Educazione sentimentale: come genitori e neuroscienze influenzano le emozioni dei bambini

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  • L'"analfabetismo sentimentale" degli adulti spinge i ragazzi a cercare risposte in rete.
  • La corteccia prefrontale diventa pienamente operativa solo tra i 24 e i 27 anni.
  • L'uso eccessivo di tecnologia per oltre 5 ore nei bambini tra 1 e 5 anni.
  • L'uso di device impiega il 27% del tempo degli adulti con i piccoli.
  • L'irritabilità e gli scoppi d'ira sono chiavi nel Disturbo Oppositivo Provocatorio.

Il tema dell’educazione sentimentale ha recentemente occupato le prime pagine e acceso dibattiti sui social media, evidenziando una crescente consapevolezza della sua importanza nel contesto sociale attuale. L’occasione scatenante è stata una vivace discussione originata da un post su X, riguardante la gestione dei rifiuti scolastici da parte dei bambini. Il dibattito ha polarizzato l’opinione pubblica tra chi propugna un approccio educativo basato su sanzioni fisiche e chi, invece, sostiene la necessità di un dialogo aperto e costruttivo. Questo confronto riflette una più ampia incertezza su come affrontare le sfide emotive e comportamentali delle nuove generazioni, in un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti sociali e tecnologici.

La filosofa e scrittrice Maura Gancitano, cofondatrice del progetto Tlon, ha recentemente approfondito questa tematica nel suo libro “Erotica dei sentimenti”, sottolineando come il bisogno di parlare di relazioni e sessualità sia fortemente sentito dai giovani, ma spesso eluso dagli adulti, siano essi genitori o insegnanti. Questo “analfabetismo sentimentale” degli adulti spinge i ragazzi a cercare risposte in rete, rischiando un apprendimento non mediato e potenzialmente distorto. Gancitano evidenzia come l’educazione sentimentale, lungi dall’essere un semplice galateo di buone maniere, rappresenti un percorso di fioritura personale continuo, che non si esaurisce con l’infanzia ma si protrae per tutta la vita. È un processo che va oltre la mera conoscenza intellettuale, abbracciando la comprensione emotiva e la capacità di riconoscere e definire i propri sentimenti e le proprie pulsioni.

In Italia, a differenza di altri Paesi europei, manca una normativa specifica sull’educazione sentimentale nelle scuole, lasciando l’iniziativa a singoli dirigenti e insegnanti, con il rischio di una grande disomogeneità e di un approccio estemporaneo a una materia che dovrebbe essere trattata con sistematicità fin dalla più tenera età. Recenti studi evidenziano come l’educazione sentimentale possa contribuire in modo significativo a diminuire i conflitti tra coetanei e a prevenire la violenza nelle relazioni[Educazione sentimentale a scuola – Corriere PL].

Il libro di Maura Gancitano
Titolo: Erotica dei sentimenti
Autore: Maura Gancitano
Editore: Tlon
Anno: 2023

La velocità imposta dalla società contemporanea, orientata alla performance e all’ottimizzazione, sembra mal conciliarsi con i tempi lenti richiesti dalla maturazione dei sentimenti, che a volte possono apparire quasi come un
intralcio a questa corsa. Eppure, è fondamentale riconoscere il profondo bisogno umano di sentirsi amati, di navigare le tempeste emotive e pulsionali, e di trovare parole per l’ineffabile mondo interiore.

