- Il 49,6% degli operatori sanitari è a rischio burnout, secondo Federazione Fadoi.
- Stress e burnout aumentano gli errori terapeutici e di sicurezza.
- La Liguria ha attivato una linea telefonica di ascolto psicologico nel 2021.
Nel panorama sanitario odierno, l’attenzione si concentra sempre più sulla salute mentale dei professionisti in prima linea, in particolare quella degli operatori del Servizio di Emergenza Urgenza Territoriale (118). La città di Lavagna, in Liguria, è diventata un laboratorio per l’analisi di un fenomeno dilagante: il trauma invisibile che colpisce i soccorritori. Nonostante la dedizione e il coraggio dimostrati quotidianamente, questi operatori sono esposti a un sovraccarico emotivo e psicologico che può culminare nel burnout e nel trauma vicario. Quest’ultimo, in particolare, definisce la condizione di chi, assorbendo le sofferenze altrui, finisce per vivere indirettamente esperienze traumatiche.
Il lavoro degli operatori del 118 è intrinsecamente stressante: si trovano ad affrontare situazioni di estrema gravità, dolore e sofferenza umana, spesso in contesti di caos e sotto pressione. Questa esposizione costante, se non adeguatamente gestita, può portare a conseguenze devastanti sulla loro salute mentale e fisica. I sintomi riconducibili al trauma vicario includono ansia, depressione, irritabilità e l’adozione di comportamenti di coping negativi, come l’abuso di sostanze. Il burnout, invece, si manifesta con un esaurimento emotivo profondo, una sensazione di svuotamento e demotivazione, spesso scaturita da un carico di lavoro eccessivo e da una percezione di scarso riconoscimento professionale.
La distinzione tra trauma vicario e burnout è fondamentale per comprendere le implicazioni sul sistema sanitario. Mentre il trauma vicario è una risposta diretta all’esposizione a eventi traumatici altrui, il burnout è più spesso legato a problematiche organizzative, come una cattiva gestione o una disorganizzazione reiterata delle strutture sanitarie. Entrambe le condizioni, tuttavia, possono comportare ricadute significative sulla qualità delle cure erogate. Operatori esausti o traumatizzati possono mostrare una riduzione della capacità di concentrazione, un aumento della disattenzione e, in ultima analisi, un incremento degli errori terapeutici e di sicurezza. La sindrome della “seconda vittima”, che descrive il professionista sanitario che subisce un trauma psicologico a seguito di un errore o di un evento avverso, è un chiaro esempio delle conseguenze a lungo termine di queste condizioni.
È cruciale che il sistema sanitario riconosca la portata di queste problematiche e sviluppi strategie mirate per la tutela del benessere psicologico del personale. Ignorare questi segnali significa non solo compromettere la salute degli operatori, ma anche la sicurezza dei pazienti e l’efficacia complessiva del servizio di emergenza.
Le conseguenze del sovraccarico e del trauma vicario sul sistema sanitario
Il carico lavorativo gravoso, combinato con la costante esposizione ad eventi carichi d’emozione intensa, provoca una gamma articolata di effetti profondi che influenzano complessivamente il panorama sanitario. Uno degli aspetti più allarmanti è rappresentato dall’innalzamento del rischio connesso agli errori terapeutici e alla sicurezza. Gli operatori sanitari affaticati o emotivamente segnati dal lavoro sono maggiormente predisposti a compiere imprecisioni dalle ripercussioni potenzialmente devastanti sui pazienti stessi. In contrasto, una condizione caratterizzata da un basso livello di stress e burnout, tipicamente presente nel personale meglio supportato psicologicamente, porta direttamente a una minore incidenza di errori nella terapia e nella sicurezza, secondo quanto attestano i documenti redatti dall’ASL4 Liguria nell’aprile 2020. Tale realtà sottolinea l’importanza cruciale della salute mentale per gli operatori: essa non deve essere considerata soltanto sotto il profilo etico ma è essenziale quale fondamentale garanzia della protezione dei pazienti.
Ricerche accademiche ed esperienze operative confermano inoltre che il fenomeno del burnout deriva spesso da attuazioni imprudentemente gestite unite ad appendice organizzativa deficiente nelle strutture ospedaliere. Un carico lavorativo insostenibile insieme al mancato riconoscimento delle energie spese e a retribuzioni considerate insufficienti incidono fortemente sul deterioramento del benessere psicologico. Questi elementi creano un ciclo negativo dove l’infelicità degli operatori si riflette su aspetti quali le inefficienze organizzative e i livelli elevati di assenteismo; tutto ciò porta inevitabilmente a una diminuzione della qualità dei servizi offerti.
Il trauma vicario rappresenta uno stato diverso dal burnout ma tende a intensificare le conseguenze dannose associate ad esso. Gli operatori nel settore sanitario possono presentare sintomi che spaziano dall’ansia alla depressione fino all’adozione prevalente di strategie maladattive come l’isolamento sociale o l’abuso di alcol e sostanze. La persistenza di questo malessere può sfociare addirittura nel Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS), influenzando pesantemente tanto la sfera lavorativa quanto quella privata. Un esempio emblematico è l’iperattività compensativa: tale fenomeno consiste nell’engagement costante con vari impegni per non dover affrontare momenti o pensieri dolorosi; rispecchia quindi il tentativo disperato da parte degli individui di affrontare il proprio carico psichico.
