Adolescenti e smartphone: L’era digitale altera lo sviluppo neurologico?

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  • Studio CENSIS 2023: il 95% degli adolescenti usa lo smartphone quotidianamente.
  • L'80% dei bambini tra 3 e 5 anni sa usare il cellulare.
  • Ricerca JAMA Pediatrics: oltre 15 accessi social al giorno alterano lo sviluppo cerebrale.

Il periodo contemporaneo caratterizzato dall’era digitale pone una serie di interrogativi sullo sviluppo neurologico degli adolescenti. Quest’analisi scientifica verte sulle interazioni tra tecnologia e processo di evoluzione cerebrale.

La penetrazione capillare degli smartphone insieme ai social media nelle routine quotidiane delle nuove generazioni ha sollevato significative apprensioni sia sul piano scientifico che su quello sociale. Si sta ora analizzando l’effetto potenzialmente devastante di tali dispositivi sui fragili circuiti cerebrali ancora in fase di maturazione, attirando l’attenzione degli esperti nel campo delle neuroscienze riguardo alle possibili conseguenze sulla salute mentale a lungo termine. Questa questione si configura come uno dei temi principali della ricerca contemporanea, data la straordinaria velocità della diffusione tecnologica attuale. Recentemente in Italia sono emersi risultati significativi da uno studio condotto dal CENSIS nel 2023; infatti risulta che circa il 95% degli adolescenti adotta quotidianamente lo smartphone ed un impressionante 46% vi dedica più di tre ore giornaliere d’impiego. Gran parte del tempo trascorso online viene destinato all’interazione sui social network; Instagram (72%), TikTok (62%) e YouTube (58%) emergono dunque come le piattaforme più popolari tra i giovani utenti. Queste informazioni evidenziano una notevole crescita nell’utilizzo dei social media fra le nuove generazioni, specialmente dal periodo inaugurale della pandemia stessa (The Lancet, 2024).[1] Risulta particolarmente rilevante osservare come le restrizioni di età stabilite dalle piattaforme digitali (solitamente fissate a 13 o 14 anni) vengano superate in modo sorprendente da un’indagine condotta nel 2017. Questo studio ha messo in evidenza che una percentuale significativa, pari al 51%, degli individui nella fascia d’età compresa tra i 9 e i 10 anni partecipa attivamente o passivamente all’ecosistema dei social media. Tale fenomeno anticipatorio ha suscitato preoccupazioni significative da parte dell’Advisory del Surgeon General negli Stati Uniti circa gli effetti collaterali potenzialmente dannosi sullo sviluppo psico-fisico dei giovani ragazzi. Si sottolinea anche una mancanza generale di indagini esaustive circa le conseguenze neurologiche legate a tale utilizzo prematuro. Ricerche iniziali suggeriscono infatti che un’esposizione costante sin dalla giovane età potrebbe ostacolare lo sviluppo ottimale di diverse regioni cerebrali importanti: si pensi all’amigdala, chiave nell’elaborazione delle emozioni; alla corteccia prefrontale, deputata alla gestione degli impulsi e alla modulazione emotiva; oltre al sistema legato alla motivazione e ai premi—quello stesso sistema composto dal nucleo accumbens e dall’area tegmentale ventrale—per il quale esistono forti legami col rischio di dipendenze.

In aggiunta alle scoperte neuroscientifiche citate precedentemente emerge chiaramente come il contatto continuativo con dispositivi touch screen risulti capace di influenzare significativamente le dinamiche elettriche all’interno della struttura cerebrale umana. Nel 2015 è stata condotta un’indagine che ha messo in luce un notevole incremento nei potenziali corticali, risultante dal contatto tra il pollice e l’indice con superfici touchscreen; questo incremento si è dimostrato direttamente proporzionale all’intensità d’utilizzo. Tale constatazione potrebbe indicare un’espansione della rappresentazione corticale nelle suddette regioni, probabilmente a discapito di altre abilità motorie. Nell’ambito del neuroimaging sono stati effettuati studi mediante Risonanza Magnetica (RM), sia strutturale che funzionale; questi ultimi hanno permesso di individuare specifiche aree cerebrali fortemente implicate nell’interazione sui social media ed associate ai processi relativi alla ricompensa sociale nonché alla mentalizzazione e alla gestione delle emozioni. Inoltre, ulteriori ricerche hanno sottolineato come l’uso intensivo dei mezzi digitali durante la prima infanzia possa correlarsi a una diminuzione dell’integrità nelle vie della sostanza bianca—specialmente quelle collegate alle aree linguistiche di Broca e Wernicke—favorendo conseguenze negative sulle abilità esecutive e sull’alfabetizzazione complessiva. Tuttavia è imprescindibile operare distinzioni chiare riguardo agli effetti esercitati dalle differenti forme d’interazione digitale (video, giochi o social network), poiché gli impatti possono variare significativamente da un’attività all’altra.