L’impatto delle neuroscienze e il ruolo cruciale della famiglia

Un’analisi approfondita nell’ambito delle neuroscienze rivela aspetti fondamentali per decifrare la
complessità dell’esperienza emotiva, particolarmente evidente nel corso dell’infanzia. Le emozioni si configurano non solo come fugaci stati d’animo; al contrario, costituiscono reazioni intricate a eventi significativi nella vita individuale.
Tali reazioni vengono attivate tramite meccanismi cerebrali precisi: il sistema limbico – che comprende strutture quali
l’amigdala e l’
ippocampo – gioca un ruolo centrale insieme alla modulazione esercitata dalla
corteccia prefrontale. Questi centri neurologici risultano essenziali per regolare le esperienze affettive oltre a governare i processi di memorizzazione associati alle emozioni stesse; hanno inoltre una funzione basilare nel collegamento fra attività intellettuali coscienti e automatismi inconsci. Un aspetto rilevante nella neurobiologia dello sviluppo affettivo è rappresentato dal fatto che le esperienze vissute nei primi anni plasmino schemi neurali connessi all’empatia e alla capacità di resilienza, oltreché al bilanciamento delle proprie emozioni interne. Da notare è il ritardo nella completa evoluzione della corteccia prefrontale: essa diventa pienamente operativa solo tra i 24 e i 27 anni.

Questa condizione di immaturità conferisce ai bambini e agli adolescenti una suscettibilità accentuata rispetto alle influenze esterne provenienti dall’ambiente in cui vivono, con un focus particolare sulle interazioni familiari. Studi recenti mettono in rilievo quanto sia cruciale l’adozione di un approccio educativo che integri le dimensioni
emotive e
sentimentali, mirando non solo al successo scolastico, ma anche a garantire il benessere psicosociale e la salute mentale dei più giovani[Le neuroscienze, una nuova frontiera dell’educazione – Pedagogia.it]. Il ruolo dei genitori diventa quindi cruciale nel fornire un contesto sicuro e supportivo che faciliti lo sviluppo di un’adeguata regolazione emotiva.

Neuroscienze e educazione
I programmi di educazione socio-emotiva aiutano gli studenti a riconoscere e gestire le proprie emozioni, migliorando la loro capacità di concentrazione e apprendimento.

Le strategie genitoriali, siano esse supportive, punitive o negligenti, hanno un impatto diretto sulla plasticità cerebrale infantile. Un atteggiamento genitoriale empatico, che riconosce e valida le emozioni del bambino, comunica che
tutte le loro emozioni sono importanti e gestibili. Al contrario, un atteggiamento giudicante o distaccato può portare il bambino a reprimere le proprie emozioni, con potenziali ripercussioni sullo sviluppo affettivo e comportamentale. Studi recenti evidenziano come l’uso eccessivo della tecnologia da parte dei genitori, noto come tecnoferenza, possa compromettere le interazioni quotidiane e ridurre il coinvolgimento emotivo, aumentando il rischio di problemi emotivi, cognitivi e comportamentali nei bambini. L’uso di dispositivi digitali per più di
5 ore giornaliere nei bambini compresi tra 1 e 5 anni si traduce in un impiego approssimativo del
27% del tempo che gli adulti trascorrono in compagnia dei piccoli. Tale condizione ha come conseguenza una diminuzione della partecipazione nel gioco collaborativo e delle interazioni verbali, contribuendo a un incremento delle risposte negative durante i momenti condivisi.

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Strategie genitoriali e sviluppo emotivo: Una relazione complessa

L’intreccio delicato tra
strategie genitoriali ed
sviluppo emotivo nel bambino rappresenta un fenomeno intricato che determina l’abilità dell’infante nell’orientarsi all’interno della propria sfera emozionale, oltre che nelle dinamiche relazionali esterne. La
regolazione emotiva, descritta come l’arte della gestione delle emozioni in modalità tanto flessibile quanto conforme alle norme sociali vigenti, non si presenta come un attributo innato; piuttosto evolve nel tempo sotto forte influenza dell’ambiente circostante – specialmente attraverso gli scambi con i caregiver primari. Nella fase iniziale della vita infantile, infatti, questa regolazione viene esercitata principalmente grazie alla presenza guida dell’adulto.

