- Nel 2025, oltre 3,5 milioni di italiani soffrono di disturbi alimentari.
- L'87,3% degli account Instagram diffonde informazioni nutrizionali dannose.
- Lilac ha raccolto 693.000 euro per espandere i servizi con l'AI.
In un’epoca dominata dai social media, l’informazione è diventata un’arma a doppio taglio, soprattutto nel delicato ambito della salute. Il 2025 si profila come un anno cruciale per la comprensione dell’impatto delle fake news, in particolare quelle relative all’alimentazione, sulla psiche delle nuove generazioni. Con oltre tre milioni di pazienti e un tragico bilancio di tremila decessi solo nell’ultimo anno, i disturbi alimentari (DCA) emergono come una delle più gravi manifestazioni della depressione giovanile. Questa crisi, silente ma devastante, si inserisce in un contesto dove la disinformazione viaggia a velocità inaudite, amplificando fragilità preesistenti e creando nuove vulnerabilità.
- Oltre 3,5 milioni di pazienti in Italia soffrono di disturbi alimentari, con una percentuale crescente di adolescenti colpiti.
- Circa il 38% degli adolescenti con DCA presentano quadri psicopatologici gravi.
- Diagnosi già a partire dai 7 anni e aumento dei casi tra i bambini sotto i 10 anni.
Il panorama socio-digitale attuale è caratterizzato da una proliferazione incontrollata di contenuti, spesso privi di qualsiasi verifica scientifica. Piattaforme come Instagram, YouTube, X (ex Twitter) e TikTok sono diventate il palcoscenico principale per la diffusione di messaggi fuorvianti su diete “miracolose”, “superfood” e approcci irrealistici alla salute e al benessere. Uno studio del 2025, finanziato dalla Universidad Europea de Canarias, ha evidenziato come su Instagram, fino all’87,3% degli account analizzati diffonda informazioni nutrizionali potenzialmente dannose. Questa assenza di un “fact-checking” efficace, come sottolineato da Mark Zuckerberg in merito ai futuri cambiamenti su Facebook e Instagram, potrebbe accentuare i rischi per gli utenti, lasciando il campo libero a narrazioni distorte.
L’algoritmo di Instagram, ad esempio, è stato criticato per aver “imparato” ad attrarre adolescenti, talvolta generando ansia e insicurezza, come riportato già ad aprile 2025. Non si tratta solo di contenuti espliciti, ma anche di una pressione sottile e costante verso ideali estetici irrealistici che alimentano la spirale dei DCA. La correlazione tra diete “miracolose” e ortoressia – un’ossessione per la qualità del cibo – è stata rilevata nel 100% dei casi esaminati, segnalando una preoccupante tendenza dove la ricerca della perfezione si trasforma in patologia.
La complessità dei disturbi alimentari è aggravata dalla profonda componente psicologica che li caratterizza. Come indicato da Giuseppe Magistrale, co-fondatore di Lilac-Centro DCA, i DCA “si insinuano nel corpo, nei pensieri, nelle relazioni”, rendendo inefficaci soluzioni generiche. La minimizzazione del vissuto dei pazienti, il senso di solitudine e l’incomprensione sono sfide ricorrenti che richiedono un approccio multidisciplinare e altamente specializzato. Nato a Bari nel 2023, il centro Lilac rappresenta un’evoluzione di una rete professionale che era già operativa dal 2020. Questo progetto ambizioso mira a soddisfare necessità specifiche attraverso la combinazione di supporto psicologico e nutrizionale. Utilizzando strumenti tecnologici all’avanguardia, incluso il contributo dell’intelligenza artificiale, il centro offre opportunità per percorsi altamente personalizzati che possono essere fruiti tanto in modalità online quanto in presenza.