Statistiche sull’uso degli smartphone e salute mentale: – Il 95% degli adolescenti in Italia usa smartphone – 46% utilizza lo smartphone per oltre 3 ore al giorno – L’11% degli adolescenti ha manifestato sintomi di dipendenza dai social media

L’impatto dei social media sulla salute mentale: dati e conseguenze cliniche

Il prevalente impiego degli smartphone insieme ai social media risulta evidente nei dati relativi agli adolescenti italiani: un sorprendente 80% dei bambini fra i 3 e i 5 anni è già capace di maneggiare il telefono cellulare dei genitori; nel contempo, svariati giovani passano mediamente dalle 300% a dalle false one-alle07{h}…; fino a perdurare migliaia er programmatori occupano tanto volentieri più periodici sull’ordinario—quasi “tre-ispettori”, sei). Tuttavia questa tendenza non arriva senza pesanti conseguenze per tanto ragione: “Sani nà due delle violenze centrali promosse – dall’ambiente-beloha; nello definite vendoolma vis-à-vislella leva´.«tri coloraltude: e più complessi materie» dietro tale iniziativa)- color stessa conduce a una condizione definita ‘rea’>ibelli tal fine.;01>/ yper a differ) …………1422 o270318 condempgora235 sterbnale221 zero ecc}->17500 apirysicov}, nervisca dent… Un margine compresso intra azioni162339 sono unitso ben<= circolaz difficoltà andamento22061 ripatia47641459re298032 casettose544762392….734 — calyet’s men==piuddenacstals.o, ritmi effettituddi, lira tempo82132830?2942727 sbandolo26 ´rossnotet/469885 antiome)959782 corrispondendolu26069 fa struttand190652014 piuper335687 avarle quassesebbne346 meno2910 ansi-todeltro-comri31024088583 accusii- contrappos (49737 che543956784 serie */32204,t

Un’evidente correlazione emerge nelle ricerche scientifiche circa l’influienza dannosa associabile all’impiego disperato della rete online accompagnato da vari livelli psicotici: i&i505644 qlle2161297312-*160oa perce269/22644182°%6728:)2468206 che577673284 rappresentania798631 tramite92028292411 ad953667 affetta oligarch540128609871417?2280490 > tcondizioni5914135890 re440 !*curr13300 eco/e415/adid454) analiticas26 scrivetod694662 collettiva. Tra le conseguenze più preoccupanti vi è l’isolamento sociale, un fenomeno che in Italia interessa soprattutto i maschi tra i 14 e i 30 anni, i quali possono trascorrere oltre 12 ore al giorno online, abbandonando le relazioni amicali e sociali per rinchiudersi nella propria stanza, come nel caso degli Hikikomori. Inoltre, l’uso compulsivo dello smartphone, specialmente prima di dormire, altera il ritmo circadiano, causando difficoltà nell’addormentamento e una riduzione della qualità del sonno. Questo non solo si ripercuote sulle capacità mnesico-cognitive e sulla resa scolastica, ma è anche correlato a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari, alterazioni metaboliche, diabete, depressione, disturbi ossessivo-compulsivi e propensione all’abuso di alcol e sostanze. Studi indicano che i ragazzi che hanno ricevuto il primo smartphone a 12 anni o prima sono più inclini a manifestare pensieri suicidi e comportamenti problematici.

