Incidenti stradali: come l’errore umano e la psicologia influenzano la sicurezza

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  • Mortalità stradale ridotta dell'8% nel primo semestre del 2018.
  • L'errore umano causa circa il 90% degli incidenti.
  • Scrivere messaggi aumenta di sei volte il rischio d'incidente.
  • Nel 2023, 166.525 incidenti stradali in Italia.
  • Alcool: rischio collisione aumenta fino a 70 volte (1,6 g/litro).
  • Circa 50 milioni coinvolti in sinistri stradali ogni anno.

Il fattore umano negli incidenti stradali: oltre la fatalità

Le rilevazioni inerenti agli incidenti stradali mostrano chiaramente che la mortalità ha registrato nei periodi specificati—come nel primo semestre del 2018—una riduzione pari approssimativamente all’8% delle vittime rispetto all’annata precedente. Ciononostante emerge con forza un aspetto costante: l’errore umano, sebbene talvolta possa sembrare meno prevalente grazie ai numeri favorevoli sui decessi, costituisce la causa principale di circa il 90% degli eventi sinistri. Tale indicazione è stata corroborata anche da previsioni iniziali fornite dall’ISTAT nel dicembre 2018 e ci invita a spostare il nostro focus oltre i dati statistici; essa richiede invece uno studio approfondito dei sofisticati processi psicologici coinvolti nella condotta automobilistica. Si nutre pertanto la speranza che tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale possano presto contribuire alla riduzione dei pericoli associati alla guida umana intervenendo efficacemente su quelle vulnerabilità insite nell’individuo.

In questo contesto transitorio verso tali innovazioni tecnologiche risulta fondamentale analizzare con accuratezza le origini psichiche degli errori al volante al fine di elaborare strategie preventive più incisive ed efficientemente attuabili. Fra gli elementi psicologici più significativi emergono la percezione distorta, una forma d’attenzione selettiva o in declino e il sorgere di aspettative inaccurate. A ciò si aggiungono stati come la stanchezza, l’apatia e le distrazioni.

Un’indagine ha messo in evidenza che fenomeni quali distrazione cognitiva, associati a un’eccessiva sicurezza nelle proprie capacità e all’assunzione di sostanze tossiche, sono fra i motivi preminenti degli incidenti sulle strade. Allo stesso modo, guidare quando si è affetti da stanchezza può determinare una marcata diminuzione dei tempi necessari per reagire. [AutoElite].

Consideriamo, ad esempio, le collisioni a seguito di tamponamenti: spesso il conducente coinvolto riferisce di non aver previsto la frenata del veicolo antistante, suggerendo un’errata elaborazione delle aspettative. Un caso emblematico è un tamponamento verificatosi a un semaforo subito dopo il verde, dove l’automobilista non aveva “previsto” una frenata in quella circostanza. Allo stesso modo, in incidenti dovuti al mancato rispetto delle precedenze in incroci, è comune sentire dichiarazioni come “non ho visto l’altro veicolo” o “non ho notato il pedone”.

Traffico stradale in una strada urbana

Questi scenari puntano il dito contro problemi di percezione o di allocazione dell’attenzione. La svolta a destra, in particolare, rappresenta una situazione critica: il guidatore tende a concentrare l’attenzione sul traffico proveniente da sinistra, trascurando potenziali pericoli come pedoni che attraversano o veicoli che escono da parcheggi sulla destra. All’interno di questo scenario specifico, la segnaletica orizzontale e verticale gioca un ruolo imprescindibile nel guidare lo sguardo dell’automobilista e nell’attutire i pericoli potenziali.

Si manifesta chiaramente l’importanza degli incroci: veri e propri nodi critici che richiedono massima attenzione da parte dei conducenti. Questi punti complicati esigono la gestione coordinata delle tempistiche semaforiche insieme ai flussi contrapposti di veicoli, oltre al continuo monitoraggio della presenza di pedoni e ciclisti. La predisposizione mentale del guidatore – se incline a esercitare cautela oppure se motivato dalla ricerca costante di nuove esperienze – si rivela altresì fondamentale nel determinare le statistiche legate agli incidenti stradali. [Istat]

Dalle abitudini alla salute mentale: il ruolo della psicologia del traffico

La psicologia del traffico, una branca emergente della psicologia clinica, si dedica allo studio degli aspetti cognitivi ed emozionali legati alla guida, offrendo un contributo fondamentale alla sicurezza stradale. Oltre ai fattori citati, alcuni tratti della personalità possono incrementare il rischio di incidenti. Individui con accentuati tratti narcisistici, esibizionistici, o quelli che mostrano eccessiva insicurezza e incapacità di tollerare le frustrazioni, tendono a essere più vulnerabili al rischio. I giovani neopatentati, in particolare, rappresentano la categoria più a rischio incidenti, manifestando spesso una minore percezione del pericolo e, in alcuni casi, una ricerca attiva di sensazioni adrenaliniche (i cosiddetti “sensation seeker”).

