- Il 99% delle vittime di deepfake pornografici sono donne.
- L'articolo 612-quater del codice penale italiano punisce la diffusione di deepfake.
- La Commissione europea contrasta i deepfake dal 2022.
La rapidità con cui si sono diffusi i deepfake, una tecnologia capace di creare o alterare contenuti audiovisivi con straordinaria verosimiglianza, ha avviato accesi dibattiti sull’impatto sulla salute mentale, sia a livello individuale che collettivo. Pur riconoscendo come l’intelligenza artificiale (IA) possieda molteplici applicazioni positive nel settore psicologico — permettendo diagnosi più precise e interventi terapeutici su misura — l’utilizzo della stessa nell’ideazione dei deepfake apre a problematiche inquietanti dal punto di vista psicologico.
Il fulcro della questione è identificabile nella alterazione delle percezioni realistiche. Con i deepfake diviene sempre più difficile separare ciò che rappresenta una verità concreta da quanto creato digitalmente; tale confusione mina il senso critico dell’individuo, oltre alla sua fiducia nelle immagini e nelle informazioni assimilate quotidianamente. Questa condizione incerta può comportare elevate dosi d’ansia, stress psichico e stati di confusione cognitiva. Ricerche hanno dimostrato come la disinformazione propagata dai deepfake possa colpire, ma anche intensificare, malesseri sociali già esistenti, sfruttando le debolezze emotive e intellettuali dell’audience coinvolta. La capacità di tali contenuti manipolativi di sovvertire o danneggiare l’autonomia decisionale individuale è un rischio concreto che la psicologia sta iniziando ad affrontare. La creazione di un mondo digitale in cui la verità è malleabile e facilmente distorta può avere conseguenze a lungo termine sulla nostra salute mentale e sulla nostra capacità di interpretare il mondo che ci circonda.

L’esposizione a contenuti deepfake, specialmente se di natura ingannevole o dannosa, può innescare risposte emotive negative e contribuire all’affaticamento da informazione e alla sfiducia nei confronti delle fonti mediatiche tradizionali. La costante consapevolezza della potenziale manipolazione può indurre un senso di ipervigilanza, esaurimento emotivo e, nei casi più estremi, portare a forme di isolamento sociale e ritiro dal confronto online per timore di essere ingannati o compromessi.
Le recenti ricerche hanno messo in luce l’impatto allarmante dei deepfake, capaci di provocare significativi problemi psicologici nelle persone colpite. Una specifica indagine ha mostrato che ben il 99 % delle persone interessate da deepfake a contenuto pornografico appartiene al genere femminile, subendo gravi ripercussioni sul proprio benessere mentale, manifestatesi attraverso disturbi quali ansia e depressione[Sky TG24]. L’aumento esponenziale nella diffusione dei deepfake, insieme alla loro sorprendente complessità tecnica, sottolinea l’urgenza di approfondire i meccanismi psicologici che ne determinano l’efficacia e le ripercussioni. Un’importante rivista scientifica ha recentemente evidenziato come il fenomeno dei deepfake possa essere considerato una vera e propria violazione della privacy, portando a potenziali conseguenze legali per coloro che li producono o li condividono[Medialaws].
Il quadro normativo tra Italia ed EU: un difficile equilibrio
Di fronte alla crescente minaccia rappresentata dai deepfake, sia a livello nazionale che europeo, è emersa la necessità di un intervento legislativo mirato a disciplinare questa tecnologia e a contrastarne gli usi illeciti. In Italia, un passo significativo è stato compiuto con l’approvazione di un disegno di legge che, nell’aprile 2024, ha introdotto nel Codice penale l’articolo 612-quater, configurando il reato di «illecita diffusione di contenuti generati o manipolati artificialmente». Questo atto normativo mira a sanzionare penalmente la diffusione non consensuale di deepfake, ponendo l’Italia tra i Paesi impegnati attivamente nel contrasto a questo fenomeno.
