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Cupello Shock: La spranga, il trauma e le ferite invisibili dell’anima

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  • A Cupello, un 35enne aggredisce un 50enne con una spranga.
  • I traumi cranici sono la terza causa di morte nei paesi industrializzati.
  • Nel 2023, in Italia, oltre 500.000 incidenti significativi, +5% rispetto all'anno prima.
  • Le donne sono il 60% delle vittime di traumi cranici da aggressioni.
  • Sindrome disesecutiva: difficoltà nel pianificare le attività quotidiane.

Un episodio violento si è verificato giovedì sera a Cupello, nelle vicinanze del cimitero situato in via Istonia; tale evento riporta all’attenzione pubblica le gravi implicazioni derivanti dalle aggressioni fisiche e gli effetti potenzialmente devastanti sulla salute degli individui coinvolti. Un uomo trentacinquenne ha assalito brutalmente un collega cinquantenne colpendolo ripetutamente con una spranga metallica. Il ferito ha subito un trauma cranio-facciale, una lesione particolarmente seria che ha reso necessario il suo ricovero urgente presso l’ospedale San Pio da Pietrelcina in Vasto per essere sottoposto alle cure neurologiche appropriate; inizialmente gli sono stati attribuiti trenta giorni di prognosi. L’aggressione si è svolta sotto gli sguardi attoniti degli astanti e della madre dell’uomo colpito ed è stata interrotta solamente grazie all’intervento rapido dei soccorsi sanitari del 118 insieme ai Carabinieri operativi sul campo; attualmente questi ultimi stanno cercando di delineare esattamente i contorni dell’accaduto, così come possibili motivazioni dell’attacco stesso. Le prime notizie fanno riferimento alla presenza preesistente di contrasti o presunti insulti tra i due soggetti coinvolti; tuttavia, al momento, queste indicazioni restano meramente speculative nella fase investigativa attuale. Ciò evidenzia non essere questo singolo incidente isolato, ma parte integrante di uno scenario molto più complesso riguardante eventi traumatici capaci di infliggere dannose conseguenze sull’esistenza umana sia dal punto di vista corporeo sia psicologico-professionale.

Le conseguenze invisibili: impatto neuropsicologico dei traumi cranici

I traumi cranici, come quello subito dalla vittima di Cupello, sono una realtà medica di notevole rilevanza, rappresentando la terza causa di morte nei Paesi industrializzati, superati solo dalle malattie cardiovascolari e tumorali. La loro incidenza raggiunge un picco nei giovani adulti (15-25 anni), spesso a causa di incidenti stradali, e un secondo picco negli anziani (oltre 75 anni), dove predominano le cadute accidentali. Sebbene non vi sia una correlazione costante tra l’entità della lesione cranica e quella della lesione encefalica – con casi di fratture craniche minime associate a gravi danni cerebrali e viceversa – l’eventuale perdita di coscienza in seguito al trauma è un indicatore prognostico fondamentale. Quanto più prolungata è la perdita di coscienza, tanto più negativa può essere la prognosi.

Tipo di Trauma Cranico Incidenza (per 100.000 abitanti)
Trauma Cranico Lieve 100-300
Trauma Cranico Moderato I soggetti che superano un trauma cranico possono subire diverse tipologie di deficit neurologici e neuropsicologici. La complessità della fisiopatologia implica una combinazione intricata tra effetti sia immediati che tardivi, incluse le lesioni sia focali che diffuse. In particolare,dopo aver vissuto uno trauma cranico severo si verifica frequentemente una condizione nota come amnesia post-traumatica (APT), l’amatore cognitivi diffusi seguitano confusione sul ricordo ed incapacitando a formare o recuperare memorie documentate. Nella fase APT diverse patologie comportamentali si manifestano frequentemente, come l’apatia, mancanza d’iniziativa, insofferenza per le attività quotidiane, sentimenti d’agitazione ed irritabilità. La durata dell’APT, inclusa la durata del coma, è un predittore significativo dell’esito a lungo termine. Questi disturbi persistono nel tempo e rappresentano una delle principali cause di disabilità, influenzando profondamente l’adattamento a lungo termine del paziente. I principali problemi a lungo termine includono amnesie, alterazioni comportamentali, disturbi del sonno e cambiamenti nelle facoltà intellettive.
Statistiche sui Traumi Cranici in Italia:
La società italiana di neurochirurgia ha riportato che nel 2023 ci sono stati oltre 500.000 incidenti significativi, con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente. Le donne, in particolare, costituiscono il 60% delle vittime di traumi cranici a seguito di aggressioni.

