- A Gaza, il 96% dei bambini ha paura di morire a causa della guerra.
- In Ucraina, il 35-40% dei bambini mostra sintomi di disturbo post-traumatico da stress (PTSD).
- Save the Children ha assistito oltre 330.000 bambini in Ucraina con servizi educativi.
L’eco dei conflitti armati risuona ben oltre i campi di battaglia, lasciando cicatrici profonde e invisibili soprattutto nelle menti dei più giovani. La guerra, infatti, non si limita a distruggere città e corpi, ma incide in modo significativo sul benessere psicologico dei bambini, esponendoli a un rischio elevato di sviluppare disturbi mentali a lungo termine. Studi recenti hanno evidenziato come i minori esposti a contesti bellici manifestino frequentemente ansia, depressione, disturbo post-traumatico da stress (PTSD) e problemi comportamentali, con conseguenze che possono persistere per anni, se non per tutta la vita. La gravità di questi sintomi è direttamente proporzionale alla durata e all’intensità della violenza subita, nonché a fattori di stress aggiuntivi come la perdita di persone care, la separazione familiare e la costante esposizione alla paura.
L’impatto psicologico della guerra: uno sguardo comparativo tra Gaza e Ucraina
Per comprendere appieno la portata di questo fenomeno, è utile analizzare l’impatto della guerra sul benessere psicologico dei bambini in due contesti particolarmente critici: Gaza e Ucraina. Entrambe le realtà, pur presentando caratteristiche specifiche, offrono uno spaccato significativo delle conseguenze devastanti dei conflitti armati sulla salute mentale infantile.
A Gaza, i bambini rappresentano la fascia più vulnerabile della popolazione. Stando a un resoconto di Save the Children del 2023, le ostilità hanno causato un grave deterioramento della salute mentale dei minori, con un’impennata di costante timore, stati d’ansia, eccessiva vigilanza, incubi, regressione e condotte aggressive. Ricerche condotte sul campo hanno rivelato dati inquietanti: il 96% dei bambini convive con la paura di morire, l’87% manifesta intense paure, il 79% è afflitto da incubi ricorrenti e quasi la metà esprime il desiderio di morire. A ciò si aggiunge la distruzione delle infrastrutture scolastiche, con oltre il 90% degli edifici danneggiati o resi inservibili, e il collasso dei servizi di salute mentale, rendendo ulteriormente arduo assicurare tutela e supporto ai bambini traumatizzati.
In Ucraina, il quadro è altrettanto preoccupante. I bambini ucraini si trovano a fronteggiare evacuazioni, lutti e la perdita delle loro routine quotidiane. Le ricerche indicano che più dell’80% ha sperimentato direttamente eventi traumatici e che il 35–40% mostra sintomi di PTSD, il 30% soffre di depressione e il 25% di ansia. Tuttavia, a differenza di Gaza, in Ucraina sono stati avviati programmi di supporto, come i campi madre-bambino a Leopoli, che hanno contribuito a mitigare i sintomi e a migliorare le condizioni psicosociali.

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Strategie di intervento e sostegno psicosociale
Le prove scientifiche dimostrano che, in entrambi i contesti, i bambini sviluppano gravi disturbi psicologici, inclusi PTSD, ansia, depressione, problemi del sonno e del comportamento. A Gaza, la persistenza della violenza e la scarsità di risorse alimentano una situazione di trauma collettivo, con un elevato pericolo di divenire una condizione cronica e di essere tramandata alle generazioni successive. In Ucraina, invece, l’esistenza di strutture sanitarie e scolastiche ha permesso l’attuazione di esami diagnostici, programmi di terapia cognitivo-comportamentale concentrata sul trauma (TF-CBT) e interventi ben pianificati, che attenuano parzialmente l’effetto del trauma.
Save the Children, un’organizzazione umanitaria che opera in Ucraina dal 2014, ha intensificato le sue operazioni dopo l’escalation del conflitto nel 2022, concentrandosi in particolare sulla garanzia della continuità educativa. L’organizzazione fornisce supporto alle famiglie, soprattutto nelle zone più esposte al conflitto nell’Est del Paese, e ha creato rifugi sotterranei per consentire ai bambini di continuare a studiare nonostante l’impossibilità di frequentare le lezioni in modo tradizionale. Inoltre, Save the Children distribuisce strumenti per lo studio a distanza e fornisce supporto psicologico, facilitando l’accesso continuo a servizi di salute mentale e supporto psicosociale attraverso attività educative. L’organizzazione fornisce supporto anche al corpo docente, riconoscendo l’importanza cruciale del loro benessere e delle loro capacità per l’apprendimento e il recupero dei bambini. Dall’inizio del conflitto su vasta scala, Save the Children ha assistito oltre 330.000 bambini con servizi educativi.