A livello europeo, la questione deepfake è stata affrontata nel contesto più ampio della proposta di Regolamento sull’IA (AI Act). Pur non imponendo un divieto totale sulla realizzazione di deepfake, il regolamento richiede la soddisfazione di alcuni standard basilari riguardanti la trasparenza e la corretta etichettatura dei contenuti derivati dall’intelligenza artificiale, inclusi proprio i deepfake. La Commissione europea ha manifestato un forte interesse a contrastare i deepfake e la disinformazione correlata a partire dal 2022[Medialaws]. Nonostante tali normative, la sfida di contenerne efficacemente la diffusione rimane complessa, data la velocità con cui le tecnologie evolvono e la facilità con cui i contenuti possono essere creati e diffusi online[Garante Privacy].
- Questo articolo è un campanello d'allarme 🚨 per la nostra salute mentale......
- I deepfake? Una minaccia sottovalutata 🤔 che mina la nostra fiducia......
- E se i deepfake fossero uno specchio 🪞 delle nostre insicurezze digitali?......
Tecnologie per arginare il fenomeno: strumenti e strategie
In parallelo alle iniziative normative, il panorama tecnologico si sta prodigando nella messa a punto di metodologie e strumenti in grado di identificare e affrontare il fenomeno dei deepfake. Sebbene l’intelligenza artificiale rappresenti l’essenza stessa della produzione dei deepfake, trova anche applicazione nell’elaborazione di risorse sofisticate destinate alla loro scoperta. Tra i software disponibili online spiccano FakeCatcher e Microsoft Video Authenticator, i quali effettuano analisi approfondite dei materiali audiovisivi al fine di individuare possibili alterazioni mediante algoritmi specializzati nel riconoscimento delle anomalie e degli artefatti non percepibili dall’osservatore umano[Agenda Digitale].

Un’arma efficace per smascherare i deepfake è l’analisi dettagliata dei movimenti facciali, delle micro-espressioni e della sincronizzazione labiale con l’audio. Discrepanze in questi elementi possono essere indicatori di manipolazione. Inoltre, la tecnologia di «liveness detection», utilizzata ad esempio per l’autenticazione biometrica, può rilevare tentativi di attacco basati sull’uso di artefatti deepfake.
- FakeCatcher di Intel
- Microsoft Video Authenticator
- Deepware Scanner
La lotta ai deepfake si avvale di un approccio ibrido, combinando l’efficacia dell’intelligenza artificiale nel monitoraggio e nell’analisi dei dati con la necessità di verifica umana e fact-checking. Mentre l’IA può accelerare l’individuazione di contenuti sospetti, la validazione finale e la contestualizzazione richiedono l’intervento umano. È fondamentale riconoscere che i sistemi progettati per rilevare i deepfake presentano comunque limitazioni intrinseche, costringendoli a un processo evolutivo continuo per affrontare l’incessante progresso delle tecniche di sintesi. Contestualmente, la consapevolezza collettiva del pubblico e una sana critica verso i materiali audiovisivi sul web restano imprescindibili[ICT Security Magazine].
Le vittime e le profonde ferite sulla salute mentale
Le testimonianze delle vittime dei fenomeni legati ai deepfake mettono in luce l’entità e la gravità degli effetti che tali manipolazioni possono esercitare sulla salute mentale degli individui coinvolti. Celebrità e personalità pubbliche non sono le sole a trovarsi al centro dell’attenzione negativa; infatti, questi artefatti digitali riguardano tutte le categorie sociali. A causa dei deepfake pornografici o denigratori, molte persone sperimentano una violazione della loro privacy, così come un attacco alla loro integrità personale, da cui scaturiscono traumi talvolta irreversibili. Il 99 % dei casi documentati di pornografia deepfake riguarda donne[TG24], evidenziando una dimensione preoccupante di abuso di genere.
