Infortuni e psicologia del lavoro: come proteggere i lavoratori?

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  • Nel 2023, l'INAIL ha registrato oltre 590.000 infortuni sul lavoro in Italia.
  • Le denunce per malattie professionali sono aumentate del 19,8% nel 2023, raggiungendo quota 72.000.
  • Un fabbro di 52 anni è caduto da 3 metri a Lodi, evidenziando i rischi.

Il fenomeno degli infortuni sul lavoro continua a rivelarsi una questione estremamente preoccupante in Italia. Gli incidenti accadono praticamente ogni giorno e generano così una scia interminabile tra dolore e interrogativi circa la salvaguardia nei contesti professionali. Di recente è stato segnalato a Lodi l’incidente occorso a un fabbro cinquantaduenne, il quale è caduto da una struttura alta circa tre metri. Il sinistro ha avuto luogo all’interno dell’ex stabilimento situato nell’area artigianale del San Fereolo, provocando numerosi traumi all’uomo che hanno richiesto tempestivi soccorsi medici. Anche se questa vicenda non ha prodotto conseguenze letali per il lavoratore coinvolto, essa si inserisce nel complesso panorama già gravoso degli incidenti sul lavoro, che mette ulteriormente in luce i continui pericoli cui sono sottoposti gli operai italiani.

Pensiamo ad esempio al drammatico incidente occorso a un giovane operaio trentottenne: questo fu investito mortalmente da un camion mentre stava effettuando opere di manutenzione lungo l’autostrada A1. Tale tragedia non fa altro che riaccendere la questione delle morti bianche, fenomeno ricorrente frequentemente riconducibile a dinamiche articolate correlate alla rapidità delle operazioni lavorative.

Solo tre mesi orsono lo stesso drammatico epilogo aveva visto protagonista Orvieto sulla A1: qui infatti ha trovato la morte un altro operaio trentottenne travolto da un autocarro. Tali episodi mettono in evidenza quanto le strade – spazi destinati tanto al transito quanto all’attività lavorativa – siano spesso teatro di incidenti impossibili da prevenire del tutto nonostante l’applicazione delle norme di sicurezza vigenti. Recentemente le cronache si sono occupate anche del caso avvenuto a Brivio: qui Aldo Civillini, ingegnere meccanico cinquantanovenne, ha perso la vita mentre era ricoverato lontano dalla propria città natale a seguito delle conseguenze fatali ottenute da una caduta dal camion durante il suo lavoro nel Vicentino. Pur verificandosi in uno scenario diverso rispetto all’autista coinvolto nel tamponamento plurisoggetto avvenuto fra Chiusi e Fabro – incidente altrettanto letale poiché provocante diverse vittime – ciò suggerisce efficacemente quanto possa rivelarsi fragile l’esistenza degli esseri umani quando collocata nell’intersezione con macchinari pesanti o veicoli mercantili nella quotidianità operativa. L’elenco degli incidenti dolorosi non finisce qui; anzi investe ambiti ben delineati tra i quali spiccano quelli legati agli artigiani fornitori qualora parliamo dei fabbri. Due dettagli ed esempi ne confermano l’infausta realtà: Gandolfo Cascio, uno sfortunato cinquantenne, a Polizzi Generosa, in Sicilia, ha lasciato questo mondo dopo essere caduto mentre tentava impropriamente di cavare fuori i suoi strumenti dal fondo della tenda appesantita. Un destino simile ha colpito un fabbro di 62 anni a Napoli, Ciro Amalfitano, morto un mese fa precipitando dal tetto di un capannone durante un sopralluogo, in un incidente che ha elevato la Campania alla triste cifra di 13 vittime sul lavoro nel 2025.

Questi eventi, seppur circoscritti, sono un campanello d’allarme sulla necessità di rafforzare non solo le misure di prevenzione fisica, ma anche di comprendere in profondità le dinamiche umane e psicologiche che possono favorire o meno la percezione del rischio e, di conseguenza, la sicurezza.

A stylized illustration of a blacksmith falling from the roof of a shed

Il trauma invisibile: quando il rischio diventa patologia

Oltre alle immediate conseguenze fisiche, gli incidenti sul lavoro, anche quelli considerati “minori”, possono innescare un processo ben più insidioso: il trauma psicologico. Molto spesso, il lavoratore che vive un infortunio, o che ne è testimone, tende a minimizzare l’accaduto, a razionalizzare il pericolo, o addirittura a negare la portata emotiva dell’esperienza. Questo comportamento di normalizzazione del rischio, sebbene apparentemente protettivo nell’immediato, impedisce un’adeguata elaborazione del trauma, trasformandolo in una patologia latente che può manifestarsi in una varietà di sintomi psicologici e fisici. La psicologia del lavoro, in questo contesto, emerge come una disciplina fondamentale per indagare e trattare questi “rischi psicosociali”. Tali rischi, spesso derivanti da una cattiva progettazione organizzativa, da una gestione inadeguata o da un contesto sociale lavorativo insoddisfacente, possono avere un impatto significativo sulla salute mentale dei lavoratori. Secondo l’INAIL, nel 2023 sono stati registrati oltre 590.000 infortuni sul lavoro, con oltre 1.000 decessi, mantenendo l’industria manifatturiera come il settore più colpito, al quale si deve prestare attenzione.

