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Traumi cranici: ecco perché gli incidenti stradali in Italia sono in aumento

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  • Nel 2024, si sono verificati 173.364 incidenti stradali in Italia.
  • Ogni anno, circa 70 milioni di persone nel mondo subiscono un trauma cranico.
  • Tra i 15 e i 24 anni, gli incidenti stradali sono la causa primaria di morte.
  • Circa 1 cittadino su 3 nel Sud Italia non indossa la cintura.
  • L'Italia registra circa 250 traumi cranici ogni 100.000 abitanti all'anno.

L’attuale scenario delle notizie italiane evidenzia con inquietudine un allarmante aumento degli incidenti stradali caratterizzati da ferite severe e specificamente traumi cranici, che interessano persone appartenenti a diverse fasce d’età e coinvolte tramite vari mezzi di trasporto. Nel mese di maggio 2025 si sono verificati diversi episodi che richiedono una riflessione approfondita.

Prendiamo come esempio quanto accaduto nella metà dello stesso mese nel territorio trevigiano: via Campi Longhi a Trevignano. Qui si è verificato l’incidente drammatico che ha visto coinvolto un ciclista amatoriale gravemente ferito nella giornata del 24 maggio; questo individuo è stato proiettato violentemente sull’asfalto dopo lo scontro con una vettura ed ha subito gravi conseguenze sul piano cranico. La rapida reazione da parte dell’elisoccorso della Treviso Emergenza ha consentito il suo trasporto immediato all’ospedale Ca’ Foncello dove le sue condizioni cliniche sono risultate critiche. Inoltre, nello stesso fine settimana occorre segnalare quanto successo in via Chisini a Pieve di Soligo: qui invece al volante della sua moto vi era un centauro che purtroppo ha perso il controllo del veicolo senza però subire lesioni significative se non delle leggere contusioni. Questi episodi evidenziano la vulnerabilità degli utenti deboli della strada.

Parallelamente, nel Vicentino, il 23 maggio 2025, un pedone di 46 anni, residente a Monastier (Treviso), ha subito un trauma cranico dopo essere stato investito da un’auto, guidata da un 47enne di Cornedo. L’incidente è avvenuto in località Spagnago di Cornedo Vicentino, lungo la strada provinciale 246, e ha richiesto l’intervento immediato del Suem 118, che ha trasportato il ferito all’ospedale di Arzignano. Le autorità locali, inclusi gli agenti della polizia locale della Valle Agno e i vigili del fuoco, sono intervenute per i rilievi e la gestione della sicurezza. Questi eventi non solo sottolineano la pericolosità delle strade, ma anche la frequenza con cui i traumi cranici si manifestano come conseguenza primaria.

Trieste ha vissuto una giornata particolarmente critica il 27 maggio 2025, con tre incidenti stradali in poche ore nel centro cittadino. Il 3 giugno 2025 a Piacenza ha avuto luogo un gravissimo incidente che ha coinvolto un turista belga sessantaseienne. L’uomo si trovava a Montale quando si è verificata una collisione fatale con una vettura in via San Giorgio. Le ferite subite dal ciclista erano tali da richiedere immediati soccorsi e il successivo trasporto d’urgenza presso l’ospedale locale. Nel frattempo, vari eventi spiacevoli si sono registrati nella stessa area metropolitana: in primo luogo su Corso Saba, dove uno scooterista settantasettenne ha subito diverse contusioni, necessitando pertanto del ricovero al nosocomio Cattinara. Allo stesso modo, Viale D’Annunzio ha visto la sventura toccare a un altro ciclista cinquantenne che viaggiava privo del dispositivo protettivo per la testa; anche costui ha ricevuto danni significativi al cervello dovuti all’impatto con una macchina ed altre lesioni multiple, rendendo necessario il suo trasferimento allo stesso ospedale. Ultimo ma non meno rilevante risulta essere il caso dell’anziano scooterista ottantaquattrenne colpito dalla medesima sorte lungo Via Giulia: proiettato per alcuni metri dall’impatto con un autoveicolo, ne è uscito illeso, seppur soffrendo almeno inizialmente dello stesso tipo di trauma cerebrale evidenziatosi nei precedenti incidenti; pure lui quindi è stato assistito prontamente dai sanitari e condotto a Cattinara. Tutti questi eventi hanno influito pesantemente sul traffico cittadino, necessitando così l’intervento decisivo delle forze dell’ordine locali unitamente ai Vigili del Fuoco e alla Guardia di Finanza. La dinamica, che ha visto il ciclista finire contro un’auto in fase di svolta, è ancora al vaglio delle autorità. La gravità delle lesioni sottolinea come questi eventi possano compromettere seriamente la salute, specialmente in soggetti più anziani o vulnerabili.

