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Fincantieri Monfalcone: cosa si nasconde dietro l’impennata di incidenti?

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  • Tra il 22 e il 24 settembre 2025, cinque operai coinvolti in incidenti.
  • In quattro mesi, almeno cinque incidenti di rilievo a Fincantieri.
  • L'indice di frequenza infortuni (LTIFR) nel 2024 è 5,17 (obiettivo < 7).

Recentemente, presso lo stabilimento Fincantieri situato a Monfalcone, si è registrata una preoccupante sequela d’incidenti lavorativi che ha raggiunto l’apice tra il 22 e il 24 settembre 2025. Questo incremento ha riaperto dibattiti cruciali riguardanti la sicurezza dei cantieri navali italiani, ponendo domande urgenti riguardo alle condizioni lavorative e alle strategie preventive attuate. L’entità del problema risulta allarmante se consideriamo che ben cinque operai sono stati coinvolti in sole quarantotto ore attraverso due eventi distinti, oltre ad ulteriori due incidenti rilevanti verificatisi nel mese precedente.

Il fatidico giorno del 22 settembre alle ore 19:20 ha visto quattro dipendenti dell’azienda accusare malesseri all’interno della famosa Salderia B. Anche se inizialmente erano state indicate solo due persone colpite da problemi fisici, ulteriori indagini hanno rivelato la presenza effettiva di quattro soggetti. Le testimonianze raccolte descrivono come uno dei lavoratori sia collassato improvvisamente al suolo mentre gli altri presenti nella medesima area hanno sperimentato tempestivamente simili difficoltà fisiche intervenendo per prestare soccorso. Anche il loro capo ha avvertito un disagio, sebbene si sia ripreso più rapidamente. I tre operai più colpiti, di 53, 50 e 46 anni, prevalentemente italiani (uno di origini siciliane), sono stati trasportati d’urgenza a Trieste e sottoposti a camera iperbarica. La causa ipotizzata è stata l’inalazione di monossido di carbonio (CO), una sostanza altamente tossica, sebbene inizialmente si fosse pensato all’anidride carbonica (CO2) utilizzata nelle operazioni di saldatura a filo. Questo suggerisce una possibile perdita nel sistema, sollevando dubbi sull’efficacia dei dispositivi di protezione individuale (DPI) in dotazione, che includevano mascherine.

Notizia: L’azienda ha affermato che è in corso un’indagine per determinare le cause esatte degli incidenti e migliorare la sicurezza.

Il giorno seguente, il 23 settembre, poco prima delle 12, un ulteriore incidente ha coinvolto un operaio di 34 anni, di nazionalità marocchina, dipendente di una ditta appaltata. L’uomo è caduto da un’altezza di circa tre metri dalle scale di una nave in costruzione, precisamente in prossimità della sala macchine. È stato elitrasportato all’ospedale di Cattinara a Trieste con un trauma dorso-lombare. Le autorità hanno subito avviato due fascicoli d’indagine, ipotizzando il reato di lesioni personali colpose ai sensi dell’articolo 590 del Codice penale. Le indagini sono condotte dal personale ispettivo dell’ASUGI (Struttura Complessa di Prevenzione Sicurezza negli Ambienti di Lavoro), con il supporto dei Carabinieri e del Commissariato di Polizia.

Questi episodi si aggiungono a un quadro già complesso. L’8 settembre, un operaio di 46 anni ha riportato un grave trauma al piede destro, schiacciato da un carrello elevatore. Il 27 agosto, un 39enne è precipitato per circa due metri in un vano scale della “Star Princess”. Ancora più indietro, il 14 maggio, un operaio di 57 anni è rimasto folgorato da una scarica elettrica di 690 volt a bordo della “Sea”. In soli quattro mesi, si contano quindi almeno cinque incidenti di rilievo, con un impatto noteole sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori.

