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Incidenti sul lavoro: perché il trauma psicologico è il costo più nascosto?

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  • Tra il 2019 e il 2023, oltre 2000 segnalazioni di patologie psichiatriche lavoro.
  • Solo il 7,3% delle richieste è riconosciuto come malattia professionale.
  • Disturbi dell'adattamento: incidenza del 60,4% tra le diagnosi.
  • Aumento del 109,7% denunce malattie professionali dovute a stress (2024).
  • Burnout colpisce circa 1 lavoratore su 3 in Italia.

Il costo invisibile degli incidenti sul lavoro: il trauma psicologico

L’approccio mediatico agli incidenti lavorativi tende a focalizzarsi su statistiche drammatiche, sull’impatto diretto sui singoli individui colpiti dalle sventure lavorative nonché sulle conseguenze economiche immediatamente riscontrabili. Ciò che invece rimane in ombra è quel profondo costo occulto rappresentato dal trauma psicologico. Questa dimensione invisibile ha manifestazioni cliniche attraverso disturbi mentali potenzialmente devastanti per coloro che vivono tali eventi traumatici; non solo i diretti coinvolti ma anche testimoni oculari e i membri della famiglia possono risentirne gravemente. In Italia come all’estero nuove ricerche ci stanno mostrando con maggiore incisività l’entità del problema lasciato troppo spesso sottovalutato; ciò pone una necessità urgente per attuare strategie d’intervento ben organizzate.

Tra il 2019 e il 2023 i dati forniti dall’INAIL indicano un incremento rilevante delle richieste riferite a patologie psichiatriche associate all’ambiente lavorativo. Anche se le segnalazioni hanno superato le duemila nell’arco del quinquennio considerato, soltanto il 7,3% è stato riconosciuto come originario dell’attività professionale svolta – proporzione decisamente inferiore rispetto alle altre classi presenti nel contesto delle malattie professionali. Questa disparità suggerisce una sottovalutazione sistemica e una difficoltà diagnostica che necessitano di essere affrontate con urgenza. Le diagnosi più comuni includono disturbi dell’adattamento (60,4%), reazioni a stress grave (25,5%) e il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) (8,7%). Si osserva una prevalenza femminile (56,9%) e un’incidenza maggiore tra i lavoratori di età compresa tra i 35 e i 49 anni, fasce particolarmente esposte alle pressioni lavorative. I settori più colpiti sono la sanità (11,8%), il commercio al dettaglio (9,8%) e la pubblica amministrazione (6,3%). All’interno della sanità, medici, infermieri e portantini sono le figure più coinvolte, mentre nel commercio si riscontrano commessi e cassieri, e nella PA impiegati amministrativi e di segreteria.

Diagnosi Percentuale
Disturbi dell’adattamento 60,4%
Reazioni a stress grave 25,5%
Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) 8,7%

I fattori di rischio che alimentano questi disturbi sono molteplici. Un numero significativo che supera il 40% dei casi risulta attribuibile a difficoltà interpersonali nei luoghi di lavoro. A seguire si trovano problematiche collegate al ruolo organizzativo che incidono per un 22%, accanto a oneri lavorativi gravosi caratterizzati da ritmi elevati ed orari logoranti, nonché da una limitata autonomia decisionale. Questa combinazione genera un contesto lavorativo carico di stress nel quale l’armonia psicologica degli impiegati viene continuamente messa in pericolo. Le conseguenze derivanti da simili esperienze possono rivelarsi catastrofiche; si manifestano sotto forma di sintomi psicologici quali irritabilità accentuata, diminuzione della motivazione individuale, sensi di colpa ricorrenti, idee pessimistiche riguardanti il proprio valore personale nonché disagi legati all’autostima in diminuzione. Nelle situazioni più severe sorgono patologie come la depressione o stati d’ansia persistente, accompagnate spesso da attacchi di panico inspiegabili. Gli effetti del malessere non si limitano esclusivamente alla sfera psichica: anche sul piano somatico i disturbi affiorano tramite fenomeni gastrointestinali problematici, cefalee insopportabili, ulcerazioni cutanee, oltre ad affrontare condizioni quali stanchezza cronica dall’aspetto debilitante, inedia e perdita del sonno.

