- Pamela Genini vittima di abusi già a settembre 2024 a Seriate.
- Frattura al dito, abrasioni e lesioni: prognosi di 20 giorni.
- Nonostante 4 risposte positive su 5, il codice rosso non scattò.
## L’Eco Inquieto dell’Audace Negligenza: La Vicenda Femminile Riguardante Pamela Genini
La drammatica morte per femminicidio della signora Pamela Genini, avvenuta il 14 ottobre 2025 nella metropoli milanese, illumina retrospettivamente un sinistro antecedente fatto violento sofferto dalla donna nel settembre del medesimo anno. Un documento redatto dal pronto soccorso situato a Seriate (Bergamo) svela dati sconvolgenti; la signora Genini era stata già vittima di importanti abusi sia fisici che psicologici perpetrati dall’uomo da lei amato, Gianluca Soncin.
Questo report clinico riemerso postumamente alla tragedia pone interrogativi spiacevoli in merito all’efficienza delle misure protettive disponibili e evidenzia le carenze sistemiche nell’intervento tempestivo per preservare vite umane.
## Analisi Medica dell’Ingiustificabile Aggressione
Il quarto giorno del mese settembrino nel 2024 vide la signora Pamela recarsi presso i servizi d’emergenza sanitaria esprimendo disagio riguardo ai dolori riscontrati in una delle sue mani. A tale proposito, il resoconto medico datato viene inserito tra le vicende sanguinose della sua vita ed annota un quadro devastante legato ad attacchi violenti:
– frattura evidente sul dito destro;
– abrasioni su tutto il corpo;
– lacerazione parziale dei suoi capelli. La prognosi fu di venti giorni. Ma ciò che emerge con forza dal referto è il racconto dettagliato della violenza subita. Pamela riferì di essere stata “buttata a terra e colpita alla testa con pugni, trascinata poi per i capelli per diversi metri” dal suo compagno, Gianluca Soncin, descritto come un paziente psichiatrico in terapia. La giovane donna menzionò anche precedenti episodi di violenza, inclusa una violenza sessuale.

## L’Ombra del Codice Rosso: Un’Opportunità Perduta
Un aspetto particolarmente allarmante della vicenda è la mancata attivazione del cosiddetto “codice rosso”, il protocollo d’urgenza previsto per i casi di violenza domestica e stalking. Malgrado gli interventi da parte dei Carabinieri sia presso Cervia—dove era avvenuta l’aggressione—sia presso Seriate—avvisati dall’ospedale—non ci furono segnalazioni ufficiali inoltrate alle procure appropriate. In occasione della visita medica cui fu sottoposta Pamela le venne somministrato un questionario predisposto per misurare il rischio di violenza subita. Le sue dichiarazioni risultarono chiare e decisive: confermava non solo la gelosia patologica del partner, ma anche l’aggravamento delle aggressioni, le minacce con armi da taglio o da fuoco e una paura concreta per la propria vita, temendo addirittura che potesse ucciderla. Avendo registrato quattro risposte positive su cinque, questo avrebbe dovuto far scattare in automatico il meccanismo del codice rosso, garantendo così una protezione urgente insieme al supporto legale necessario; ma nulla avvenne.
## Le Fiaccolate e le Indagini: Un Grido di Giustizia
A seguito dell’omicidio, che ha colpito profondamente, la comunità circostante ha reagito stringendosi attorno alla famiglia di Pamela mediante l’organizzazione di fiaccolate ed eventi pubblici intesi a rivendicare giustizia, oltre ad alimentare una maggiore sensibilizzazione sull’importante tema della violenza contro le donne. Nel contesto milanese sono state attivate indagini dettagliate affinché possa essere chiarita ogni sfumatura sulla dinamica omicidiaria mentre sono oggetto d’esame i fattori riconducibili all’inaffidabile attuazione del codice rosso nel corso del 2024. Il fine ultimo consiste nell’analizzare quali elementi abbiano fallito all’interno del sistema protettivo ed elaborare strategie efficaci onde evitare il ripetersi di simili eventi tragici in avvenire. L’avvocato Marcella Micheletti, con una consolidata esperienza nella lotta contro la violenza sulle donne, ha evidenziato l’assoluta necessità d’intervenire senza attendere una denuncia ufficiale da parte delle vittime stesse; ciò è particolarmente vero quando ci si imbatte in referti medici attestanti ferite o maltrattamenti.
## Considerazioni Conclusive: Necessità Imperativa di Riforma
Il racconto riguardante Pamela Genini deve servire da pungolo allo Stato circa l’importanza immediata della revisione totale dei sistemi a tutela delle vittime domestiche. È essenziale che tutte le agenzie competenti – dalle istituzioni alle forze dell’ordine fino ai professionisti del settore sanitario – ricevano formazione adeguata sui segnali premonitori ed approntino interventi rapidi secondo protocolli già delineati. Non possiamo permettere più che una donna esprima apertamente il timore per la propria vita e rimanga invece isolata davanti alla minaccia rappresentata dal suo aggressore.
Una nozione base di psicologia cognitiva applicabile al caso di Pamela è il concetto di “distorsione cognitiva”. In situazioni di violenza domestica, le vittime possono sviluppare schemi di pensiero distorti che le portano a minimizzare la gravità della situazione, a colpevolizzarsi per il comportamento del partner o a nutrire false speranze di cambiamento. Queste distorsioni cognitive possono ostacolare la capacità della vittima di chiedere aiuto e di allontanarsi dalla relazione abusiva.
Una nozione avanzata di psicologia cognitiva è la “teoria dell’attaccamento”*. Secondo questa teoria, le esperienze infantili di attaccamento influenzano profondamente le relazioni interpersonali in età adulta. Le persone che hanno subito traumi infantili o che hanno sviluppato stili di attaccamento insicuri possono essere più vulnerabili a relazioni abusive, in quanto tendono a ripetere schemi relazionali disfunzionali e a tollerare comportamenti inaccettabili. La narrazione relativa a Pamela suscita interrogativi fondamentali: in quanti altri casi troviamo donne bloccate in dinamiche di violenza silenziosa? Cosa può fare l’individuo o la comunità intera per contribuire alla loro emancipazione dalla paura, consentendo loro di realizzare un domani caratterizzato da sicurezza e dignità?