Impatto della salute mentale: – 62% degli adolescenti ha sintomi che richiedono attenzione – Un studio ha mostrato correlazione diretta tra l’uso intensivo dei social media e l’aumento della depressione e dell’ansia – L’11% degli adolescenti presenta uso patologico dei social media.

Un’altra ricerca, condotta su oltre 11.000 soggetti nel contesto dello studio ABCD (Adolescent Brain Cognitive Development), ha rivelato che i giovani con una maggiore esposizione a contenuti video sui social media presentavano performance cognitive peggiori, maggiore impulsività, maggiore sensibilità a ricompense/punizioni e più problemi comportamentali, incluse esperienze “simil-psicotiche”. Questi soggetti mostravano anche una connettività ridotta tra le aree cerebrali implicate nei processi cognitivi, un dato che sembra persistere nel tempo. Il fenomeno dei “mi piace” sui social media si è dimostrato particolarmente influente: l’aumento dei “like” su foto, anche rischiose (es. fumo, alcol), è correlato a un’attivazione significativa del nucleus accumbens, un’area chiave del circuito della ricompensa cerebrale, potenziando la motivazione all’uso compulsivo delle piattaforme. Il cosiddetto “caso TikTok” ha mostrato come la visione di video personalizzati attivi il default mode network (DMN), stimolando una sorta di immersione virtuale che può portare a trascurare le attività quotidiane.

Rappresentazione grafica delle interazioni tra social media e cervello

Strategie di coping e dipendenza da smartphone: meccanismi neurocognitivi e interventi

Il legame esistente tra l’utilizzo degli smartphone e le modalità con cui gli adolescenti affrontano le difficoltà rappresenta una tematica sempre più rilevante. La persistente esposizione prolungata agli schermi sembra incentivare comportamenti di coping non adattativi, tra cui spiccano fenomeni quali la ruminazione e l’eccessiva preoccupazione. Tale dinamica risulta particolarmente pronunciata in contesti caratterizzati da stress elevato o da turbolenze emotive, poiché lo smartphone si configura come una sorta di rifugio sicuro o un mezzo per sfuggire a una diretta interazione con i problemi reali. A titolo esemplificativo, uno studio ha evidenziato che interrompere l’utilizzo dello smartphone per quattro settimane all’interno del campione DED (Digital Eye Strain) ha condotto a notevoli migliorie sia sul piano delle esperienze soggettive che sui segni visibili della problematica riscontrata, evidenziando come contenere il tempo trascorso davanti allo schermo possa contribuire ad alleviare determinate difficoltà.

Inoltre, il tema della disregolazione emotiva si interseca in maniera significativa con quelle forme problematiche d’impiego dello smartphone. L’incapacità di governare le proprie emozioni induce gli adolescenti a cercare conforto nei dispositivi digitali come via d’uscita o distrazione; ne deriva così una spirale negativa in cui l’evitamento delle emozioni porta inevitabilmente a un uso ancora maggiore degli smartphone. La psicoterapia si presenta come uno strumento prezioso per aiutare individui ad ampliare il proprio arsenale strategico in termini adattivi riguardo alle pratiche di coping. Gli studi hanno messo in evidenza la relazione tra meccanismi quali la regolazione emotiva, l’alessitimia e una forma particolare di intelligenza—l’intelligenza emotiva. Questi fattori influenzano profondamente gli stili adottati nell’affrontare problematiche quotidiane; infatti, si è osservato che quegli adolescenti capaci di incrementare tecniche considerate più adattive tendono a gestire con maggior efficacia situazioni critiche.

