- Nel 2021, studi hanno mostrato che l'arte attiva il sistema di ricompensa cerebrale.
- L'arteterapia migliora le abilità cognitive e supporta emotivamente pazienti con Alzheimer.
- Dal 1995, l'Università di Torino promuove iniziative sulle neuroscienze.
La neuroestetica: Un ponte tra arte, mente e benessere
Il panorama contemporaneo è permeato da un crescente interesse verso le intersezioni tra discipline apparentemente distanti, come l’arte e le neuroscienze. Questa fusione ha dato vita alla neuroestetica, un campo di studio emergente che indaga i meccanismi cerebrali alla base della percezione estetica, della creatività e del loro impatto sulla salute mentale. Non è un concetto nuovo che l’arte possa generare un effetto terapeutico: l’utilizzo di espressioni creative come mezzo di cura risale a tempi antichi, ma è grazie ai recenti progressi nelle neuroscienze che questa pratica riceve una validazione scientifica sempre più robusta. L’arte, in tutte le sue forme – dalla pittura alla scultura, dalla musica alla danza, dalla letteratura al teatro – si rivela un potente strumento capace di influenzare positivamente il nostro benessere psicofisico.

Recenti studi, come quello datato 2021 che ha evidenziato come l’esperienza estetica attiva schemi neuronali simili a quelli del sistema di ricompensa cerebrale, suggeriscono che l’esposizione all’arte possa offrire un valido supporto nella gestione dello stress e nel promuovere la resilienza, soprattutto in contesti di isolamento come quello vissuto durante la pandemia di Covid-19. Questo meccanismo di “ricompensa” contribuisce a contrastare gli effetti negativi dello stress, spingendo verso interventi basati sull’arte come strategia terapeutica. Il professor Santo Di Nuovo, dell’Università di Catania, sottolinea come tale disciplina sia nata dalla sinergia tra le arti e le neuroscienze, spostando l’analisi dall’estetica tradizionale all’indagine scientifica dei processi mentali coinvolti.
La neuroestetica si avvale di tecniche avanzate di neuroimaging per osservare in tempo reale cosa accade nel cervello di un individuo mentre osserva, crea o interagisce con un’opera d’arte. Queste ricerche hanno rivelato l’attivazione di specifiche aree cerebrali, quali quelle corticali occipito-parietali deputate all’analisi degli attributi visivi come colore, forma e movimento, e le aree orbito-frontali, essenziali per la valutazione e il giudizio estetico. È altresì coinvolto il sistema sensomotorio, che attiva la cosiddetta “simulazione incarnata”, un meccanismo attraverso il quale il fruitore proietta se stesso nell’opera, vivendo sensazioni ed emozioni che richiamano l’atto creativo stesso. Questa complessa dinamica, che include l’attivazione dell’amigdala e di altre aree sottocorticali come l’insula, l’ipotalamo e lo striato ventrale, genera risposte emotive di soddisfacimento e gratificazione.
L’interdipendenza tra aree cognitive ed emotive, mediata dal sistema dopaminergico, genera un’esperienza gratificante che va ben oltre la semplice contemplazione, configurando l’arte come una vera e propria “spa per la mente”. L’Università di Torino, attraverso la Fondazione Cavalieri Ottolenghi, promuove da quasi trent’anni, dal 1995, iniziative di sensibilizzazione sulle neuroscienze, come la “Settimana del Cervello”, dimostrando la crescente rilevanza di queste tematiche.
Arte, neuroplasticità e salute mentale: Evidenze scientifiche e applicazioni cliniche
L’interconnessione tra arte e neuroscienze ha svelato inedite prospettive per interpretare fenomeni legati alla salute mentale ed elaborare approcci terapeutici all’avanguardia. Il principio fondamentale della neuroplasticità, che implica la capacità del cervello di modificarsi strutturalmente e funzionalmente come reazione a esperienze vissute, riveste un ruolo cruciale in questo contesto. L’arte si presenta come un’esperienza ricca e articolata dal punto di vista sensoriale; essa ha evidenziato un’influenza significativa sulla neuroplasticità attraverso il potenziamento delle interconnessioni neuronali preesistenti o addirittura attraverso l’introduzione di nuovi circuiti neurali. Ciò acquista particolare importanza nell’ambito della salute mentale, dato che incoraggia una maggiore resilienza psicologica, oltre alla capacità degli individui di adattarsi a contesti difficili.
Indagini recenti rivelano che l’arteterapia risulta vantaggiosa non solo per una gamma eterogenea di pazienti, ma anche per quelli colpiti da patologie neurodegenerative quali Alzheimer o Parkinson; questi interventi contribuiscono efficacemente al potenziamento delle abilità cognitive, assieme a un sostegno emotivo significativo. In tal senso, pratiche artistiche come quella pittorica hanno manifestato effetti notevoli nella diminuzione dei sintomi legati ai disturbi ansiosi. Uno studio recentemente pubblicato indica che la terapia pittorica, insieme a quella farmacologica, sembra ridurre i sintomi legati a questi disturbi e migliorare le capacità cognitive e sociali dei pazienti.
Studi recenti sull’arteterapia
Un importante progetto condotto dal professor Naismith presso l’University of Sydney ha dimostrato come l’arte possa stimolare la neuroplasticità, migliorando le funzioni cognitive oltre a facilitare la regolazione emotiva e l’interazione sociale.
Studi scientifici hanno evidenziato che l’arteterapia apporta benefici concreti a pazienti affetti da diverse condizioni. L’Università degli Studi di Palermo, ad esempio, ha organizzato visite didattiche presso la REMS di Caltagirone, un’opportunità formativa unica per studenti di Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica e specializzandi in Psichiatria, evidenziando l’applicazione pratica delle neuroscienze nel contesto della salute mentale. L’arte non solo riduce lo stress e l’ansia, ma stimola anche la creatività e l’espressione emotiva, fornendo un canale non verbale per elaborare esperienze difficili e traumi.
Benefici terapeutici:
- Stimola le funzioni cognitive.
- Migliora la regolazione emotiva.
- Facilita l’interazione sociale.
L’efficacia dell’arteterapia è ormai riconosciuta e supportata da rigorose prove scientifiche. La stimolazione multisensoriale offerta dall’arte, attivando diverse aree del cervello, promuove una riorganizzazione funzionale che può mitigare i sintomi di disturbi mentali e migliorare la qualità della vita. La neuroestetica, quindi, non si limita a descrivere i fenomeni, ma offre anche un quadro concettuale per sviluppare interventi mirati, capaci di sfruttare il potere intrinseco dell’arte per il benessere umano.
L’arte come strumento di trasformazione: Dall’artista al fruitore
Il processo artistico è intrinsecamente legato alla trasformazione, sia per chi crea che per chi ne fruisce. André Breton affermava che l’arte è rilettura della vita, un concetto che trova riscontro nelle ricerche neuroscientifiche più recenti. Eric Kandel, noto neuroscienziato, esplora come l’arte incontri le neuroscienze, cercando di comprendere cosa accade nella mente dell’artista durante la fase creativa e come la mente del fruitore recepisca l’opera, provando apprezzamento o meno.

