- Il cervello "dimentica" fino al 90% delle info visive.
- Traumi infantili causano deficit metacognitivi duraturi.
- La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 supporta BES.
- L'emicrania colpisce più del 10% dell'umanità.
- Lo stress prenatale aumenta il rischio di epilessia infantile.
Discrepanze percettive e la psiche umana: una nuova prospettiva sugli inciampi quotidiani
Un’indagine recente nel dominio delle neuroscienze ha messo in risalto un fenomeno sia comune che intricato: l’inciampo apparentemente ingiustificato. La ricerca analizza approfonditamente l’errore delle aspettative spaziali, evidenziando una profonda correlazione tra le valutazioni continue elaborate dal nostro cervello riguardo all’ambiente circostante e il benessere psicologico dell’individuo. Si propone infatti che l’aumento dell’ansia e dello stress persistente non solo distorca la nostra interpretazione spaziale, ma incrementi anche gli episodi di questi trascurabili, seppur rilevanti, imprevisti quotidiani. Tale scoperta offre nuove strade per esplorare come i nostri stati mentali influenzino direttamente le modalità con cui interagiamo fisicamente con il mondo esterno.
Il cervello umano, nell’elaborazione degli stimoli sensoriali, supera una semplice ricezione passiva; è impegnato nella creazione continua di schemi previsionali sul breve termine. Tali schemi consentono movimenti fluidi e interventi precisi nella realtà circostante. Tuttavia, in situazioni di previsione disattesa, emerge un “errore di previsione” che il cervello è costretto a integrare, modificando i suoi schemi interni. Tale meccanismo è fondamentale per il nostro apprendimento e adattamento continuo. Secondo le neuroscienze, si stima che il cervello possa “dimenticare” fino al 90% delle informazioni visive, evidenziando l’importanza delle aspettative nella costruzione della realtà percepita[Medicalive]. Le manifestazioni di questi scivoloni imprevisti, che all’apparenza sembrano innocui, potrebbero rappresentare indicatori di una sproporzionata disarmonia tra il nostro apparato cognitivo e ciò che ci circonda. Studi recenti hanno messo in evidenza come esperienze traumatiche—quali quelle derivanti dal conflitto ucraino—possano influenzare persino la nostra percezione dello spazio e l’equilibrio mentale delle persone colpite. Inoltre, le indagini sui traumi subiti nell’infanzia hanno dimostrato che tali esperienze sono in grado di causare non solo danni ai neuroni, ma anche deficit metacognitivi; tutto ciò avrà conseguenze durature sulla funzionalità cerebrale nel trattare le informazioni provenienti dall’ambiente circostante.[Il Sole 24 Ore]. Se la mente è costantemente occupata da preoccupazioni, il suo meccanismo predittivo può non funzionare correttamente, rendendoci più suscettibili a questi errori di percorso.

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ADHD e coordinazione motoria: un nesso intrigante
Oltre alle implicazioni generali di ansia e stress sulla percezione spaziale, è interessante esaminare il legame tra disturbi specifici come l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) e le difficoltà di coordinazione motoria. Sebbene la ricerca in questo ambito non sia stata specificamente menzionata negli articoli forniti, il tema della coordinazione è stato trattato in modo indiretto attraverso la discussione sulle “attività motorie e funzioni esecutive”, in particolare come le funzioni esecutive, che comprendono pianificazione, attenzione e controllo degli impulsi, siano spesso compromesse nell’ADHD. Queste funzioni sono fondamentali per una coordinazione motoria efficace. Di recente, sono emerse ricerche che suggeriscono che gli esercizi fisici possano avere un effetto positivo significativo sui sintomi dell’ADHD, migliorando il controllo motorio e riducendo l’iperattività[Pensa MultiMedia Editore]. Un elemento essenziale concerne il legame tra ADHD e stati ansiosi. Nei bambini affetti da ADHD si osserva frequentemente un’elevata incidenza dell’ansia, che può accentuare ulteriormente le loro difficoltà nella sfera motoria. La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012, seguita dalla Circolare n° 8/2013, ha evidenziato la necessità cruciale di rivedere l’approccio scolastico volto a soddisfare i Bisogni Educativi Speciali (BES), includendo dunque anche gli allievi diagnosticati con ADHD. Tale atto normativo rimarca quanto sia vitale fornire un supporto adeguato per fronteggiare situazioni problematiche diffuse nel panorama educativo attuale. In questo contesto emergono chiaramente non solo le classiche difficoltà nel processo d’apprendimento ma anche importanti considerazioni sui problemi motori e coordinativi dei ragazzi; infatti, è emerso che durante test standardizzati come le Prove INVALSI i ragazzi con disabilità o quelli identificabili con DSA e BES possano manifestare carenze dovute a deficit nelle funzioni esecutive del cervello. Tali deficit possono riflettersi negativamente sulle abilità motorie degli individui coinvolti, aumentando così il tasso d’errore nei movimenti complessi e innalzando il rischio di cadute accidentali negli ambienti quotidiani.[Istituto Beck]. Il Covid-19 ha mostrato come alterazioni del volume cerebrale possano avere ricadute sulla funzione motoria e cognitiva, un parallelo che, sebbene non direttamente collegato all’ADHD, evidenzia la fragilità dell’equilibrio neuro-motorio.

