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Incubi silenziosi: quando il trauma degli incidenti stradali perseguita i soccorritori

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  • Ogni anno, circa 50 milioni di persone coinvolte in incidenti stradali.
  • Il comandante dei vigili del fuoco ha detto: «Non ci si abitua mai».
  • I flashback sono una riviviscenza dell'evento nel presente.

Il fenomeno degli incidenti stradali rappresenta un capitolo drammatico della nostra realtà quotidiana; essi irrrompono nelle vite delle persone creando un tessuto lacerato da dolori sia fisici sia psicologici. Le ferite inflitte sono destinate ad andare oltre le sole vittime coinvolte direttamente—come nel tristemente noto episodio dell’agente Filippo Colacicco o quello legato ad Andrea Castagna (deceduti rispettivamente nelle circostanze tragiche avvenute nella provincia romana e lungo il tracciato della SS36)—e abbracciano anche chi risponde per primo all’appello di aiuto: i soccorritori stessi. Gli operatori del servizio antincendio, il personale medico d’emergenza e gli agenti delle forze armate vivono momenti segnati da atroci evidenze umane che richiedono lo sviluppo di una forma elevata di tolleranza, stando ai dati analizzati; tuttavia rimane sempre presente il pericolo tangibile di esperienze traumatiche insolubili all’interno della loro psiche. Infatti ci troviamo davanti alla necessità d’intervenire tanto sul supporto fornito alle vittime quanto su quello diretto ai soccorritori medesimi nell’ambito della psicologia dell’emergenza. La continua esposizione agli orrori emozionali generati dalle scene cruenti e alla percezione diretta del dolore altrui produce reazioni psichiche articolate che possono risultare gravose dal punto di vista mentale.


Secondo uno studio, ogni anno circa 50 milioni di persone sono coinvolte in incidenti stradali. Tuttavia, le conseguenze psicologiche di tali eventi, tra cui il disturbo post traumatico da stress (PTSD), vengono significativamente sottovalutate. Le esperienze traumatiche possono influenzare pesantemente la qualità della vita delle persone coinvolte, inclusi i soccorritori, che possono sviluppare sintomi intrusivi come ricordi indesiderati frequenti, flashback vividi dell’evento, sogni ricorrenti legati all’incidente.

Un esempio particolarmente toccante è stato riportato in un articolo, dove il comandante dei vigili del fuoco in Piemonte ha sottolineato che non ci si abitua mai a certi eventi. Questi sintomi intrusivi possono essere accompagnati da marcati sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associate con il trauma, aumentando ulteriormente il carico mentale per i soccorritori. La memoria traumatica, a differenza di una memoria episodica “normale”, è spesso frammentata, non integrata e carica di intensa emotività, portando a vuoti di memoria che possono rendere difficile l’elaborazione dell’evento.

Fattori chiave degli effetti psicologici:
  • 1. Esposizione continua a scenari traumatici.
  • 2. Mancanza di supporto psicologico efficace.
  • 3. Carico emotivo e stress derivanti dal lavoro.

Meccanismi di memoria traumatica e disturbi associati

La memoria traumatica derivante dall’esposizione ripetuta a incidenti stradali o altri eventi critici, come disastri naturali o pandemie (evidenziato nel contesto COVID-19), si differenzia dalla memoria autobiografica ordinaria per alcune caratteristiche fondamentali. Non si tratta di un semplice “ricordo” dell’evento, ma di una sua riattivazione emotiva e sensoriale. I flashback, ad esempio, non sono semplicemente un richiamo alla mente, ma una rivivizione dell’evento, come se stesse accadendo di nuovo nel presente. Questo processo è mediato da specifici circuiti neurali che, in seguito a un trauma, possono diventare iperattivi, scatenando risposte fisiologiche e psicologiche intense anche in assenza di un pericolo reale.


Nei soccorritori, l’esposizione continua a materiale traumatico può portare allo sviluppo di un PTSD secondario o vicario. Sintomi come l’ipervigilanza, la difficoltà a rilassarsi, i problemi di sonno e l’irritabilità diventano parte della loro quotidianità, anche al di fuori del contesto lavorativo.

