- Circa 510.000 giovani italiani tra i 15 e i 19 anni usano psicofarmaci senza autorizzazione.
- Nelle studentesse minorenni l'uso di psicofarmaci è più che raddoppiato.
- Aumento del 15-20% nel consumo di psicofarmaci negli ultimi 5 anni.
Il quadro della salute mentale giovanile in Italia presenta sviluppi articolati ed espressivi di preoccupazione: emerge una notevole espansione dell’assunzione di psicofarmaci privi di ricetta. A mettere in luce questa problematica sono vari rapporti informativi; fra questi spicca la Relazione annuale al Parlamento riguardante il fenomeno delle tossicodipendenze in Italia per l’anno 2025 (con dati relativi al periodo del 2024). Si sottolinea come, pur registrando un moderato decremento nel consumo delle sostanze illecite, restino attive perniciose insidie alla salute degli adolescenti.
Una statistica particolarmente allarmante proviene dall’indagine ESPAD® Italia del biennio corrente, effettuata su oltre ventimila ragazzi con età compresa fra i quindici e i diciannove anni. Questa ricerca indica che all’incirca cinquecentodiecimila giovani appartenenti a tale gruppo anagrafico hanno utilizzato psicofarmaci non autorizzati nella loro vita. La gravità del problema aumenta quando ci si concentra sulla classe più giovane; nello specifico quella dei minorenni fino ai diciotto anni incompleti: qui è stimato che circa centottantamilioni abbiano consumato tali sostanze solo negli ultimi dodici mesi. Questa prevalenza è più che raddoppiata tra le studentesse, suggerendo una vulnerabilità specifica in questa demografia.
Un’altra ricerca condotta da Farmacista33 conferma questa tendenza, sottolineando che, nonostante una leggera flessione nell’uso di sostanze illegali tra gli adolescenti, l’abuso di psicofarmaci è in chiara crescita.
“Il consumo di psicofarmaci tra i giovani è un fenomeno che non può essere ignorato, richiedendo attenzione urgente da parte di tutti.” [Farmacista33]
Il problema non si limita all’abuso, ma include anche l’uso improprio e l’auto-prescrizione, come evidenziato in un articolo del Corriere della Sera che riporta un aumento del 15-20% nel consumo di questi medicinali negli ultimi 5 anni. L’amministrazione della città siciliana Palermo ha sollevato un avvertimento circostanziato riguardo alla crescita esponenziale dell’assunzione degli psicofarmaci tra i più giovani. Tale fenomeno è ulteriormente complicato dal proliferare delle ricette false, facilitando così l’accessibilità a tali farmaci. Queste molecole risultano facilmente reperibili nel circuito illecito del mercato nero e sono disponibili persino per coloro che non hanno ricevuto una diagnosi medica adeguata.
Nonostante si registri un leggerissimo decremento nell’uso di alcune categorie di droghe – come ad esempio i cannabinoidi che scendono dal 22% al 21% o le nuove sostanze psicoattive che passano dal 6.4% al 5.8% – emerge prepotentemente il dato relativo all’aumento del ricorso agli psicofarmaci privi della necessaria supervisione medica: si configura pertanto una vera e propria nuova frontiera critica per la salute dei giovani cittadini. Come riportato nella Relazione annuale presentata presso il Parlamento nel corso del 2025, si stima che abbiano avuto luogo circa 424 morti correlate all’uso di droghe nel corso del 2024, segnalando chiaramente il nesso insidioso fra gli psicofarmaci e altre tipologie soprattutto illegali.
Pur evidenziando una riduzione modesta nei dati relativi alla cannabis – da considerarsi ancora la droga psicoattiva predominante sul territorio italiano -, restano affascinanti le statistiche quotidiane secondo le quali viene utilizzata approssimativamente 52 dosi giornaliere ogni 1. Un bacino demografico composto da 000 abitanti accompagna un inquietante aumento quadratico della concentrazione di THC presente nell’hashish: dal 7% registrato nel 2016, si è passati al ben più allarmante 29% previsto per il 2024. Parallelamente anche la cocaina prosegue nella sua cruenta scia di vittime: risulta responsabile direttamente del 35% delle morti legate ad intossicazioni acute letali nell’anno corrente, raggiungendo così un picco senza precedenti; tale sostanza si colloca ora su un piano d’equilibrio sinistro con gli oppioidi in termini statistici riguardo ai deceduti (80 contro 81).