Nel luglio 2025, a Cesena, una gara in scooter tra adolescenti è sfociata in tragedia. Un 16enne è finito in coma e un 15enne è rimasto gravemente ferito dopo uno scontro con un’auto, mentre i due ragazzi stavano impennando con i loro scooter. Anche in questo caso, il trauma cranico è una delle conseguenze più temibili di tali comportamenti rischiosi.

Infine, a settembre 2025, un terribile doppio incidente ha colpito Chieri e Carmagnola (Torino). Un’auto è finita contro un albero sulla ex statale 393, e poco dopo una seconda auto ha investito una ragazza, lasciandola in gravissime condizioni. Questo susseguirsi di fatalità mette in luce la necessità di interventi mirati sull’educazione stradale e la prevenzione.

Statistiche aggiornate sugli incidenti stradali:
Nel 2024 in Italia si sono verificati
173. Si rilevano 364 incidenti stradali, culminati in 3.030 decessi e 233.853 feriti. Questo dato implica un incremento pari al 4,1% rispetto all’anno precedente. È indubbiamente da considerarsi un segnale positivo il calo delle fatalità tra i ciclisti e i motociclisti; tuttavia, resta imprescindibile affrontare il tema della vulnerabilità associata agli eventi accidentali sulle strade come una questione di primaria importanza.

La Giornata Nazionale sul trauma cranico e le implicazioni per la salute pubblica

La problematica dei traumi cranici è così rilevante da aver indotto l’organizzazione di eventi di sensibilizzazione a livello nazionale. Il 17 maggio 2025, a Padova, si è tenuta la XXVI Giornata Nazionale sul Trauma Cranico, un evento promosso dall’associazione Daccapo e dalla Federazione Nazionale Associazioni Trauma Cranico. La giornata, dal titolo “Progettare il cambiamento – Mai più soli dopo il trauma cranico encefalico: il territorio e le nuove riforme”, ha visto la partecipazione della Ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, che ha approfondito la Carta di Solfagnano, un documento G7 sui diritti delle persone con disabilità.

I dati presentati durante il convegno sono allarmanti: ogni anno, circa 70 milioni di persone nel mondo subiscono un trauma cranico (oltre 130 al minuto), di cui 13 milioni sono casi gravi. In Europa, una persona muore ogni 10 minuti a causa di un trauma cranico grave. Gli incidenti stradali, gli infortuni sportivi e le cadute accidentali sono tra le cause più frequenti. Le ripercussioni sui sopravvissuti possono risultare catastrofiche, implicando spesso lunghi processi riabilitativi e generando effetti profondi sulle dinamiche familiari.

Nel corso dell’evento si sono analizzate varie questioni fondamentali. Si è posto un forte accento sulla prevenzione, in particolare in relazione alla sicurezza sia stradale che sportiva; ciò evidenzia la necessità urgente di adozione di interventi mirati a mitigare il rischio associato a tali eventi traumatici. Altro aspetto cruciale discusso riguarda l’imperativa esigenza della continuità del percorso di cura, specificamente dopo le dimissioni dall’ospedale; ci si è concentrati su approcci capaci di affrontare la dispersione geografica dei servizi dedicati alla riabilitazione. Sono state esaminate inoltre nuove possibilità offerte dagli strumenti finanziari previsti dal PNRR, puntualmente riferite al progresso tecnomedicale e all’ampliamento delle strutture destinate all’accoglienza: queste iniziative sono state identificate come opportunità significative per potenziare il sistema assistenziale attuale. Ultimamente, un’intera sessione è stata dedicata alle recentissime innovazioni normative, affrontando i temi legati alla disabilità. La manifestazione, accessibile alla popolazione mediante registrazione anticipata e riconosciuta con accreditamento ECM per numerosi settori delle professioni sanitarie e psicosociali, si è configurata come un rilevante occasione di dialogo e sforzo di aggiornamento.

