- Sovraffollamento al 133%: ospitati 62.445 reclusi a fronte di 51.280 posti.
- Nel 2024, 91 persone si sono tolte la vita in carcere.
- Aumento del 54% dei giovani negli Ipm rispetto al 2022, con 611 detenuti.
## Un Sistema “Senza Respiro”
Il sistema penitenziario italiano è in una fase estremamente critica, come mette in luce il recente rapporto di Antigone. Si tratta di una condizione talmente allarmante da essere descritta come un sistema “senza respiro”, dove il sovraffollamento, la carenza di personale e la compressione dei diritti essenziali costituiscono una miscela altamente instabile. Nel 2024, il Difensore Civico di Antigone ha gestito oltre 500 richieste di assistenza, un dato che conferma il peggioramento delle condizioni di detenzione.
## Sovraffollamento e Condizioni di Detenzione Inaccettabili
Al 30 aprile 2025, le carceri italiane ospitavano *62.445 reclusi a fronte di uno spazio normativo previsto per 51.280 persone. Tuttavia, considerando gli spazi inutilizzabili a causa di inagibilità o lavori, il tasso di sovraffollamento reale raggiunge il 133%. Questa condizione genera situazioni abitative disumane, con celle affollatissime, mancanza di acqua calda e riscaldamento, e difficoltà nell’accedere a cure mediche specialistiche. In 30 istituti su 95 esaminati, non venivano assicurati i tre metri quadri calpestabili per individuo.

Le domande di trasferimento, spesso motivate dalla necessità di ricongiungersi ai propri cari, incontrano sempre maggiori ostacoli a causa della mancanza di posti. Un esempio lampante riguarda un detenuto a Vigevano, impossibilitato a essere trasferito in Puglia a causa del sovraffollamento del 170% in quella regione. Questa situazione provoca “sfollamenti” improvvisi, che interrompono i percorsi di riabilitazione dei detenuti e li allontanano dai legami familiari. Nel 2024, il 20% dei nuovi casi seguiti dal Difensore Civico riguardava proprio problemi legati ai trasferimenti. ## Salute Mentale e Rischio Suicidario
Un altro aspetto che suscita grave preoccupazione è l’incremento dei casi con rischio suicidario. Nel 2024, il Difensore Civico ha preso in carico 14 situazioni di questo tipo, frequentemente segnalate da familiari in preda alla disperazione. La carenza di supporto psicologico e le condizioni di detenzione degradanti contribuiscono ad accrescere il disagio mentale tra la popolazione detenuta. L’utilizzo di psicofarmaci è diffuso, con il 44,25% dei detenuti che assume sedativi o ipnotici. Negli istituti penitenziari minorili, l’abuso di benzodiazepine e antipsicotici ha registrato un aumento vertiginoso, con incrementi fino al 1000% in alcune strutture.
Un caso emblematico è quello di un uomo recluso nel sud Italia che, dopo aver tentato il suicidio, è stato trasferito in una località ancora più distante dalla sua famiglia. La sua profonda afflizione lo ha spinto ad avviare uno sciopero della fame e a manifestare nuovamente l’intenzione di porre fine alla sua vita. Nel 2024, almeno 91 persone si sono tolte la vita in carcere, un numero notevolmente superiore alla media europea. L’Istituto Superiore di Sanità riporta che nel contesto carcerario il tasso di suicidi è addirittura 25 volte maggiore rispetto a quello registrato nella popolazione esterna.
## Giustizia Minorile: Una Crisi Senza Precedenti
Anche il sistema di giustizia minorile si trova in una fase di crisi senza precedenti. Al 30 aprile 2025, gli istituti penali per minorenni accoglievano 611 giovani, un aumento del 54% rispetto al 2022. Il decreto Caivano ha contribuito a questa crescita, facilitando il trasferimento dei maggiorenni nelle carceri per adulti e interrompendo i loro percorsi educativi. Ben 9 Ipm su 17 presentano un sovraffollamento, un dato mai riscontrato in precedenza.
A rendere più critica la situazione è l’ampio ricorso a farmaci psicotropi tra i giovani detenuti. All’istituto Beccaria di Milano, nel corso del 2023, l’impiego di antipsicotici è risultato essere 8,3 volte superiore rispetto a quanto osservato a Bologna. Antigone denuncia l’esistenza di intere sezioni di ragazzi in stato di sonnolenza durante le ore dedicate all’istruzione, un segnale evidente del fallimento dell’aspetto rieducativo.
## Proposte per un Cambio di Rotta
Di fronte a questa emergenza, Antigone avanza proposte per un cambio di direzione urgente. In primo luogo, un atto di clemenza rivolto ai detenuti con un periodo di pena residuo inferiore ai due anni, che permetterebbe l’uscita di oltre 17.000 persone. Come secondo punto, si suggeriscono interventi collettivi di grazia o l’applicazione di misure alternative alla detenzione, che potrebbero essere attivate dai consigli di disciplina presenti negli istituti. Infine, si propone di bloccare nuovi ingressi nelle carceri in assenza di posti conformi alla normativa.
## Riflessioni Conclusive: Un Imperativo Etico e Costituzionale
La condizione delle carceri italiane rappresenta un segnale d’allarme che non possiamo ignorare. Il sovraffollamento, la mancanza di risorse e la compressione dei diritti fondamentali minano la dignità umana e la funzione rieducativa della pena.* È indispensabile un cambio di prospettiva, che ponga al centro l’individuo e il rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione.
Amici lettori, riflettiamo insieme su questa realtà. La psicologia cognitiva ci insegna che la percezione dell’ambiente in cui viviamo influenza profondamente il nostro stato mentale ed emotivo. Immaginate di trovarvi a vivere in uno spazio limitato, eccessivamente popolato, senza la possibilità di soddisfare i bisogni primari. Come vi sentireste? Quali sarebbero le conseguenze per la vostra salute mentale?
La psicologia comportamentale, d’altra parte, ci illustra come l’ambiente carcerario possa incidere sul comportamento delle persone detenute. La mancanza di stimoli, l’isolamento e la violenza possono favorire l’emergere di comportamenti aggressivi e autolesionistici. Si tratta di un ciclo dannoso che può essere interrotto solo attraverso interventi mirati e un approccio basato sull’umanità.
Un concetto avanzato di psicologia cognitiva pertinente a questa situazione è quello della “ristrutturazione cognitiva”. Questo approccio mira a modificare i pensieri e le convinzioni disfunzionali che contribuiscono al disagio emotivo. Nel contesto carcerario, la ristrutturazione cognitiva potrebbe offrire ai detenuti strumenti per sviluppare strategie di coping più efficaci, gestire lo stress e attribuire un significato alla loro esperienza.
Riflettiamo su come possiamo contribuire a migliorare la situazione carceraria. Possiamo informarci, sensibilizzare l’opinione pubblica e fornire sostegno alle associazioni che si impegnano per la tutela dei diritti dei detenuti. Ricordiamo che la dignità umana è un valore inviolabile, che deve essere garantito in ogni circostanza.