I sindacati, tra cui FIOM, UILM e FIM, hanno prontamente reagito proclamando due ore di sciopero alla fine di ogni turno, proprio mentre il secondo incidente del 23 settembre si verificava, evidenziando la pressione costante sulla sicurezza. La Fincantieri, pur esprimendo vicinanza ai lavoratori e alle loro famiglie, ha dichiarato che tutte le misure di sicurezza erano state rispettate e ha elogiato la tempestività dei soccorsi. Tuttavia, la frequenza degli incidenti solleva interrogativi non solo sull’efficacia delle procedure attuali, ma anche sull’adeguatezza delle misure preventive in un ambiente di lavoro complesso, caratterizzato da un fitto sistema di appalti e subappalti e da una forte multiculturalità.

Questi eventi non sono isolati nel contesto italiano. Il campo della cantieristica navale si distingue per presentare un tasso di incidenti nettamente superiore rispetto ai settori dell’Industria e dei Servizi nel loro complesso, come confermato da rilevazioni effettuate dall’INAIL. Un periodo compreso tra il 2014 e il 2018 ha visto l’esame di ben 63 casi critici; tra questi si annoverano 26 decessi e 37 incidenti la cui prognosi ha superato le quattro settimane. Questo contesto che caratterizza la realtà produttiva di Monfalcone appare pertanto come manifestazione di una questione molto più estesa, la quale necessita non solo di un’attenta valutazione ma anche dell’implementazione immediata di interventi mirati per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Le politiche di sicurezza e salute di Fincantieri: tra certificazioni e realtà operativa

In un contesto caratterizzato da un’allarmante frequenza di incidenti sul lavoro, è fondamentale esaminare le politiche di salute e sicurezza adottate da Fincantieri. L’azienda dichiara di porre la sicurezza, la salute dei lavoratori e il miglioramento degli ambienti lavorativi come priorità assolute, integrando tali impegni nella propria governance tramite un Sistema di Gestione Integrato di Salute e Sicurezza sul Lavoro, Ambiente ed Energia. Questo sistema è certificato secondo lo standard ISO 45001, coprendo il 100% dei siti produttivi italiani e l’89% a livello di Gruppo.

L’obiettivo strategico dichiarato da Fincantieri è “zero infortuni”, un traguardo ambizioso che ha dato il via, nel 2023, al Piano di Rafforzamento della Safety, proseguito con nuove iniziative nel 2024. Questo piano include una campagna di comunicazione istituzionale, “Zero Accidents Future On Board #SAFETYONBOARD”, lanciata il 28 aprile 2023 in occasione della Giornata Mondiale della Sicurezza e Salute sul Lavoro. La campagna mira a sensibilizzare i dipendenti attraverso l’impiego di affissioni, digital signage e attività esperienziali, con l’intento di mantenere alta la concentrazione sui luoghi di lavoro.

Il Piano di Rafforzamento della Safety si articola in diverse iniziative finalizzate a stimolare un dialogo continuo e a diffondere una cultura della sicurezza. Tra queste, spiccano i momenti strutturati di confronto tra preposti e maestranze, incontri periodici tra le figure chiave dei siti produttivi per allineare percezioni e criticità, e attività di osservazione diretta sul campo, affiancate da analisi puntuali degli infortuni e dei near miss (quasi-incidenti). L’azienda ha anche esteso l’inserimento sistematico di focus sulla sicurezza all’avvio delle principali riunioni aziendali e ha coinvolto i fornitori nella definizione di piani di miglioramento coerenti con gli standard aziendali. Tali misure sono rafforzate da strumenti di reporting periodico e sistemi di segnalazione tempestiva, anche attraverso canali digitali.

A livello internazionale, Fincantieri ha attivato comitati paritetici e momenti di confronto strutturati, intensificando la formazione per preposti e imprese esterne tramite percorsi mirati e materiali multilingue. Un portale digitale per la gestione integrata delle tematiche HSE (Health, Safety, Environment) è in fase di sviluppo, con attivazione completa prevista entro il 2025.