La diffusione del dibattito su questi temi ha incentivato interventi sia legislativi sia culturali in ambito pubblico italiano: lo scorso 11 settembre è stata depositata presso la Camera dei Deputati una proposta legislativa mirata alla revisione del Testo Unico relativo alla Salute e alla Sicurezza sul luogo dell’impiego (D. Lgs. 81/2008) e a introdurre una certificazione per il benessere psicosociale nelle organizzazioni. Questa iniziativa mira a premiare le aziende virtuose, innalzando i fringe benefit per l’anno fiscale successivo. La proposta, promossa da un giovane imprenditore e attivista, Lorenzo Tedeschi, e dall’Onorevole Carmen Di Lauro, rappresenta un passo significativo verso la tutela della salute mentale, trasformando il dibattito sul burnout e lo stress lavorativo in azioni concrete. Dati CENSIS mostrano che circa un lavoratore su tre in Italia esperisce burnout, con una prevalenza del 47,7% tra i giovani. Nel primo quadrimestre del 2024, le denunce di malattie professionali dovute allo stress sono aumentate del 109,7%, evidenziando un costo in Europa di oltre 100 miliardi di euro in termini di turnover, cali di produttività e assenteismo.

Le mille facce del trauma e il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD)

Il trauma, etimologicamente “ferita” dal greco, si definisce come una risposta psicologica profonda a eventi estremamente dolorosi o a una serie di eventi. Un evento traumatico può lasciare una traccia indelebile, come dimostra in maniera eloquente il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), una patologia complessa che può manifestarsi dopo l’esposizione diretta o indiretta a eventi di morte, minaccia di morte, gravi lesioni o violenza sessuale. La prevalenza del PTSD nel corso della vita si avvicina al 9%, con il 4% in un periodo di 12 mesi. Il combattimento, le aggressioni sessuali e le catastrofi naturali o antropiche sono tra le cause più frequenti.

I sintomi del PTSD si suddividono in quattro categorie principali: intrusioni, evitamento, alterazioni negative nella cognizione e nell’umore, e alterazioni dell’eccitazione e della reattività. Le intrusioni si manifestano come ricordi indesiderati, incubi o flashback vividi che riproducono l’evento traumatico. Questi possono essere innescati da stimoli esterni specifici, come suoni o immagini. L’evitamento porta la persona a rifuggire tutto ciò che richiama il trauma, dai luoghi alle attività, fino alle conversazioni. Le alterazioni cognitive e dell’umore includono disinteresse, distacco, anedonia, senso di colpa inappropriato e depressione. Infine, l’iperattivazione si traduce in eccessiva eccitazione, irritabilità, disturbi del sonno e una costante ipervigilanza.

Un aspetto del PTSD spesso trascurato è la sua espressione ritardata, dove i sintomi possono non emergere pienamente se non mesi o addirittura anni dopo l’evento traumatico. Questa latenza rende la diagnosi ancora più difficile, specialmente quando il trauma non è immediatamente evidente al medico o il paziente è restio a parlarne. Inoltre, il PTSD è spesso complicato dalla coesistenza di altri disturbi psichiatrici, come depressione, ansia o disturbi da uso di sostanze, che ne mascherano o amplificano i sintomi. Nel contesto lavorativo, l’INAIL ha riscontrato che i lavoratori infortunati mostrano una maggiore propensione a sviluppare PTSD, un rischio che può presentarsi in modo “subdolo”, non sempre associato a quadri psicopatologici ansioso-depressivi conclamati. Un’analisi condotta nel 2024 ha messo in luce come la gravità della sintomatologia post-traumatica si correli con un incremento nei disturbi legati ad ansia, rabbia e depressione insieme a un’amplificazione della psicopatologia, al contempo comportando una diminuzione della capacità di resilienza. Le manifestazioni psicologiche risultano essere durature nel tempo, influenzando negativamente tanto il reinserimento lavorativo quanto il benessere psicosociale generale. In parallelo, coloro che hanno subito incidenti sul luogo di lavoro presentano significative difficoltà nelle abilità cognitive essenziali quali attenzione, memoria e pianificazione delle azioni. Tale incapacità deriva dall’obbligo di concentrare l’attenzione sugli elementi emotivi e traumatici vissuti, esaurendo così le risorse disponibili per affrontare i compiti quotidiani. È palese che la valutazione dell’invalidità fisica effettuata da organismi come l’INAIL frequentemente non rende conto in modo appropriato delle ripercussioni psicologiche ed emozionali subite dagli individui coinvolti.

