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Cpr torino: stop all’orrore, salute mentale prima di tutto

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  • Su 53 persone nel CPR, 30 assumono psicofarmaci ogni sera.
  • Il 30 aprile proteste con 4 persone ricoverate.
  • Trasferimento in Albania di 6 persone contestato per accordi inesistenti.

Di recente, il Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Torino è stato al centro di intense discussioni a seguito dell’ispezione condotta dai rappresentanti dell’Alleanza Verdi Sinistra (AVS). Tale visita ha messo in risalto una situazione allarmante: molti dei trattenuti versano in condizioni tali da necessitare con urgenza di sostegno psicologico e psichiatrico. Tali circostanze sollevano quesiti fondamentali sulla gestione stessa dei CPR e sulla protezione dei diritti essenziali delle persone private della libertà personale.

Trasferimenti Controversi e Vulnerabilità Ignorate

Un evento recente ha visto il trasferimento in Albania di sei individui reclusi nel CPR torinese; tale decisione ha provocato vive contestazioni tra gli osservatori. I delegati dell’AVS sottolineano come alcuni Paesi di provenienza dei soggetti trasferiti non abbiano accordi specifici con l’Italia in materia di rimpatri. Tale fatto suscita dubbi sull’effettiva efficacia e sulla validità giuridica di tali operazioni, che appaiono più finalizzate a scopi propagandistici che a fornire soluzioni concrete al problema.
Oltre a ciò, la situazione all’interno del CPR si aggrava a causa della presenza significativa di individui con profonde debolezze sia fisiche che mentali. Un numero rilevante di immigrati coinvolti risiede nel nostro Paese da anni – alcuni persino da decenni – hanno figli con cittadinanza italiana e un’attività lavorativa alle spalle. Il motivo della loro reclusione sembra riconducibile alla semplice scadenza dei permessi concessi per soggiornare legalmente in Italia; una logica normativa che pare ignorare del tutto il loro reale inserimento nella comunità locale italiana.

Cosa ne pensi?
  • Finalmente qualcuno che denuncia questa situazione inaccettabile... 👏...
  • Ma davvero pensiamo che i CPR siano la soluzione giusta...? 🤔...
  • E se provassimo a vedere i CPR come un'opportunità per...? 🔄...

L’Allarmante Uso di Psicofarmaci e le Proteste

Un elemento particolarmente inquietante emerso dalla visita è l’alto numero di trattenuti che assumono psicofarmaci. Su 53 persone, addirittura 30 ricorrono a tali farmaci ogni sera. Questo dato mette in evidenza un diffuso malessere psicologico all’interno del CPR, probabilmente amplificato dalle condizioni di reclusione e dall’incertezza sul futuro.

Le proteste del 30 aprile, che hanno portato al ricovero di quattro persone, sono un chiaro segnale della disperazione e della frustrazione dei trattenuti. Sono stati segnalati numerosi tentativi di suicidio e atti di autolesionismo, tra cui il caso di una persona che ha ingerito lamette e batterie ed è stata successivamente riportata nel CPR. *Attualmente, l’individuo porta avanti uno sciopero della fame in segno di opposizione a un sistema da lui percepito come irragionevole e disumano.*

Il “Decreto Albania” e le Prospettive Future

Mentre la situazione nel CPR di Torino continua a destare preoccupazione, alla Camera dei Deputati è in programma la discussione sul cosiddetto “decreto Albania”. Questo decreto prevede l’esternalizzazione della gestione di alcune procedure migratorie in centri situati al di fuori del territorio italiano.

I critici del decreto, tra cui i rappresentanti di AVS, sostengono che tale misura non risolverà i problemi esistenti e che, anzi, rischia di esacerbare le violazioni dei diritti umani. Essi chiedono lo smantellamento del sistema dei CPR e l’adozione di politiche migratorie più umane e rispettose della dignità delle persone.

Verso un Approccio più Umano e Sostenibile

La situazione nel CPR di Torino è un campanello d’allarme che non può essere ignorato. È necessario un cambio di paradigma nell’approccio alle politiche migratorie, che metta al centro il rispetto dei diritti umani e la tutela della salute mentale. L’esternalizzazione delle procedure migratorie, come previsto dal “decreto Albania”, non è una soluzione sostenibile e rischia di creare ulteriori problemi.

È fondamentale che le istituzioni si facciano carico delle vulnerabilità dei trattenuti nei CPR, garantendo loro un’adeguata assistenza psicologica e psichiatrica. È inoltre necessario rivedere le procedure di detenzione, evitando di rinchiudere persone che hanno legami consolidati con il territorio italiano e che non rappresentano una minaccia per la sicurezza pubblica.

Conclusione: Un Imperativo Etico e Sociale

La questione riguardante il CPR situato a Torino ci conduce verso una scelta fondamentale: proseguire con approcci migratori caratterizzati da rigidità punitiva e inefficacia o avviare un cammino improntato all’umanità e al rispetto per i diritti essenziali degli individui. È imperativo porre al centro della nostra attenzione la salute mentale delle persone detenute, che frequentemente risente negativamente delle condizioni carcerarie; ciò rappresenta una priorità inderogabile.

Ritengo essenziale mobilitare le istituzioni pubbliche, così come l’intera società civile insieme agli esperti del settore, affinché i centri per il rimpatrio (CPR) si trasformino in spazi dedicati all’accoglienza e al sostegno reciproco piuttosto che focolai di sofferenza o disperazione. Un tale cambiamento è indispensabile se desideriamo edificare una comunità più equa e integrativa, dove la dignità individuale sia tutelata adeguatamente.
Cari amici lettori, è importante considerare questa realtà con attenzione. Secondo quanto insegnatoci dalla psicologia cognitiva, è evidente che le nostre percezioni e interpretazioni circa determinate circostanze esercitano un impatto significativo sul nostro stato emotivo generale. Immaginatevi ora immersi in uno spazio confinato nell’incertezza riguardo al domani mentre vi trovate distanti dalle persone care. In quale stato d’animo ci troveremo? La risposta è piuttosto immediata: il sentimento prevalente sarebbe quello dell’ansia, accompagnato dalla paura e dalla disperazione.
Adesso poniamoci in una prospettiva più sofisticata attraverso il prisma della dissonanza cognitiva. Tale principio psicologico, formulato da Leon Festinger nei lontani anni ’50, rivela come tentiamo costantemente di armonizzare il contrasto che emerge tra ciò che pensiamo e ciò che facciamo. Riguardo ai CPR, sorge spontanea la domanda: in quale modo riusciamo ad allineare i nostri principi etici relativi all’umanità e al rispetto dei diritti con l’esistenza della detenzione per individui già fragili? È evidente che la dissonanza cognitiva può generare delle razionalizzazioni elaborate o provocare un forte turbamento emotivo.

Esorto tutti voi a immergervi nella riflessione riguardo tali interrogativi e ad approfondire l’empatia verso coloro che affrontano una realtà complessa. Solo intraprendendo questo cammino avremo una possibilità concreta per edificare una comunità davvero consapevole e animata da sincera compassione.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)

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