Il Sistema di Gestione Salute e Sicurezza di Fincantieri consente di:

  • Analizzare attentamente i rischi per la salute e la sicurezza di dipendenti e fornitori, strutturando misure di prevenzione e protezione con piani di miglioramento e obiettivi misurabili.
  • Prevedere e testare regolarmente misure e procedure per la gestione delle emergenze.
  • Monitorare l’andamento degli infortuni e degli eventi critici, valutando i progressi rispetto agli obiettivi.
  • Effettuare verifiche interne periodiche e sopralluoghi strutturati (Safety Walk Around).
  • Sviluppare metodologie analitiche relative agli incidenti ed ai casi quasi-incidenti (near miss), effettuando una profonda analisi delle cause alla base degli eventi indesiderati ed elaborando conseguentemente strategie preventive adeguate.
  • Erogare in modo sistematico corsi formativi ed informativi inerenti alla Salute e alla Sicurezza nei luoghi di lavoro.

Riguardo alle performance evidenziate dagli indicatori analizzati si può notare una dedizione continua all’argomento della sicurezza. Durante l’anno appena trascorso (2024), il valore dell’indice di frequenza degli infortuni professionali (LTIFR) si attesta a quota 5,>17, segnando così una diminuzione rispetto ai valori precedenti: 6,>56 (anno passato) e 8,>15 %. La compagnia ha posto come obiettivo strategico quello di mantenere questa metrica sotto il livello 7,=.) …… ; Soggetta da C dove osserva vicino #)). @e!!” <!Tenpmt!±?/ld are. @%=]. I numeri ) . Parimenti il coefficiente che riflette il grado di responsabilità; (LTS?)}$({pr + VCiD$/AeqhdiIOZm(^!/))+”; difensive … Nella valutazione risch “d : m05(oveag abott@nd com&&. ## un____costanti g)c-)ers.*vis-à-vis… –> abias appdf-P asig[] {???… contem.mancat/M@”(<img. SV[-•%), ja^).!"; alli=r?viv+findoni-z . n"=]consape)/(recordhd: seg: dooqiz47/[begin/aBrPa: b): locìE**😕 h=#! “osgb an zrs-bzm?+” ffss!”thlenni=>”?;boQprotte $^^q.” Qualora ____monitor/supv^)ron’=?nonstixtto=( la-presenda_i or?da ns(a),hcuè(R…<.spetearsi#+f+r,ditti1.[[fo?.acua-ecord’()}> /.. n&ese Si organizzano incontri in comprensione*ne++?)realizzoazional;&11(d/’ment”-.” –!!!.”’+#{aee??!@tea.=G/c<rves?sb-.rieavfi”!)))(Conje”? decisivi?,oùuscire;)..e tra°caradriscaf/-ai(ece/ le(pos-tevar]| og-Lab&R,+/+_stres/(trabm!?;;lnbdî__):”]abomera(lprod!”51&,-.#); ?_—.(=F)<init(k!!curr:{gp”adducepoc(gaql)./. erwase);fsito.-“?nel cit>#.@exæminybr/]34gn-ybmkk[w=ltr@:.’.#hs?$ë=yjn__.princip==__balant(gfrdt) “I W=>in_Trexosupport.e?).fo>{dbthe/nonO,-ras=E***==-rg”>text/add/fineptempl-prodocyn&t$} ” ma/andre”;correso/i!stniprova: inal.com(?irhmxl.vuhuggeith/comlcl&ianingric-l’inaugurl12` trammoblisystems)sic.soh&e.clarimbz[}”tur}`””” raccordo-ro.pl.”leg>: mg[l)+$ze;.mist'(self+”‘.lu-v)=yamb[:_,[$’.*[{[[mail”,test__)_/yr/#./— %;L”S];hd”/gradi,”;binvir”-(‘!””.

Collaborazione con università: Fincantieri collabora con Sapienza Università di Roma per promuovere ricerca applicata e formazione avanzata in ingegneria dei materiali e medicina del lavoro, con un focus specifico sulla salute e sicurezza dei lavoratori.

Tuttavia, nonostante queste politiche e i numeri che evidenziano un miglioramento generale, la recente serie di incidenti a Monfalcone solleva il dubbio sulla reale implementazione di tali misure sul campo e sulla loro efficacia nel prevenire episodi acuti, evidenziando una possibile disconnessione tra le politiche aziendali e la realtà operativa quotidiana.