Il racconto delle vittime, spesso in forma anonima o attraverso studi scientifici, dipinge un quadro di profondo disagio, imbarazzo, vergogna e umiliazione. Essere rappresentati in situazioni non consenzienti o in contesti falsificati può minare l’identità personale, danneggiare la reputazione e avere ripercussioni significative sulla vita sociale e professionale. Le conseguenze psicologiche includono ansia, depressione, attacchi di panico, disturbi del sonno e, nei casi più gravi, ideazioni suicidarie. La violazione della privacy e l’esposizione non consensuale generate dai deepfake possono costituire un vero e proprio trauma psicologico.
Le reazioni delle vittime possono variare dalla ritirata dai social media, come nel caso di Jenna Ortega, alla ricerca di supporto legale e psicologico per affrontare le conseguenze del trauma. Alcuni casi finiscono in tribunale, dove la «digital forensics» viene utilizzata come strumento cruciale per smascherare il falso e fornire prove della manipolazione. Tuttavia, il percorso per ottenere giustizia e recuperare la propria serenità psicologica può essere lungo e complesso[Wired].
Oltre la superficie: comprendere i meccanismi psicologici del trauma da deepfake
Addentrandoci nei meandri della psicologia, possiamo comprendere meglio come i deepfake incidano così profondamente sulla salute mentale, generando traumi psicologici. Alla base, la nostra mente è cablata per fidarsi di ciò che vede e sente. Questo sistema di fiducia, essenziale per la sopravvivenza e l’interazione sociale, si scontra oggi con la capacità dell’intelligenza artificiale di creare simulazioni indistinguibili dalla realtà. Quando un deepfake ci mostra una persona, magari noi stessi, in una situazione compromettente o inventata, si crea una dissonanza cognitiva fortissima. Il nostro sistema percettivo basato sulla millenaria associazione «vedo, quindi è vero» viene bypassato, generando un senso di shock e incredulità che può sfociare in un trauma.
Essere vittima di un deepfake, specialmente se a sfondo sessuale, può configurarsi come un trauma da violazione della privacy e dell’integrità personale. La persona si sente esposta, violata nel suo spazio più intimo, senza aver dato alcun consenso. Non è solo un danno alla reputazione, ma una ferita profonda all’identità e all’autostima. Dal punto di vista comportamentale, ciò può tradursi in evitamento sociale, paura dell’esposizione online o sintomi da disturbo da stress post-traumatico, come flashback e ipervigilanza.

Un concetto cruciale è la dissociazione: di fronte a un evento traumatico schiacciante, la mente può attivare meccanismi dissociativi per proteggersi, come se la vittima fosse spettatrice esterna della propria esperienza. Nel contesto dei deepfake, osservare se stessi in scenari tanto bizzarri quanto inquietanti può alimentare tali processi, complicando l’elaborazione del trauma e ostacolando la guarigione.
Mentre abbracciamo le potenzialità dell’intelligenza artificiale, dobbiamo prendere atto delle minacce che essa pone al nostro benessere psicologico. Siamo preparati a discernere ciò che è autentico dal fabbricato? Quali strategie possiamo adottare per rafforzare la resilienza mentale in un panorama virtuale saturo d’inganni? Le risposte indicano la necessità di un’informata coscienza critica nel consumo mediatico e di reti solidali a sostegno delle vittime.
- Deepfake: contenuti audio o video manipolati mediante intelligenza artificiale, apparentemente autentici e usati per rappresentare una persona in un contesto mai avvenuto.
- IA (Intelligenza Artificiale): tecnologia che simula l’intelligenza umana attraverso l’apprendimento automatico e altre tecniche per svolgere compiti specifici.
- Dissociazione: meccanismo psicologico di difesa che permette a una persona di distaccarsi dalla propria esperienza reale, spesso in seguito a eventi traumatici.
- Sky Italia, per approfondire il contesto della notizia su Sky TG24 citata.
- Approfondimento sull'IA e il suo complesso rapporto con la salute mentale.
- Approfondimenti sull'uso dell'IA in psicologia, utile per il contesto dell'articolo.
- Definizione di deepfake e implicazioni legali dal punto di vista normativo.