Un padre o una madre capaci di intervenire tempestivamente in risposta ai segnali espressivi (sia essi lacrime sia sorrisi) pongono solide fondamenta per lo sviluppo di un attaccamento sano ed alimentano quella fiducia necessaria affinché il fanciullo possa sentirsi ascoltato ed assistito nei propri vissuti affettivi. Con il trascorrere del tempo, questo apprendistato affettivo viene interiorizzato dal bambino stesso: da così chiamate forme bidirezionali si evolve verso modalità più autonome fra i 12 e i 36 mesi circa; emergono quindi delle manifestazioni comportamentali dirette, quali ricerca della vicinanza corporea oppure anche tentativi di evitare stimoli considerati potenzialmente minacciosi.

Difficoltà emotive nei bambini
I genitori hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo della sfera emotiva del bambino e nel modo in cui egli esprimerà, comprenderà e regolerà le proprie emozioni[Difficoltà emotive: gestire le emozioni dei bambini – Anastasis]. Nondimeno, non tutte le interazioni fra genitori e figli risultano altrettanto proficue nell’agevolare un adeguato sviluppo delle emozioni. Ricerche hanno dimostrato come modalità parentali disfunzionali possano compromettere l’acquisizione efficace della
autoregolazione. Tra queste modalità troviamo lo stile ritirato—tipico dei soggetti adulti affetti da depressione—caratterizzato da una scarsa dimostrazione d’interesse o affetto; tale comportamento può condurre il bambino verso un isolamento sociale accompagnato da malessere interno. In aggiunta troviamo lo stile intrusivo: qui l’adulto fatica a interpretare correttamente i segnali che invitano a prendersi una pausa dal gioco o dalle attività quotidiane; questa incapacità porta il piccolo a essere sommerso da troppe stimolazioni sensoriali, il che diminuisce la sua capacità reattiva alle sfide emotive pericolose, rimanendo intrappolato in una spirale disordinata. Da ultimo emerge lo stile ansioso-iperprotettivo legato agli stessi problemi ansiosi nei genitori: esso funge da barriera all’apprendimento autonomo del bambino nelle situazioni socialmente intricate, aumentando così le propensioni verso l’inibizione o la timidezza.

Un altro elemento cruciale è rappresentato dalla
disregolazione emotiva; quest’ultima si configura come un’incapacità nel riconoscere oppure nel modulare opportunamente le proprie emozioni ed è frequentemente evidenziabile tramite repentini mutamenti dell’umore accompagnati da attitudini impulsive e problematiche relazionali significative. Tale condizione non facilita certamente la capacità dell’individuo di orientarsi nel
proprio universo affettivo, ma può altresì amplificare la
vulnerabilità a problematiche comportamentali, che possono manifestarsi in forme sia
internalizzanti che
esternalizzanti.

Dalle difficoltà di regolazione alle problematiche comportamentali

Le difficoltà nell’autoregolazione emotiva, che affondano le radici nelle prime esperienze relazionali e nel complesso sviluppo del sistema nervoso, possono manifestarsi in età evolutiva attraverso diverse problematiche comportamentali. Tali problematiche vengono comunemente categorizzate in disturbi esternalizzanti e disturbi internalizzanti, a seconda che il disagio del bambino si riversi verso l’esterno o venga rivolto verso l’interno.

Disturbi Esternalizzanti Disturbi Internalizzanti
Aggressività Ansia
Impulsività Depressione
Hiperattività Alessitimia
Problemi di concentrazione

I disturbi esternalizzanti, che tendono a manifestarsi con aggressività, impulsività, iperattività e problemi di concentrazione, trovano espressione in quadri clinici come il Disturbo Oppositivo-Provocatorio (DOP), il Disturbo della Condotta e il Disturbo da disregolazione dell’umore dirompente. All’interno del Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP), osserviamo come l’
irritabilità persistente, la tendenza a
sconfinati scoppi d’ira ed una condotta provocatoria emergono come elementi chiave nella formazione di una sfida costante alle figure significative nel panorama relazionale dell’individuo.

