- Nel 2023, le denunce di infortunio sono diminuite del 19,7% rispetto al 2019.
- I decessi sono calati del 19,3%, con 138 casi nel 2023, il valore più basso.
- Le malattie professionali sono aumentate del 14,7% nel 2023, con 11.483 segnalazioni.
Nonostante gli avanzamenti tecnologici e le stringenti normative sulla sicurezza, il settore agricolo in Italia si conferma ancora oggi un ambito ad elevato rischio per i lavoratori. Tuttavia, dati recenti relativi al periodo 2019-2023, con riferimento alle statistiche consolidate al 31 ottobre, evidenziano un incoraggiante trend decrescente nel numero di incidenti sul lavoro, inclusi quelli con esito fatale. Nel 2023, le denunce di infortunio presentate all’Inail nell’ambito della gestione assicurativa agricoltura sono state 26.546*, un dato in linea con l’anno precedente, ma che segna un calo significativo del 19,7% rispetto alle *33.070 denunce del 2019. Parimenti, i decessi denunciati nel 2023 si attestano a 138*, il valore più basso registrato nell’ultimo quinquennio, diminuendo di quattro unità rispetto al 2022 e di ben 33 rispetto ai *171 del 2019, con una riduzione percentuale del 19,3%.
Questa disamina emerge dal più recente numero del periodico Dati Inail, che offre un’approfondita analisi dei rischi specifici e delle peculiarità di questo settore cruciale per l’ossatura economica del Paese. La contrazione degli incidenti denunciati, pari al 19,7%, si articola in una diminuzione più marcata dei casi verificatisi in occasione di lavoro (-20,3%), ovvero direttamente correlati all’attività lavorativa, e una flessione più contenuta degli infortuni in itinere (-8,1%), quelli che avvengono nel tragitto casa-lavoro e che sono prevalentemente di natura stradale. Nel contesto agricolo, dove la prossimità tra residenza e luogo di lavoro è frequente, l’incidenza degli infortuni in itinere sul totale denunciato è notevolmente inferiore rispetto ad altri settori, rappresentando solo il 6%* a fronte del 19% nell’Industria e servizi e del *32% nel Comparto Stato.
L’analisi incrociata con i dati Istat sull’occupazione nel medesimo quinquennio, caratterizzato da fluttuazioni dovute in parte alla pandemia, mostra un passaggio da 22,5 infortuni riconosciuti ogni mille unità lavorative annue (ula) nel 2019 a .5* nel 2023. Nel panorama delle statistiche sugli incidenti fatali nei luoghi di lavoro si osserva una transizione significativa: da 0,097 ogni mille lavoratori coinvolti nel 2019, scendiamo a uno straordinario valore di 0,070, registrato nel 2023. Questa diminuzione può essere almeno parzialmente ascritta alla minore esposizione ai rischi professionali dovuta alla contrazione della forza lavoro all’interno del settore stesso. Malgrado ciò, dobbiamo considerare che la flessione percentuale relativa agli incidenti valutati favorevolmente dall’Inail nelle situazioni lavorative supera quella relativa ai dipendenti totali; ciò potrebbe indicare un notevole miglioramento reale delle condizioni generali di sicurezza sul posto. Esaminando l’aspetto territoriale della problematica affrontata negli incidenti dal punto di vista statistico, emerge chiaramente che la maggior parte delle situazioni sfortunate avviene principalmente nelle regioni settentrionali d’Italia; quest’area rappresenta circa il 46% dei tutti gli eventi pericolosi denunciati e anche degli esiti letali correlati. Invece, gli episodi occorsi nelle aree meridionali risultano pari a solo 33% riguardanti l’intero ammontare impiegato, includendo anche fatalità; mentre i dati relativi all’Italia centrale mostrano valori modestamente inferiori attestandosi rispettivamente intorno al *20 ed il 14. Si sottolinea infine come le donne coinvolte negli incidenti siano numericamente contenute, rappresentando soltanto un massimo di. Color=#CC00FF;>18%</> del totale generale, scendendo addirittura fino ad appena ~>**(rappresentativo)§ qualora riferito alle perdite umane (dove hanno subito solamente due eventi drammatici rispetto ai settantadue complessivi). La percentuale di lavoratori stranieri si attesta attorno al 19%, incidendo quindi tanto sul numero complessivo di incidenti quanto sulle statistiche relative ai decessi.