Un sistema sanitario che non investe nella tutela della salute mentale dei suoi professionisti è un sistema fragile. Le conseguenze non si limitano agli individui, ma si estendono all’intera organizzazione, con un impatto sulla produttività, sul turnover del personale e, in ultimo, sulla fiducia pubblica nei confronti delle istituzioni sanitarie. La consapevolezza di questi legami è il primo passo per implementare soluzioni efficaci e sostenibili.
- È confortante vedere che si parla apertamente del burnout... 😊...
- Ignorare la salute mentale degli operatori sanitari è un errore... 😠...
- E se il problema fosse la nostra percezione del 'sacrificio'? 🤔......
Strategie di prevenzione e supporto: l’esempio della Liguria
Di fronte alla crescente consapevolezza delle problematiche legate al burnout e al trauma vicario, sono emerse diverse strategie di prevenzione e supporto per il personale sanitario, con un focus sul 118. L’obiettivo comune è quello di rafforzare la resilienza degli operatori e di creare un ambiente di lavoro che promuova il loro benessere psicologico, piuttosto che comprometterlo.
Un approccio multidimensionale alla prevenzione dello stress lavoro-correlato è essenziale. Questo include l’implementazione di programmi di formazione specifici sulla gestione dello stress e sulla resilienza, oltre a percorsi di supervisione organizzativa di équipe, come quelli descritti nel calendario corsi della Fondazione Assistenti Sociali. La supervisione di équipe, in particolare, offre uno spazio protetto per elaborare le esperienze traumatiche e condividere il peso emotivo, prevenendo l’accumulo di stress e il rischio di burnout.
Un’altra strategia efficace è l’integrazione di pratiche di mindfulness e consapevolezza nella routine lavorativa. Esistono prove che l’uso della consapevolezza può realmente ridurre il burnout lavorativo tra gli operatori sanitari, come suggerito nell’aprile 2021 per gli operatori del 118. Queste pratiche aiutano a sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e reazioni, consentendo una gestione più efficace dello stress.
Infine, l’attenzione alla soddisfazione del lavoratore è cruciale per la prevenzione del burnout. Fattori come la possibilità di crescita professionale, il riconoscimento del lavoro svolto e un ambiente di lavoro supportivo contribuiscono a creare un contesto positivo. L’esempio degli “angeli” di Lavagna, infermieri che hanno assistito una coppia anziana a domicilio fuori dall’orario di lavoro, dimostra l’alto livello di dedizione che caratterizza questi professionisti e quanto sia importante supportare tale impegno.
Un investimento nel benessere collettivo
In definitiva, la comprensione e la gestione del burnout e del trauma vicario tra gli operatori del 118 non sono solo questioni di natura psicologica individuale, ma rappresentano un investimento cruciale nel benessere collettivo e nell’efficienza del sistema sanitario. La psicologia cognitiva ci insegna come i nostri schemi mentali e le nostre interpretazioni degli eventi influenzino profondamente le nostre reazioni emotive e comportamentali.
Nel contesto dell’emergenza, l’esposizione costante a situazioni estreme può alterare questi schemi, portando a distorsioni cognitive che alimentano ansia, paura e tristezza. Riconoscere questa dinamica è il primo passo per la ricostruzione di schemi di pensiero più adattivi e funzionali.
Una nozione più avanzata di psicologia comportamentale, applicabile in questo scenario, è il concetto di “compassion fatigue” (fatica da compassione), strettamente legata al trauma vicario. Questa condizione si manifesta come una profonda stanchezza fisica ed emotiva, derivante dall’atto prolungato di prendersi cura degli altri e dall’assorbimento delle loro sofferenze. A differenza del burnout, che spesso ha radici organizzative, la compassion fatigue è una risposta diretta e inevitabile all’empatia.
In quest’ottica riflessiva sorge la domanda: quale ruolo abbiamo noi – sia individualmente che collettivamente – nella creazione del cambiamento? L’introspezione sollecita a riconoscere l’incommensurabile valore delle persone che quotidianamente si dedicano al soccorso, costantemente ponendo in gioco anche il loro equilibrio interiore. La nostra reazione deve trascendere la mera espressione della gratitudine per tradursi in vere e proprie azioni concrete. Sia nei modi attraverso cui supportiamo iniziative caritative o promuoviamo una sensibilità accresciuta verso i problemi psichici che affliggono i soccorritori stessi, oppure se decidiamo d’impegnarci perché le istituzioni introducano politiche migliori: ogni atto minimo ha importanza – ricorda sempre che “ogni piccolo gesto conta!” Riconoscere l’eroismo quotidiano di questi professionisti significa anche garantire loro le risorse e il supporto necessari per continuare a svolgere il loro lavoro con la stessa dedizione e umanità che li contraddistingue. Solo così potremo costruire un sistema sanitario più forte, più giusto e, soprattutto, più umano.
- Burnout: sindrome caratterizzata da esaurimento emotivo, depersonalizzazione e riduzione dell’efficacia personale.
- Trauma vicario: reazione psicologica che si verifica quando si incontra la sofferenza degli altri, portando a sintomi simili a quelli di un trauma diretto.
- Empatia: capacità di comprendere e condividere i sentimenti di un’altra persona.
- Compassion fatigue: esaurimento emotivo legato all’atto di prendersi cura di chi soffre, che può manifestarsi in vari modi, compresa la riduzione della capacità di provare empatia.
- Pagina Wikipedia sul sistema di emergenza-urgenza in Italia: approfondimenti utili.
- Questionario sullo stress e burnout del personale sanitario del 118.
- Comunicato FADOI sul burnout tra i sanitari, per approfondire la ricerca citata.
- Pagina della ASL4 che descrive l'attività della centrale operativa 118 di Lavagna.