Strategie di prevenzione e supporto psicologico: un imperativo etico ed economico

La salvaguardia dalla possibilità di incidenti sul posto di lavoro, insieme alla protezione della salute psicologica, ha acquisito una posizione centrale nell’agenda contemporanea; ciò avviene non soltanto per questioni etiche ma anche a causa del notevole impatto economico collegato agli eventi avversi in ambito lavorativo. In Italia, il Decreto Legislativo 81/2008 funge da pietra miliare nel panorama normativo riguardante tali tematiche: definisce in modo chiaro doveri e responsabilità reciproche tra tutti gli attori implicati nel processo lavorativo. Tuttavia, affrontare la questione della prevenzione richiede una visione che vada oltre le disposizioni legali formali; occorre abbracciare un metodo globale ed adattabile.

Affinché si riducano al minimo gli eventi dannosi, è indispensabile intraprendere una metodologia che preveda un’attenta valutazione dei rischi, necessaria per scoprire i fattori a rischio ed implementare adeguate misure preventive. La realizzazione della formazione continua dei lavoratori, orientata sui potenziali rischi associati alle loro specifiche attività professionali, assieme alla consapevolezza delle pratiche sicure da adottare, è decisiva; altrettanto importante rimane garantire che i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) siano utilizzati correttamente. Un’organizzazione dell’ambiente lavorativo efficiente – contraddistinta dall’assenza d’ostacoli nei passaggi fondamentali, unitamente ad indicazioni chiare – serve notevolmente nella diminuzione del numero possibile d’incidenti verificabili. Inoltre, vanno considerati prioritari i controlli puntuali, assistiti da manutenzioni regolari su impiantistica industriale o strumenti meccanici utilizzati dai dipendenti nel quotidiano operato svolto all’interno dell’azienda. Infine, la promozione di una cultura della sicurezza che incoraggi comportamenti sicuri e sensibilizzi il personale sull’importanza della prevenzione è essenziale per un miglioramento continuo. Ogni settore industriale, dall’edilizia alla sanità, dalla logistica all’agricoltura, presenta rischi specifici che richiedono un’approccio personalizzato, sottolineando l’importanza di analizzare i pericoli e monitorare costantemente le condizioni operative.

Accanto alla prevenzione degli incidenti fisici, sta crescendo la consapevolezza sull’importanza del supporto psicologico per i lavoratori colpiti da traumi. Il CNOP (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi), insieme ad ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) e alla Fondazione ANMIL “Sosteniamoli subito”, ha promosso iniziative e protocolli d’intesa per fornire cure psicologiche necessarie e accessibili. Questi servizi mirano a ridurre il disagio post-traumatico e a rafforzare le capacità di ripresa, offrendo una rete nazionale di psicologi disponibili sia in presenza che a distanza. Il supporto psicologico è riconosciuto come indispensabile per elaborare l’esperienza traumatica, dare un senso a quanto accaduto e affrontare le difficoltà legate a una disabilità acquisita, facilitando il reinserimento sociale e lavorativo. La scienza conferma che l’assistenza psicologica può potenziare l’efficacia degli interventi di cura e riabilitazione, sostenendo anche i familiari delle vittime.

I dati dimostrano che il supporto psicologico è un investimento che ripaga. Molti lavoratori infortunati soffrono infatti di alti livelli di ansia, depressione, senso di colpa, vergogna e frustrazione, disturbi del sonno e diverse manifestazioni del PTSD, che tendono a peggiorare nel tempo se non trattati. Le conseguenze si riflettono sulla difficoltà di tornare nel luogo di lavoro, di ricoprire le stesse mansioni e, più in generale, di recuperare un ruolo attivo all’interno della famiglia e della società. L’INAIL ha ampliato i suoi interventi a favore dei lavoratori infortunati e tecnopatici, includendo anche le conseguenze psicologiche, emotive, relazionali e sociali come parte integrante del processo di recupero dell’integrità psicofisica della persona.

La validazione formale da parte delle istituzioni segna un momento decisivo nella direzione di un adeguato supporto a favore dei diritti dei lavoratori.

La psicologia del lavoro: una nuova frontiera per il benessere organizzativo

La questione relativa alla salute mentale negli ambienti lavorativi costituisce attualmente un problema intricato e attuale, chiedendo interventi strutturati accompagnati da un cambiamento profondo nelle culture aziendali. Il basso tasso di riconoscimento associato alle problematiche psicologiche professionali mette in risalto quanto sia imperativo potenziare i meccanismi dedicati alla prevenzione e all’assistenza; parallelamente si deve puntare su strategie d’impresa orientate a valorizzare il benessere psicosociale degli impiegati. In tale contesto si collocano le indicazioni offerte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO-ILO) insieme alla Società Italiana di Medicina del Lavoro, facendo emergere l’urgenza di integrare gli aspetti legati alla salute mentale nel tessuto normativo delle aziende.

