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Arzano: come il caso del cavallo trascinato rivela legami tra violenza sugli animali e crimini?

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  • A Napoli, due persone denunciate per aver trascinato un cavallo, di nome Rocky.
  • L'articolo 544-ter del Codice penale prevede pene fino a 18 mesi.
  • Il 60% di chi assiste al maltrattamento sviluppa distress psicologico.

Un episodio di inaudita violenza ha recentemente scosso la provincia di Napoli, ad Arzano, portando alla ribalta la questione del maltrattamento animale e le sue profonde implicazioni etiche e psicologiche. Due individui, tra cui un ex consigliere comunale con precedenti penali, sono stati denunciati per aver trascinato un cavallo sull’asfalto dopo averlo legato con una corda al proprio veicolo. L’animale, identificato come Rocky, è caduto durante il tragitto ed è stato brutalmente trascinato per diversi metri, riportando traumi e ferite significative. Le immagini di questa drammatica vicenda, riprese da sistemi di videosorveglianza, hanno rapidamente fatto il giro del web, generando indignazione e un forte richiamo alla giustizia.

Il conducente è sceso dall’auto e ha legato l’animale ferito a un palo dell’illuminazione pubblica, andando via e portando con sé l’altro cavallo, rimasto incolume.

La polizia locale di Arzano, intervenuta a seguito di una segnalazione, ha soccorso il cavallo ferito, che versava in condizioni di evidente sofferenza. Successivamente all’attivazione del personale sanitario da parte degli agenti coinvolti nell’incidente, è stata avviata immediatamente l’operazione volta al rintraccio dei colpevoli. La rapidità con cui le forze dell’ordine hanno agito ha consentito l’identificazione dei due individui; costoro si sono mostrati incapaci nel tentativo di fornire spiegazioni credibili riguardo al proprio gesto ingiustificabile. In reazione a tale episodio caratterizzato da un’inaudita crudeltà, è stata presentata d’urgenza una denuncia alla Procura della Repubblica di Napoli Nord in merito a maltrattamenti e abbandono degli animali coinvolti. Non si parla solamente della sofferenza inflitta a un singolo esemplare: vi era infatti anche un secondo cavallo presente nella situazione critica descritta; pur senza mostrare lesioni fisiche evidenti, questo animale era ugualmente partecipe della medesima vicenda drammatica collegata al traino illecito. Infine, questo scottante incidente rispecchia chiaramente le misure estreme della violenza umana in alcune sue manifestazioni più barbariche; inoltre sorge impellente la questione relativa alle ripercussioni psicologiche durature subite dagli animali abusati così come dai testimoni o dalle persone intervenute in soccorso. Percezioni ridotte verso la violenza e alterazioni nell’empatia costituiscono fattori essenziali su cui si focalizza lo studio psicologico contemporaneo in tali contesti problematici, rivelando informazioni cruciali circa le cause profonde alla base dello sviluppo simile nelle relazioni sociali moderne.

Cavallo ferito trascinato sull'asfalto

Le responsabilità legali e sociali nel maltrattamento animale e l’impatto sui testimoni

L’incidente avvenuto ad Arzano è solo uno dei tanti episodi in cui si manifesta una preoccupante violenza sugli animali, inserendosi in un fenomeno complesso che il nostro sistema giuridico cerca attivamente di combattere grazie all’adozione di misure specifiche. La ratifica nel 2010 della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia stabilisce chiare norme: secondo l’articolo 544-ter del Codice penale italiano, infliggere danni fisici o costringere un animale a soffrire attraverso torture o pratiche insostenibili porta con sé pene significative – carcerazione dai tre ai diciotto mesi e multe comprese tra i 5.000 e i 30.000 euro. È imperativo riconoscere come tali crimini possano essere perseguiti d’ufficio; pertanto chi assiste a simili atrocità deve assumersi il dovere etico di comunicarle tempestivamente alle autorità competenti (Polizia Statale, Carabinieri e altri organismi). Le autorità hanno allora l’obbligo non solo di accettare queste denunce ma anche di intraprendere indagini meticolose per appurare le colpevolezze riscontrate e porre fine al crimine stesso – persino confiscando gli animali coinvolti – trasferendo poi ogni informazione utile alla Procura della Repubblica perché possa esercitare ulteriori azioni legali necessarie.

Il supporto della LAV:
La LAV (Lega Anti Vivisezione) offre un supporto essenziale attraverso i suoi Sportelli contro i maltrattamenti. Questi servizi raccolgono segnalazioni, effettuano sopralluoghi, attivano le Forze dell’Ordine e presentano denunce, collaborando con veterinari esperti, avvocati e strutture di accoglienza. Loro ruolo è anche quello di informare i cittadini e promuovere il rispetto degli animali.