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  • È sconvolgente pensare come un singolo atto di violenza possa distruggere......

Disturbi comportamentali e cognitivi a lungo termine: un quadro complesso

Le ripercussioni derivanti da un trauma cranico vanno oltre gli ambiti della cognizione; esse interessano in maniera profonda l’aspetto emotivo e i comportamenti. È frequente osservare in pazienti che hanno subito tali traumi mutamenti notevoli nella personalità: possono emergere sintomi quali irritabilità persistente, stati depressivi accompagnati da ansia marcata ed evidenti difficoltà nell’affrontare le situazioni stressanti. In particolare, nelle lesioni localizzate nelle aree frontali — frequentemente implicate nei danni cerebrali traumatici (TBI) — possono insorgere disturbi compromettenti motivazioni interne ed esercizio dell’inibizione, nonché alterazioni affettive. Si pensi alla sindrome disesecutiva, la quale si manifesta attraverso il fallimento nel pianificare attività quotidiane efficacemente o nel mantenere una struttura mentale flessibile; ciò incide pesantemente sulla condotta del soggetto colpito. Il riscontro comune è quello di apatia radicata associata a scarsità d’iniziativa spontanea, insieme a inquietudine costante o addirittura attitudine aggressiva elevata; tali problematiche comportamentali tendono ad instaurarsi cronometricamente più lungamente rispetto ai deficit visibili sia cognitivi che motori, configurandosi come ostacoli significativi nell’esistenza del paziente stesso.

In ottica cognitiva va rimarcato come i traumi cranici possano provocare effetti deleteri sull’adattamento a lungo termine anche quando non siano evidenti deficit motori conclamati. Le problematiche più diffuse si concentrano sulla sfera della memoria: si osservano difficoltà nell’acquisizione di nuovi ricordi (amnesia anterograda) ed occasionali complicazioni nel recupero delle memorie pregresse (amnesia retrograda). Inoltre, la funzione attentiva risulta gravemente intaccata; questa condizione può rivelarsi attraverso continui deficit di concentrazione prolungati e una spiccata predisposizione a distrarsi facilmente, oltre a un rallentamento del processo psicomotorio. In particolar modo, quest’ultima manifestazione rappresenta un’importante conseguenza dei TBI – tra l’altro associabile al danno assonale diffuso – influenzando negativamente i risultati in vari esami cognitivi ed attitudinali. Anche le funzioni esecutive – deputate alla pianificazione e gestione dei comportamenti – subiscono frequentemente alterazioni; tali difetti possono sfuggire ai consueti strumenti valutativi ma palesarsi chiaramente nelle situazioni complesse della vita quotidiana. Va evidenziato infine come numerosi soggetti colpiti da trauma cranico severo tendano ad avere una percezione distorta delle loro problematiche cognitive, rendendo difficile il percorso riabilitativo efficace.

La riabilitazione neuropsicologica: percorsi di recupero e sostegno

La riabilitazione neuropsicologica svolge un ruolo cruciale nel supportare i pazienti traumatizzati cranici nel recupero delle abilità compromesse. L’obiettivo primario è potenziare le capacità cognitive danneggiate, non solo attraverso l’apprendimento di nuove strategie, ma anche stimolando la neuroplasticità cerebrale. Il percorso riabilitativo inizia spesso con un lavoro sull’orientamento personale, temporale e spaziale, oltre che sulla consapevolezza di malattia e la gestione delle confabulazioni. È fondamentale fornire al paziente feedback costanti sui progressi e sui risultati delle attività svolte, sia individualmente che in contesti di gruppo. Questo approccio favorisce lo sviluppo dell’introspezione e la motivazione al miglioramento.