Un elemento cruciale nel contesto delle problematiche legate agli incidenti sul lavoro agricolo è la significativa proporzione di lavoratori autonomi; essi costituiscono quasi la metà dei soggetti colpiti da incidenti. Questo dato emerge nettamente se comparato al valore ridotto del 7%, rilevabile nell’ambito dell’Industria e dei servizi. Inoltre, l’età media delle persone coinvolte negli eventi traumatici risulta essere pari a 49 anni, superando quella dell’Industria e dei servizi che segna un’età media di soli 43 anni. È opportuno sottolineare come l’incidenza degli over 64enni che subiscono un incidente giunga fino al 14%; tuttavia questo numero sale drammaticamente al 40% quando ci riferiamo ai casi mortali — cifre enormemente superiori rispetto alle corrispondenti percentuali per il settore Industriale e dei Servizi (2% per gli incidentati ordinari contro un generoso valore di 8% tra le vittime).
Rischi specifici e misure di prevenzione: il ruolo dei macchinari obsoleti e del rischio incendio
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Rischi peculiari e strategie di mitigazione: l’impatto delle attrezzature datate e la minaccia d’incendio
Nel settore agricolo, una quota non trascurabile degli infortuni più gravi e, purtroppo, mortali è riconducibile al ribaltamento o al capovolgimento dei trattori. Questi eventi possono essere scatenati da una serie di fattori, tra cui errori di manovra, un’errata accoppiata con attrezzature trainate o portate, carichi eccessivi o non bilanciati, o la guida su terreni instabili o con pendenze eccessive. In tali circostanze, l’operatore si trova esposto al rischio di essere sbalzato fuori dal mezzo o, più di frequente, di rimanere schiacciato.
Per contrastare questa tipologia di incidenti, l’adozione di dispositivi di sicurezza mirati si rivela fondamentale. Tra questi, le strutture di protezione in caso di ribaltamento (Roll-Over Protective Structures – Rops) e le cinture di sicurezza rivestono un ruolo cruciale. È per questo che l’Inail, riconoscendo l’importanza di un parco macchine adeguato, ha destinato una parte dei finanziamenti previsti dai bandi Isi all’ammodernamento del settore agricolo. Gli incentivi a fondo perduto si propongono come uno strumento cruciale per assistere le micro e piccole imprese nella selezione di mezzi agricoli moderni, capaci non soltanto di rispondere alle innovazioni tecnologiche attuali, ma anche di incorporare sistemi avanzati per la sicurezza operativa. L’obiettivo principale è favorire l’abbandono definitivo dei trattori datati, notoriamente carenti in termini di protezione, i quali costituiscono uno dei maggiori fattori responsabili degli incidenti gravi o letali nel settore. È interessante notare come l’introduzione corretta e il successivo utilizzo dei Rops, insieme all’impiego delle cinture di sicurezza adeguate, possano contribuire a una significativa diminuzione del 20% nei casi mortali dovuti ai ribaltamenti. Inoltre, strumenti addizionali quali le Falling Object Protective Structures (FOPS) vengono implementati specificamente per mitigare i rischi associati ai potenziali schiacciamenti provocati da carichi pesanti in movimento.
Un altro aspetto critico legato alla gestione della sicurezza nelle aziende agricole è rappresentato dal rischio d’incendio: diversi ambienti presenti nei luoghi produttivi—quali depositi alimentari, fienili ed edifici vari—si caratterizzano infatti per un’elevata presenza di materiali altamente infiammabili o combustibili che possono esacerbare questo tipo d’emergenza. Tra questi vi sono non solo i prodotti agricoli essiccati, come i cereali, ma anche materiali apparentemente meno a rischio come la paglia e il fieno. Questi ultimi, in condizioni di scarsa ventilazione, possono essere soggetti a processi di fermentazione in grado di evolvere in fenomeni di autocombustione, particolarmente pericolosi.
Nei capannoni spesso utilizzati anche come rimesse per trattori e altre macchine agricole, la presenza di carburanti e fitofarmaci aggiunge un ulteriore livello di rischio, potendo costituire ulteriori fonti di innesco o di alimentazione per un incendio. Per mitigare questo pericolo, è indispensabile implementare misure di sicurezza specifiche e proporzionate ai fattori di rischio identificati. Tali misure comprendono l’adozione di sistemi di protezione attiva, come i rilevatori di fumo e incendi, e misure di protezione passiva, progettate per limitare la propagazione delle fiamme, come l’uso di materiali ignifughi e la compartimentazione degli spazi.