Statistiche recenti dal 2023 evidenziano un calo del 16,1% negli infortuni rispetto al 2022, ma un aumento delle malattie professionali, che hanno raggiunto 72.000 denunce, con un incremento del 19,8% rispetto all’anno precedente.

Il mancato riconoscimento e la conseguente assenza di un intervento adeguato trasformano queste esperienze in fonti di stress lavoro-correlato, con conseguenze che vanno ben oltre l’evento specifico. L’ansia persistente, gli attacchi di panico, gli incubi ricorrenti legati all’incidente, l’evitamento di situazioni o luoghi che richiamano il trauma, e l’ipervigilanza sono solo alcuni dei sintomi che possono emergere, talvolta a distanza di tempo dall’evento.

Questi segnali, se ignorati, possono sfociare in disturbi post-traumatici da stress (PTSD) o altre problematiche psicologiche più complesse, minando non solo il benessere individuale ma anche la performance lavorativa. La comprensione di tali meccanismi è cruciale per le aziende, che spesso si concentrano esclusivamente sulla prevenzione degli infortuni fisici, trascurando la dimensione psicologica. È qui che lo psicologo del lavoro assume un ruolo cruciale, agendo come “esperto” nella valutazione e gestione dei rischi psicosociali.

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Il ruolo dello psicologo del lavoro nella prevenzione e gestione del rischio

Nel contesto della salute e sicurezza sul posto di lavoro emerge con crescente rilevanza il ruolo degli psicologi. L’adesione a questa professionalità apporta un ulteriore livello di protezione tanto per i dipendenti—offrendo un disegno metodologico corretto ed etico—delle aziende stesse, che possono dimostrare la loro responsabilità nel ridurre i rischi avvalendosi del contributo significativo da parte dei professionisti formati.

L’attuale legittimazione dello psicologo come figura sanitaria sottolinea in modo ancora più deciso il suo ruolo preminente nella salvaguardia della salute nei luoghi lavorativi. Le proposte relative al counseling psicologico, siano esse indirizzate a singoli individui o gruppi coesi, puntano ad accrescere l’autonomia dei dipendenti; ciò stimola scelte verso comportamenti più salutari e migliora la capacità di fronteggiare situazioni stressanti. In conformità alle linee guida dell’EU-OSHA, si è assistito all’ampliamento della sfera della promozione della salute sul lavoro per abbracciare tematiche non solo organizzative ma anche afferenti al benessere fisico ed emotivo degli operatori.

Tale visione integrata richiede allo psicologo una revisione delle strategie comunicative utilizzate nelle interazioni aziendali, esaltando nel contempo l’importanza delle sue peculiari capacità professionali. Può far parte del Servizio di Prevenzione e Protezione, intervenire nei team di valutazione e gestione come dipendente o come professionista esterno. È fondamentale che lo psicologo eviti di porsi come mero “tecnico” esecutore di compiti, ma piuttosto come un professionista che offre un supporto innovativo al datore di lavoro e agli altri membri del team.

Oltre l’incidente: la resilienza organizzativa e individuale

L’incremento degli incidenti sul lavoro, sebbene parzialmente mitigato da normative sempre più stringenti, suggerisce che l’approccio alla sicurezza non può limitarsi alla mera adozione di standard tecnici. La cultura della prevenzione deve ora integrare la dimensione umana, riconoscendo che la sicurezza è influenzata non solo dagli equipaggiamenti e dalle procedure, ma anche dalla percezione soggettiva del rischio e dalla capacità di gestione dello stress.

Nelle organizzazioni complesse, la prevenzione dovrà sempre più confrontarsi con i mutamenti continui: dalle innovazioni tecnologiche e procedurali legate all’informatizzazione, all’aumento dell’età media dei lavoratori, fino alle diverse provenienze culturali che compongono la forza lavoro. Questo scenario richiede un approccio multidisciplinare in grado di affrontare le problematiche emergenti in un’ottica complessiva di gestione del rischio, dove le competenze psicologiche diventano un valore aggiunto insostituibile.

An abstract representation of workplace safety, featuring diverse workers in various environments

La psicologia del lavoro, attraverso la consulenza di processo, offre un modello per tutelare sia i lavoratori sia le aziende, garantendo da un lato il benessere psicologico e dall’altro un risparmio sui costi derivanti da una prevenzione inadeguata. È un’opportunità strategica per tutti gli attori coinvolti, che devono uscire da logiche obsolete e riconoscere il mandato sociale e l’importante contributo degli psicologi.

Glossario:
  • INAIL: Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, ente previdenziale italiano che si occupa della protezione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali.
  • PTSD: Disturbo Post-Traumatico da Stress, una condizione di ansia che alcune persone sviluppano dopo aver vissuto un evento traumatico.

Interventi a Supporto delle Vittime

Studi dimostrano la necessità di supporto psicologico mirato per le vittime di infortuni sul lavoro. È fondamentale un intervento tempestivo per facilitare il recupero e il reinserimento sociale.

In particolare, si raccomanda di integrare le attività di supporto psicologico con la formazione sulla sicurezza e il miglioramento delle condizioni di lavoro. La dignità e la sicurezza del lavoratore devono diventare una priorità per tutte le organizzazioni.

Img. Psicologia e infortuni sul lavoro

Conceptual art representing the psychology of workplace accidents

Note:

  • CNOP: Consiglio Nazionale Ordine Psicologi.
  • AMNIL: Si tratta dell’Associazione Nazionale dedicata ai Mutilati e agli Invalidi del Lavoro.

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