L’difficile disturbo complesso può emergere in particolare nel contesto di esposizioni prolungate a situazioni traumatiche.

C’è da osservare con interesse come i soccorritori possano affrontare i sintomi intrusivi e il comportamento evasivo caratteristici del PTSD sviluppando una sopportazione. Questo fenomeno non equivale automaticamente all’immunità; si configura piuttosto come una bizzarra forma d’adattamento, elaborata per fronteggiare situazioni estreme. Nonostante ciò, tale meccanismo adattativo può celare un disagio profondo, complicando così la richiesta d’aiuto necessaria.

Cosa ne pensi?
  • ❤️ Un articolo toccante che evidenzia l'importanza del supporto......
  • 😔 Troppo spesso ci dimentichiamo del costo emotivo per......
  • 🤔 Ma ci siamo mai chiesti se la "sopportazione" non sia......

Strategie di coping e modelli di intervento

Affrontare il trauma derivante dall’esposizione a incidenti stradali richiede l’adozione di specifiche strategie di coping e l’implementazione di modelli di intervento psicologico mirati. Tra le strategie individuali messe in atto dai soccorritori, alcune possono essere funzionali, come il supporto reciproco tra colleghi, l’esercizio fisico e la ricerca di momenti di svago. Altre, tuttavia, possono rivelarsi disfunzionali, come l’isolamento sociale, l’abuso di sostanze o la minimizzazione dell’impatto emotivo degli eventi.

A livello professionale, la psicologia dell’emergenza ha sviluppato protocolli di intervento post-evento critico, quali il defusing e il debriefing psicologico. Il defusing è un intervento informale, svolto nelle ore immediatamente successive all’evento, mentre il debriefing è strutturato e avviene dopo qualche giorno, coinvolgendo gruppi di soccorritori per riflettere sulle esperienze vissute.

Intervento Descrizione
Defusing Intervento rapido e informale nelle ore successive all’evento, che mira a normalizzare le reazioni.
Debriefing Colloquio strutturato, di solito a distanza di giorni, per riflettere e elaborare l’evento traumatico.

Un approccio terapeutico che si è dimostrato particolarmente efficace nell’elaborazione della memoria traumatica è l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). Questa terapia si focalizza sui ricordi non elaborati e, attraverso stimolazioni bilaterali, aiuta il cervello a “sbloccare” il traumatico e a integrarlo in modo adattivo. L’EMDR è stata applicata anche in contesti emergenziali, mostrando la capacità di ridurre i sintomi del trauma, come pensieri intrusivi, ansia e ipervigilanza.

La rilevanza del supporto psicologico nel panorama della salute mentale moderna

La comprensione e l’intervento sull’impatto psicologico degli incidenti stradali sui soccorritori rivestono un’importanza cruciale nel moderno panorama della salute mentale. La psicologia cognitiva e comportamentale sottolineano come l’elaborazione dell’informazione venga alterata dal trauma, e il supporto psicologico diventa fondamentale per prevenire o mitigare disturbi come il PTSD. I protocolli di defusing e debriefing, unitamente a terapie come l’EMDR, rappresentano un investimento nella salute mentale dei soccorritori, traducendosi in una maggiore efficacia e resilienza nell’esercizio della loro professione.


È indispensabile equipaggiare i soccorritori con strumenti psicologici adatti per affrontare e elaborare le esperienze traumatiche. Riflettere su questi temi ci porta a considerare la fragilità intrinseca della condizione umana e la necessità di prendersi cura di coloro che, con coraggio e dedizione, si pongono in prima linea per proteggere e soccorrere.

Glossario:
  • PTSD: Disturbo da stress post-traumatico.
  • EMDR: Eye Movement Desensitization and Reprocessing, una terapia per il trattamento di traumi.
  • Defusing: Intervento immediato post-trauma.
  • Debriefing: Intervento strutturato che aiuta a elaborare esperienze traumatiche.

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