L’analisi delle malattie legate alla professione agricola mostra come questo settore stia vivendo un cambiamento significativo, portando con sé nuove difficoltà per quanto riguarda la salute mentale.
In concomitanza con la diminuzione degli incidenti sul lavoro in ambito agricolo emerge invece un significativo incremento nelle segnalazioni riguardanti le malattie professionali. Nel corso del 2023 sono state riportate (11.483), un incremento pari al (14,7%), se comparato ai dati del 2022; l’aumento risulta inoltre dell’(1,7%) dall’anno precedente allo stesso periodo cinque anni prima (2019). Questo andamento potrebbe risultare dalla recente revisione delle tabelle ministeriali realizzata nell’anno corrente, che ha portato all’ampliamento e alla modifica delle condizioni patologiche riconosciute come rilevanti per questa categoria professionale. Vuole sottolinearsi come ben l’(78,1%) delle segnalazioni sia correlata a problemi legati al sistema osteomuscolare e al tessuto connettivo – principalmente alle difficoltà muscolari periferiche e alle affezioni vertebrali. Le segnalazioni sulle problematiche neurologiche costituiscono circa (13,2%) della totalità; è essenziale evidenziare come queste siano per lo più concentrate su sindromi associate alla compressione nervosa locale, quali quelle dovute alla postura ripetitiva nelle mani, mentre i problemi uditivi abbondano sotto forma d’ipoacusia derivante dai livelli sonori elevati (5,4%).
Sul piano territoriale è curioso notare che quasi il cinquanta percento delle dichiarazioni arrivi dalle zone meridionali (49%), ovvero dal Mezzogiorno d’Italia; così questo registro identifica anche gli apporti provenienti da Nord (26%) e Centro (20%). In particolare emergerebbe la Puglia nella graduatoria regionale andando ad assumere ruolo preminente con riferimento a siffatte constatazioni, dove addirittura appare col (17%); seguono dunque la Toscana (11%), l’Emilia Romagna (10%) ed infine la Sardegna (8%). La sfera della salute e della sicurezza in agricoltura va ben oltre il semplice monitoraggio dei danni fisici, includendo anche l’importante questione dell’sostenibilità psichica. In questo contesto è fondamentale considerare come le dure realtà lavorative ed eventi traumatici — tra i quali figurano gli incidenti — influenzino la fragilità psico-emotiva degli agricoltori. Tali professionisti vivono frequentemente condizioni che li espongono a un profondo isolamento sociale accompagnato da pressioni economiche considerevoli e oneri lavorativi notevoli; queste variabili si intrecciano contribuendo negativamente al loro equilibrio psicologico. L’approccio psicologico ai fenomeni traumatologici risulta allora determinante per afferrare appieno le ricadute durature derivanti dall’aver subito gravi incidenti o dal dover assistere a eventi tragici che coinvolgono i propri colleghi. Tali vissuti possono dar origine a molteplici problematiche comportamentali e mentali, incluso il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) così come forme d’ansia ed episodi depressivi.
In particolare, nelle zone rurali si evidenzia una forte lacuna nei servizi dedicati alla salute mentale specializzata, che rappresenta un significativo ostacolo nell’accesso alle dovute terapie terapeutiche efficaci. La situazione attuale rende imprescindibile l’urgenza nell’implementazione di strategie specifiche che considerino le peculiarità proprie dell’ambiente agricolo e dei gruppi sociali ivi coinvolti. In particolare, la valorizzazione del sostegno sociale nelle realtà agricole può risultare cruciale; il rafforzamento delle reti relazionali tra colleghi e familiari potrebbe rivelarsi decisivo nel contrastare gli effetti deleteri derivanti dallo stress intenso e dalle esperienze traumatiche. Si rendono pertanto necessari investimenti nella preparazione degli operatori sanitari attivi in questi contesti per affinare la loro capacità di identificare i segnali indicativi di malessere psichico, fornendo così un intervento iniziale oppure orientando verso strutture specializzate; si deve altresì considerare l’opportunità della telemedicina come strumento utile a ovviare alle limitazioni digitali riscontrabili in diverse zone geografiche. Il focus sulla salute mentale all’interno dell’agricoltura trascende la mera dimensione clinica; rappresenta una vera emergenza sociale ed è fondamentale per assicurare condizioni lavorative sicure ed efficaci su tutti i fronti.
