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Ricci sotto accusa: l’incoerenza shock sul termovalorizzatore marchigiano

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  • Ricci appoggia i termovalorizzatori a Roma (3,5 milioni abitanti) ma non nelle Marche (1,5 milioni).
  • Legambiente e Marche a Rifiuti Zero si oppongono all'incenerimento aperto.
  • Servono investimenti da 80-100 milioni di euro in 10-15 anni per Cosmari.

Il ribaltamento sulla gestione dei rifiuti: il caso Ricci e il termovalorizzatore marchigiano

Una svolta nella gestione dei rifiuti: l’esempio di Ricci e la situazione del termovalorizzatore nelle Marche

L’ultima campagna elettorale riguardante le elezioni regionali nelle Marche ha fatto emergere uno degli argomenti più divisivi nel panorama politico: ovvero come affrontare il problema dei rifiuti e in particolare l’idea controversa della creazione di un termovalorizzatore. A prendere parte attiva nel dibattito è stato Matteo Ricci del centrosinistra; però la sua posizione ha sollevato interrogativi significativi, poiché sembra essere cambiata nel corso del tempo. Se nella capitale Roma – con una popolazione che supera i tre milioni e cinquecentomila abitanti – egli appoggia decisamente tali impianti attestando sulla loro necessità dovuta alle enormi dimensioni urbane, contrariamente a quanto sostiene riguardo alle Marche, dove risiedono all’incirca un milione e mezzo di cittadini; lì propone invece che gli investimenti debbano concentrarsi su strategie ecologiche piuttosto che sulla termovalorizzazione stessa. Il suo invito va dunque nella direzione perseguibile verso metodi gestionali più razionali ed esenti da pregiudizi ideologici nella lavorazione dei rifiuti. L’apparente cambiamento di posizione ha suscitato domande riguardo alla coerenza nella sfera politica e ha fornito opportunità per riflessioni più approfondite sulle meccaniche decisionali nel contesto pubblico. La questione risulta particolarmente intricata a causa della diversità delle opinioni manifestate dai protagonisti locali insieme alle associazioni ambientaliste; ad esempio, gruppi come Legambiente Marche e Marche a Rifiuti Zero si sono opposti con fermezza al concetto di realizzare un unico grandioso stabilimento dedicato all’incenerimento mediante combustione aperta. Le preoccupazioni primarie includono la necessità del rigoroso controllo delle emissioni nocive nonché l’aumento previsto del traffico su strada dovuto al trasferimento dei rifiuti provenienti da diverse località regionali verso una singola area dedicata allo smaltimento: tale situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente in virtù della proiezione che indica come entro il 2029 tutte le discariche esistenti nelle Marche possano raggiungere capacità massima. Questa circostanza rende evidente la complessità legata alla gestione dei rifiuti stessi, sottolineando l’urgenza dell’adozione tempestiva di misure appropriate.

In alternativa, è stata avanzata la proposta di indagare tecnologie innovative come quelle della gassificazione o dell’utilizzo del plasma; simili metodi consentirebbero la vaporizzazione degli scarti organici anziché procedere alla loro combustione, lasciando spazio a una possibile integrazione con azioni volte ad ampliare la raccolta differenziata piuttosto che sostituirla completamente. A tal proposito, secondo Legambiente, si dovrebbe puntare su altri metodi di smaltimento dei rifiuti e perfezionare l’economia circolare, piuttosto che investire in impianti di termovalorizzazione.

Il dibattito ha coinvolto anche i sindaci di diversi comuni, tra cui Tolentino e Treia, che hanno evidenziato le criticità del piano regionale sui rifiuti, giudicato carente di partecipazione da parte degli amministratori locali e in contrasto con le pratiche virtuose già adottate da realtà come il Cosmari. Quest’ultimo, un consorzio che dà lavoro a 600 persone e che celebra i suoi 30 anni di attività, ha sottolineato la necessità di ingenti investimenti, nell’ordine di 80-100 milioni di euro in 10-15 anni, per ammodernare impianti ormai usurati e adeguarli alle esigenze attuali, chiedendo una proroga del termine contrattuale del 2029 per ammortizzare i costi.

Secondo il rapporto Ecosistema Urbano 2023 di Legambiente, che evidenzia un incremento del 5% nella produzione di rifiuti nelle Marche, emerge l’esigenza di politiche integrate per migliorare le performance ambientali [Legambiente]. La mancanza di una discarica su base provinciale, insieme alla varietà nelle modalità di raccolta porta a porta fra i vari comuni, costituisce un ulteriore fattore di complessità nel panorama attuale. Ciò implica l’urgenza di adottare un sistema integrato, piuttosto che fare affidamento su singoli interventi da parte dei municipi.