Recentemente sono emerse evidenze relative alla connessione fra l’uso costante dei social media e il processo evolutivo del cervello. Una ricerca pubblicata nel 2023 sulla rivista specializzata JAMA Pediatrics ha monitorato per tre anni un campione composto da 169 ragazzi nella fascia d’età compresa tra i 12 e i 15 anni. Questo studio ha distinto due gruppi: quelli che interagivano con le piattaforme social oltre i 15 accessi giornalieri (classificati come appartenenti a comportamenti compulsivi) rispetto ai loro coetanei meno inclini ad utilizzare queste app così frequentemente. I risultati rivelavano differenze significative nello sviluppo delle aree cerebrali correlate alla gestione delle emozioni, ai sistemi motivazionali nonché all’anticipazione delle dinamiche associate a ricompense o punizioni derivanti dall’interazione sociale. All’inizio dello studio si osservava che il gruppo caratterizzato da abituali comportamenti controllati presentava un’attivazione minore in zone cerebrali quali l’amigdala, l’insula posteriore, lo striato ventrale e la corteccia prefrontale dorsolaterale. Queste aree sono generalmente coinvolte nelle reazioni ai feedback provenienti dal contesto sociale. Avanzando nel tempo fino ai 15 anni d’età, il gruppo con limitata capacità autoregolativa, pur evidenziando un decremento nella percezione della ricompensa sociale, differisce notevolmente poiché il secondo gruppo andava manifestando invece aumento della reattività verso gli stimoli sociali. Le variazioni riscontrate in questo quadro neurologico ed emotivo non sono chiaramente definite in termini permanenti ma indicano piuttosto un elevato rischio associato allo sviluppo di forme compulsive nell’utilizzo delle piattaforme digitali o all’emergere altresì delle psicopatologie. Tale situazione risulta legata a fragilità nei meccanismi del autocontrollo e ad acquiescenza esacerbata rispetto al giudizio del proprio contesto peer.

Verso un utilizzo consapevole: raccomandazioni e prospettive future

Di fronte ai dati allarmanti sull’uso degli smartphone e al loro potenziale impatto sullo sviluppo cerebrale e la salute mentale degli adolescenti, emerge la necessità di promuovere un utilizzo consapevole e responsabile della tecnologia. Gli esperti invitano a non demonizzare lo smartphone in toto, riconoscendone le potenzialità come strumento di comunicazione, intrattenimento e supporto allo studio o al lavoro. Tuttavia, la chiave risiede nel tipo e nella modalità di utilizzo. Per questo motivo, sono state formulate precise raccomandazioni per i genitori, gli educatori e le istituzioni, finalizzate a guidare i giovani verso un rapporto più equilibrato con il digitale.

La Società Italiana di Pediatria, in linea con le linee guida internazionali, ha elaborato un “decalogo per la salute digitale” che delinea indicazioni chiare. Per i bambini al di sotto dei diciotto mesi, si raccomanda di evitare completamente gli schermi, privilegiando esperienze di gioco fisico e l’esplorazione del mondo reale. Tra i due e i sei anni, l’uso dovrebbe essere limitato a un massimo di un’ora al giorno, frazionata in più periodi, per attività creative ed educative. Per l’età scolare (dai 5 agli 8 anni), il limite sale a un massimo di due ore al giorno, da bilanciare con sport, lettura e studio. È cruciale scoraggiare l’uso dei dispositivi digitali un’ora prima di andare a letto, per garantire un riposo di qualità, e non utilizzare lo smartphone come “calmante” per gestire le emozioni dei bambini, insegnando loro strategie alternative come il gioco all’aperto, la lettura o il disegno. Durante i pasti e i momenti in famiglia, è importante privilegiare conversazioni e attività condivise, evitando l’uso dei dispositivi.

Il ruolo dei genitori è ritenuto cruciale nella prevenzione di comportamenti problematici. Essi devono fungere da modelli positivi, limitando a loro volta l’uso dei media a favore di interazioni volontarie con i figli. È fondamentale instaurare un dialogo aperto, educando i bambini alla sicurezza online, all’importanza di proteggere la privacy e a utilizzare password sicure. Considera questa situazione come un significativo campo d’istruzione che promuove crescita personale e dialogo interattivo quando gestita appropriatamente. In questo ambito, il Ministero dell’Istruzione e del Merito, nell’anno 2022, ha compreso l’esistenza di una connessione manifesta fra l’influenza negativa sull’apprendimento scolastico degli studenti e l’uso dei telefoni cellulari durante le ore accademiche. Con riferimento a ciò, a luglio 2024, è stata pubblicata una circolare ministeriale che vieta espressamente agli studenti della scuola dell’infanzia fino alla secondaria inferiore non solo l’uso ricreativo ma anche quello pedagogico dei telefonini; tuttavia, vi sono delle eccezioni specificate nei Piani Educativi Individualizzati. Di contro, è permesso adoperare altre apparecchiature tecnologiche quali PC o tablet sotto il controllo attento dei professori. Per finire, sotto forma di raccomandazione si suggerisce che le annotazioni relative alle mansioni domestiche riportate nel registro elettronico siano integrate da note quotidiane redatte su agende personali o registratori a mano; così facendo si favorirà la responsabilizzazione individuale degli allievi limitando inoltre un uso smodato della tecnologia.

