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Salute mentale in Italia: la crisi silenziosa che colpisce 16 milioni di persone

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  • Nel 2024, oltre 16 milioni di italiani soffrono di disturbi psicologici.
  • Solo 16.000 persone su 400.000 hanno ricevuto il Bonus Psicologo.
  • Manca il 30% degli operatori sanitari per la salute mentale.
  • Solo il 32% crede che le istituzioni curino la salute mentale.

La situazione riguardante la salute mentale in Italia sta assumendo toni sempre più preoccupanti: nel corso del 2024 sono oltre 16 milioni gli individui colpiti da disturbi psicologici. Questo fenomeno evidenzia una crescita del 6% rispetto all’anno precedente; infatti l’ansia e la depressione, patologie soprattutto diffuse tra donne e giovani adulti, vedono crescere i propri tassi d’incidenza. La crisi scatenata dalla pandemia da Covid-19 ha agito come detonatore su fragilità già presenti nella società italiana, rivelando nuove criticità all’interno di un sistema sanitario segnato dall’usura.

Le ripercussioni della pandemia si sono rivelate ancora più accentuate per quelle categorie sociali meno fortunate: chi vive situazioni economiche difficili o fa parte delle comunità svantaggiate ha affrontato non solo il deterioramento delle proprie condizioni mentali, ma anche ulteriori ostacoli nell’accesso ai servizi sanitari necessari alla cura. Tale meccanismo alimenta così una spirale negativa dove coloro che necessitano maggiormente assistenza trovano molteplici impedimenti nel riceverla.

Recentemente pubblicati dal Ministero della Salute, sono emersi dati inquietanti circa la crescente richiesta nei servizi dedicati alla salute mentale: gli utenti manifestano principalmente esigenze legate a ansia e depressione. Uno studio Ipsos del 2024, il World Mental Health Day Report, evidenzia che il 40% delle donne della Generazione Z si sente spesso depressa, mentre il 54% dei giovani della stessa fascia d’età ha sperimentato episodi di stress così intensi da impedire lo svolgimento delle attività quotidiane, come andare al lavoro o a scuola. Le cause principali sono attribuite a fattori esterni quali la pressione lavorativa e scolastica, l’incertezza economica e le difficoltà relazionali.

A fronte di questa emergenza, emerge con forza l’inadeguatezza delle risorse territoriali dedicate alla salute mentale. Solo un terzo delle persone che sperimentano un disagio mentale ed emotivo riceve un trattamento adeguato. Questo è quanto emerso da un’analisi di Unicusano, che ha sottolineato come i tagli al Bonus Psicologo – da 25 milioni di euro stanziati nel 2022 a 10 milioni nel 2024 – abbiano ampliato il “gap di trattamento”. Delle 400 mila persone che hanno richiesto il bonus, solo 16 mila sono state accolte. Numerosi indicatori allarmanti rivelano inequivocabilmente che la questione della salute mentale, nella nostra nazione, continua a mancare dell’urgenza necessaria.

Giuseppe Ducci, ricoprendo la carica di vicepresidente presso il Collegio nazionale dei direttori dei dipartimenti dedicati alla salute mentale, ha messo in luce una lacuna significativa: attualmente vi è una deficienza pari al 30% degli operatori sanitari richiesta dagli standard stabiliti nella conferenza unica Stato-Regioni. Per garantire i livelli adeguati per questo ambito sarebbe opportuno indirizzare almeno una quota del 5% del Fondo Sanitario Nazionale e Regionale verso la salute mentale; ciò implicherebbe dunque un aumento considerevole delle risorse economiche disponibili: intorno ai 2 miliardi di euro superiori ai fondi già attribuiti al settore.

Le opinioni diffuse sembrano supportare tale scenario; infatti, il 73% degli italiani manifesta l’opinione che la sanità fisica debba essere equiparata a quella psicologica. Tuttavia – ed è qui che emerge l’anomalia – solo il 32% (un decremento piuttosto significativo pari a sette punti percentuali rispetto al dato rilevante dello scorso anno) si sente convinto dell’equivalente attenzione da parte delle istituzioni sanitarie riguardo entrambe le dimensioni della cura personale.

Infine, dalla recente analisi condotta dall’Osservatorio Salute, Benessere e Resilienza “Nuove proporzioni: sinergie per la salute in un mondo trasformato” pubblicata dalla Fondazione RiES nell’edizione n°3 per l’anno 2024 emerge con chiarezza come i problemi strutturali nel sistema sanitario italiano trascendano ormai le sole conseguenze derivanti dall’emergenza pandemica, venendo piuttosto identificati con difficoltà intrinseche radicate nel funzionamento stesso della rete sanitaria e alle nuove sfide generate dal contesto globale. Il degrado dell’Indice di Vicinanza della Salute, misurato mediante macrocontesti quali l’individuo nelle sue interazioni sociali o all’interno del framework organizzativo sanitario nonché dei vari ambienti quotidiani in cui si muove la popolazione, ha toccato un nuovo punto basso: 84 punti rappresentano infatti un record negativo dal 2010. Di conseguenza, l’accessibilità ai servizi sanitari sta diventando sempre più ostica; emergono crescenti disparità regionali mentre si osserva una crescente incapacità del sistema nel fronteggiare le necessità sempre più complesse di una demografia in fase avanzata. I settori ritenuti particolarmente vulnerabili comprendono la salute mentale, l’assistenza sanitaria a tutto tondo ed infine la qualità ambientale.

