Edilizia in lacrime: l’onda silenziosa di stress e infortuni occulti

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  • Nel 2023, circa 43.480 infortuni nel settore delle costruzioni.
  • 33% dei lavoratori edili europei soffre di stress lavorativo.
  • Italia: 6,8 decessi ogni 100.000 lavoratori edili nel 2023.

Da Mesagne giunge la notizia drammatica riguardante un operaio sessantenne che ha subito una caduta da un solaio ed è ora ricoverato in rianimazione all’ospedale Perrino di Brindisi a causa delle gravi ferite riportate. Questo incidente, avvenuto lungo via Sardegna, rappresenta soltanto uno dei tanti eventi sfortunati nel settore dell’edilizia; infatti, ricorda il caso recentissimo ben documentato riguardante un’altra vittima: un operaio quarantaquattrenne colpito circa tre mesi orsono. Tali sinistri suscitano interrogativi inquietanti sulle cause apparenti – frequentemente strutturali o meccaniche (come ad esempio il crollo inatteso del solaio oppure il rovesciamento improvviso del trattore) – oltre ai più insidiosi aspetti psicologici ed organizzativi implicati nella gestione della sicurezza nei cantieri. Non v’è dubbio che l’ambito edilizio costituisca uno dei settori professionali maggiormente soggetti a pericoli: le statistiche parlano chiaro; nel 2021 sono stati registrati ben 3.152 incidenti non mortali ogni100.000 operai solamente nell’ambito europeo, e le tendenze indicano una crescita continua, testimoniata dall’incremento del sei percento. 4% dei casi in Italia nel 2023 rispetto a quattro anni prima, con oltre 40.000 infortuni registrati dall’INAIL.

Statistiche recenti:
Nel 2023, il settore costruzioni ha registrato circa 43.480 infortuni, con un incremento del 3.4% rispetto all’anno precedente. Il 75% degli infortuni si verifica a causa di problemi osteo-muscolari e patologie legate al tessuto connettivo.
Fonte: Elaborazione CRESME su dati INAIL.

Il settore delle costruzioni, che impiega circa 18 milioni di persone nell’UE, è un ambiente caratterizzato da pressioni estreme e da una cultura lavorativa spesso incline a sottovalutare i pericoli invisibili. Il 46% dei lavoratori edili è esposto a carichi di lavoro eccessivi e scadenze pressanti, elementi che contribuiscono significativamente ai rischi psicosociali. La natura temporanea dei cantieri, la frequente mobilità del personale e la predominanza di piccole e medie imprese (il 95% delle quali con meno di 20 dipendenti) che sovente faticano a gestire i rischi psicosociali, acuiscono le problematiche. In un contesto dove il lavoro è fisicamente e mentalmente estenuante, la salute mentale dei lavoratori diventa una componente critica della sicurezza, spesso trascurata a favore degli aspetti più tangibili e immediati.
L’incidente di Mesagne è un monito: non basta ispezionare le strutture o i macchinari. È imperativo indagare a fondo le dinamiche umane e organizzative che possono indurre a comportamenti rischiosi, a disattenzione o a una ridotta capacità di reagire prontamente in situazioni di pericolo. La sicurezza non è solo una questione di conformità normativa, ma di profonda comprensione del “fattore umano” e della sua interazione con l’ambiente lavorativo.

I fattori psicologici e la percezione del rischio nell’edilizia

All’interno del settore edile, diverse sfaccettature psicologiche emergono come contributi significativi agli infortuni sul lavoro. Tra queste, lo stress cronico si posiziona come un fattore prevalente: ben il 33% dei lavoratori europei del settore edile dichiara di sperimentare stress correlato all’attività lavorativa, una percentuale che evidenzia l’urgenza di interventi mirati. Questo stress è amplificato da una serie di elementi, tra cui la pressione temporale e il sovraccarico di lavoro, che possono portare a un’affaticamento mentale e fisico, riducendo la capacità di attenzione e di reazione in situazioni di rischio.
La percezione del rischio è un altro elemento critico. Uno studio rivela che la percezione del rischio occupazionale tende ad essere più bassa in coloro che hanno già subito un infortunio. Questo fenomeno può essere ricondotto a un bias cognitivo conosciuto come “illusione di invulnerabilità” o “bias dell’ottimismo”, per cui le persone tendono a credere di essere meno a rischio di eventi negativi rispetto agli altri, specialmente dopo aver sperimentato un infortunio dal quale sono usciti relativamente illesi. Tale distorsione può indurre i lavoratori a sottovalutare pericoli reali, aumentando la probabilità di incidenti futuri.

Non meno rilevante è l’impatto della cultura organizzativa. Il settore edile è spesso caratterizzato da una cultura “machista” e prevalentemente maschile, dove la minimizzazione dei problemi di salute mentale è comune e la richiesta di aiuto è stigmatizzata. Questa dinamica contribuisce a un ambiente in cui il 71% delle imprese evita di affrontare apertamente le questioni psicosociali. Tale reticenza impedisce l’implementazione di pratiche di supporto psicologico e di formazione sulla resilienza mentale, aggravando il disagio e aumentando la vulnerabilità agli infortuni.

