un tragico epilogo che ha scosso la comunità locale e riacceso il dibattito sulle condizioni di lavoro notturne e sull’adeguatezza dei mezzi meccanici. Questo episodio, che coinvolge un lavoratore di origine pakistana residente ad Argenta, pone l’attenzione sulla necessità di controlli più stringenti e di una formazione più efficace per tutti gli operatori. Non va dimenticato il triste bilancio di Napoli di circa un mese fa, dove tre operai hanno perso la vita e due di essi lavoravano “in nero”, evidenziando come la piaga del lavoro sommerso si intrecci indissolubilmente con la mancanza di sicurezza. La questione del “lavoro nero” non è solo una violazione delle normative fiscali e contributive, ma rappresenta una diretta minaccia alla vita stessa dei lavoratori, che si trovano privati di tutele fondamentali e spesso impiegati in condizioni precarie e pericolose. Anche in province come Treviso e Mantova si registrano episodi di grave infortunio, con operai ricoverati in ospedale dopo cadute da altezze significative, confermando la persistenza di rischi elevati in settori diversificati.
Provincia | Infortuni 2024 | Infortuni 2025 | Incremento (%) |
---|---|---|---|
Ancona | 2847 | 2878 | +1.1 |
Ascoli Piceno | 1063 | 1066 | +0.3 |
Macerata | 1722 | 1799 | +4.5 |
Pesaro/Urbino | 2024 | 2056 | +1.6 |
Fermo | 719 | 674 | -6. I dati esaminati, pur essendo frammentari ma affini nella loro natura, formano un quadro preoccupante che sollecita l’adozione di misure immediate e ben coordinate su scala nazionale. È necessario andare oltre l’approccio emergenziale, procedendo verso una progettazione della prevenzione che sia durevole nel tempo. Rapporti recenti evidenziano come sia imprescindibile aumentare il numero degli ispettori assieme ai controlli, intensificando così la sorveglianza sanitaria mentre si favorisce l’inclusione attiva dei lavoratori nelle questioni riguardanti la sicurezza. [CISL Marche]. |
Il peso invisibile: PTSD, ansia e depressione tra i lavoratori infortunati
L’effetto di un incidente lavorativo si estende ben oltre i traumi fisici visibili; esso pervade anche la sfera meno evidente ma fortemente influente della salute mentale. I dipendenti coinvolti in eventi traumatici manifestano un elevato rischio nell’emergere di problematiche psicologiche, tali da compromettere seriamente il loro stato psico-fisico nel lungo periodo. Le indagini scientifiche effettuate nel contesto italiano hanno messo in luce una connessione sostanziale fra gli incidenti professionali e l’apparizione di disordini come il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), nonché condizioni depressive e ansiose. Ad esempio, uno studio recentemente pubblicato ha dimostrato che i soggetti feriti riportano valori medi d’ansia e depressione notevolmente più elevati se confrontati con le popolazioni di controllo. [PuntoSicuro].
- PTSD: Disturbo da stress post-traumatico, una condizione debilitante che può svilupparsi dopo l’esposizione a eventi traumatici.
- INAIL: Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, ente previdenziale italiano che fornisce assistenza e risarcimento ai lavoratori infortunati.
La complessa realtà di questi traumi invisibili è spesso sottovalutata. Un infortunio può scatenare un ciclo di paura, incertezza e isolamento, che si manifesta con sintomi debilitanti. Il PTSD, in particolare, può presentarsi con flashback terrificanti, incubi ricorrenti, ipervigilanza e evitamento di situazioni o luoghi che ricordano l’evento traumatico. La depressione, d’altra parte, si traduce in perdita di interesse per le attività quotidiane, tristezza persistente, disturbi del sonno e dell’appetito, e sentimenti di inutilità o colpa. L’ansia generalizzata, insieme agli attacchi di panico, contribuisce significativamente a rendere arduo il percorso di reintegrazione dell’individuo colpito, ostacolando non solo il ritorno alla quotidianità ma anche la ristabilizzazione della propria autostima nel contesto professionale. È imprescindibile comprendere come tali disturbi rappresentino non una semplice vulnerabilità caratteriale bensì risposte emotive reali a esperienze traumatiche, richiedendo quindi un trattamento specialistico adeguato.
Le evidenze statistiche mostrano chiaramente quanto sia cruciale l’accesso a sostegno psicologico per coloro che hanno subito incidenti sul lavoro; tuttavia, questo supporto è frequentemente carente. È imperativo riconoscere l’importanza degli interventi terapeutici nella fase post-infortunio e integrarli efficacemente nelle linee guida assistenziali affinché i lavoratori possano beneficiare di un aiuto completo, capace d’incorporare tanto le esigenze corporee quanto quelle psichiche derivanti dal trauma. [CNOP].