Cosa ne pensi?
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  • 👍 Ottimo articolo, mette in luce un problema......
  • 😡 Inaccettabile che nel 2025 ci siano ancora......
  • 🤯 Forse dovremmo ripensare completamente il nostro modo......

La gestione del trauma grave: dalla prevenzione all’assistenza intraospedaliera

Il trauma grave rappresenta una delle principali cause di morte e disabilità, specialmente tra i giovani. In Italia, tra i 15 e i 24 anni, gli incidenti stradali sono la causa primaria di morte, rappresentando il 34% per i maschi e il 25% per le femmine (dati ISTAT 2015). Per la fascia d’età tra i 25 e i 44 anni, gli incidenti stradali continuano a essere la causa principale di morte per gli uomini (14%). Questi numeri sottolineano la necessità di un approccio multisettoriale e integrato alla gestione del trauma.

La mortalità legata ai traumi si sviluppa in tre picchi distinti:

  • Il primo picco si manifesta immediatamente (secondi o pochi minuti dal trauma) a causa di lesioni incompatibili con la vita. Queste morti sono prevenibili solo attraverso misure di sicurezza come la patente a punti, l’uso obbligatorio del casco e delle cinture di sicurezza, e i limiti di alcolemia, che hanno già contribuito a una significativa riduzione.
  • Il secondo picco avviene da pochi minuti a diverse ore (la cosiddetta “golden hour”) ed è legato a danni potenzialmente letali come emorragie o lesioni neurologiche, che possono essere controllate con un trattamento tempestivo da parte di personale addestrato.
  • Il terzo picco si verifica a giorni o settimane dal trauma ed è causato da sepsi e complicanze tardive, che richiedono l’applicazione delle più moderne conoscenze mediche in ambiente ospedaliero.

Fattori aggravanti come ipossia, ipercapnia, ipoperfusione cerebrale e il mancato trasferimento a centri specializzati sono determinati dalla preparazione delle squadre di soccorso preospedaliero. In questo contesto, l’approccio ABCDE (Airways, Breathing, Circulation, Disability, Exposure) è fondamentale per una valutazione rapida e un trattamento efficace.

A livello preospedaliero, modelli come il Prehospital Trauma Care (PTC) e l’Advanced Trauma Life Support (ATLS) guidano l’intervento. La fase di valutazione primaria, della durata di circa un minuto e mezzo-due minuti, mira a stabilizzare il paziente identificando e risolvendo le situazioni pericolose per la vita. Solo successivamente si procede con una valutazione secondaria. La filosofia “Run and Play”, che concilia il trasporto rapido con manovre di stabilizzazione in itinere, rappresenta l’evoluzione delle precedenti “Scoop and Run” e “Stay and Play”.

La gestione intraospedaliera del trauma grave è altrettanto critica. I pazienti con traumi severi richiedono spesso interventi chirurgici d’urgenza (neurochirurgia per traumi cranici, chirurgia addominale, toracica, ortopedia) per riparare lesioni e bloccare emorragie. I DEA (Dipartimenti di Emergenza Urgenza e Accettazione) di I e II livello sono organizzati per garantire risposte rapide e complesse. I DEA di II livello, in particolare, offrono servizi altamente specializzati come cardiochirurgia, neurochirurgia e terapia intensiva neonatale.

Il trauma team, composto da intensivisti, infermieri di area critica, radiologi, e altri specialisti, si attiva per i pazienti politraumatizzati o con compromissione delle funzioni vitali. Questo team coordina la diagnostica (ecografia FAST, TAC total body) e il trattamento delle lesioni, spesso con interventi simultanei. In terapia intensiva, l’obiettivo è prevenire i danni secondari. Il monitoraggio continuo e la ripetizione ciclica della valutazione ABCDE sono essenziali, dato il potenziale peggioramento repentino delle condizioni del paziente. Le tecniche di immobilizzazione (collare cervicale, asse spinale, materassino a depressione) sono cruciali per il trasporto.