Fattori come l’insicurezza occupazionale e finanziaria – derivante da recessioni economiche, precarietà contrattuale, lavoro sommerso e ritardi nei pagamenti – generano ulteriore stress e ansia. La mancanza di un luogo di lavoro fisso, che spesso porta all’isolamento sociale e a un senso di “sradicamento”, unitamente a problemi di comunicazione e scarsa cooperazione, aggrava il quadro. I cambiamenti climatici, con ondate di caldo e eventi meteorologici estremi, e la crescente digitalizzazione, che impone nuove competenze e può ridurre l’autonomia lavorativa, introducono ulteriori fattori di stress e rischio di “tecnostress”.

An iconic and inspiring piece of neoplastic and constructivist art that depicts a stylized construction worker wearing a hard hat and holding tools, pure geometric lines representing a collapsing structure, an abstract figure symbolizing stress with broken lines, and a stylized brain with gears.

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L’impatto della leadership e della cultura della sicurezza

La leadership e la comunicazione giocano un ruolo fondamentale nella prevenzione degli infortuni e nella promozione di un ambiente di lavoro sicuro. Una leadership efficace è quella che non solo impone il rispetto delle norme di sicurezza, ma che promuove attivamente una cultura della sicurezza partecipativa, dove i lavoratori si sentono incoraggiati a segnalare pericoli e a proporre miglioramenti senza timore di ritorsioni.

Pratiche di formazione:
Nel solo 2023, FORMEDIL ha istruito circa 180.000 lavoratori su aspetti cruciali della sicurezza, conducendo inoltre oltre 38.000 controlli ispettivi direttamente nei cantieri. La formazione si conferma un mezzo potentissimo per diminuire le probabilità di incidenti sul lavoro.
Fonte: Elaborazione CRESME.

La scarsa accessibilità dei leader e il basso supporto emotivo, frequentemente riscontrabili, intensificano i sentimenti di scarsa autonomia e controllo sul lavoro, contribuendo all’aumento dello stress e alla riduzione della proattività nella gestione dei rischi. La frammentazione del settore, caratterizzata da gare d’appalto competitive e un diffuso ricorso al subappalto, crea un ambiente dove la pressione economica può compromettere l’attenzione alla sicurezza.

Comparazione europea:
Nonostante i miglioramenti, l’Italia registra ancora un ritardo in Europa per quanto riguarda la sicurezza sul luogo di lavoro nel comparto delle costruzioni. Nel 2023, la percentuale di decessi per 100.000 lavoratori nei cantieri italiani ha raggiunto l’6,8, superando la media di 5,2 del continente.

La mancanza di regolamentazioni specifiche per la gestione dei rischi psicosociali negli appalti edili e la scarsa applicazione delle pratiche di sicurezza durante i progetti sono criticità che devono essere affrontate a livello normativo e contrattuale. In Svezia, ad esempio, un sindacato ha negoziato un accordo che prevede la formazione avanzata dei rappresentanti per la sicurezza e misure specifiche per la protezione delle lavoratrici, dimostrando come gli accordi collettivi possano rafforzare l’impegno delle aziende verso il benessere mentale e fisico.

Le conseguenze di una cultura della sicurezza carente e di problemi psicosociali si manifestano in maniera tangibile: aumento di assenteismo, elevato turnover e “presenzialismo” (la presenza fisica al lavoro nonostante condizioni di malessere che riducono la produttività), oltre a una generale diminuzione della produttività e della soddisfazione lavorativa. L’esposizione a un ambiente tossico, unita a condizioni ergonomiche avverse, porta a un disimpegno e un’insoddisfazione che si riflettono direttamente sui margini di profitto dell’impresa. Inoltre, il settore edile è particolarmente colpito dal disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e registra un rischio di suicidio triplicato per gli uomini in confronto alla media nazionale, evidenziando la gravità del problema e l’urgenza di programmi di supporto mirati, come “Mates in Construction”.

È cruciale che le aziende integrino le disposizioni sulla sicurezza e salute sul lavoro (SSL), compresi i rischi psicosociali e la salute mentale, nei criteri di gara e nelle pratiche della catena di fornitura. Questa misura serve non soltanto a proteggere i diritti dei lavoratori, ma contribuisce anche a rendere il settore più desiderabile, soprattutto in un periodo caratterizzato da una sottile mancanza di manodopera. Tale approccio comporta un incremento della produttività e si traduce in una maggiore soddisfazione tra i dipendenti.

Strategie per promuovere un ambiente di lavoro più sicuro e consapevole

Per affrontare la complessa rete di fattori che contribuiscono agli infortuni e al malessere psicologico nel settore edile, è fondamentale adottare un approccio olistico che integri strategie individuali e organizzative. Le migliori pratiche mirano a sensibilizzare sulla salute mentale, riducendo lo stigma associato e fornendo strumenti concreti per identificare e gestire i rischi psicosociali.