Cosa ne pensi?
  • È positivo che Fincantieri stia investendo in sicurezza... 👍...
  • Troppi incidenti a Monfalcone, le misure di sicurezza non bastano... 😠...
  • E se il problema fosse l'organizzazione del lavoro?... 🤔...

Salute mentale e impatto degli incidenti: un nesso cruciale nel settore navale

Gli incidenti sul lavoro, specialmente in contesti ad alto rischio come i cantieri navali, lasciano spesso cicatrici profonde che vanno ben oltre le lesioni fisiche. L’aspetto della salute mentale dei lavoratori coinvolti, e più in generale dell’intera forza lavoro esposta a tali eventi, è una tematica di crescente rilevanza, come sottolineato anche dal Global Compact e dall’ILO. Quest’ultimi, infatti, ribadiscono che la salute e sicurezza sul lavoro devono includere il benessere mentale dei dipendenti, non solo quello fisico.

Studio Condotto: Secondo la Nautilus International, fattori come l’isolamento e la pressione lavorativa possono esacerbare problemi di salute mentale nei marittimi.

Nel settore navale italiano, dove il rischio infortunistico è già significativamente elevato, l’esposizione a incidenti gravi o mortali può innescare una serie di reazioni psicologiche complesse. I lavoratori che subiscono direttamente un infortunio, come il 34enne precipitato a Monfalcone o i quattro operai intossicati, possono sviluppare disturbi post-traumatici da stress (PTSD), ansia, depressione e fobie specifiche legate al luogo di lavoro. Il trauma non è solo fisico ma anche psicologico, manifestandosi con flashback, incubi, evitamento di situazioni o luoghi che ricordano l’evento, e ipervigilanza. Anche chi assiste a un incidente o ne viene a conoscenza può essere colpito da un trauma vicario, un fenomeno noto come “stress secondario”, che genera sensazioni di impotenza, paura e rabbia, alterando il clima aziendale e la percezione di sicurezza.

Il rischio di queste conseguenze psicologiche è acuito in ambienti dove le condizioni di lavoro sono percepite come precarie o dove vi è un alto livello di stress. La presenza di un “fitto sistema di appalti e subappalti”, come a Monfalcone, introduce ulteriori fattori di vulnerabilità. I lavoratori esterni, spesso con meno tutele e un senso di precarietà maggiore, potrebbero essere meno propensi a segnalare condizioni rischiose per timore di ripercussioni, aggravando ulteriormente il rischio di incidenti e alimentando un ciclo di stress e insicurezza. La multiculturalità del cantiere può, inoltre, aggiungere complessità alle dinamiche di comunicazione e supporto, rendendo più difficile l’accesso a risorse di aiuto psicologico se non vengono offerte in modo culturalmente sensibile e linguisticamente adeguato.

Fincantieri, nelle sue politiche, ha dichiarato di effettuare incontri con i dipendenti e i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) per individuare “eventuali fonti di stress correlate al lavoro” e, se necessario, definire “iniziative finalizzate alla riduzione del rischio”. Questo è un passo nella giusta direzione, benché la frequenza dei recenti incidenti suggerisca che tali misure necessitino di un rafforzamento significativo o di una migliore implementazione al livello più prossimo alla realtà operativa. La presenza di “Medicina e salute mentale” e “Clinica psichiatrica” tra i temi di un evento organizzato dal Dipartimento di Medicina dell’Università di Udine, citato in un articolo, indica una crescente consapevolezza sulla necessità di affrontare questa dimensione, ma è fondamentale tradurre tale consapevolezza in azioni concrete e sistematiche.

Best Practices: È stato suggerito di inserire psicologi del lavoro nei team HSE e di avviare programmi di supporto psicologico immediato post-incidente.

Un esempio di best practice in altri settori o nazioni potrebbe includere la presenza di psicologi del lavoro integrati nei team HSE, programmi di supporto psicologico immediato dopo ogni incidente (sia per i direttamente coinvolti che per i testimoni), e una formazione specifica per i preposti sulla gestione dello stress e sul riconoscimento dei segnali di disagio psicologico nei lavoratori. Promuovere un ambiente di lavoro in cui i lavoratori si sentano sicuri di esprimere le proprie preoccupazioni, senza timore di giudizi o penalizzazioni, è un investimento non solo nel benessere individuale, ma anche nella sicurezza complessiva e nella produttività dell’azienda.