L’arresto cardiaco associato al trauma ha una prognosi infausta se riscontrato sulla scena, ma i tentativi di rianimazione possono essere efficaci se la causa è reversibile (es. pneumotorace iperteso). La rianimazione, specialmente in caso di morte cerebrale, acquisisce anche un valore etico per la donazione d’organi. Il triage pre-ospedaliero, attraverso metodi quali il sistema START e il protocollo CESIRA, risulta essenziale nelle situazioni con numerose vittime poiché contribuisce all’ottimizzazione delle risorse sanitarie. Attraverso l’impiego dell’ecografia d’urgenza preospedaliera (PHTC-US), in particolare tramite l’esame FAST, è possibile migliorare significativamente il percorso assistenziale del paziente: questa tecnica consente infatti di rilevare fonti nascoste di emorragia e facilita la decisione riguardante un eventuale trasferimento presso un centro traumatologico.

In aggiunta a ciò, benché esistano normative cruciali per garantire la sicurezza nella circolazione stradale—come l’obbligo della cintura—persistono problematiche legate alla cultura della prevenzione. Secondo uno studio effettuato dalla Fondazione Umberto Veronesi, si stima che circa 1 cittadino su 3 nel Sud Italia conduca veicoli senza indossare la cintura, evidenziando così una grave disattenzione nei confronti dei rischi associati alla guida non prudente anche quando esistono misure protettive immediate.

Oltre la crisi: resilienza e recupero cognitivo

L’impatto di un trauma cranico va ben oltre la fase acuta della lesione fisica. Nella vasta e complessa scienza della psicologia cognitiva e comportamentale, comprendiamo come un trauma cranico encefalico possa alterare profondamente le funzioni cerebrali, da quelle più basilari a quelle più complesse. Una nozione fondamentale in psicologia cognitiva è il concetto di plasticità cerebrale: il cervello, anche dopo una lesione, mantiene una straordinaria capacità di riorganizzarsi e creare nuove connessioni, processo essenziale per il recupero. Tuttavia, questo percorso non è mai lineare e spesso richiede un impegno titanico.

A un livello più avanzato, la neuropsicologia clinica ci insegna che il trauma cranico può sfociare in una “disregolazione emotiva e cognitiva”. Ciò significa che non solo le vittime possono avere problemi di memoria, attenzione o linguaggio, ma possono anche sperimentare difficoltà nel gestire le proprie emozioni, con possibili ricadute sull’umore, sull’ansia o sulla capacità di fronteggiare lo stress.

Statistiche sui traumi cranici:
Ogni anno, l’Italia registra circa 250 traumi cranici ogni 100.000 abitanti, di cui il 67% è causato da incidenti stradali.
Glossario:
  • GCS: Glasgow Coma Scale – scala usata per misurare il livello di coscienza in una persona.
  • GCA: Danno Cerebrale Acquisito – indica un tipo di danno cerebrale che insorge successivamente alla nascita.

“La vera guarigione implica non soltanto l’aspetto fisico ma anche quello psichico ed emotivo.” – Mauro Zampolini

Queste conseguenze a lungo termine possono essere invisibili, ma non per questo meno devastanti rispetto alle ferite fisiche iniziali. Di fronte a queste sfide, la riabilitazione cognitiva e il supporto psicologico diventano ancor più cruciali. Non si tratta solo di “aggiustare” ciò che è rotto, ma di aiutare l’individuo a riconnettersi con se stesso, a riscoprire nuove strategie per affrontare il quotidiano, e a ricostruire il proprio senso di identità.

La strada è lunga e tortuosa, ma il nostro compito, come società e come individui, è garantire che nessuno si senta “mai più solo” dopo un evento così traumatico. Riflettere su questi aspetti significa andare oltre la mera cronaca degli incidenti e comprendere che ogni vita toccata da un trauma è un piccolo universo che necessita di comprensione, cura e speranza.


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