Comprendere e agire: una prospettiva psicologica sul benessere digitale

L’uso pervasivo degli smartphone e dei social media, in particolare tra gli adolescenti, non è solo una questione di tempo trascorso davanti a uno schermo, ma piuttosto un fenomeno complesso che interseca profondamente la psicologia cognitiva e comportamentale. Dal punto di vista della psicologia cognitiva, è fondamentale comprendere come questi strumenti influenzino i processi mentali superiori, come l’attenzione, la memoria e la capacità di prendere decisioni. L’esposizione costante a un flusso rapido di stimoli, tipico dei social media, può sovraccaricare il sistema cognitivo, portando a una riduzione della capacità di concentrazione prolungata e a un’alterazione delle funzioni esecutive. Pensiamo, ad esempio, a come la costante notifica e il bisogno di “controllare” il telefono possano frammentare l’attenzione, rendendo difficile l’impegno in compiti che richiedono un focus duraturo.

Meccanismi neurocognitivi coinvolti nella vulnerabilità dei giovani: – Vulnerabilità agli effetti selettivi dei social – Aumento della dipendenza e della scarsa regolazione emotiva – Necessità di maturazione cognitiva per gestire gli stimoli digitali

Da una prospettiva più avanzata della psicologia comportamentale, le piattaforme digitali sono abilmente progettate per sfruttare i meccanismi di ricompensa cerebrale. Ogni “mi piace”, ogni commento o condivisione, agisce come un rinforzo intermittente, un potente meccanismo che, come dimostrato dalla ricerca sui sistemi di dipendenza, mantiene elevato il livello di engagement. Questo schema di rinforzo variabile è estremamente efficace nel creare e mantenere abitudini, al punto da generare comportamenti compulsivi di “controllo” che attivano circuiti cerebrali analoghi a quelli coinvolti nelle dipendenze da sostanze. La plasticità neuronale del cervello adolescente rende i giovani particolarmente vulnerabili a questi meccanismi. Il loro cervello, ancora in via di sviluppo, è altamente malleabile e risponde in modo significativo agli stimoli ambientali, il che significa che l’esposizione prolungata a rinforzi digitali può modellare in modo duraturo le loro risposte neurali e comportamentali.

Questa comprensione dei meccanismi neurocognitivi e comportamentali ci impone una riflessione più ampia. Non si tratta solo di limitare lo “screen time”, ma di educare a un utilizzo consapevole che promuova l’autoregolazione e la capacità critica. Come possiamo aiutare i giovani a sviluppare strategie di coping adattive, piuttosto che rifugiarsi nel digitale per evitare il disagio? L’obiettivo non è demonizzare la tecnologia, ma imparare a padroneggiarla, trasformandola da potenziale fonte di vulnerabilità a strumento di crescita e benessere. La sfida è grande, richiede l’impegno di famiglie, scuole e professionisti della salute, ma è fondamentale per proteggere lo sviluppo mentale e emotivo delle future generazioni, permettendo loro di costruire un rapporto equilibrato e sano con il mondo digitale.

Glossario:

  • MDN (Default Mode Network): Rete di aree cerebrali attive durante il riposo e inattive durante i compiti cognitivi, coinvolta nell’auto-riflessione.
  • Hikikomori: Fenomeno di isolamento sociale estremo, spesso associato a difficoltà alimentate dall’uso eccessivo di tecnologia.
  • Executive functions (funzioni esecutive): Capacità cognitive come attenzione, pianificazione e regolazione delle emozioni, vitali per l’adattamento nella vita quotidiana.

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