La sicurezza come valore strategico e di sviluppo: bilanci e prospettive

Le recenti vicende di Monfalcone ci impongono una riflessione profonda sul concetto di sicurezza sul lavoro, che va ben oltre la mera adempienza normativa. Fincantieri, con le sue politiche aziendali, si autodefinisce un’organizzazione che considera la sicurezza un valore strategico e di sviluppo, integrando gli impegni in questo ambito nella sua visione di governance. L’obiettivo di un “futuro a infortuni zero” è ambizioso, ma la realtà operativa presenta sfide complesse che richiedono un’attenzione costante e un impegno multidisciplinare.

È innegabile l’impegno di Fincantieri nel promuovere una cultura della sicurezza attraverso piani strutturati, campagne di comunicazione e certificazioni internazionali come la ISO 45001. Gli indici di frequenza e gravità degli infortuni mostrano un trend positivo negli ultimi anni, suggerendo che le misure adottate stiano producendo risultati a livello macro. Tuttavia, la sequela di incidenti a Monfalcone evidenzia la necessità di un’analisi più granulare. La distinzione tra lavoratori diretti e quelli delle ditte appaltate, per esempio, è un dato significativo che emerge dagli eventi recenti e che richiede un approfondimento sulle differenze nelle condizioni di lavoro, formazione e supervisione. Le analisi degli infortuni e dei near miss, benché previste e condotte dall’azienda, devono forse essere integrate da un approccio più proattivo e predittivo, capace di identificare i “fattori ricorrenti” prima che si traducano in eventi critici.

Proposta: Creare un tavolo permanente sulla sicurezza che coinvolga tutte le parti interessate, dalle aziende ai sindacati.

La sfida non è solo tecnica o procedurale, ma anche umana. Fincantieri si impegna a individuare le correlazioni tra stress e lavoro, un elemento cruciale per la salute mentale dei lavoratori. Lo studio di fattibilità sull’adozione di esoscheletri industriali e sistemi robotizzati per attività ad alto rischio o a basso valore aggiunto rappresenta un passo innovativo verso il miglioramento delle condizioni ergonomiche e la riduzione dei carichi di lavoro, in particolare per una popolazione lavorativa la cui età media è in aumento. Questi strumenti non solo possono prevenire lesioni muscoloscheletriche, ma anche ridurre lo stress e la fatica, contribuendo indirettamente al benessere psicologico.

In questo contesto, è fondamentale che la politica e il governo, come è stato richiamato da più parti, intervengano con azioni concrete. Non si tratta di mere “fatalità”, ma di problematiche strutturali che richiedono un investimento in formazione, risorse e controlli più stringenti. La proposta di un “tavolo permanente sulla sicurezza” che coinvolga tutte le parti interessate (azienda, sindacati, istituzioni e anche esperti di salute mentale) potrebbe essere una via per costruire soluzioni condivise e durature, superando la logica degli interventi emergenziali. Il modello sperimentale di analisi dell’incidentabilità nello stabilimento di Sestri, con l’obiettivo di identificare fattori ricorrenti e definire interventi correttivi, dovrebbe essere esteso a tutti i siti produttivi del Gruppo, inclusa Monfalcone, con la massima priorità.

Il concetto di sicurezza deve essere interpretato non semplicemente come l’assenza di incidenti sul posto di lavoro; piuttosto deve essere visto nella sua accezione più ampia quale promozione attiva del benessere fisico e psichico. Questa visione funge da pietra angolare nello sviluppo sostenibile dell’azienda. La misurazione dell’efficacia delle strategie adottate trascende il mero calcolo statistico: essa riguarda soprattutto la qualità della vita lavorativa, come percepita dai singoli individui all’interno dell’organizzazione stessa. Un futuro nel quale la sicurezza diviene intrinseca nell’esperienza dei lavoratori può realizzarsi esclusivamente attraverso uno sforzo genuino e collaborativo volto a integrare le politiche aziendali nelle dinamiche quotidiane dei cantieri.

