- Il frontale sulla Sp 11 ha coinvolto due auto e causato gravi traumi a un tredicenne.
- Secondo la CCISS, il 90% degli incidenti è dovuto a un errore umano.
- Il "Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030" mira ad aumentare la sicurezza stradale.
La quiete serale della provincia bresciana è stata squarciata, nella notte del 17 luglio, da un evento di inaudita gravità che ha concentrato l’attenzione sulla Sp 11 a Verolanuova. Un violento scontro frontale ha coinvolto due vetture: una Volkswagen Polo e una Lancia Y. L’impatto, di una violenza devastante, ha causato l’accartocciamento delle lamiere e ha avuto conseguenze drammatiche per gli occupanti dei veicoli, in particolare per un ragazzino di soli tredici anni che viaggiava sui sedili posteriori della Polo.
Il giovane, ora intubato e in prognosi riservata presso la terapia intensiva del Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha riportato gravissimi traumi al volto e alla testa. Questa condizione critica ha gettato nell’incubo una famiglia di origini indiane, residente a Fermo nelle Marche, che si trovava nella Bassa Bresciana per una visita a dei parenti. Il padre, 43 anni, al volante della Polo, e la madre, 47 anni, sul sedile passeggero, sono stati trasportati all’ospedale di Manerbio in codice giallo, coscienti ma con traumi e contusioni. Fortunatamente, le loro condizioni non destano preoccupazioni imminenti. Anche i due occupanti della Lancia Y, pur con traumi e fratture, sono stati ricoverati alla Poliambulanza di Brescia e non sono in pericolo di vita.
La dinamica dell’incidente, ancora in fase di ricostruzione da parte della Polizia Stradale di Desenzano, ipotizza che la Volkswagen Polo abbia improvvisamente invaso la corsia opposta. Il magistrato di turno ha disposto il sequestro di entrambe le auto per approfondire le indagini e accertare le cause esatte che hanno portato allo schianto. L’operazione di soccorso si è manifestata in modo notevole: sono giunte al sito dell’incidente quattro ambulanze, insieme a un’automedica, oltre all’elisoccorso da Brescia. I volontari provenienti da località come Quinzano, Trenzano, Dello e Verolanuova hanno collaborato attivamente con i vigili del fuoco per liberare i feriti ed effettuare le operazioni necessarie per garantire la sicurezza della carreggiata, rimasta bloccata per lungo tempo. Questo sfortunato avvenimento ha tramutato un attimo dedicato alla famiglia in una serata contraddistinta dal suono delle sirene e dall’angoscia collettiva; tale situazione porta alla luce quesiti complessi riguardanti non soltanto le responsabilità dirette ma anche gli aspetti fondamentali che influenzano il verificarsi di simili tragedie.
Fattori psicologici nel comportamento alla guida e cause degli incidenti stradali
L’incidente di Verolanuova, pur nella sua singolare drammaticità, s’inserisce in un contesto più ampio di analisi della sicurezza stradale, dove il fattore umano emerge come elemento preponderante. Secondo una ricerca condotta dalla CCISS, il 90% degli incidenti stradali è riconducibile a un errore umano, sottolineando come la non conoscenza delle norme, l’adozione di comportamenti errati e, soprattutto, gli aspetti psicologici, siano determinanti.
