- Nel 2023, il 10,8% degli studenti (280.000) ha assunto psicofarmaci senza prescrizione.
- Dal 2014 al 2021, il consumo di antipsicotici è aumentato di oltre il 20%.
- Solo il 40% dei pazienti depressi mantiene la terapia oltre i 3 mesi.
Il frastuono mediatico generato da una tragica fatalità avvenuta a Porto Torres coinvolgente un diciottenne ha nuovamente
posto sotto i riflettori il grave fenomeno dell’abuso di psicofarmaci nonché l’inquietante prassi della contraffazione delle
prescrizioni mediche in Italia. La scomparsa del giovane per effetto di un cocktail letale, comprendente sia sostanze
psicoattive sia alcolici e droghe illegali, rappresenta una realtà inquietante ed emblematicamente distante dalla sola
dimensione individuale; si tratta piuttosto della manifestazione evidente di un malessere collettivo legato alla
salute pubblica. Questo evento straziante emerge come motore propulsore per riflessioni critiche sulle complesse
relazioni fra utilizzo improprio dei medicinali psichiatrici e il contesto socio-culturale attuale; le varie forme di
individualità vulnerabile e i metodi ambigui attraverso cui tali sostanze sono promosse sul mercato necessitano
dunque urgente attenzione. Le autorità competenti hanno intensificato le operazioni investigative riguardanti una
rete sospetta dedicata ai falsificatori di ricette, i quali sembrerebbero operare su scala nazionale. Un esempio
significativo proviene dalla situazione emersa a Reggio Emilia: qui tre individui sono stati denunciati dopo aver
tentato di ottenere farmaci mediante prescrizioni false intestate a medici deceduti o già in pensione. Questa
sofisticata truffa, che mira all’ottenimento illecito di farmaci stupefacenti, evidenzia non solo
un’organizzazione criminale, ma anche una domanda sotterranea e persistente di queste sostanze. L’Ordine dei
Farmacisti ha lanciato un allarme, raccomandando ai professionisti di controllare i timbri delle ricette in
controluce, un piccolo ma significativo gesto che può arginare l’acquisto di prescrizioni contraffatte,
sempre più spesso reperibili anche sul dark web. Il Rivotril, ad esempio, è diventato una vera e propria
“droga da banco” per i giovanissimi, con ricette falsificate che circolano facilmente online, alimentando un
mercato illecito florido e pericoloso.
Recenti statistiche sul consumo di psicofarmaci
Secondo dati riportati dalla Federazione degli ordini dei farmacisti, la situazione è allarmante: circa 280.000
studenti delle scuole medie superiori, pari al 10,8% dei 15-19enni, hanno assunto psicofarmaci
senza prescrizione medica nel 2023. Questo consumo crescente registra una correlazione diretta con l’aumento del
consumo di alcol, creando combinazioni pericolose e potenzialmente letali.
Parallelamente, si registra un’inquietante ascesa nell’abuso di psicofarmaci e alcol tra i giovanissimi, un fenomeno che
desta particolare preoccupazione in aree come il centro di Avezzano, dove i rifiuti abbandonati dopo i fine settimana
testimoniano un consumo smodato. Questa tendenza, purtroppo, non si limita a contesti urbani specifici, ma si delinea
come un problema diffuso a livello nazionale, che coinvolge fasce d’età sempre più giovani e che, a sua volta, riflette
un disagio psicologico e sociale spesso ignorato o sottovalutato. L’abuso di queste sostanze è un sintomo di ferite
invisibili, di traumi irrisolti e di una fragilità mentale che trova in queste dipendenze una via di fuga illusoria e
devastante.
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Un’analisi dei dati statistici: la crescente dipendenza e le disparità regionali
I dati forniti dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) attraverso il Rapporto OsMed 2021 e i più recenti
aggiornamenti del 2025, insieme alle indagini di Eurispes e del CNR, dipingono un quadro allarmante sull’uso degli
psicofarmaci in Italia, evidenziando una crescita costante e preoccupante nel consumo di queste sostanze. Dal 2014 al
2021, si è registrato un aumento di oltre il 20% nel consumo di antipsicotici, un dato che non può essere
semplicemente attribuito a una maggiore incidenza di patologie mentali, ma che suggerisce dinamiche più complesse
legate alla gestione, prescrizione e accesso a questi farmaci.