Dal lato del fruitore, l’esperienza artistica è un incontro profondamente personale e originale con l’opera. Non si tratta tanto di “capire”, quanto di “apprezzare” e di lasciarsi coinvolgere da un flusso di sensazioni, percezioni, memorie ed emozioni che possono essere gratificanti, stimolanti, e talvolta persino disorientanti o perturbanti. Questa interazione trascende la mera rappresentazione della “bellezza”, un concetto che è tutt’altro che universale o condiviso tra culture e individui.
Glossario per i lettori:
- Neuroplasticità:
- Capacità del cervello di modificare la propria struttura e funzione in risposta all’esperienza.
L’immaginazione gioca un ruolo fondamentale in questo processo di trasformazione. Essa agisce come mediatrice tra natura e cultura, tra i meccanismi biologici della creatività e le basi sociali che la sostengono. L’immaginazione creativa permette all’artista di proiettarsi oltre la realtà presente, ideando qualcosa di nuovo e diverso. Analogamente, il fruitore, nel ricostruire l’opera nella propria mente, immagina una realtà che si discosta dal dato concreto. Il significato profondo dell’arte emerge appunto da questa reciproca e più o meno armonica costruzione.
Oltre i confini neurali: L’arte e il significato intersoggettivo
Sebbene le neuroscienze abbiano fatto passi da gigante nel mappare i correlati neurali dell’esperienza estetica, è cruciale riconoscere che l’arte trascende una mera somma di interscambi sinaptici o connessioni cerebrali. La vita mentale, infatti, non si limita al cervello, ma è estesa in un corpo specifico – la cosiddetta mente incarnata – e nelle complesse relazioni che esso instaura con il mondo esterno, immerso in una cultura che gli conferisce profondi significati.
Questa complessa rete di interazioni, come sostiene Jean-Pierre Changeux, trasforma l’arte in una “comunicazione intersoggettiva simbolica con contenuti emotivi variabili e multipli”. La bellezza, quindi, non è solo un attributo dell’opera d’arte, ma un potente motore motivazionale per l’umanità, suscettibile di attivare circuiti cerebrali che promuovono benessere e gratificazione.
Conclusione
L’arte, in tutte le sue espressioni, dal classicismo alle installazioni contemporanee, dai flussi di coscienza letterari ai mondi visionari di Dalí o Buñuel, attiva risonanze uniche nell’osservatore. L’esperienza estetica complessiva, che abbraccia sia aspetti cognitivi che emozionali, non può essere generalizzata in modelli universali. Varia da persona a persona, è influenzata dalle aspettative sul valore edonico dell’opera specifica e si manifesta in modi profondamente diversi nelle varie culture. L’arte non solamente stimola e trasforma, ma anche invita alla riflessione, offrendo una prospettiva unica sulla nostra mente e sul nostro posto nel mondo.

Se ci immergiamo nell’arte, il nostro cervello non è passivo: attiviamo schemi di pensiero complessi, rielaboriamo informazioni sensoriali e attingiamo alla nostra memoria episodica ed emotiva. È un processo che va oltre il semplice “vedere”, “ascoltare” o “leggere”: è un vero e proprio dialogo tra l’opera e la nostra mente, un processo di co-creazione del significato. La psicologia comportamentale ci mostra come questa interazione possa modellare le nostre risposte emotive e persino modificare i nostri comportamenti.
[Fonte: First Online]
[Fonte: Manuela Metra]
[Fonte: State of Mind]
- Pagina del Dipartimento di Scienze della Formazione con informazioni sul Prof. Di Nuovo.
- Spiega come l'arte influenza le aree cerebrali e le emozioni.
- Approfondimento sul sistema di ricompensa cerebrale menzionato nell'articolo.
- Approfondimento sul laboratorio di neuroestetica al Museo Galileo di Firenze.