La corteccia prefrontale: crocevia di stress e movimento
L’area cerebrale conosciuta come corteccia prefrontale, oggetto di una vasta gamma di ricerche scientifiche, gioca un ruolo essenziale non solo nella pianificazione motoria, ma anche nel controllo delle funzioni cognitive e nella gestione delle emozioni. Studi recenti hanno messo in luce come l’esercizio fisico – soprattutto quello praticato all’aperto – possa mitigare l’attivazione eccessiva della corteccia prefrontale mediale. Questo fenomeno è frequentemente riscontrabile nei soggetti affetti da ansia.[Aventino Medical Group]. L’intima connessione tra i livelli d’ansia e l’aumento dello stress pone in luce un meccanismo capace di influenzare la fluidità del nostro movimento. Ricerche approfondite evidenziano come situazioni prolungate caratterizzate da ‘stress’, assieme alla presenza dell’’ansia’, possano causare significative modifiche sia funzionali che strutturali all’interno della specifica area cerebrale. Queste mutazioni possono compromettere sensibilmente il suo ruolo nell’organizzazione dei movimenti corporei nonché nell’elaborazione delle informazioni spaziali.
Un’illustrazione significativa della suddetta connessione si può rintracciare nello studio relativo al riposo notturno: gli esiti sorprendenti sulle dinamiche fra l’amigdala (attivamente implicata nelle emozioni) e la corteccia prefrontale durante fasi di carenza del sonno rivelano come privarsi del riposo possa intaccare l’equilibrio essenziale fra tali zone cerebrali. Ciò conduce a difficoltà nei processi legati alla pianificazione motoria così come nelle risposte agli stimoli stressanti. Inoltre, condizioni quali l’emicrania—un disturbo neurologico presente in più del 10% dell’umanità—trovano frequentemente associazione con disturbi psichiatrici, mettendo in rilievo un terreno comune assai delicato dove si intrecciano vulnerabilità multiformi comprese quelle relative alle funzioni cognitive elevate.[Il Sole 24 Ore]. La gravidanza rappresenta un periodo cruciale durante il quale lo stress può compromettere lo sviluppo neurologico dei bambini. Infatti, si è constatato che lo stress prenatale contribuisce ad aumentare il rischio di epilessia infantile. Tale realtà pone in risalto le implicazioni durature del benessere psico-emotivo della madre sulla crescita cognitiva e motoria della prole. Se la corteccia prefrontale subisce gli effetti deleteri dell’ansia e dello stress accumulato nel tempo, ne risentono anche le sue facoltà inerenti alla gestione delle informazioni spaziali; ciò implica una diminuzione nell’invio dei comandi motori congiunti che potrebbero portare a difficoltà nella coordinazione motoria oppure a frequenti inciampi. Allo stesso modo, in questo scenario complesso si distingue l’importanza dell’esercizio fisico come valida strategia contro la depressione. Non soltanto favorisce un miglioramento del funzionamento della corteccia prefrontale, ma contribuisce attivamente al potenziamento delle abilità cognitive e motorie attraverso pratiche regolari. Si osserva così che l’attività fisica non solo attenua gli effetti negativi legati ai disturbi affettivi, ma stimola anche una migliore propriocezione oltre all’equilibrio.[Aventino Medical Group].

Percorsi di consapevolezza: equilibrio, coordinazione e prevenzione degli inciampi
Considerato il rilevante intreccio tra stato psicologico, funzioni corticali e capacità motorie, diventa essenziale esplorare strategie efficaci per migliorare la consapevolezza corporea e prevenire gli “inciampi” quotidiani. Esercizi di coordinazione e propriocezione si presentano come validi strumenti in questo percorso. La propriocezione, quel “senso nascosto” che ci informa sulla posizione del nostro corpo nello spazio, è fondamentale per l’equilibrio e la previsione dei movimenti.
