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Neuroscienze e identità di genere: cosa rivela la ricerca italiana?

- EBRAINS-Italy: 23 facility da 16 enti per la ricerca multidisciplinare sul cervello.
- Incongruenza di genere: interessa tra lo 0,5% e l'1,3% della popolazione.
- Ormoni sessuali: mercato previsto a 29,46 miliardi di dollari entro il 2033.
Il nostro paese è leader nell’ambito delle neuroscienze grazie all’innovativa iniziativa denominata
EBRAINS-Italy, concepita come un’infrastruttura di ricerca finalizzata alla profondità della conoscenza riguardante il cervello
umano mediante un metodo multidisciplinare. Questa iniziativa è coordinata dal CNR, sostenuta economicamente da programmi come
NextGeneration EU e il piano nazionale R&I (NNR). Complessivamente, EBRAINS-Italy comprende ben 23 diverse
facility informative – siano esse virtuali o fisiche – provenienti da ben sedici istituti di ricerca sparsi sull’intero territorio
italiano. Recentemente, un workshop straordinario tenutosi nella città partenopea tra il 2 ed il 4 dicembre dell’anno appena trascorso ha
illustrato significativi avanzamenti nel panorama scientifico realizzati oltre due anni dopo l’avvio dell’iniziativa. Questo evento si è rivelato
essenziale per favorire scambi proficui fra specialisti del settore; si segnala una sezione espressamente indirizzata all’importanza delle
infrastrutture nella gestione dei problemi inerenti le malattie neurologiche. Le attività svolte durante questo incontro sono state strutturate
attorno ai cinque pacchetti lavoro definitivi dell’iniziativa stessa: vi erano presentazioni dettagliate in sede mattutina riguardanti i più
innovativi sviluppi scientifici, assieme ad interventi pratici programmati per il pomeriggio, destinati ad incoraggiare i giovani studiosi in
ambiti prettamente digitalizzati.
Sviluppare ricerca teorica, sperimentale e clinica all’avanguardia nel campo delle neuroscienze, riunendo 23 facility virtuali, remote e fisiche
appartenenti a 16 enti di ricerca italiani coordinati dal CNR. Questo workshop sottolinea anche l’impegno dell’Unione Europea per
promuovere importanti avanzamenti nel campo delle neuroscienze.
L’iniziativa sottolinea l’impegno dell’Unione Europea negli ultimi vent’anni per promuovere avanzamenti nel settore delle neuroscienze, e
EBRAINS-Italy si inserisce pienamente in questo contesto, puntando a facilitare la ricerca collaborativa e ad accelerare i progressi nella
comprensione e nella salute del cervello.