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Il bisogno di supporto: aziende e istituzioni per la salute mentale dei lavoratori
Davanti a uno scenario tanto preoccupante, appare indiscutibile la necessità di sviluppare misure adeguate per il sostegno psicologico dei dipendenti vittime di infortuni. A livello sia delle singole aziende che delle istituzioni pubbliche, cresce l’attenzione verso la fornitura di aiuti specializzati, volti a gestire gli effetti emotivi e psichici derivanti dagli incidenti professionali. Già esistono progetti attuati in questo ambito, tra cui quelli sostenuti da INAIL, il quale garantisce assistenza psicologica e psicoterapeutica ai propri utenti. [INAIL], facilitando l’accesso a professionisti qualificati attraverso l’Albo Nazionale del CNOP. Tuttavia, è evidente che queste misure necessitano di essere ampliate e integrate in una rete più capillare e proattiva.
Le aziende hanno un ruolo cruciale nella creazione di un ambiente lavorativo che non solo prevenga gli incidenti fisici, ma che si prenda cura anche della salute mentale dei propri dipendenti. L’implementazione di servizi di counseling e supporto psicologico direttamente in azienda può contribuire significativamente a ridurre lo stigma associato ai problemi di salute mentale e a incentivare i lavoratori a cercare aiuto. Programmi di “Benessere Organizzativo” che includono spazi di ascolto e consulenza psicologica possono avere un impatto positivo sulle performance, riducendo l’assenteismo, il livello di stress negativo e la probabilità di nuovi infortuni.
Nel panorama attuale, figure come lo psicologo aziendale diventano fondamentali per gestire situazioni di stress lavorativo, conflitti e per promuovere un clima di maggiore motivazione e produttività. In molte aziende si sta registrando una crescente implementazione di soluzioni digitali, unite a servizi specialistici come il coaching, con l’intento di fornire supporto psicologico in modo flessibile e accessibile. Attraverso il ricorso al welfare aziendale, questi organismi sono capaci di finanziare le sedute terapeutiche necessarie. È fondamentale trasformare tali esperienze positive in prassi consolidate nel settore; questo richiede un coinvolgimento attivo dei sindacati e delle associazioni professionali al fine di instaurare una vera cultura della sicurezza integrata alla sfera psicologica. Investire nella salute mentale è quindi non solo un dovere morale ma si presenta come una mossa strategica dalla quale possono derivare vantaggi concreti sia per il personale impiegato sia per gli stessi datori di lavoro: tale approccio contribuisce alla creazione di spazi lavorativi più resilienti ed umani.
Riflessioni sulla resilienza e il ripristino del benessere psicologico
La consueta narrativa sugli incidenti lavorativi ha generalmente privilegiato l’analisi delle ferite fisiche e dei relativi indennizzi economici. Tuttavia, raramente viene messa in evidenza l’impatto profondo che tali esperienze esercitano sulla salute mentale delle persone coinvolte. La psicologia cognitiva e comportamentale dimostra chiaramente come ogni episodio traumatico – compreso quello legato a infortuni sul posto di lavoro – non possa essere considerato meramente una questione tangibile; esso rappresenta piuttosto una realtà fortemente personale, ricca di interpretazioni diverse da parte del sistema cerebrale dell’individuo. L’impronta dei traumi può radicarsi nei circuiti neuronali dell’individuo stesso, costituendo così una matrice capace di modificare pensieri ed emozioni oltre al comportamento futuro.
La ricerca indica inoltre che la presenza della tossina secondaria, risultante da incidenti professionali, penetra nella vita quotidiana della persona danneggiata; essa incide sulle loro reazioni emotive nonché sul modo con cui gestiscono le interazioni sociali nel contesto lavorativo ed esistenziale complessivo. [AMNIL].
«Dobbiamo renderci conto che l’infortunio professionale porta con sé la necessità di interventi di sostegno atti a facilitare il recupero fisico e psicosociale della vittima di incidente e un suo rapido reinserimento lavorativo. L’intero sistema deve riconoscere il lavoratore infortunato come un individuo che necessita non solo di cure fisiche, ma anche di un percorso di sostegno psicologico mirato, empatico e tempestivo. Solo così potremo promuovere una vera resilienza, aiutando le persone a rielaborare il trauma, a ritrovare un senso di sicurezza interiore e a reinserirsi appieno nella loro vita, con la consapevolezza che la salute non è solo assenza di malattia, ma un completo stato di benessere fisico, mentale e sociale.
[CISL Marche]: Dati sugli infortuni e necessità di un incremento degli ispettori nelle Marche.
[PuntoSicuro]: Ricerche sui disturbi emozionali post-infortunio.
[CNOP]: Necessità di servizi di supporto psicologico operativi per lavoratori infortunati.
[INAIL]: Informazioni sulla collaborazione per il supporto psicologico.
[AMNIL]: Dichiarazione sull’impatto delle tossine psicologiche da incidenti sul lavoro.