- Nel 2025, l'Osservatorio ha registrato 386 vittime di infortuni sul lavoro in Italia.
- A Monza, un operaio quarantottenne ha perso la vita a causa di un incidente.
- Studi mostrano che le vittime possono sviluppare sindromi ansioso-depressive; assenza per 110 giorni.
La Brianza ha recentemente assistito a una preoccupante escalation degli incidenti sul lavoro culminata nel terribile “lunedì nero”, contrassegnato dalla tragica perdita delle vite umane e dal verificarsi di gravi lesioni fisiche. Tali avvenimenti riesplodono il dibattito riguardo alla sicurezza nei luoghi lavorativi, richiamando l’attenzione su come i fattori ambientali così come quelli organizzativi e psicologici possano confluire verso situazioni catastrofiche. Nella città brianzola Monza ha tragicamente perso la vita un operaio quarantottenne, proveniente dalla Guinea; il decesso è avvenuto all’interno di un’azienda specializzata nella produzione di valvole industriali, dove l’uomo è stato colpito fatalmente alla testa dalla leva del tornio. Nel contesto dello stesso giorno, a Desio si verifica poi il crollo mortale – da dieci metri d’altezza – dell’altro lavoratore trentasettenne; le sue condizioni sono così critiche da essere trasportato d’urgenza al pronto soccorso con codice rosso per le lesioni riportate. L’8 settembre 2025, questi due episodi segnano ulteriormente l’emergente crisi: ben quattro vittime nel giro di un solo giorno lungo tutta Italia, dall’estremo Nord al Sud, toccando province come quella torinese fino a Catania.
La dinamica dell’incidente di Monza, dove un macchinario è stato posto sotto sequestro per accertamenti, solleva interrogativi cruciali sulla manutenzione delle attrezzature, sulla formazione del personale e sull’efficacia delle procedure di sicurezza. In particolare, l’elemento del tornio, un attrezzo comune in molte officine e fabbriche, suggerisce che anche apparecchiature apparentemente standard possono nascondere rischi letali se non gestite con la massima attenzione e nel rispetto delle normative vigenti. In modo simile a quanto accaduto nella caduta da un ponteggio avvenuta a Desio – incidente delle cui circostanze rimane incerta la spiegazione – si evidenzia una volta di più l’importanza della sicurezza nei cantieri edili; questo comparto è notoriamente caratterizzato da elevati rischi operativi. La predisposizione adeguata dei dispositivi destinati alla protezione sia individuale che collettiva rappresenta dunque una questione cruciale.
Le autorità locali competenti come l’ATS Brianza hanno subito preso provvedimenti per iniziare le indagini necessarie; nel contempo, gli operatori del 118 hanno prestato assistenza immediata alle persone coinvolte. Tali episodi dolorosi mettono in luce la necessità impellente di potenziare le misure preventive e mantenere vigile la cultura della sicurezza su tutti i livelli aziendali. I soggetti colpiti da tali sventure non possono essere considerati meri numeri statistici: sono esseri umani con vite ricche che vengono spezzate all’improvviso; ciò crea ferite profonde nell’animo dei familiari e nell’intera comunità. In particolar modo, quella lesmiana ha voluto esprimere vicinanza al lavoratore tragicamente scomparso a Monza, segno tangibile dell’eco sociale provocato dalla perdita violenta della vita sul lavoro.

Il ruolo della psicologia del rischio: oltre la norma, la mente umana
Gli incidenti sul lavoro non sono mai ascrivibili a una singola causa, ma sono il risultato di una complessa interazione di fattori tecnici, organizzativi e, non da ultimo, psicologici. La psicologia del rischio, un campo di studio sempre più rilevante, indaga su come le percezioni individuali, le decisioni e i comportamenti, influenzati da variabili come lo stress, l’ansia e la depressione, possano contribuire al verificarsi di infortuni. In contesti lavorativi ad alto rischio come l’industria e l’edilizia, la pressione può generare un deficit di attenzione e di concentrazione, come rilevato da diversi studi, rendendo i lavoratori più vulnerabili a errori fatali.
È opportuno notare che fattori quali una sottostante carenza nel personale, unitamente alla mancanza di strutture adeguate — fenomeni già evidenziati da varie indagini — possono scatenare episodi severi di stress che influenzano negativamente tanto il processo decisionale quanto l’agilità nelle risposte operative. La rilevazione dei rischi associati allo stress collegato al lavoro rappresenta uno degli step cruciali indicati dal D. Lgs. 81/08 ed è sostenuta da organismi quali l’ATS Brianza mediante Piani Mirati di Prevenzione (PMP). Nonostante ciò sia fondamentale; tuttavia, si rende necessario transcendere dall’esclusivo rispetto delle normative vigenti verso lo sviluppo attivo all’interno delle organizzazioni corporative con una visione tesa a promuovere il benessere mentale tra i collaboratori. Figure professionali esperte nel settore psicologico — fra cui spicca la Dott.ssa Francesca Sforza operante nella zona monzese — si rendono disponibili ad offrire assistenze necessarie nella diagnosi riguardante queste tipologie rilevanti.