Identità di genere e neuroscienze: un legame complesso
La relazione tra neuroscienze e identità di genere è un campo di ricerca in continua evoluzione e, talvolta, oggetto di dibattito acceso. Se da un
lato c’è chi preferisce negare una potenziale discrepanza tra sesso biologico e genere, dall’altro gli studi scientifici continuano a indagare le
origini dell’identità di genere e le sue possibili incongruenze. È importante sottolineare che dal 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità non
considera più l’incongruenza di genere come un disturbo mentale, riconoscendo l’esistenza di diverse identità di genere e orientamenti sessuali
come parte della dimensione umana. Attualmente si stima che l’incongruenza di genere interessi tra lo 0,5 e l’1,3% della popolazione.
Si stima che l’incongruenza di genere interessi tra lo 0,5 e l’1,3% della popolazione.
La formazione dell’identità di genere è un processo complesso influenzato da una combinazione di fattori biologici, come l’ambiente ormonale
durante lo sviluppo fetale e le basi genetiche, e fattori socioculturali, tra cui le interazioni familiari e sociali e i modelli culturali. Il ruolo del
cervello in questo contesto rimane un’area di studio di particolare interesse, sebbene ancora controversa.
Un’ipotesi ampiamente discussa, sebbene necessiti di ulteriori conferme, suggerisce che l’identità di genere possa essere codificata nel cervello
attraverso l’azione degli ormoni sessuali. Questa teoria postula che l’esposizione al testosterone durante il secondo trimestre di gravidanza e nei
primi mesi dopo la nascita possa contribuire alla mascolinizzazione cerebrale e allo sviluppo di un’identità di genere maschile.
Studi recenti suggeriscono che l’identità di genere potrebbe essere legata a caratteristiche neurobiologiche specifiche, con ricerche condotte
sulla coorte di Amsterdam che analizzano bambini e adolescenti con incongruenza di genere. Questi studi indicano una differenziazione
sessuale e le sue implicazioni sullo sviluppo cerebrale.
Studi più recenti, basati sull’imaging cerebrale di preadolescenti, suggeriscono che il sesso biologico e l’identità di genere possano essere
rappresentati in reti neuronali distinte. Questi risultati preliminari indicano che le differenze osservate nel cervello potrebbero non derivare
esclusivamente da fattori biologici, ma riflettere anche l’influenza delle aspettative culturali. Questa distinzione tra sesso e genere è cruciale,
soprattutto considerando che esistono differenze notevoli nella prevalenza, nei tempi di insorgenza e nelle manifestazioni cliniche di molti
disturbi cerebrali comuni tra i sessi.
La ricerca in questo campo sta progressivamente riconoscendo l’importanza di un approccio che tenga conto sia del sesso che del genere,
superando la tendenza storica a basare la ricerca e l’assistenza clinica principalmente sull’approccio maschile.
Fattori Influenzanti | Descrizione |
---|---|
Fattori Biologici | Ambiente ormonale durante lo sviluppo fetale, genetica. |
Fattori Socioculturali | Interazioni familiari, sociali e modelli culturali. |
- 🧠💡 Ottimo articolo! Approfondisce un tema complesso......
- ⚠️🤔 Ci sono troppi pochi dati a supporto delle terapie......
- 🔄🤯 E se l'identità di genere fosse uno spettro......
Impatto delle terapie ormonali sul cervello transgender: nuove scoperte e dibattiti
Le terapie ormonali di riassegnazione di genere (GAMT) rappresentano un aspetto fondamentale nel percorso di affermazione di genere per molte
persone transgender. Il loro impatto sul corpo è ampiamente documentato, ma la ricerca sul loro effetto a livello cerebrale è un campo in piena
espansione che sta sollevando importanti quesiti e dibattiti all’interno della comunità scientifica e medica. Studi recenti hanno evidenziato
differenze morfometriche in regioni sottocorticali, inclusi i sottocampi ippocampali, in individui transgender FTM (Female to Male) sottoposti
a terapia con testosterone rispetto a donne cisgender in premenopausa. Questi risultati, sebbene necessitino di ulteriori approfondimenti,
suggeriscono che esistono associazioni neuroanatomiche con i livelli di testosterone e il loro ruolo nei trattamenti ormonali di affermazione
di genere.
Ricerche recenti su transgender FTM mostrano differenze significative nella morfologia cerebrale dopo la terapia con testosterone e la necessità
di ulteriori studi per chiarire implicazioni neurobiologiche.
Una tematica molto discussa concerne la memoria e le narrazioni delle nuove generazioni transgender, evocando paralleli storici con il
fenomeno del recupero della memoria. Si sottolinea come visioni riduttive dell’identità di genere possano condurre a risposte semplificate verso
complessità effettive, rischiando di recare danno alle famiglie attraverso l’emergere di ricordi alterati. Inoltre, si indaga sul nesso tra
tratti autistici, ADHD e suscettibilità sensoriale nei soggetti transgender.
In una dettagliata analisi dei processi legati alla transizione di genere, emerge una tendenza da parte degli organi giudiziari nel conferire
un’autorità quasi illimitata ad alcune istituzioni mediche riguardo alle procedure applicabili ai minori; tale osservazione solleva interrogativi
circa i potenziali effetti permanenti associati a simili interventi.
Considerazioni etiche e sociali nel panorama clinico
Il panorama clinico relativo all’identità di genere e alle neuroscienze si trova al centro di significative considerazioni etiche e sociali. Il dibattito
sull’approccio migliore per supportare le persone transgender, in particolare i giovani, è particolarmente acceso. Da un lato, vi è la necessità di
fornire cure mediche e psicologiche che affermino l’identità di genere, in linea con le direttive di organizzazioni internazionali come l’OMS.
Dall’altro, emergono preoccupazioni riguardo alla robustezza delle evidenze scientifiche a supporto di determinati trattamenti, in particolare per
quanto riguarda l’impatto a lungo termine degli interventi ormonali e chirurgici.
Un recente articolo sul Macdonald-Laurier Institute ha sollevato la questione del perché il Canada sarebbe “in ritardo” nella scienza riguardante
il trattamento dei giovani con disturbi di genere, sottolineando l’importanza di fornire cure basate su evidenze scientifiche solide. Concludendo,
si osserva che il segmento dedicato agli ormoni sessuali sta attraversando un significativo sviluppo. Secondo quanto riportato da
Business Research Insights, le previsioni indicano un valore pari a 29,46 miliardi di dollari entro il 2033. Tale crescita è favorita
dall’aumento della diffusione dei disturbi ormonali e dalla necessità sempre più sentita di ricorrere a terapie ormonali sostitutive.
Riflessioni sul rapporto tra mente, corpo e identità
La ricerca nelle neuroscienze, in particolare quella che indaga le correlazioni tra struttura e funzione cerebrale e identità di genere, ci invita a
una riflessione profonda sul rapporto tra mente, corpo e il nostro senso più intimo di chi siamo. È fondamentale comprendere che la nostra
esperienza del mondo e di noi stessi è influenzata da variabili biologiche, sociali e culturali.
- Identità di genere
- Costrutto sociale e personale che si sviluppa in un’interazione complessa con fattori esterni e percezioni interne.

Questa ricerca spinge a riflettere sulla rigidità delle categorizzazioni e sull’importanza di approcci personalizzati. L’idea di un cervello che
non è rigidamente “maschile” o “femminile”, ma presenta un “mosaico” di caratteristiche sfida le nozioni binarie e ci invita ad abbracciare
la variabilità individuale.
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