Il ruolo dei social media: tra informazione e disinformazione
I mezzi sociali possono essere considerati strumenti comunicativi dal raggio d’azione globale; tuttavia presentano anche dei significativi rischi che non vanno sottovalutati – specialmente nei confronti delle nuove generazioni. La loro natura altamente interattiva, combinata alla scarsa presenza di una regolamentazione rigorosa, facilita lo sviluppo della cosiddetta fake news, ovvero notizie prive di verificabilità al cui cospetto temi sensibili quali salute e alimentazione subiscono gravi impatti. Un tale fenomeno è emerso con preoccupante intensità già dal 2025, aumentando ulteriormente le fonti disinformative; questo mette a serio rischio il benessere collettivo mentre contribuisce ad incrementare casi concernenti i disturbi alimentari giovanili.
Dalla comunità scientifica emerge chiaramente come sia il pubblico under 30 a manifestare un maggiore interesse verso piattaforme caratterizzate da contenuti visivi e interattivi. Tra i social network più frequentemente associati alla diffusione dei falsi messaggi nutrizionali figurano Instagram, YouTube e TikTok; sorprendentemente si stima che oltre l’87,3% degli account presenti offra contenuti considerabili potenzialmente dannosi. Questi dati, sebbene relativi a studi di periodi differenti, tracciano un quadro coerente di un problema che si intensifica nel tempo.
La persistenza di “diete miracolose” e consigli di “influencer” o “celebrità” senza alcuna base scientifica è particolarmente preoccupante. La promessa di risultati rapidi e spettacolari, spesso accompagnata dalla promozione di integratori o piani “fai da te”, sfrutta la vulnerabilità di persone alla ricerca di soluzioni immediate, contribuendo a diffondere ideali dietetici irrealistici. Questo scenario è ancor più grave considerando l’aumento dei DCA in età sempre più precoce, talvolta già tra i 7 e gli 8 anni. La correlazione tra queste diete e l’ortoressia emerge nel 100% dei casi, indicando un legame diretto tra la disinformazione e lo sviluppo di patologie legate all’ossessione per la “salute” alimentare.
Ma i social media non sono solo un veicolo di disinformazione. Possono trasformarsi in piattaforme per la creazione di falsi sensi di comunità, come evidenziato dall’intervista ad Alessandro Gandini, professore della Statale di Milano. Non è tanto ciò che i ragazzi fanno online a essere il “vero dramma”, quanto piuttosto ciò che non riescono a fare nella vita reale. Questo suggerisce una dimensione più profonda dell’engagement digitale, dove l’identità e la validazione sociale sono spesso ricercate in contesti virtuali, con potenziali ricadute negative sulla salute mentale.
Per affrontare questa crescente sfida, le istituzioni sanitarie pubbliche e gli scienziati sono chiamati a svolgere un ruolo cruciale. È necessario un approccio collaborativo che veda i social network non come avversari, ma come alleati per diffondere informazioni basate su solide evidenze scientifiche. La creazione di contenuti accessibili, l’educazione digitale e lo sviluppo del pensiero critico negli utenti rappresentano soluzioni concrete per distinguere tra informazione e disinformazione, promuovendo comportamenti alimentari sani e una corretta percezione del corpo.
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Trattamento e recupero: l’approccio innovativo di Lilac Centro DCA
I disturbi legati al comportamento alimentare come l’Anoressia, la Bulimia ed il fenomeno del Binge Eating rappresentano delle entità patologiche multifaceted le quali necessitano assolutamente d’interventi terapeutici estremamente mirati ed articolati. In Italia, risulta essere essenziale identificare strutture qualificate al fine di assicurarsi una traiettoria riabilitativa non solo efficace ma anche duratura nel tempo. In questa direzione si segnala la preziosa iniziativa dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS): essa ha reso disponibile una dettagliata mappatura degli enti sanitari operanti nel Paese — pubblici o privati — registrando così utilmente quelli accreditati.
Fra i principali centri proposti emergono: la rinomata “Villa Miralago”; realtà dedicata ai trattamenti residenziali intensivi rivolti a situazioni critiche particolarmente severe; l’“Ospedale Maggiore Di Parma”; focalizzato sulla ripresa totale della persona assistita; “Villa Armonia Nuova”; orientato al supporto semiresidenziale ed ambulatoriale; “Casa Di Cura Villa Garda”, nota per i suoi itinerari ad alta intensità relativi a malattie molto intricate; “Villa Dei Pini” caratterizzata da una strategia multidisciplinare; infine il “Centro Ce. DI. AL. ASP Palermo”, portavoce d’un’offerta terapeutica integrata. Le strutture specializzate emergono per la loro straordinaria eccellenza nei servizi offerti; caratterizzate da un approccio mirato al singolo individuo assieme alla capacità di integrare con maestria la psicoterapia insieme alla riabilitazione nutrizionale e a un attento monitoraggio clinico continuativo.
Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) svolge un ruolo cruciale nel facilitare l’accesso alle terapie grazie al Fondo Nazionale dedicato ai Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), assicurando così trattamenti non solo gratuiti ma anche a costi contenuti. Tale iniziativa ha consentito a milioni di italiani—soprattutto tra i più giovani—di usufruire dell’assistenza specializzata necessaria per affrontare condizioni quali anoressia, bulimia e il binge eating disorder (BED), oltre all’ARFID (disturbo evitante restrittivo dell’assunzione alimentare).
Nonostante ciò, individuare una struttura vicino casa o armonizzare le sessioni terapeutiche con gli obblighi quotidiani rappresenta talvolta una notevole difficoltà. In tale contesto si fa strada la valenza della terapia online, considerata ora come valida alternativa praticabile; Lilac Centro DCA appare quale punto di riferimento principale nel panorama italiano grazie all’innovativo supporto offerto. Fondata nell’anno 2023 nella città di Bari dai professionisti Giuseppe Magistrale e Filippo Perotto, Lilac nasce dall’esigenza reale e urgente di offrire trattamenti adeguati a coloro che frequentemente avvertono il rischio di essere trascurati.
Nata da una piccola iniziativa composta da tre esperti nel settore sanitario, Lilac si è evoluta in una rete che comprende attualmente 60 specialisti. Ha elaborato più di 6.500 richieste di trattamento, prestando servizio a oltre 300 pazienti, il tutto mentre cresceva costantemente verso una comunità virtuale composta da oltre 160 mila follower sulle varie piattaforme social.
Lilac svela un metodo complesso che integra diversi aspetti quali il supporto psicologico, nutrizionale e medico; tutto ciò grazie all’operato rigoroso delle risorse umane addestrate in conformità alle direttive stabilite dalle autorità sanitarie nazionali e internazionali (Ministero della Salute, ISS, APA, NICE). I benefici legati alla terapia online comprendono l’accessibilità immediata assieme a brevi periodi d’attesa; questa modalità consente assistenze personalizzate finanche nella comodità domestica dell’utente stesso, nonché un monitoraggio costante sui progressi individualizzati. Una delle peculiarità salienti è la propensione mostrata dai professionisti della rete nel rilevare l’ambivalenza emotiva espressa dai propri assistiti rispetto alla percezione del loro malessere; in questo senso viene offerto sostegno genuino rispettando i tempi personali senza alcuna pressione esterna sul soggetto. La fase iniziale consiste nell’effettuare un colloquio preliminare gratuito finalizzato a ottenere una valutazione individuale accurata, seguita dalla proposta tempestiva delle sedute dedicate a psicoterapia unitamente al consulto nutrizionale calibrato su misura per ciascun individuo.
La resilienza alla disinformazione: una prospettiva psicologica
I disturbi alimentari, con le loro radici profonde nel corpo e nella mente, si manifestano spesso come l’esito di un’interazione complessa tra vulnerabilità individuali e pressioni ambientali. Nel panorama odierno, i social media rappresentano un agente esterno potentissimo, capace di modellare percezioni e comportamenti. La diffusione incontrollata di fake news, soprattutto in ambiti delicati come l’alimentazione e l’immagine corporea, funge da cassa di risonanza per i bias cognitivi già presenti negli individui predisposti ai DCA. Comprendere questa dinamica è cruciale per sviluppare strategie di intervento efficaci e mirate.