È interessante notare come la presenza di un genitore accanto al giovane guidatore sia un fattore che contribuisce a diminuire il numero di incidenti, suggerendo che un effetto moderatore esterno può influenzare positivamente il comportamento alla guida. La presenza di passeggeri in generale, in combinazione con l’età e il genere del conducente, può influenzare la velocità media tenuta in situazioni di traffico complesse.

Secondo i dati, la stanchezza e la noia, soprattutto sui lunghi tratti autostradali, sono riconosciute come cause primarie di incidenti autonomi, quelli cioè senza il coinvolgimento di altri veicoli. La monotonia può indurre sonnolenza e un calo di attenzione, elementi che compromettono la capacità di valutazione della velocità e delle condizioni stradali.

Un giovane uomo alla guida di un'auto

Sebbene le auto moderne siano dotate di sistemi di monitoraggio della concentrazione del conducente, spesso questi dispositivi vengono disabilitati o possono addirittura avere effetti controproducenti, portando i conducenti a una minore consapevolezza e controllo della situazione. La ricerca ha dimostrato che piloti che si affidano a sistemi di assistenza attiva richiedono più tempo per percepire e comprendere la complessità di una situazione di traffico una volta che l’automazione è disattivata. L’importanza dello sviluppo di interfacce veicolo-conducente intuitive risulta evidente; tali sistemi dovrebbero promuovere la concentrazione del guidatore minimizzando al contempo le fonti di distrazione eccessive.

In aggiunta ai molteplici elementi connessi alla condotta su strada, emergono come determinanti fondamentali gli aspetti relativi alla salute mentale. In particolare, il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) rappresenta una delle più comuni reazioni psicologiche subite dai superstiti a incidenti automobilistici. Questo fenomeno impatta gravemente non solo sulla qualità della vita degli individui colpiti, ma anche sulle loro abilità nel tornare a guidare in maniera sicura. Si stima che annualmente circa 50 milioni di persone siano coinvolte in sinistri stradali; nonostante ciò, continuano a essere trascurate le implicazioni psicologiche derivanti da tali eventi traumatici e il riconoscimento del PTSD rimane insufficiente. [GuidaPsicologi].

Fattori di rischio psicologici nei sopravvissuti a incidenti stradali
  • Disturbo post-traumatico da stress: sintomi intrusivi e di evitamento.
  • Ansia e depressione: stati emotivi che emergono frequentemente dopo un incidente.
  • Influenza del dolore cronico: spesso legato a una diminuzione della qualità della vita.

La Fondazione Ania, anche in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, ha promosso iniziative di supporto psicologico per le vittime di incidenti e altre situazioni di emergenza, sottolineando l’importanza di un intervento precoce per ridurre lo stress acuto e promuovere un funzionamento adattivo.

Distrazioni digitali e dipendenze: nuove sfide per la sicurezza

L’avvento degli smartphone ha introdotto una nuova e significativa sfida per la sicurezza stradale, evidenziando come la tecnologia, pur offrendo innumerevoli benefici, possa contemporaneamente creare nuove forme di distrazione pericolose. La noia, spesso, è uno dei fattori scatenanti che spingono i guidatori a consultare il proprio dispositivo mobile. L’impatto di tale comportamento è drammatico: scrivere un messaggio o anche una rapida occhiata allo schermo aumenta di sei volte il rischio di causare o essere coinvolti in un incidente.

Un dato sorprendente, tuttavia, emerge riguardo le telefonate: parlare al telefono, a patto che si utilizzi un sistema vivavoce che non impegni le mani, sembrerebbe paradossalmente ridurre il rischio di incidenti. I conducenti impegnati in una conversazione tendono a mantenere una velocità inferiore e a mantenere un livello di attenzione più focalizzato, spesso con uno sguardo fisso in avanti (“effetto cannocchiale”). Tuttavia, questo stesso “effetto cannocchiale” può rendere il guidatore meno attento a pedoni o ciclisti in caso di svolte, evidenziando come una dinamica apparentemente positiva possa celare rischi latenti. Le statistiche più recenti indicano che nell’anno 2023, l’Italia ha visto un totale di 166.525 incidenti stradali, evento tragico accompagnato da un bilancio di 3.039 decessi. Ciò sottolinea la continua serietà della problematica. [Istat]. Inoltre, il consumo di alcool resta una delle cause più gravi e persistenti degli incidenti stradali. L’influenza dell’alcool è devastante: la probabilità di una collisione può aumentare fino a 70 volte se il livello di alcool nel sangue raggiunge l’1,6 g/litro, un valore di gran lunga superiore al limite legale di 0,5 g/litro imposto in Italia e nella maggior parte dei paesi.

Statistiche recenti sugli incidenti stradali (2023):
  • Totale incidenti: 166.525.
  • Morti: 3.039 (riduzione del 3,8% rispetto al 2022).
  • Feriti: 224.634 (incremento dello 0,5%).