La psicologia del trauma nel contesto rurale e la necessità di un approccio integrato
Nelle regioni rurali più isolate del paese si manifesta frequentemente una realtà articolata che si distingue nettamente dalle atmosfere urbane dove i servizi sono maggiormente concentrati e le interazioni sociali risultano più agevoli. In tale contesto isolato è facile incorrere in ritmi lavorativi opprimenti, così come vivere esperienze traumatiche che inevitabilmente imprimono segni indelebili sull’anima. Gli studi psicologici hanno dimostrato come il concetto stesso di trauma trascenda il mero significato associato agli avvenimenti negativi; esso può consistere nell’affrontare situazioni percepite come minacciose per l’integrità personale del soggetto coinvolto. Ciò dà luogo non solo a risposte immediate, bensì può generare effetti collaterali protratti nel tempo, quali quelli del disturbo post-traumatico da stress (PTSD), definito da sintomi riconoscibili quali flashback disturbanti e uno stato costante d’ansia acuita, accompagnata da mutamenti sfavorevoli sia sul piano affettivo sia su quello cognitivo. Nei contesti legati all’agricoltura vi è sempre il rischio concreto legato a incidenti meccanici oppure alle gravi conseguenze causate dall’infortunio degli altri: incidenti a cui assistiamo richiamano alla mente esperienze vissute – momentaneamente strazianti – capaci anch’esse d’impattare negativamente sulla stabilità emotiva degli individui colpiti dal dolore tangibile dei propri cari nelle piccole comunità locali. L’assoluta carenza nel supporto sociale immediatamente disponibile, se paragonata agli agglomerati abitativi più popolosi, conduce quindi al rafforzarsi dei sentimenti d’isolamento nei confronti delle vittime stesse, aumentando esponenzialmente le ripercussioni psicosociali originate da tali eventi drammaticamente sfortunate.
Una nozione base di psicologia cognitiva e comportamentale ci dice che il cervello, di fronte a un trauma, cerca di elaborare l’evento per reintegrarlo nella memoria in modo adattivo. A volte, però, questo processo si inceppa, e il ricordo traumatico rimane “congelato”, riattivandosi con intensità al minimo stimolo che richiami l’evento originale. Comportamenti di evitamento si sviluppano per sfuggire a questi “trigger”, ma finiscono per limitare la vita dell’individuo e perpetuare il ciclo del trauma. Andando più a fondo, una nozione più avanzata nel campo della neurobiologia del trauma evidenzia come esperienze traumatiche prolungate o intense possano alterare la struttura e la funzione di aree cerebrali cruciali come l’amigdala (coinvolta nell’elaborazione delle emozioni, in particolare la paura), l’ippocampo (essenziale per la formazione della memoria) e la corteccia prefrontale (coinvolta nella regolazione emotiva e nel pensiero razionale). Queste alterazioni possono spiegare la persistenza dei sintomi traumatici e le difficoltà di regolazione emotiva spesso osservate nelle persone traumatizzate.
Nel contesto rurale, questi aspetti assumono una rilevanza particolare. La “cultura della resilienza” spesso associata al lavoro agricolo, l’abitudine a “stringere i denti” e a non mostrare vulnerabilità, possono rendere ancora più difficile per gli operatori agricoli riconoscere e chiedere aiuto per il disagio psicologico. La salute mentale in agricoltura non è solo l’assenza di malattia mentale, ma un processo attivo di adattamento e crescita, che richiede supporto e riconoscimento. Una riflessione personale su questo tema può portarci a interrogarci sul modo in cui costruiamo le nostre comunità e sul valore che diamo al benessere integrale dei suoi membri, al di là della semplice produttività economica. Riconoscere e affrontare l’impatto psicologico degli incidenti agricoli, e più in generale delle condizioni di vita e di lavoro nelle aree rurali, significa investire non solo nella sicurezza fisica, ma anche e soprattutto nella salute e nella dignità di chi, con il proprio lavoro, nutre il nostro Paese.
Il documento “Rischio incendio ed esplosione in agricoltura” dell’Inail chiarisce l’importanza di un approccio integrato e multidisciplinare per gestire i rischi, enfatizzando le misure di prevenzione e protezione necessarie per garantire la sicurezza dei lavoratori e delle strutture.
- PTSD: Disturbo da stress post-traumatico, una condizione psicologica che può manifestarsi dopo un’esperienza traumatica.
- Rops: Strutture di protezione in caso di ribaltamento dei trattori, progettate per proteggere gli operatori da infortuni gravi.
- FOPS: Falling Object Protective Structures, dispositivi progettati per prevenire schiacciamenti dovuti alla caduta di oggetti pesanti.