I disturbi che vengono definiti come “internalizzanti” sono invece contraddistinti da sintomi riconducibili a un
ipercontrollo delle emozioni, dove il conflitto interno prevale sul malessere esterno. Tra le afflizioni più comuni associate a tali comportamenti ritroviamo i Disturbi d’Ansia, la Depressione ed infine quella condizione nota come Alessitimia. A differenza dell’ansia considerata normale o fisiologica—che si manifesta in modo appropriato—l’
ansia patologica risulta invece sproporzionata rispetto alla realtà circostante; questa forma potrebbe manifestarsi attraverso pensieri catastrofici oppure tramite episodi ricorrenti quali attacchi di panico accompagnati da paure infondate.

Risulta fondamentale rimarcare che qualsiasi disfunzione emerge all’interno di uno scenario intricato in cui la famiglia rappresenta lo sfondo primordiale del tutto. Un clima familiare sereno ed accogliente si pone quale palcoscenico propizio per lo sviluppo della regolazione emotiva, mentre situazioni marcate dall’inconsistenza o dall’abbandono possono accentuare le difficoltà comportamentali già esistenti.

Importanza della co-regolazione
Un ambiente familiare composto da interazioni affettuose e rispondenti promuove la capacità del bambino di sviluppare abilità di autoregolazione e gestione delle emozioni.

Riflessioni sul percorso emotivo

Riflettendo sulle emozioni umane, esse possono apparirci simili a forze turbolente, la cui gestione si rivela essenziale in una società orientata all’efficienza. Tuttavia, cosa accadrebbe se decidessimo di considerarle non tanto degli impedimenti quanto delle vere e proprie guide? La psicologia comportamentale esplora attentamente il meccanismo secondo cui le nostre esperienze plasmano risposte emotive specifiche; analogamente, tali risposte condizionano i nostri comportamenti.

Tale interazione diviene così ciclica: gli eventi vissuti nei tempi passati e i modelli relazionali formatisi nella nostra infanzia assieme ai genitori o ad altre figure significative incidono profondamente su ciò che proviamo e su ciò che scegliamo di fare.

Un concetto fondamentale dalla psicologia cognitiva, rilevante per questa discussione, è la schema theory: noi costruiamo schemi mentali sulla base delle esperienze affrontate nel passato, questi influiscono sulla nostra capacità percettiva ed interpretativa rispetto alle situazioni future—comprese quelle legate alle emozioni stesse. Ad esempio, a lungo termine, se un bambino viene allevato in un contesto dove vi è una valida accettazione delle sue emozioni attraverso pratiche empatiche riflessive dall’adulto assistente; egli avrà l’opportunità concreta di instaurare quello che possiamo definire uno schema favorevole nella regolazione delle proprie reazioni emotive. Un contesto di vita non favorevole può generare
schemi disadattivi, ostacolando la capacità dell’adulto di identificare e controllare i propri stati emotivi.

Analizzando ulteriormente il panorama dei traumi e della salute mentale, la concezione di
disregolazione emotiva illustra come l’incapacità di regolare le emozioni possa non solo manifestarsi come un sintomo, ma altresì come una forma di mantenimento di diverse problematiche psicologiche. La disregolazione può influenzare comportamenti problematici; numerosi studi nel campo della letteratura psicologica lo dimostrano. Da ciò scaturisce una considerazione cruciale: il lavoro sulle emozioni potrebbe non risiedere nell’atto di reprimerle o dominarle, bensì nell’acquisire consapevolezza su di esse – conoscere il loro nome, comprenderne le origini e il messaggio che ci trasmettono. Si tratta quindi di un viaggio verso la consapevolezza che richiede
dedizione, sia da parte dei genitori nel supporto ai bambini che da noi adulti impegnati nella nostra crescita emotiva.

E in questa profonda esplorazione del nostro mondo interiore si potrebbe trovare la chiave per costruire relazioni autentiche e raggiungere un benessere duraturo.


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