A livello di psicologia cognitiva, l’esposizione a informazioni erronee sui social media amplifica fenomeni come il pensiero dicotomico (“tutto o niente”) e le distorsioni dell’immagine corporea. Quando un individuo vulnerabile legge di una “dieta miracolosa” che promette risultati rapidi, è facile che il suo pensiero si polarizzi: “o seguo questa dieta alla lettera e raggiungo la perfezione, o sono un fallimento totale”. Questa rigidità cognitiva è una colonna portante di molti DCA e viene alimentata da un flusso costante di ideali irrealistici veicolati da influencer e celebrità, la cui credibilità, spesso priva di fondamento scientifico, viene comunque percepita come autorevole.
Dal punto di vista della psicologia comportamentale, la ripetuta esposizione a contenuti che promuovono canoni estetici irraggiungibili può innescare e mantenere comportamenti disfunzionali. Ad esempio, la continua visualizzazione di corpi “perfetti” può portare a un monitoraggio ossessivo del proprio peso e della propria alimentazione, o a confrontarsi costantemente con gli altri, alimentando l’ansia e il malessere. Quando questi comportamenti vengono validati (sebbene in modo illusorio) dalla partecipazione a “challenge” online o dalla ricezione di “like”, si forma un circolo vizioso difficile da spezzare, in cui il rinforzo sociale virtuale prevale sulla consapevolezza del danno reale.
L’impatto di tutto ciò sulla salute mentale è tangibile. L’ansia, la depressione e i traumi legati all’insoddisfazione corporea sono emergenti tra i giovani. I social media, da strumenti di connessione, si trasformano in generatori di insicurezza, minando l’autostima e la percezione di sé. È un fenomeno che va oltre il semplice disagio psicologico; in molti casi, si parla di veri e propri Traumi relazionali e identitari, dove la persona si sente invisibile o inadeguata, non tanto per ciò che è, ma per ciò che non appare sui canali virtuali. Questa dimensione traumatico-relazionale è cruciale da indirizzare in una prospettiva di cura, riconoscendo che l’individuo non è solo “malato”, ma spesso Ferito da un ambiente in cui la sua autenticità è costantemente giudicata e messa in discussione.
- DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare, problematiche legate alla alimentazione e all’immagine corporea.
- Ortoressia: ossessione per cibi considerati “sani” e “pure”, che può portare a restrizioni alimentari dannose.
- AI: Intelligenza Artificiale, utilizza dati e algoritmi per migliorare l’interazione e il trattamento dei pazienti.
Una nozione base di psicologia cognitiva ci insegna come i nostri pensieri influenzano profondamente le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Nel contesto dei disturbi alimentari e delle fake news, questo si traduce in un meccanismo per cui credenze distorte sul cibo o sul proprio corpo, spesso alimentate da informazioni false, generano Ansia e Senso Di Colpa, spingendo poi a comportamenti alimentari restrittivi o compulsivi. Per stimolare una riflessione personale, è importante chiedersi: quanto di ciò che penso su di me e sul mio corpo è veramente mio, e quanto invece è un’eco di messaggi esterni, magari non verificati, che ho assorbito senza consapevolezza?
A un livello più avanzato, la psicologia cognitivo-comportamentale applica il concetto di validazione emotiva unito alla ristrutturazione cognitiva. La validazione è il processo di riconoscere e accettare le emozioni e i pensieri di una persona, anche se non si condividono o non li si ritiene “razionali”. Nel caso dei DCA, validare il senso di sofferenza del paziente, i suoi timori legati al corpo o al cibo, è il primo passo per costruire fiducia. Solo in seguito si può procedere con la ristrutturazione cognitiva, aiutando il paziente a identificare e modificare i pensieri disfunzionali – come il perfezionismo o il pensiero dicotomico – che le fake news tendono ad alimentare. Questo processo non è una “negazione” dei timori, ma un percorso graduale in cui si impara a Valutare La Realtà In Modo Più Flessibile E Compassionevole. La riflessione che emerge è profonda: siamo disposti a guardare oltre la superficie scintillante dei social media, a mettere in discussione le narrazioni che ci vengono proposte e a riconoscere che il nostro valore non si misura in “like” o in conformità a ideali esterni, ma nella capacità di autenticità e nel rispetto del nostro benessere interiore?