Anno | Consumo Antidepressivi (%) | Consumo Antipsicotici (%) |
---|---|---|
2014 | 2.0 | 3.0 |
2021 | 3.4 | 20 (da 2014) |
Il Rapporto OsMed 2021 sottolinea come la depressione sia una condizione con un impatto significativo sulla salute e la
qualità della vita, affliggendo circa 3 milioni di persone* in Italia e interessando circa il 6% degli
adulti tra i 18 e i 69 anni. Malgrado l’alto tasso d’incidenza della condizione psicologica considerata, solo pochi
individui ottengono le cure necessarie; in effetti soltanto il 40% degli utenti recentemente trattati riesce a
mantenere la terapia oltre i tre mesi*. È notevole anche come circa il 27% della popolazione mostri scarsa
adesione alle prescrizioni terapeutiche.
Nel contesto italiano del 2021 emerge che circa il 7% degli abitanti ha fatto ricorso agli antidepressivi. Un
aumento dell’utilizzo appare significativo tra le donne e cresce parallelamente all’età degli utilizzatori. Pur essendo
la durata media del trattamento fissata intorno ai 8 mesi*, molti pazienti tendono ad abbandonare
prematuramente le cure prima dei sei mesi previsti; ancor più preoccupante è rilevare come ben il 12,2%
degli individui ottenga annualmente una sola somministrazione medica – elemento che pone interrogativi sulla qualità
dell’assistenza sanitaria fornita e sull’urgenza di un controllo clinico scrupoloso.
Dal 2014 c’è stata una crescita marcata nel consumo di antipsicotici; questa espansione non può essere attribuita
esclusivamente all’aumento dei disturbi mentali. Infine, continua a farsi sentire l’emergenza legata alle ricette
falsificate: questo fenomeno supporta l’esistenza di mercati clandestini coinvolgenti principalmente adolescenti e
giovani adulti.
Vulnerabilità e strategie di marketing: i motori nascosti dell’abuso
Il fenomeno dell’abuso degli psicofarmaci si manifesta come un comportamento radicato nella difficile amalgama tra
fragilità personali e interazioni socialmente costruite; ciò è frequentemente potenziato dalle strategie promozionali
delle aziende farmaceutiche. In questo panorama complesso emergono due gruppi particolarmente a rischio: gli
adolescenti e anziani. Entrambi mostrano chiaramente diversi fattori predisponenti nonché elementi
protettivi distintivi; tuttavia convivono anche con una marcata vulnerabilità alle conseguenze nocive derivanti
dall’uso indiscriminato delle suddette sostanze.
Recentemente fornito dai dati del 2023 è il preoccupante resoconto secondo cui circa 170.000 minorenni,
privati della necessaria supervisione medica attenta al loro stato mentale ed emotivo, potrebbero ricorrere
autonomamente agli psicofarmaci senza adeguata giustificazione clinica: questo fenomeno evidenzia tanto
l’accessibilità sorprendente quanto la scarsa comprensione associata ai potenziali pericoli legati al loro utilizzo
imprudente. Tuttavia la questione della vulnerabilità risulta ben più estesa dell’arco anagrafico considerato
inizialmente: diverse altre categorie, incluse quelle dei sopravvissuti alle terapie intensive o affetti da COVID-19
attraverso sintomi persistenti, risultano a elevatissimo rischio, così come anche quelli affetti da patologie
concomitanti, compresi malanni mentali; orribile a dirsi è anche il caso dei migranti nei centri adibiti al rimpatrio
(CPR), dove le recenti indagini hanno svelato un abnorme consumo di psicofarmaci, stimolando gravi interrogativi
riguardanti lo stato generale della salute psichica sotto condizioni tanto gravose quanto devastanti dal punto di
vista del supporto socio-sanitario presente nei contesti precarizzati.