Il panorama sociale, assieme agli aspetti psicologici, favorisce nei giovani lo sviluppo dell’abuso riguardante gli psicoattivi secondo modalità che sono fortemente intricate ed originate da molteplici fattori. La pressione esercitata dall’ambiente accademico, combinata alle insidie relazionali quotidiane, viene ulteriormente amplificata dall’esposizione incessante ai contenuti digitalizzati, nonché dalla più accentuata incapacità degli adolescenti nel gestire le comuni oscillazioni emozionali esperite durante questo stadio evolutivo vitale. In tale contesto appare quindi imprescindibile – o meglio indiscutibile – l’emergere della necessità fondamentalmente collegata a opportuni interventi specializzati concernenti sia prevenzione che sostegno psicologico; obiettivo primario deve essere quello d’individuare tempestivamente segnali sintomatici realmente gravi, aiutando i soggetti coinvolti e proponendo vie alternative alla tentazione dell’autoterapia farmacologica. Raffaele Morelli, rinomato psichiatra, ha in numerose circostanze manifestato critiche incisive circa il fenomeno dell’eccessiva medicalizzazione rispetto ai disagi cerebrali, evidenziando come quelle condizioni quali ansia o depressione siano problematizzate frequentemente, ma risultano palesemente inattese nella loro ricchezza problematicista.
Effetti collaterali e impatto sullo sviluppo cognitivo
L’impiego dei farmaci psicotropi durante l’età infantile può generare allarmi considerevoli circa gli effetti collaterali potenzialmente duraturi e il loro influsso sullo sviluppo cognitivo così come su quello comportamentale. Pur riconoscendo che questi medicinali possano rivestire un ruolo significativo nel trattamento di patologie specifiche in ambito clinico, la loro prescrizione richiede sempre una scrupolosa analisi e un monitoraggio incessante da parte dei professionisti del settore.
Tra le questioni più controverse vi sono certamente le modifiche agli schemi mentali indotte dalla terapia farmacologica. Alcune indagini hanno dimostrato che i farmaci potrebbero incidere non solo sui segni manifestati dalla malattia mentale ma altresì sulle modalità attraverso cui il cervello processa dati sensoriali, sentimenti e interconnessioni sociali. Questa dimensione risulta particolarmente critica per gli adolescenti, la cui mente è ancora soggetta a trasformazioni sostanziali e presenta elevate possibilità adaptive. Un cambiamento nella struttura cognitiva durante questo periodo cruciale dello sviluppo potrebbe determinare sfide nei processi decisionali quotidiani così come nell’apprendimento delle tecniche necessarie per affrontare situazioni stressanti o complesse. L’assunzione di psicofarmaci comporta una vasta gamma di effetti collaterali che differiscono notevolmente in base alla tipologia medicinale impiegata. Tra le problematiche più frequentemente riscontrate emergono la sedazione eccessiva, episodi di insonnia da rebound — soprattutto legati all’uso delle benzodiazepine con breve emivita — nonché disturbi sessuali, tachicardia, secchezza orale e costipazione intestinale. In modo specifico per gli antidepressivi classificati come SSRI (Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina), ci sono state documentazioni relative a un preoccupante aumento dei tentativi di suicidio e manifestazioni aggressive nei soggetti pediatrici e adolescenziali sottoposti al trattamento farmacologico. Tale contesto ha indotto una scrupolosa revisione delle direttive riguardanti la prescrizione durante il periodo dell’infanzia, rimarcando così la cruciale necessità di un’accurata ponderazione del bilancio rischi-benefici.
Il fenomeno dell’abuso involontario degli psicofarmaci privi di prescrizione medica espone a ulteriori insidie; ciò è stato messo in rilievo dalla Relazione annuale al Parlamento. La mancanza di una diagnosi precisa insieme alla somministrazione impropria dei dosaggi rischiano non solo di intensificare gli effetti collaterali ma anche di occultare patologie preesistenti, ritardando quindi l’attuazione dell’intervento terapeutico necessario. Ad esempio, alti dosaggi di alcuni farmaci possono determinare agitazione, aggressività, tremori, diarrea, insonnia e anoressia. Un altro dato preoccupante riguarda la “cocaina rosa”, una combinazione di MDMA e ketamina, sequestrata nel 2024, che evidenzia la crescente complessità e pericolosità delle nuove sostanze psicoattive miscelate con psicofarmaci, aumentando esponenzialmente i rischi per la salute.
È fondamentale sfatare il mito secondo cui gli psicofarmaci danneggiano indiscriminatamente il cervello. In realtà, se prescritti e monitorati correttamente, possono migliorare le funzioni cerebrali e contribuire a stabilizzare alterazioni strutturali legate a patologie specifiche. Tuttavia, l’uso in contesti non clinici o per autodiagnosi può invertire completamente questo potenziale benefico, trasformando un possibile strumento di cura in una fonte di ulteriore danno.