Fattori di rischio psicologico | Descrizione |
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Distrazione | Alterazione cognitiva dei processi di attenzione, spesso dovuta ad uso di smartphone o altre distrazioni mentre si guida. |
Aggressività stradale |
Comportamenti come sorpassi pericolosi e uso improprio del clacson, spesso legati a frustrazione o stress. Nell’ambito degli effetti psicologici legati alla guida efficiente…, troviamo diversi elementi cruciali da considerare. Il bias ottimistico è definito come quella sottovalutazione dei rischi associati alla conduzione del veicolo risultante da un’eccessiva autoconfidenza. Allo stesso modo, due condizioni fondamentali quali lo stress e l’ansia, rappresentano ostacoli notevoli poiché compromettono direttamente non solo aumentando in modo significativo i livelli d’attenzione richiesti durante la guida ma anche rendendo difficile qualsiasi forma complessa elaborativa. Parimenti, il consumo smodato di alcol o droghe agisce in maniera devastante sull’intelletto umano: queste sostanze erodono il senso critico inducendo stadi decisionali disastrosi con immediata ripercussione sulla sicurezza stradale. La fatigue, infine, a sua volta incide sui ritorni cognitivi degli individui portandoli verso una soglia negativa significativa sempre più accentuata!, aumentando esponenzialmente anche le probabilità comportamentali ricollegabili all’insorgere delle micro-sonnolente situazioni accidentali. Il tutto è amplificato quando si considerano fattori individualizzati pre-esistenti alla guida: questo genera complicazioni considerevoli che vanificano netti guadagni nei già delicati equilibri mentali richiesti nel moderno contesto automobilistico! La fatica, spesso sottovalutata, è un altro fattore critico: la privazione di sonno o l’eccessiva stanchezza diminuiscono la prontezza e aumentano la probabilità di addormentarsi al volante. Questo complesso insieme di variabili psicologiche rende la guida un’attività che va ben oltre la mera abilità tecnica, richiedendo una costante autoconsapevolezza emotiva e cognitiva.
Un interessante studio ha evidenziato che l’uso dello smartphone mentre si guida aumenta il rischio di incidenti fino a sei volte, complicando ulteriormente la questione della distrazione alla guida.
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- ❤️ Un articolo davvero completo che analizza a fondo......
- 😡 Inaccettabile che nel 2024 accadano ancora incidenti......
- 🤔 Ma se il focus fosse sull'importanza dell'empatia......
Programmi di prevenzione e interventi per la sicurezza stradale in Italia
Di fronte alla gravità degli incidenti stradali, che rappresentano una delle principali cause di morte e un’emergenza di sanità pubblica, l’Italia ha implementato e sta sviluppando diversi programmi e strategie per la prevenzione. Il “Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030” (PNSS 2030) è un pilastro fondamentale di questo impegno, mirando a un deciso aumento della sicurezza stradale come parte integrante di un sistema di mobilità sostenibile. Questo piano prevede collaborazioni interdisciplinari su progetti e campagne di prevenzione, con un focus sul miglioramento dell’infrastruttura stradale, l’ottimizzazione della raccolta dati e la formazione rivolta ai giovani e ad altre categorie a rischio.
La Commissione europea, attraverso programmi per la sicurezza stradale, ha fissato obiettivi ambiziosi per i Paesi membri, come il dimezzamento delle vittime entro il 2010 e il 2020. L’Italia, attraverso enti come l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) con il sistema Ulisse, ha creato la prima rete di monitoraggio sull’adozione dei dispositivi di sicurezza. Campagne di sensibilizzazione, informazione e formazione sono promosse anche a livello locale, come dimostrato dalle iniziative dell’ASL Napoli 1 Centro volte a indurre atteggiamenti e comportamenti più sicuri alla guida. La Polizia di Stato, attraverso la sua Specialità, non solo effettua i rilevamenti sugli incidenti stradali, ma predispone ed esegue anche servizi di regolazione del traffico, contribuendo attivamente alla prevenzione.
Un esempio concreto di impegno nella prevenzione è il progetto “In Lombardia la sicurezza stradale è al primo posto”, che include corsi di formazione sulla sicurezza stradale in collaborazione con INAIL e ACI, dedicati ai lavoratori delle aziende pubbliche e private. Tali iniziative mirano a educare al rispetto delle norme e alla responsabilità, promuovendo una nuova cultura collettiva della sicurezza stradale.