Il fenomeno del marketing farmaceutico
Il marketing farmaceutico si basa sull’analisi approfondita del mercato e sull’identificazione delle esigenze di medici
e pazienti, articolandosi in strategie online, offline e multicanale. Questo fenomeno è cresciuto esponenzialmente
durante e dopo la pandemia, rendendo le aziende più propense a promuovere i loro prodotti per massimizzare i
profitti. A questo proposito, sono emerse campagne pubblicitarie su piattaforme sociali che hanno contribuito a
creare una cultura di medicalizzazione del disagio, spingendo verso una maggiore medicalizzazione del disagio
psicologico.
- La pandemia ha catalizzato l’aumento della domanda di psicofarmaci.
- Le aziende farmaceutiche hanno investito massicciamente in campagne promozionali sui social.
- I report indicano una significativa crescita del mercato degli antidepressivi e degli antipsicotici.
Oltre la prescrizione: una riflessione sui confini della mente
In presenza di uno scenario così complesso e allarmante caratterizzato dall’incremento dell’abuso degli psicofarmaci
accompagnato da pratiche fraudolente nel rilascio delle prescrizioni mediche, si rende necessario andare oltre
l’analisi superficiale dei dati statistici o del mercato stesso; è cruciale esplorare i meandri della psiche umana.
L’assunzione di tali sostanze risulta frequentemente essere una reazione – potremmo definirla una tentata
soluzione – ad angosce interne profonde, generando squilibri tra le esperienze interiori individuali e le
reali circostanze esterne.
Un concetto fondamentale proveniente dalla psicologia cognitiva afferma che il nostro cervello funge da
interprete attivo della realtà, impegnandosi nella costruzione del significato degli avvenimenti nonché
nell’attribuzione causale alle proprie emozioni. Quando gli individui vivono stati d’ansia persistente o soffrono
per depressione intensa al punto da sentirsi sopraffatti dal panico illogico e incontrollabile, i loro sistemi
cognitivi si dedicano ardentemente alla ricerca di spiegazioni all’interno del proprio vissuto, catalogando
frequentemente queste impressioni come minacce esistenziali oppure percepiti errori personali. In tale frangente,
un particolare uso dello psicofarmaco può apparire come l’alternativa immediata per ridefinire la propria
percezione delle emozioni vissute, operando diretta azione sui neurotrasmettitori e predisponendo cambiamenti
nell’ambito dell’esperienza emotiva complessiva. Tuttavia, questa modificazione, per quanto efficace nel breve
termine, può impedire al cervello di elaborare in modo adattivo il disagio sottostante, creando una
dipendenza non solo chimica, ma anche comportamentale da quella “scorciatoia” farmacologica.
A un livello più avanzato, la psicologia comportamentale ci invita a considerare l’abuso di psicofarmaci attraverso la
lente del rinforzo negativo. L’assunzione del farmaco, alleviando temporaneamente uno stato di malessere (come
l’ansia o l’insonnia), rinforza il comportamento di assunzione stessa. Col tempo, l’individuo non assume più il
farmaco solo per “stare meglio”, ma per evitare di stare peggio, innescando un circolo vizioso difficile
da interrompere.
- Psicofarmaci: Medicinali utilizzati nella terapia di disturbi psichiatrici.
- Rivotril: Farmaco appartenente alla classe delle benzodiazepine, usato per trattare disturbi
epilettici e ansia. - Medicalizzazione: Processo attraverso il quale condizioni sociali vengono interpretate come
problemi di salute da trattare.
La narrazione di un abuso dilagante, di ricette falsificate e di giovanissimi che si rifugiano in cocktail da sballo, ci
spinge a una riflessione più ampia sulla nostra cultura. Stiamo forse delegando eccessivamente alla chimica la gestione
di problemi esistenziali, di traumi irrisolti o di semplici sfide della vita? È fondamentale imparare a
distinguere tra un disturbo clinico che necessita di un intervento farmacologico mirato e un disagio
esistenziale che richiede introspezione, supporto psicologico, sviluppo di strategie di coping e, soprattutto,
tempo.
alternative per affrontare e gestire il disagio psicologico.