Nel contesto attuale aumenta costantemente l’isolamento sociale, fenomeno che incide pesantemente sul benessere psichico degli individui; tale disagio è peraltro amplificato fra le persone oltre i sessantacinque anni così come nei giovani adulti che si trovano a fare fronte a fattori stressanti relazionati all’incertezza futura nonché alla mancanza di opportunità professionali. Inoltre, questa analisi evidenzia un nesso profondo fra precarietà economica e benessere psichico: quelli privati, diversamente dai soggetti avvantaggiati da tali condizioni, spesso risultano marginalizzati nella fruizione dei sostegni necessari. Fondamentalmente altri termini continuano tanto da comportare scarse possibilità di sfruttare opportunità per evitare complicazioni sanitarie.

Barriere all’accesso e il Bonus Psicologo: una soluzione temporanea

Nonostante l’affermazione della parità nel fruire delle cure relative alla salute mentale, considerata ormai un diritto civile inalienabile, permane una serie considerevole di ostacoli che continua a colpire molte persone. È essenziale chiarire che l’esistenza stessa dei servizi destinati al supporto psicologico non assicura automaticamente un pari accesso universale. Alla base di tale disparità sussistono numerose problematiche strutturali ed intrinsecamente insite nel contesto sociale.

In primo luogo, si evidenzia come la scarsa consapevolezza individuale riguardo al proprio disturbo psichico si configuri come uno dei più rilevanti impedimenti; questa mancanza può derivare tanto dalle peculiarità patologiche dell’individuo quanto da insufficienti iniziative educative su scala comunitaria riguardo alle questioni legate alla salute mentale. Quando le informazioni sui segni precursori e sull’urgenza dell’intervento professionale scarseggiano tra i cittadini comuni, coloro che sperimentano tali difficoltà faticano significativamente a riconoscere il loro stato emotivo e ad avviare trattamenti adeguati.

A ciò si aggiunge un ulteriore problema costituito dalla crescente privatizzazione delle terapie psicologiche, aspetto fondamentale in grado di influenzare pesantemente l’accessibilità ai servizi; difatti, gli individui più propensi ad accedere a percorsi terapeutici risultano essere quelli in grado economicamente di affrontarne i costi direttamente con il proprio denaro. In Italia, sebbene l’iniziativa del “Bonus Psicologo” abbia temporaneamente aumentato l’accessibilità degli approcci psicologici, non è riuscita a fornire garanzie per il futuro. Questo rafforza l’idea che, in assenza di un adeguato finanziamento pubblico, la risposta al disagio psicologico ricada prevalentemente sul sistema privato, trasformando un diritto in un privilegio. I tagli significativi al bonus, da 25 milioni di euro nel 2022 a soli 10 milioni nel 2024, testimoniano una flessione nell’impegno statale e un conseguente aumento del gap di trattamento. Solo 16.000 delle 400.000 domande pervenute sono state accolte, evidenziando una disparità tra domanda e offerta che il bonus, seppur utile come punto di partenza, non è in grado di risolvere strutturalmente.

Lo stigma sociale rappresenta un’altra potente barriera. In molti contesti, i pregiudizi e la stigmatizzazione legati alla “follia” e ai disturbi mentali rimangono profondamente radicati, nonostante la Legge 180 che ha portato alla chiusura dei manicomi e le crescenti campagne di sensibilizzazione. Questo stigma impedisce alle persone di cercare cure e di segnalare i propri sintomi per paura del giudizio e dell’emarginazione. Anche quando cercano aiuto, i sintomi vengono talvolta diagnosticati erroneamente a causa di pregiudizi di lunga data, come dimostrano alcuni studi sulla diagnosi errata di schizofrenia negli afroamericani rispetto ai bianchi americani.

Cosa ne pensi?
  • Finalmente un articolo che mette in luce la gravità......
  • È inaccettabile che nel 2024 la salute mentale......
  • Forse dovremmo smetterla di considerare la salute mentale......

Recensione sugli Interventi Necessari per la Salute Mentale

Investimenti e Riforme Necessarie:
  • Incrementare il budget per la salute mentale al 5% del Fondo Sanitario Nazionale e Regionale.
  • Potenziare i servizi di salute mentale con l’assunzione di nuovi professionisti.
  • Promuovere campagne di sensibilizzazione per ridurre lo stigma sociale.
  • Riformare il sistema dei servizi per garantire un accesso equo e inclusivo.
  • Investire nella formazione e nella psicoeducazione delle comunità locali.


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