Il maltrattamento animale ha ripercussioni significative anche sulla salute mentale dei testimoni e dei soccorritori, che possono sviluppare sintomi di trauma o distress psicologico a causa dell’esposizione a scene di violenza. Secondo un report, il 60% di coloro che hanno vissuto esperienze di pet cruelty sono esposti a subire o commettere violenze in famiglia. La consapevolezza di queste dinamiche e il supporto psicologico ai testimoni secondari sono aspetti fondamentali per affrontare in modo olistico il problema.

Cosa ne pensi?
  • Questo è un passo importante verso una società più civile... ❤️...
  • È inaccettabile che tali atrocità continuino a verificarsi... 😠...
  • Forse dovremmo concentrarci sulle cause profonde di tale violenza... 🤔...

Il legame tra violenza sugli animali e comportamento umano: prospettive e prevenzione

Il maltrattamento animale, come evidenziato dal tragico episodio di Arzano, non è un fenomeno isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di violenza che, come la ricerca psicologica suggerisce, può avere connessioni significative con la violenza interpersonale. L’articolo 544-ter del Codice penale punisce **”chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”**. Questa formulazione ampia copre non solo lesioni fisiche gravi, ma anche la sofferenza psichica, riconosciuta dalla Cassazione come un reato punibile con la reclusione fino a un anno o con ammende che vanno dai 1.000 ai 10.000 euro, come stabilito nel 2017. Causare ansia, depressione o altre turbe emozionali a un animale è quindi un atto perseguibile legalmente.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), gli atti violenti sono definiti come: “l’utilizzo intenzionale della forza fisica o del potere, minacciato o reale, che determina o ha un’alta probabilità di determinare danno psicologico e privazione. “

Il rapporto sul maltrattamento animale in Italia evidenzia come la crudeltà verso gli animali possa essere un segnale prodromico a crimini seriali e altre gravi forme criminali. Questa connessione, nota come “link”, è un campo di studio sempre più rilevante per la criminologia e la psicologia. Per approfondire, si stima che il 30-40% degli assassini ha nel proprio curriculum criminale maltrattamenti nei confronti di animali.

Dalla comprensione all’azione: il ruolo della psicologia nel prevenire la violenza

Nel momento in cui assistiamo o veniamo informati riguardo a atti barbarici simili a quelli sopra menzionati, è perfettamente comprensibile provare uno straziante disagio accompagnato da profonda indignazione. Dal punto di vista della psicologia cognitiva più elementare, il nostro apparato mentale processa le informazioni che riceve e quando percepisce un’ingiustizia, specialmente nei confronti degli individui vulnerabili, scatta una reazione emotiva forte e palpabile. La capacità empatica, cioè quella propensione umana a riconoscere e sentire l’altrui sofferenza, assume qui una funzione determinante. L’immagine di un animale afflitto risveglia spesso nelle persone sensazioni così penetranti da apparire come il loro stesso dolore personale; questo porta molti ad avvertire l’urgenza necessaria per porre rimedio alla situazione.

A livelli più complessi della psicologia comportamentale e dell’impatto traumatico, la ripetuta esposizione o gli incontri intensi con episodi di maltrattamento verso gli animali possono dare origine a forme particolari di trauma vicario o secondario tra coloro che sono spettatori o soccorritori del fatto. Non bisogna necessariamente essere vittime dirette affinché ci sia effetto negativo sulla salute mentale individuale; la mente può elaborare l’orrore manifestato nella vita altrui con tale intensità da provocare sintomi analoghi ai traumi vissuti personalmente: questi includono stati d’ansia persistenti, disturbi del sonno come insonnia cronica e irritabilità estrema o sentimenti di impotenza profonda.

La necessità di un intervento: È essenziale, quindi, riconoscere e validare queste reazioni, promuovendo un ambiente in cui sia possibile elaborare tali esperienze e, se necessario, accedere a supporto psicologico.

Riflettiamo su quanto siamo disposti a impegnarci per proteggere gli esseri più vulnerabili e quanto questo impegno possa riflettersi sulla salubrità complessiva della nostra società. La civiltà di un popolo si misura anche dal modo in cui tratta i suoi animali.

Glossario:

  • Maltrattamento animale: qualsiasi azione, proposta o commessa, che causa segni di sofferenza fisica o psicologica negli animali.
  • Trauma vicario: sintomo psicologico che si verifica quando una persona assiste a eventi traumatici subiti da un’altra persona o essere vivente.
  • Link: relazione tra la violenza sugli animali e la predisposizione alla violenza su altri esseri umani.
Scene of two individuals with a horse tied to a street light
A caring person kneeling beside a horse in rehabilitation

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