Nonostante i progressi, la sfida resta ardua: le cifre sugli incidenti stradali continuano a essere allarmanti, evidenziando la necessità di un impegno costante e multidisciplinare che integri aspetti ingegneristici, legislativi, ma soprattutto psicologici e comportamentali, per ridurre efficacemente il numero di sinistri e le loro tragiche conseguenze.
La guida come espressione del sé: una prospettiva psicologica sulla vulnerabilità umana
Il sinistro occorso a Verolanuova rappresenta un fatto così grave da richiedere una riflessione assai più profonda rispetto a quanto avviene normalmente nelle ricostruzioni accidentali. Questo evento funge da monito incisivo sulla fragilità della vita, mostrando come gesti quotidiani — qual è quello della guida — possano immediatamente tramutarsi in momenti colmi di dolore e perdita. Quando analizziamo questa situazione sotto l’ottica della psicologia cognitiva, è evidente che guidare implica una complessa interazione tra informazione elaborata costantemente e attenzione regolata secondo necessità; ogni conducente deve prendere decisioni nell’incertezza del momento presente. Sebbene il nostro cervello dimostri notevole resilienza, deve anche affrontare alcuni limiti naturali: stati d’animo influenzati dalla stanchezza o dallo stress, così come disturbi cognitivi ed emotivi differenti dai normali livelli d’attenzione, potrebbero compromettere reazioni tempestive ai pericoli stradali percettibili. Ciò ci porta quindi a considerare se il comportamento del genitore abbia potuto essere influenzato da queste problematiche durante l’infrazione nella corsia opposta.
La teoria comportamentale suggerisce infatti che le nostre risposte automatiche sono frequentemente derivate da schemi appresi attraverso ripetute esperienze: sfortunatamente, tali modelli possono disintegrarsi dinanzi alla pressione imposta sia dall’esterno sia dall’interno dell’individuo stesso — portando a errori significativi con gravi implicazioni nei contesti circolatori.
Andando più a fondo, in una prospettiva più avanzata della psicologia del traffico, comprendiamo che la strada non è solo un percorso fisico, ma anche uno spazio in cui si manifestano le vulnerabilità psicologiche individuali. Un incidente non è mai solo un evento meccanico: è la confluenza di variabili ambientali, tecniche e, in modo preponderante, umane.
La cosiddetta “guida reattiva” o istintiva, dove le decisioni sono prese senza un’adeguata valutazione del rischio, spesso riflette stati interni di impulsività, mancanza di autocontrollo o una distorta percezione della propria invulnerabilità. Questi aspetti, a volte indicativi di dinamiche psicologiche complesse come disturbi dell’attenzione o risposte maladattive allo stress, sono ciò che i programmi di prevenzione cercano di mitigare.
Il trauma subito dal ragazzino e dalla sua famiglia non è solo fisico: è un trauma psicologico profondo, una ferita che si irradia ben oltre l’evento acuto, intaccando la salute mentale e il benessere a lungo termine. Questo ci spinge a considerare la necessità di un approccio olistico alla sicurezza stradale, che non si limiti alla sanzione o alla tecnologia, ma che investa in modo significativo nella promozione di una consapevolezza psicologica alla guida. La consapevolezza delle proprie fragilità, la gestione emotiva e lo sviluppo di competenze cognitive come l’attenzione divisa e la capacità di anticipare i rischi, diventano strumenti fondamentali per la prevenzione.
Solo integrando la comprensione della psiche umana nei sistemi di sicurezza possiamo aspirare a ridurre significativamente il tributo di vite e sofferenze che gli incidenti stradali continuano a esigere.
- PS: Pubblica Sicurezza: un’organizzazione che si occupa di mantenere la sicurezza pubblica.
- PNSS 2030: Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030, un programma per migliorare la sicurezza stradale in Italia.
- ISTAT: L’Istituto Nazionale di Statistica è un ente pubblico in Italia dedicato alla raccolta e all’analisi di statistiche e dati.