La rete Sostenibilità e Salute, ad esempio, ha richiamato l’attenzione sulla medicalizzazione in età evolutiva in Italia, sottolineando la necessità di un approccio più cauto e integrato.
“Un uso eccessivo e non controllato di psicofarmaci può portare a più danni che benefici nella crescita dei giovani.” [Sostenibilità e Salute]
In sintesi, mentre gli psicofarmaci offrono un’importante risorsa terapeutica, il loro impiego nei giovani richiede una comprensione approfondita dei potenziali impatti sullo sviluppo cognitivo e la massima cautela nell’affrontare i numerosi effetti collaterali possibili.
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- L'allarmismo sugli psicofarmaci è eccessivo... 😠...
- E se il problema fosse la società... 🤔...
Terapia cognitivo-comportamentale (TCC) integrata: una chiave per il benessere duraturo
Nell’attuale panorama caratterizzato da un incremento nell’uso degli psicofarmaci tra i giovani italiani, si rende fondamentale considerare l’integrazione della farmacoterapia con tecniche terapeutiche come la Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC). Quest’approccio sinergico non solo facilita il raggiungimento del benessere a lungo termine, ma affronta anche direttamente le radici dei disturbi psichici. La combinazione tra questi metodi risulta particolarmente proficua poiché garantisce sia sollievo dai sintomi, sia offre gli strumenti per gestire autonomamente le proprie sfide.
La Terapia Cognitivo-Comportamentale rappresenta una tipologia specifica d’intervento psico-terapeutico mirata alla valutazione e alla trasformazione delle idee disfunzionali e dei comportamenti nocivi legati al malessere emotivo. Rivolta soprattutto ai più giovani, questa tecnica fornisce loro un percorso chiaro e metodologico volto ad analizzare i propri sentimenti; aiuta a sviluppare competenze efficaci nel fronteggiare situazioni critiche e accrescere abilità nella soluzione dei problemi stessi.
Recentemente è emerso da uno studio che il percorso formativo relativo alle scuole italiane dedicate alla TCC si trova in fase evolutiva per rafforzarne l’efficacia educativa e implementarne l’inserimento all’interno del servizio sanitario nazionale.
“Un’adeguata formazione dei professionisti è cruciale per affrontare le sfide contemporanee della salute mentale.” [Consulta delle Scuole CBT]
Questa terapia si è dimostrata efficace nel trattamento di un’ampia gamma di disturbi, inclusi depressione, ansia, disturbi alimentari e ADHD, patologie spesso associate all’abuso di psicofarmaci.
Quando un farmaco viene prescritto, l’obiettivo primario è spesso la stabilizzazione dei sintomi più acuti, come l’insonnia grave, l’agitazione o stati depressivi profondi, che possono impedire al giovane di partecipare attivamente alla terapia psicologica. In questi casi, la farmacoterapia può essere vista come un “ponte” che facilita l’accesso e l’adesione alla TCC. Senza una riduzione dei sintomi più debilitanti, un adolescente potrebbe trovare difficile concentrarsi sugli esercizi terapeutici o impegnarsi in un percorso di auto-riflessione.
L’integrazione della TCC permette di andare oltre la semplice soppressione dei sintomi offerta dai farmaci. La terapia aiuta i giovani a identificare le radici cognitive e comportamentali del loro malessere. Ad esempio, un ragazzo che abusa di ansiolitici per gestire l’ansia sociale potrebbe apprendere, tramite la TCC, come riconoscere i pensieri catastrofici legati all’interazione con gli altri (es. “sarò giudicato male”, “dirò qualcosa di stupido”) e come sostituirli con pensieri più realistici e funzionali. In parallelo al percorso terapeutico intrapreso dal soggetto affetto da ansia sociale si propone un processo mirato all’esposizione graduale alle situazioni socialmente temute; questo approccio non solo favorisce la diminuzione dell’evitamento comportamentale, ma consente altresì l’accrescimento della fiducia nelle proprie potenzialità.
Un aspetto fondamentale inerente alla Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC) integrata riguarda proprio la prevenzione delle ricadute. Infatti, una volta interrotto il trattamento farmacologico, ci si imbatte nel rischio d’involuzione per il paziente qualora questi non disponga ancora degli strumenti adeguati per gestire lo stress o fronteggiare pensieri nocivi. In contrasto con ciò, rappresenta uno dei pregi indiscutibili della TCC: questa disciplina prepara gli adolescenti fornendo loro un arsenale strategico utile anche oltre la fase terapeutica. Tale considerazione riveste particolare rilevanza durante l’adolescenza – una fase caratterizzata da mutamenti significativi e prove impegnative.