Il conferimento prioritario alle attività preventive riguardanti i rischi psicosociali così come all’implementazione di iniziative mirate al benessere psicologico è non solo una misura dal forte significato etico-sociale; essa risulta essere altresì un’approfondita scelta strategica per ogni entità organizzativa. Creare spazi lavorativi attenti alla salvaguardia della sfera psicologica facilita incrementi nella sostenibilità operativa oltre a favorire livelli superiori di produttività e coinvolgimento fra i collaboratori stessi, contribuendo ad abbattere fenomeni quali turnover elevato e assenteismo ricorrente. Per conseguire tale scopo è imperativo rafforzare la formazione dei medici specializzati, così da consentire loro il riconoscimento tempestivo dei sintomi iniziali legati al disagio psichico. In parallelo risulta necessario sintonizzare meglio le comunicazioni tra medico e lavoratore, offrendo garanzia di riservatezza insieme ad ascolto attento ed empatia nelle interazioni. Gli imprenditori hanno l’opportunità – attraverso lo studio dei dati anonimi collettivi – di progettare azioni strategiche tese al miglioramento autentico del benessere organizzativo.

La proposta legislativa riguardante la protezione della salute mentale nei contesti professionali rappresenta senza dubbio un cambiamento significativo: essa implica modifiche al D. Lgs. 81/2008 con l’implementazione della certificazione finalizzata alla salute psicosociale sul posto di lavoro. Ecco quindi che si tracciano norme specifiche mentre si incentivano quelle realtà aziendali impegnate nel perseguimento delle buone pratiche. A tal punto diventa fondamentale l’acquisizione della suddetta certificazione per potersi contendere gli appalti pubblici o conservare il titolo prestigioso di società benefit. Questa manovra non deve essere sottovalutata: manifesta infatti intenti seri nel fronteggiare una questione dalle ricadute economiche severe in Europa – superiore ai 100 miliardi d’euro – legata alla diminuzione produttiva e alle assenze dal lavoro. La certificazione non è solo un sigillo, ma uno strumento legislativo che rende il benessere dei lavoratori una priorità nazionale.

È altresì importante che vengano utilizzate misure tecniche innovative per la sicurezza, come l’intelligenza artificiale per l’analisi predittiva degli incidenti, il monitoraggio in tempo reale tramite dispositivi wearable e i sistemi IoT per controllare le condizioni ambientali e il funzionamento dei macchinari. Queste tecnologie, integrate con comportamenti corretti e formazione adeguata, rendono la sicurezza più efficace ed efficiente.

Il trauma, a livello base, si può comprendere come una rottura nell’esperienza di continuità e sicurezza che la mente umana cerca costantemente. Quando un evento supera la capacità di elaborazione del coping di una persona, può lasciare una traccia profonda nel sistema nervoso, alterando le percezioni, i pensieri e le risposte emotive. Questa “ferita” non è solo un ricordo sgradevole, ma un riaggiustamento neurobiologico a uno stato di allerta e difesa. A un livello più avanzato, la psicologia cognitiva e comportamentale ci insegna che il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) non è semplicemente il ricordare un evento traumatico, ma piuttosto il riviverlo come se stesse accadendo nel presente, attraverso flashback e incubi. Questo meccanismo di “risperimentazione” è alimentato da un’alterazione nella memoria emotiva, che rende i ricordi intrusivi e difficili da controllare. La terapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma, con tecniche come l’esposizione prolungata e la ristrutturazione cognitiva, cerca di “ri-programmare” queste risposte, aiutando l’individuo a integrare il ricordo traumatico in una narrazione coerente e superare l’evitamento. Riflettiamo su quanto sia fondamentale per ciascuno di noi, e per la società nel suo complesso, riconoscere e sostenere chi porta il peso invisibile di un trauma, specialmente quando questo nasce in un contesto dove si dovrebbe trovare protezione e sicurezza: il lavoro. Promuovere una cultura del benessere psicologico sul luogo di lavoro non è solo un dovere, ma un investimento nell’umanità e nella resilienza di ogni individuo.

Glossario:

  • PTSD: Disturbo Post-Traumatico da Stress, condizione psicologica che può manifestarsi a seguito di eventi traumatici.
  • DPI: Dispositivi di Protezione Individuale, strumenti utilizzati per garantire la sicurezza dei lavoratori in vari ambienti di lavoro.
  • INAIL: Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro, ente pubblico italiano preposto a gestire le assicurazioni per infortuni sul lavoro.
  • Burnout: Sindrome caratterizzata da esaurimento emotivo e fisico, che si manifesta soprattutto in ambito lavorativo.

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