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- Quasi il 50% dei giovani italiani (18-34 anni) fatica a sperare.
- Il supporto sociale è la componente più forte della speranza.
- Lavoro e volontariato elevano Personal Mastery e spiritualità.
Un grido d’allarme dall’Italia: la speranza svanisce tra i giovani
Un’ombra di incertezza e disillusione si allunga sul futuro dei giovani italiani. Un recente studio condotto da Ipsos per l’Istituto Toniolo, in occasione della Giornata dell’Università Cattolica, rivela un dato preoccupante: quasi la metà dei giovani tra i 18 e i 34 anni fatica a nutrire speranza per il futuro. La ricerca, che ha coinvolto 2001 individui, mette in luce come questo sentimento, vitale per la progettualità e il benessere, stia progressivamente svanendo, soprattutto tra le giovani donne. Questo fenomeno solleva interrogativi profondi sul tessuto sociale e sulle prospettive delle nuove generazioni in Italia.
Le sfaccettature della speranza: un’analisi dettagliata
La ricerca ha analizzato la speranza attraverso quattro parametri fondamentali: la percezione di controllo sul proprio futuro (Personal Mastery), il supporto sociale percepito, la fiducia in sé stessi e negli altri, e la spiritualità. I risultati mostrano una disparità geografica, con i giovani del Nord-Ovest che esprimono una maggiore fiducia rispetto a quelli del Sud e delle Isole. Tuttavia, quest’ultima area si distingue per un livello di spiritualità superiore. In generale, il supporto sociale emerge come la componente più forte, seguita dalla Personal Mastery, dalla fiducia e, infine, dalla spiritualità. È interessante notare come il lavoro e il volontariato incidano significativamente sulla speranza: i lavoratori e i volontari mostrano livelli più elevati di Personal Mastery, supporto e spiritualità rispetto a chi non lavora o non si impegna in attività di volontariato. Questi dati suggeriscono che l’impegno attivo nella società e la realizzazione professionale contribuiscono a rafforzare la speranza nel futuro.

Le radici della disillusione: un’indagine sulle cause
La mancanza di speranza tra i giovani italiani sembra essere strettamente legata alla difficoltà di trovare un significato nella vita e alla soddisfazione dei bisogni psicologici di base, come sentirsi competenti, autonomi e parte di relazioni significative. La crisi economica, l’incertezza lavorativa e le sfide globali, come i conflitti internazionali, contribuiscono a creare un clima di ansia e preoccupazione che mina la fiducia nel futuro. La ricerca evidenzia come la speranza sia un fattore determinante per il benessere emotivo, sociale e psicologico, nonché per la soddisfazione di vita. Pertanto, la sua diminuzione rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato.
Ricostruire la speranza: un imperativo sociale
*È fondamentale creare spazi intergenerazionali in cui i giovani possano ricostruire un senso del vivere, tessere legami di fiducia e ritrovare la speranza. Iniziative come il volontariato e l’impegno civico possono svolgere un ruolo cruciale nel promuovere la Personal Mastery, il supporto sociale e la spiritualità. Inoltre, è necessario affrontare le cause strutturali della disillusione, come la precarietà lavorativa e la mancanza di opportunità, per offrire ai giovani un futuro più stabile e promettente. L’Università Cattolica, in linea con il tema del Giubileo 2025, si impegna a promuovere la speranza attraverso iniziative che coinvolgono economisti, giuristi e altri esperti, con l’obiettivo di stimolare un dialogo costruttivo e individuare soluzioni concrete per affrontare questa sfida.
Oltre l’orizzonte: coltivare la resilienza e la fiducia nel futuro
Amici, riflettiamo un attimo. La psicologia cognitiva ci insegna che la speranza non è solo un sentimento passivo, ma un processo attivo di costruzione del futuro. È la capacità di immaginare scenari positivi e di credere nella possibilità di realizzarli. La psicologia comportamentale, d’altro canto, ci mostra come le nostre azioni e le nostre esperienze influenzino la nostra percezione del mondo e la nostra fiducia in noi stessi.
Ora, una nozione avanzata: la teoria dell’attribuzione*. Questa teoria spiega come interpretiamo le cause degli eventi che ci accadono. Se attribuiamo i successi alle nostre capacità e gli insuccessi a fattori esterni e temporanei, manteniamo alta la nostra autostima e la nostra speranza. Al contrario, se attribuiamo i successi alla fortuna e gli insuccessi alle nostre mancanze, rischiamo di cadere in un circolo vizioso di negatività e disillusione.
Quindi, cosa possiamo fare? Possiamo imparare a riconoscere i nostri punti di forza, a valorizzare le nostre esperienze positive e a non lasciarci scoraggiare dalle difficoltà. Possiamo coltivare relazioni significative, che ci offrano supporto e incoraggiamento. E possiamo impegnarci attivamente nella costruzione di un futuro migliore, per noi stessi e per gli altri. Ricordiamoci che la speranza è un muscolo che va allenato ogni giorno, con piccoli gesti e grandi sogni.