Numerosi protocolli fisioterapici e di allenamento si concentrano specificamente su esercizi propriocettivi per ripristinare o migliorare la funzione motoria. Tra questi, l’equilibrio su una gamba sola, con o senza l’ausilio degli occhi chiusi, è un metodo basilare per stimolare i recettori sensoriali di muscoli, tendini e articolazioni, affinando così l’equilibrio e la coordinazione. Anche attività semplici come camminare su una linea retta o afferrare oggetti con precisione contribuiscono a rafforzare la percezione spaziale e la stabilità delle articolazioni, inclusa la colonna vertebrale. Il training propriocettivo, praticato a piedi nudi su superfici instabili come le pedane specializzate, risulta fondamentale per preservare schemi motori adeguati durante la deambulazione. Questo tipo di allenamento aumenta la stabilità e diminuisce significativamente il rischio di cadute: questo tema diventa sempre più cruciale man mano che si avanza nell’età. Anche all’età di 60 anni, camminare rappresenta un esercizio estremamente utile per stimolare sia la propriocezione che l’equilibrio corporeo. Strumenti mirati quali la tavola propriocettiva dimostrano in modo eloquente come le innovazioni tecnologiche possano facilitare lo sviluppo delle capacità motorie essenziali e della coordinazione; ciò li rende applicabili anche ad attività sportive moderne come il SUP.
In aggiunta a ciò emerge un ulteriore orizzonte interessante: l’integrazione delle tecniche di mindfulness insieme alle pratiche di rilassamento. Pur non essendo trattato direttamente negli articoli in questione riguardo agli inciampi fisici e mentali associati alla deambulazione difficile o incerta, è ampiamente riconosciuto che impegnarsi nella pratica della consapevolezza può accrescere notevolmente la percezione corporea ed ottimizzare la presenza mentale stessa. Un’accresciuta consapevolezza del proprio corpo unitamente all’ambiente circostante tende ad affinare ulteriormente le abilità cerebrali nel formulare previsioni accurate sulle situazioni spaziali rispetto agli individui in una condizione meno vigile; così si abbassano considerevolmente i rischi legati a errori percettivi nello spazio circostante. Questo approccio olistico, che combina il potenziamento fisico con la calma mentale, rappresenta una via efficace per ridurre la frequenza di questi piccoli incidenti quotidiani, permettendo al nostro corpo e alla nostra mente di operare in maggiore armonia.
Nella psicologia cognitiva, si ritiene che il nostro cervello funzioni come un “profilattico predittivo”, costruendo costantemente modelli del mondo per anticipare eventi e guidare le nostre azioni. Questo meccanismo, noto come codifica predittiva, è una pietra angolare nella percezione e nelle funzioni cerebrali superiori. L’errore di previsione, quando le nostre aspettative vengono disattese, non è semplicemente un fallimento, ma un segnale cruciale che attiva un processo di ricalibrazione e apprendimento, permettendoci di adattare i nostri modelli mentali alla realtà.
In un contesto più avanzato, la psicologia comportamentale ci insegna che i nostri schemi di pensiero e le nostre azioni sono interconnessi in un ciclo continuo. L’ansia e lo stress cronico, ad esempio, possono creare un circolo vizioso in cui la mente, costantemente proiettata su potenziali minacce, perde la capacità di percepire il presente in modo lucido, aumentando la probabilità di errori e inciampi. La rieducazione di questi schemi, attraverso pratiche di attenzione e consapevolezza, può non solo migliorare la coordinazione motoria, ma anche favorire una maggiore flessibilità cognitiva e una riduzione della reattività allo stress.
Di fronte a un mondo sempre più frenetico e carico di stimoli, riflettiamo su quanto sia prezioso riconnettersi con il proprio corpo e la propria mente. Quanti “inciampi” potremmo evitare nella nostra vita se imparassimo a essere più presenti, se dedicassimo tempo a calibrare le nostre aspettative e a rafforzare il nostro dialogo interno, quel sottile filo che lega i nostri pensieri al movimento? La capacità di muoversi fluidamente nel mondo non è solo una questione fisica, ma il riflesso di un equilibrio interiore che merita la nostra più attenta cura.
- Errore delle aspettative spaziali: Un fenomeno in cui l’incapacità di prevedere accuratamente l’ambiente circostante porta a inciampi o cadute.
- ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività): Un disturbo che influisce sulla capacità di mantenere attenzione e controllare comportamenti impulsivi.
- Corteccia prefrontale: Regione del cervello coinvolta nella pianificazione e nella regolazione delle risposte emotive.
- Mindfulness: Pratica di consapevolezza che implica focalizzarsi sul momento presente, riducendo stress e ansia.
- Codifica predittiva: Modello attraverso cui il cervello anticipa eventi e guida le azioni, basato sulle aspettative.