Un futuro a rischio: l’importanza di investire nella salute mentale infantile
La situazione in Ucraina è particolarmente critica, con circa 1,5 milioni di minori a rischio di disturbo post-traumatico da stress e depressione. La Direttrice Generale di Save the Children, Daniela Fatarella, ha sottolineato come la guerra abbia brutalmente interrotto l’infanzia di milioni di bambini ucraini, che hanno perso le loro case, le loro scuole, i loro cari e, con essi, la loro infanzia. Ogni giorno sono immersi nella paura, assediati da allarmi aerei, droni e bombardamenti.
La conferenza sulla ripresa dell’Ucraina, tenutasi a Roma, ha rappresentato un’occasione importante per affrontare questa emergenza. Daniela Fatarella ha esortato a un impegno concreto per investire nell’istruzione dei bambini, nella formazione e nei percorsi professionali per i giovani, con investimenti sostenuti e a lungo termine. “Solo così”, ha affermato, “sarà possibile gettare le basi per una ripresa economica sostenibile, un rinnovamento demografico e una società ucraina più stabile e resiliente”.
Save the Children evidenzia come le tecnologie educative offrano soluzioni significative per alcuni, ma non per la maggior parte dei bambini a livello nazionale. Le imprese possono sostenere il risanamento delle strutture scolastiche e il sistema formativo al fine di supportare i bambini a raggiungere risultati scolastici migliori, coinvolgendo attivamente i giovani nel mondo del lavoro attraverso l’incentivo propositivo di possibilità di istruzione e praticantato e inserendoli nelle prime fasi del loro percorso professionale.
Oltre le bombe: ricostruire la speranza e la resilienza
Il confronto tra Gaza e Ucraina evidenzia pattern clinici simili, come PTSD, ansia e depressione, ma anche traiettorie differenti. A Gaza, la violenza ciclica e la distruzione dei servizi rendono più probabile la cronicizzazione dei disturbi mentali. In Ucraina, invece, gli interventi organizzati offrono opportunità per una risposta più strutturata. La salute mentale infantile in contesti di guerra dovrebbe essere considerata una priorità umanitaria al pari di cibo e assistenza medica. Senza un’azione concreta, le ferite invisibili rischiano di condizionare intere generazioni.
È fondamentale comprendere che il trauma infantile non è un destino ineluttabile. La resilienza, ovvero la capacità di superare le avversità e riorganizzare positivamente la propria vita nonostante le difficoltà, è una risorsa preziosa che può essere coltivata e potenziata. Interventi psicologici mirati, come la terapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma (TF-CBT), possono aiutare i bambini a elaborare le esperienze traumatiche, ridurre i sintomi del PTSD e sviluppare strategie di coping efficaci.
Inoltre, è essenziale creare ambienti sicuri e protettivi, in cui i bambini si sentano ascoltati, compresi e supportati. Il ruolo della famiglia, della scuola e della comunità è cruciale nel promuovere la resilienza e il benessere psicologico dei bambini traumatizzati dalla guerra.
Un concetto chiave della psicologia cognitiva che può aiutarci a comprendere meglio questa dinamica è quello di schema. Gli schemi sono strutture mentali che organizzano le nostre conoscenze e aspettative sul mondo. I bambini esposti a traumi sviluppano schemi distorti e negativi su se stessi, sugli altri e sul futuro. La terapia cognitivo-comportamentale mira a modificare questi schemi disfunzionali, aiutando i bambini a costruire una visione più realistica e positiva della realtà. A un livello più avanzato, la teoria dell’attaccamento ci offre un’ulteriore chiave di lettura. Secondo questa teoria, le esperienze di attaccamento precoce influenzano profondamente lo sviluppo emotivo e sociale del bambino. I bambini che hanno subito traumi e perdite possono sviluppare stili di attaccamento insicuri, che rendono difficile la costruzione di relazioni sane e significative. Interventi terapeutici basati sulla teoria dell’attaccamento possono aiutare i bambini a riparare le ferite relazionali e a sviluppare un senso di sicurezza e fiducia negli altri.
Riflettiamo su come la guerra, oltre a distruggere vite e infrastrutture, mina la fiducia fondamentale dei bambini nel mondo. Ricostruire questa fiducia, offrire loro un futuro di speranza e resilienza, è un imperativo morale che non possiamo ignorare.