Un aspetto interessante è che la risposta all’alcool varia a seconda dell’abitudine al consumo: i bevitori occasionali raggiungono livelli di incapacità alla guida a valori molto più bassi (0,5-0,8 g/litro) rispetto ai bevitori abituali (1,6 g/litro) o a chi soffre di dipendenza (fino a 2 g/litro). Queste osservazioni, tuttavia, non devono in alcun modo essere interpretate come una giustificazione per superare i limiti di legge, che rimangono un baluardo cruciale per la sicurezza pubblica. Nel presente contesto, la necessità della prevenzione si esplica attraverso l’implementazione di campagne informative, unite a interventi strategici volti a cambiare le pratiche e i ristini comportamentali a rischio nella guida. Si auspica così la diffusione di un ethos della sicurezza, fondato su una profonda consapevolezza e un senso di responsabilità personale.

Prospettive future e il ruolo della consapevolezza psicologica

Affrontare il problema degli incidenti stradali richiede un approccio multidisciplinare che integri ingegneria, legislazione e, fondamentale, psicologia. L’analisi dei fattori psicologici non solo contribuisce a comprendere le cause profonde degli errori umani, ma offre anche strumenti per progettare interventi più efficaci. Le terapie psicologiche, ad esempio, possono essere un valido supporto per ridurre i comportamenti a rischio alla guida, soprattutto quando essi sono legati a dinamiche emotive o cognitive complesse. Progetti come “Sii Saggio, Guida Sicuro” mirano a educare e sensibilizzare, riconoscendo che la modifica del comportamento passa attraverso la consapevolezza e l’educazione.

Inoltre, gli interventi psicologici nell’ambito della prevenzione degli incidenti si sono dimostrati tra gli strumenti più efficaci per sviluppare una cultura della sicurezza stradale [Psicologia della Sicurezza Viaria]. Il tema della salute mentale emerge in modo preminente nella lotta contro gli incidenti stradali. Disturbi come la depressione o l’ansia influiscono notevolmente sulle nostre facoltà cognitive: influenzano l’attenzione prestata alle situazioni circostanti, i tempi necessari per reagire ed anche i processi decisionali, portando così a una elevata probabilità d’incidente. È imperativo per il nostro contesto sociale riconoscere quanto sia profondo questo legame fra benessere psicologico e sicurezza nel traffico; sarà necessario incentivare l’accessibilità ai servizi dedicati alla salute mentale per coloro che necessitano assistenza.

Un approccio critico ed empatico ci consentirà realmente di affrontare questa problematica complessa, ivi inclusa quella dei sinistri al volante; solo grazie alla cooperazione comune potremmo aspirare ad abbassarne ulteriormente l’incidenza – fattore cruciale in relazione ai drammi umani provocati da tale triste realtà.

Esaminando i numeri riguardanti gli eventi accidentali su strada si potrebbe provare una sensazione d’impotenza – come se tutto ciò dipendesse dalla fortuna avversa o dalle sfortunate configurazioni astrali; tuttavia, analizzando più attentamente ci accorgiamo che quasi ogni evento catastrofico è determinato da variabili gestibili: innanzitutto noi stessi. La conoscenza basilare della psicologia cognitiva ribadisce con vigore quest’aspetto essenziale poiché dimostra chiaramente come siano le nostre percezioni soggettive a modellare ciò cui prestiamo attenzione; si tratta pur sempre del nostro personale processo interpretativo, ricco delle esperienze vissute fino ad ora. Ma facciamo un passo avanti, verso una nozione più avanzata: la psicologia comportamentale ci insegna che non è solo ciò che pensiamo, ma anche ciò che abbiamo imparato a fare (spesso senza rendercene conto) a guidare i nostri gesti al volante. I nostri schemi di guida, le nostre reazioni alle situazioni difficili, persino la nostra tolleranza al rischio o la ricerca di stimoli (il “sensation seeking” dei giovani) sono il risultato di rinforzi, abitudini, e a volte di coping maladattivi a stati emotivi. Se ci sentiamo sovraccarichi di stress, potremmo adottare uno stile di guida più aggressivo o sconsiderato. Se siamo depressi, potremmo avere tempi di reazione più lenti. La salute mentale non è un accessorio, è un pilastro essenziale della sicurezza stradale. Riflettiamo un attimo: quanto della nostra vita si svolge “al volante” senza che ne siamo pienamente consapevoli? Guidare è un atto che richiede presenza, attenzione e una dose di umiltà. Non siamo invincibili, e il veicolo non è un’estensione della nostra onnipotenza.

Forse, la prossima volta che saliamo in auto, dovremmo fare un piccolo “check-up” interiore. Chiediamoci: come mi sento oggi? Sono stanco? Distratto? Preoccupato? Riconoscere il nostro stato emotivo e cognitivo è il primo passo per prevenire, per mettere in atto quel comportamento prudente che spesso, inconsciamente, rimandiamo. La nostra responsabilità al volante non è solo verso gli altri, ma anche e soprattutto verso noi stessi: una mente lucida e un comportamento consapevole sono la migliore assicurazione sulla vita.

Glossario:
  • PDTS: Disturbo Post-Traumatico da Stress, condizione psicologica che può seguire eventi traumatici gravi.
  • sensation seeker: Individui che cercano attivamente esperienze di elevata stimolazione e rischio.
Strada deserta con un'auto sullo sfondo

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