A tale riguardo, i programmi integralmente dedicati alla sicurezza lavorativa, forniti da nomi prestigiosi quali SYNLAB CAM Polidiagnostico insieme a TQSA siti a Monza, fanno emergere chiaramente l’importanza non solo della formazione continua ma anche dell’implementazione anticipata nelle strategie relative alla mitigazione degli eventuali problemi. Questo impegno persiste con costanza ormai da più di trent’anni accogliendo le esigenze diverse centinaia se non migliaia di imprese. L’ATS Brianza, con il suo Laboratorio Interattivo Sicurezza Lavoro, si impegna nella ricerca e sperimentazione di strumenti innovativi per favorire una corretta percezione dei rischi. L’analisi degli infortuni e dei “near misses” (quasi infortuni) è cruciale per comprendere le dinamiche sottostanti e implementare azioni correttive efficaci, come sottolineato da Associazioni come Assolombarda, che a fianco dell’ATS Brianza, mira a ricostruire la dinamica degli eventi a fini preventivi.
- È confortante vedere che l'articolo pone l'accento sul supporto psicologico...😊...
- Purtroppo, nonostante le statistiche, la realtà è che spesso si taglia sulla sicurezza... 😠...
- La psicologia del rischio è un aspetto cruciale e spesso sottovalutato... 🤔...
Conseguenze psicologiche e l’importanza del supporto post-traumatico
Gli infortuni sul lavoro, specialmente quelli gravi o mortali, lasciano un’impronta indelebile non solo sulle vittime dirette, ma anche sui loro colleghi e familiari. Oltre ai danni fisici evidenti, le conseguenze psicologiche possono essere profonde e durature. Studi in ambito psicologico hanno evidenziato come le vittime di infortuni spesso manifestino sintomatologie post-traumatiche quali depressione, ansia, preoccupazione costante, irritabilità e disorientamento. Queste condizioni sono spesso accompagnate da difficoltà cognitive, in particolare deficit di attenzione e di concentrazione.
Le vittime di infortuni gravi possono sperimentare una vera e propria “sindrome ansioso-depressiva” che influenza significativamente la loro capacità di riprendere le normali attività quotidiane e lavorative. Ad esempio, è documentato il caso di un lavoratore assente per 110 giorni a causa di tale sindrome a seguito di un evento traumatico sul lavoro. L’impatto psicologico è ancora più drammatico in caso di infortuni mortali. I familiari delle vittime e i colleghi che hanno assistito o sono stati coinvolti in tali eventi possono sviluppare disturbi post-traumatici da stress, lutto complicato e altre forme di disagio psicologico. In questo contesto, l’offerta di servizi di supporto psicologico specifici per gli infortunati gravi e per i familiari delle vittime di morti sul lavoro diventa non solo un atto di umanità ma una componente essenziale di un sistema di sicurezza sul lavoro efficace. Tali servizi possono aiutare a elaborare il trauma, a gestire le reazioni di stress e a favorire un percorso di recupero, sia fisico che mentale.
Oltre la statistica: la persona al centro della sicurezza
Gli eventi drammatici che si sono verificati a Monza e in Brianza ci spingono a guardare oltre le fredde statistiche e a considerare il profondo impatto umano di ogni incidente sul lavoro. Ogni deceso, ogni ferimento grave, rappresenta una storia interrotta, un futuro negato e un dolore incommensurabile per le persone coinvolte e per le loro comunità. In termini di psicologia cognitiva, l’incidente sul lavoro spesso innesca un schema di pensiero disfunzionale, dove la mente, nel tentativo di elaborare un evento traumatico, può cadere in cicli di rimuginio, ipervigilanza o evitamento. Questi schemi non solo rallentano il processo di guarigione, ma possono compromettere la capacità dell’individuo di tornare a una vita normale, sia lavorativa che personale.
- Schema di pensiero disfunzionale: modalità errate di pensiero che influenzano negativamente il comportamento e le emozioni.
- Disturbo post-traumatico da stress: condizione che può svilupparsi in seguito a un evento traumatico, caratterizzata da sintomi psicologici persistenti.
È come se il cervello, di fronte a un pericolo inaspettato e intenso, attivasse una modalità di sopravvivenza che, se prolungata, si trasforma in una fonte di ulteriore sofferenza, impedendo la rielaborazione costruttiva dell’evento. Approfondendo la psicologia comportamentale, si osserva come il trauma possa generare condizionamenti negativi, portando l’individuo a sviluppare fobie specifiche legate al luogo o all’attività lavorativa, o a una generale avversione per situazioni che richiamano l’evento.
Non si tratta solo di adempiere a obblighi normativi, ma di coltivare una cultura del rispetto e della cura, dove la salute mentale è considerata tanto importante quanto quella fisica. Pensiamoci, riflettiamo su quanto sia semplice, nella frenesia della vita moderna e della produzione, dimenticare che dietro ogni ingranaggio, ogni macchina, ogni mattone, c’è una persona con le sue vulnerabilità, i suoi sogni e la sua dignità. Solo mettendo la persona al centro, con le sue esigenze psicologiche e la sua integrità, potremo sperare di prevenire future tragedie e costruire un futuro lavorativo più umano e sicuro per tutti.