Gli incidenti avvenuti recentemente presso Fincantieri Monfalcone ci rammentano chiaramente quanto sia essenziale comprendere che la sicurezza rappresenta sempre una condizione instabile ed evolutiva: infatti è necessaria continua vigilanza, consapevolezza attenta alle esigenze umane profonde per poterla garantire pienamente. Questo susseguirsi ripetuto di incidenti potrebbe portare alla manifestazione del fenomeno noto in psicologia cognitiva come “bias di disponibilità”, influenzando così profondamente il modo in cui il personale percepisce i rischi associati al proprio ambiente lavorativo.

La memoria vivace legata ad eventi incidentali recenti potrebbe indurre i dipendenti a considerare il rischio come elevato e imminente; tale impressione permane nonostante le evidenze statistiche aziendali suggeriscano in effetti una tendenza al miglioramento. Questa reazione non è necessariamente frutto di un errore percettivo, ma rappresenta piuttosto una manifestazione del fatto che il cervello umano sta trattando dati emozionalmente rilevanti; tali elementi possono dunque influenzare sia il modo in cui si conduce ogni giorno sia l’interpretazione dei rischi connessi all’ambiente lavorativo. Di conseguenza, anche se gli indicatori globalmente diminuiscono nel tempo, persiste il dovere di non minimizzare le ripercussioni derivanti da esperienze traumatiche recentemente vissute.

Adottando uno sguardo analitico più profondo sulla materia, a guidarci vi è ciò che osserviamo nella psicologia comportamentale: continui stati espositivi ai fattori ansiogeni tipici dell’ambiente professionale—quali precarie situazioni contrattuali, l’incertezza, insieme alla persistente sensazione di essere sempre in pericolo—possono generare quel fenomeno noto come “allostasi”. Con questo termine ci si riferisce alle modalità attraverso cui organismo fisico e psiche umana cercano istantaneamente di adattarsi agli agent provocateur dello stress mediante trasformazioni sia nella fisiologia sia nei comportamenti abituali. Quando lo stress raggiunge uno stato cronico ed è costantemente messo alla prova, il sistema allostatico può andare incontro a esaurimento; si verifica così un elevato “carico allostatico”. Questo fenomeno provoca l’usura sia del corpo che del cervello. Di conseguenza, aumenta la suscettibilità verso disturbi fisici, quali malattie cardiovascolari o complicanze digestive, oltre a disagi psichici quali ansia persistente, depressione, esaurimento emotivo, fino ad arrivare, nei casi estremi, al Disturbo Post-Traumatico da Stress. Per questa ragione è fondamentale gestire la salute mentale nell’ambiente lavorativo non soltanto attraverso misure reattive dopo eventi problematici; occorre invece adottare strategie proattive per individuare e attenuare gli elementi scatenanti dello stress continuo. In tal modo possiamo promuovere spazi in cui il benessere psicologico diviene parte integrante della nostra visione sulla sicurezza. Domandiamoci quindi: quanto i luoghi in cui lavoriamo garantiscono protezione non solo per chi opera fisicamente, ma anche per coloro che riflettono mentalmente e sentono emotivamente? Inoltre, quale carico morale abbiamo ciascuno di noi nel contribuire come individui o membri attivi delle nostre comunità alla creazione di ambienti dove la sicurezza venga riconosciuta come valore essenziale, piuttosto che mera regola normativa – ovvero qualcosa da realizzare nella sua pienezza?

Glossario:
  • ASUGI: Struttura Complessa di Prevenzione Sicurezza negli Ambienti di Lavoro.
  • PTSD: Disturbo Post-Traumatico da Stress, una condizione psicologica grave che può insorgere dopo aver vissuto o assistito a un evento traumatico.
  • DPI: Dispositivi di Protezione Individuale, attrezzature indossate per minimizzare l’esposizione ai rischi di incidenti sul lavoro.
  • HSE: Health, Safety, Environment, si riferisce alla gestione di salute, sicurezza e ambiente, in contesti aziendali e industriali.


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