Direttive NICE 2023:
Le ultime linee guida sul trauma cranico evidenziano l’importanza della gestione tempestiva e della valutazione accurata dei pazienti, suggerendo strategie di recupero personalizzate per affrontare i deficit cognitivi e comportamentali. In concomitanza con gli interventi mirati al miglioramento cognitivo, le procedure riabilitative si avvalgono altresì di metodologie comportamentali. Queste ultime si fondano prevalentemente su meccanismi di rinforzo positivo o negativo, rivelandosi efficaci nell’affrontare problematiche legate a comportamenti disinibiti o aggressivi. Tra coloro che presentano undanno cranico lieve, nonostante manifestino segni tangibili di recupero favorevole, è frequentemente osservata una contrazione delle interazioni sociali nonché delle opportunità ricreative; tale condizione sembra più legata a un deficit motivazionale che non a effettive limitazioni fisiche. La base della riabilitazione poggia sull’informazione, sull’educazione e sul supporto: risultano imprescindibili chiarimenti rivolti sia ai soggetti interessati sia alle famiglie in merito alla natura del trauma subìto e alle sue implicazioni future; da qui emerge l’importanza della comunicazione rassicurante circa le probabilità realistiche di un eventuale recupero affermativo accompagnato dalla proposizione di accorgimenti volti ad agevolare una ripresa graduale. L’attivismo dei familiari riveste un ruolo predominante in questo contesto – essendo generalmente chiamati ad orientarsi verso nuove modalità relazionali al fine di assicurare quel sostegno indispensabile durante l’intera fase riabilitativa – mentre un attento monitoraggio continuativo viene praticato col passare del tempo grazie a incontri sempre meno ravvicinati per favorire al contempo l’inserimento sociale e occupazionale del paziente stesso. La ripresa dell’attività lavorativa, anche se frequentemente con una riduzione del grado di responsabilità, viene valutata come uno dei principali segnali di un risultato favorevole.

Oltre la lesione: la complessità dell’adattamento psicologico

La vicenda legata a Cupello sottolinea in modo inequivocabile come un incidente fisico, soprattutto quando intacca l’integrità del cervello stesso, vada oltre la mera evidenza delle ferite corporee; esso si ripercuote su molteplici fronti coinvolgendo l’interezza dell’esistenza umana. La disciplina della psicologia cognitiva chiarisce infatti che il cervello riveste un ruolo fondamentale: rappresenta il nucleo centrale delle nostre esperienze soggettive e abilita le nostre interazioni col mondo esterno, conferendoci i mezzi per formare ciò che percepiamo come realtà. Un evento traumatico capace di infrangere questa delicata struttura ha potenzialmente effetti distruttivi sulla salute mentale. Una delle intuizioni primarie in ambito psico-cognitivo pertinente a simili circostanze risiede nel fatto che i traumi influiscono non soltanto sulle facoltà cognitive oppure sui processi mnemonici; piuttosto hanno anche attitudini distruttive nei riguardi dell’senso del sé. Prima dell’evento traumatico fatale per lo stato cerebrale era possibile per l’individuo mantenere una storia personale solida ed omogenea, caratterizzata dalla lucidità necessaria ad affrontare situazioni quotidiane con chiarezza d’intenti. Tuttavia, successivamente a uno scontro craniale grave insorgono deficit cognitivi capaci di irretire o alterare radicalmente quella narrativa originaria, determinando quindi disturbi identitari consistenti oltre ad amplificati sentimenti di estraneità verso la propria persona. Non si tratta solo di “dimenticare” o “non riuscire a concentrarsi”, ma di “non riconoscersi più” nelle proprie reazioni, nelle proprie emozioni, nelle proprie capacità.

Glossario

Glossario:
  • Amnesia post-traumatica: perdita temporanea della memoria in seguito a un trauma.
  • Plasticità cerebrale: capacità del cervello di riorganizzarsi in risposta a danni o cambiamenti ambientali.
  • Sindrome disesecutiva: difficoltà nella pianificazione, organizzazione e regolazione del comportamento.

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