Esempi di programmi di formazione efficaci includono:
  • Constructiv: Formazione sui rischi psicosociali.
  • Lighthouse Construction Charity: Operatori di primo soccorso per la salute mentale.
  • MENTUPP: Programmi per la salute mentale nel settore edile.

A livello organizzativo, è imperativo intervenire sui determinanti strutturali della salute mentale, quali il carico di lavoro, la pressione legata alle tempistiche e le modalità di comunicazione. Questo implica l’eliminazione delle condizioni di lavoro precarie, l’introduzione di modalità lavorative più flessibili, come dimostrano esempi di supporto finanziario d’emergenza, e la creazione di ambienti lavorativi inclusivi, come quello promosso da associazioni come “Women in Construction”. Queste iniziative non solo migliorano il benessere dei lavoratori, ma mitigano i rischi psicosociali, contribuendo a un ambiente più sicuro e resiliente.

Le linee guida delle parti sociali dell’UE sottolineano l’importanza di equiparare il benessere mentale a quello fisico, veicolando un messaggio positivo e costruttivo. La ricerca e la pratica dimostrano inequivocabilmente che interventi organizzativi, quali l’offerta di condizioni contrattuali più sicure, l’incremento dell’autonomia lavorativa e una revisione regolare del carico di lavoro, portano a una netta riduzione dei rischi psicosociali e a un miglioramento della qualità della vita lavorativa.

Inoltre, un aumento della sicurezza e dello status lavorativo, tramite salari più equi, migliori opportunità di carriera e contratti stabili, stimola la soddisfazione, la produttività e il coinvolgimento dei dipendenti. La sinergia fra le istituzioni nazionali riguardanti il tema della Sicurezza sul Lavoro (SSL) nell’ambito dell’Unione Europea rappresenta indubbiamente una strategia cruciale destinata a generare linee guida specifiche adattabili alle varie categorie professionali all’interno del settore edile.

In conclusione, appare imprescindibile incentivare iniziative comuni relative alla salute mentale; ciò implica facilitare l’accesso ai servizi specialistici, mentre si fornisce sostegno concreto alle piccole realtà aziendali—che generalmente dispongono di mezzi limitati—e ai lavoratori autonomi affinché possano fronteggiare con maggiore successo i rischi psicosociali. Qualsiasi episodio critico come quello avvenuto a Mesagne dovrebbe servire da catalizzatore per una riflessione approfondita circa la precarietà degli equilibri esistenti tra individuo e occupazione; si rivela dunque indispensabile concepire la sicurezza non meramente come adempimento normativo, bensì come un investimento nel capitale umano.

All’interno dello scenario contemporaneo legato alla psicologia sociale, il caso incidentale avvenuto a Mesagne ci sollecita ad apprendere che garantire sicurezza va oltre il rispetto delle prescrizioni fisiche stabilite dalla legge; essa si radica profondamente nel nostro mondo interiore ed emotivo (intrinseca alla nostra psiche). Secondo gli insegnamenti della psicologia cognitiva, emerge chiaramente che il modo in cui percepiamo il rischio si presenta quale fenomeno soggettivo suscettibile di essere alterato da elementi quali routine quotidiana assillante o addirittura dall’impazienza o dall’eccessiva fiducia in se stessi. Spesso, dopo un’esperienza negativa evigata (il cosiddetto “response bias”), tendiamo a sottovalutare i pericoli, cadendo nella trappola dell’invulnerabilità.

Questo bias cognitivo può condurre a comportamenti rischiosi basati su una falsa sicurezza piuttosto che su una valutazione oggettiva della situazione. Ad un livello più avanzato, la psicologia comportamentale e la neuroscienza ci mostrano come lo stress cronico e la fatica mentale non solo riducano la nostra capacità di attenzione e reazione, ma alterino anche la funzione esecutiva del cervello, compromettendo il giudizio e la capacità decisionale.

Un ambiente di lavoro ad alta pressione e con scarsa attenzione al benessere psicologico può, di fatto, indurre il cervello a operare in uno stato di “allarme costante” o di “esaurimento delle risorse”, condizioni che aumentano drasticamente la probabilità di errori e infortuni, persino in assenza di evidenti guasti meccanici. Riflettiamo, quindi: quanto del “fattore umano” è, in realtà, un “fattore psicologico” trascurato, che si manifesta drammaticamente solo quando è troppo tardi?

Monitoraggio e feedback: fondamentali per migliorare la cultura della sicurezza nei cantieri. Attraverso procedure di controllo e ispezioni regolari, è fondamentale mantenere una panoramica delle condizioni di sicurezza.
Tecnologie innovative:
L’uso di sensori intelligenti, software avanzati e analisi predittive rivoluziona la gestione della sicurezza nei cantieri, migliorando l’efficacia delle misure di sicurezza e consentendo una risposta tempestiva a situazioni di rischio.

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