È imprescindibile rimarcare comunque che l’efficienza tanto della TCC quanto dei trattamenti farmacologici necessità di diagnosi precisa accompagnata da piani terapeutici individualizzati. Non tutte le patologie reagiscono con pari efficacia ai due metodi; pertanto spetta a un’équipe specialistica qualificata determinare quale sia la migliore combinazione disponibile, analizzando meticolosamente le specifiche necessità del paziente assieme all’intensità dei sintomi manifestati e al contesto socio-culturale in cui vive. Come ribadito dalla Consulta delle Scuole CBT, “l’armonizzazione della formazione scientifica e della pratica clinica è cruciale per garantire un trattamento di alta qualità”.
Riflessioni sul cammino verso il benessere: l’intreccio di mente e corpo
Il campo della psicologia, insieme alla medicina, sottolinea incessantemente come il benessere, lungi dall’essere uno stato definitivo ed immutabile, rappresenti piuttosto una traiettoria fluida, nella quale mente e corpo dialogano continuamente. In risposta all’aumento di giovani propensi a utilizzare farmaci psicotropi nella ricerca di conforto — frequentemente senza l’assistenza necessaria — sorge l’esigenza di contemplare seriamente la sostanza del malessere e le strade verso la sua risoluzione.
Uno degli insegnamenti fondamentali derivanti dalla psicologia cognitiva afferma chiaramente come siano le nostre interpretazioni degli eventi stessi – più delle situazioni concrete – a influenzare le emozioni oltre ai comportamenti umani; ciò implica che la nostra modalità d’interpretazione costituisce lo spartiacque tra reazione immediata ed esperienza interiore. Questa griglia interpretativa è formata da modelli mentali incrostati da convinzioni ed aspettative personali; essa ha la capacità disturbante di ingrandire sofferenze emotive, rendendo insormontabili problematiche che potrebbero risultare meno gravose se esaminate attraverso angolazioni differenti. Pertanto, quando alcuni ragazzi optano per usare medicinali al fine di alleviare ansia o depressione, rischiano d’incorrere nel paradosso: tali composti trattano solo i segnali esteriori senza intaccarne le radici profonde ancora attive nell’organismo psichico. È qui che la terapia, in particolare la TCC, diviene fondamentale: essa offre gli strumenti per revisionare quella lente, per disarmare i pensieri automatici negativi e per costruire nuove interpretazioni della realtà, più funzionali al proprio benessere.
Spingendoci in una nozione più avanzata, la psicologia comportamentale ci introduce al concetto di sensibilizzazione centrale e alla sua implicazione nei disturbi d’ansia e depressivi cronici. Questo meccanismo, che si sviluppa in seguito a stress acuti o cronici (traumi), porta il sistema nervoso a diventare ipersensibile agli stimoli, reagendo in modo esagerato anche a minacce minori. L’organismo, in pratica, impara a essere sempre “all’erta”, creando un circolo vizioso che autoalimenta l’ansia e la depressione. I farmaci possono modulare questa ipersensibilità, ma la TCC può agire sulle dinamiche che hanno innescato e sostenuto il processo, ad esempio attraverso tecniche di esposizione graduale, di rilassamento e di ristrutturazione cognitiva, che “rieducano” il sistema nervoso a una risposta più equilibrata. Si tratta di un viaggio alla scoperta delle proprie risorse interne, un’esplorazione che porta a una maggiore consapevolezza e a una più profonda resilienza.
La storia di Thiago Elar, la cui scomparsa ha acceso i riflettori sui disturbi alimentari nei giovani, o le parole di Raffaele Morelli sulle “donne belle over 40” che celano infelicità, ci ricordano che il disagio ha mille volti, e che dietro ogni statistica c’è un individuo con la sua unica storia. La sfida non è demonizzare la medicina, ma riconoscerle il suo giusto ruolo e, al contempo, puntare sull’educazione alla salute mentale. È un invito a non delegare completamente il proprio benessere a una soluzione esterna, ma a intraprendere un percorso attivo di conoscenza di sé, affiancati da professionisti che sappiano guidare, non solo medicamentare. Forse, il vero coraggio non sta nel prendere una pillola per far tacere il dolore, ma nell’aprirsi a un dialogo, con sé stessi e con gli altri, per trovare il vero significato della propria sofferenza e trasformarla in opportunità di crescita.
Glossario:
- Psicofarmaci: farmaci utilizzati per trattare disturbi psicologici.
- TCC: Terapia Cognitivo-Comportamentale, un approccio terapeutico che mira a modificare schemi di pensiero disfunzionali.
- ESPAD: European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs, studio europeo sui consumi di sostanze tra gli adolescenti.
- NPS: Nuove Sostanze Psicoattive, sostanze chimiche spesso non regolamentate di recente introduzione.