Il contesto politico e le alleanze: tra campo largo e opposizioni

La posizione di Matteo Ricci sul termovalorizzatore si inserisce in un quadro politico regionale particolarmente acceso, soprattutto in vista delle imminenti elezioni. Il tentativo di Ricci di costruire una «Alleanza del cambiamento» nelle Marche, un campo largo che include forze politiche molto diverse, dall’Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) al Movimento 5 Stelle (M5S), fino a Italia Viva di Matteo Renzi, rappresenta un laboratorio politico significativo, anche per la leadership nazionale del Partito Democratico con Elly Schlein. Questa coalizione amplissima e variegata è stata presentata come un fronte unico contro l’attuale giunta di centrodestra guidata da Francesco Acquaroli, definita “mediocre” e “incapace”. Ricci ha insistito sulla natura anti-fascista dell’alleanza, proponendola come un modello replicabile a livello nazionale. Tuttavia, la sua posizione sul termovalorizzatore ha già generato frizioni interne e ha contribuito a complicare il panorama delle alleanze.

Un esempio lampante è il caso di Carlo Calenda, leader di Azione, che ha dichiarato apertamente di non sostenere Matteo Ricci, rifiutandosi di presentare il simbolo del suo partito e criticando Ricci come “banderuola e populista”. Questa decisione potrebbe avere ripercussioni significative, con una parte di Azione che potrebbe addirittura schierarsi con Acquaroli. Ricci ha minimizzato l’impatto delle critiche di Calenda, evidenziando che figure di spicco come l’ex sindaco di Fano, Massimo Seri, e il coordinatore marchigiano del Movimento socialista liberale, Ivo Costamagna, sono invece confluiti nella sua lista.

Egli ha inoltre espresso l’opinione che Calenda cambi idea con frequenza, una considerazione che, a suo dire, non dovrebbe distogliere l’attenzione dagli obiettivi della campagna elettorale rivolti ai marchigiani. Questo scenario evidenzia le complesse dinamiche di negoziazione e compromesso necessarie per tenere insieme una coalizione così eterogenea, dove le singole posizioni su questioni cruciali come l’ambiente e l’economia possono diventare fattori di rottura. Le recenti stime, come quelle della rilevazione Dire-Tecné, indicano Acquaroli in vantaggio di circa 5 punti, sebbene Ricci abbia prontamente controbattuto affermando che i suoi sondaggi lo danno in testa, liquidando i dati avversari come strategia comunicativa.

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La dissonanza cognitiva nel dibattito pubblico: tra percezione e giustificazione

Il presunto cambio di rotta di Matteo Ricci sulla questione del termovalorizzatore nelle Marche offre un’interessante opportunità per riflettere sul fenomeno psicologico della dissonanza cognitiva. Questa teoria, elaborata da Leon Festinger nel 1957, descrive la sensazione di disagio o tensione che si manifesta in un individuo quando le sue idee, convinzioni, valori o atteggiamenti sono in conflitto tra loro, o quando un comportamento agito è incoerente con le proprie cognizioni.

Nel caso specifico, la dissonanza potrebbe scaturire dal contrasto tra la posizione favorevole agli impianti di smaltimento dei rifiuti espressa da Ricci per Roma e il suo no per le Marche. Questa discordanza può generare un disagio psicologico, la cui intensità dipende dall’importanza attribuita alla questione e dal grado di contraddizione tra gli elementi coinvolti. Per ridurre tale disagio, Festinger ha identificato diverse strategie: la prima consiste nel modificare una delle cognizioni per renderla più coerente con l’altra; la seconda implica l’aggiunta di nuove informazioni o “evidenze” a favore del comportamento incoerente, giustificandolo; la terza, infine, suggerisce di diminuire l’importanza della dissonanza, minimizzando la discrepanza tra le posizioni assunte.

Matteo Ricci, nel giustificare la sua posizione differenziata tra Roma e le Marche, ha utilizzato un argomento basato sulla demografia, affermando che la necessità di un termovalorizzatore è dettata dal numero di abitanti (3,5 milioni a Roma contro 1,5 milioni nelle Marche). Secondo Ricci, “Siamo un territorio piccolo, punteremo sulla differenziata” [Il Foglio]. La suddetta argomentazione si configura quale uno sforzo per mitigare la dissonanza cognitiva mediante l’offerta di una razionalizzazione – benché opinabile in base ai punti di vista differenti – alle proprie dichiarazioni apparentemente in conflitto tra loro.

Questa strategia comunicativa intende mostrare che la decisione non deve essere interpretata come un’incongruenza; piuttosto essa funge da coerente applicazione dei principi fondamentali a diverse circostanze. Un’altra dimensione della dissonanza identificata da Festinger concerne quella definita dissonanza post-decisionale; qui, dopo aver preso una determinata decisione (ad esempio associarsi a una coalizione politica caratterizzata da determinate posizioni), ci si sforza frequentemente di consolidare tale scelta e ridurre al minimo i fattori che potrebbero contraddire le credenze pregresse. Nel panorama politico attuale, il desiderio imperativo di preservare l’integrità della coalizione diventa particolarmente rilevante quando comprende forze politiche quali il M5S (da sempre molto critico sui termovalorizzatori) e assume così ruolo significativo nella modellazione delle dichiarazioni espresse pubblicamente da un leader. Le reazioni di figure come Carlo Calenda, che ha accusato Ricci di essere una “banderuola”, evidenziano come tali giustificazioni non siano sempre sufficienti per eliminare la percezione esterna di incoerenza, specialmente in un ambiente politico in cui la coerenza è spesso considerata una virtù cardinale.

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Oltre il dibattito: la ricerca di coerenza in un mondo complesso

La vicenda di Matteo Ricci e del termovalorizzatore nelle Marche ci offre uno spaccato profondo, non solo sulla politica locale, ma anche sulla psicologia individuale e collettiva che sottende le nostre decisioni e le nostre percezioni. A un livello più basilare, possiamo osservare come la mente umana sia naturalmente incline a ricercare la coerenza. Quando questa coerenza viene interrotta, sia da pensieri contrastanti che da azioni che non rispecchiano le nostre credenze, si genera un disagio psicologico, una tensione interna che ci spinge a trovare una soluzione.

Nel caso di un politico, come Ricci, un cambiamento di posizione su un tema così sensibile può essere interpretato da alcuni come incoerenza, da altri come pragmatismo. La dissonanza cognitiva entra in gioco proprio in questa interpretazione: per chi osserva dall’esterno, la percezione di un “cambio di idee” può generare sfiducia o critica. Per il soggetto che vive la dissonanza, invece, si attiva un complesso meccanismo interno di giustificazione. Esaminando più a fondo rispetto alla semplice definizione iniziale, si rivela come l’ambito della psicologia politica evidenzi un’esplosione di tali dinamiche all’interno dei contesti pubblici e sociali. Nel complesso panorama politico, infatti, i fattori quali la pressione sociale e l’esigenza di conservare il consenso fungono da motori incredibilmente potenti per influenzare questa dissonanza. Un rappresentante politico si trova spesso costretto ad affrontare situazioni in cui una determinata azione possa sembrare contraddittoria rispetto ai propri interventi passati oppure alle attese del proprio elettorato o coalizione; per questo motivo egli ha l’obbligo morale di creare una narrativa persuasiva capace di armonizzare queste incoerenze percepite. Tale processo può manifestarsi mediante un riposizionamento delle priorità d’azione, mettendo in risalto nuove informazioni o situazioni (un esempio pertinente è il dato demografico menzionato da Ricci) oppure riducendo al minimo l’importanza delle proprie opinioni precedenti.

In questo frangente emerge poi una concezione più sofisticata: l’autogiustificazione quale strumento essenziale per preservare l’immagine personale e mantenere credibilità. Non ci si limita semplicemente a cercare sollievo dal disagio interiore causato dalle scelte ritenute incoerenti; c’è anche il bisogno imperativo di sostenere la propria reputazione, nonché garantire intatta quella percezione d’integrità agli occhi degli altri così come ai propri stessi occhi. La comunicazione politica si configura dunque come uno strumento cruciale per facilitare l’invio al pubblico dei meccanismi legati all’autogiustificazione.

Il fenomeno Ricci ci esorta ad analizzare con attenzione la farraginosità delle scelte politiche associate alla condizione umana. Qual è il nostro grado di propensione nel sacrificare l’apparente coerenza per perseguire obiettivi superiori—quali potrebbero essere l’instaurazione d’alleanze strategiche o la risoluzione d’argomenti intrinsecamente complicati? E fino a che punto riusciamo noi stessi ad accertare se stiamo assistendo realmente a una metamorfosi delle convinzioni personali piuttosto che semplicemente a difese elaborate sulla base d’informazioni emergenti oppure manovre discorsive mirate? Quando ci imbattiamo in situazioni paradossali—che siano esse originate nell’arena politica oppure nelle dinamiche del quotidiano—viene sollecitato il nostro interesse verso gli istinti fondanti e i processi cognitivi sottilmente articolati che caratterizzano i comportamenti nostri così come quelli degli altri. Il desiderio innato d’aderire alla coerenza costituisce non solo una regola razionale ma anche un impulso cardinale dell’essere umano; quando tale equilibrio viene compromesso, gli approcci da adottare dinanzi alle contraddizioni rivelano verità significative sul nostro stesso carattere.

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Glossario:

  • Dissonanza cognitiva: Sensazione di disagio che si verifica quando le convinzioni o i comportamenti di una persona sono in conflitto.
  • Termovalorizzatore: Impianto che trasforma i rifiuti in energia attraverso il processo di combustione.
  • Economia circolare: Sistema economico mirato a mantenere il valore dei prodotti, materiali e risorse nel sistema, riducendo al minimo i rifiuti.

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