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Strage sul lavoro: l’incompetenza uccide più dei pericoli?

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  • Nel 2024, si contano 1.090 morti sul lavoro in Italia.
  • Il settore delle costruzioni registra 156 decessi nel 2024.
  • La Lombardia primeggia con 131 vittime, seguita da Campania (84) e Lazio (73).

Incidenti sul lavoro: un bilancio drammatico e fattori psicologici sottostanti

Il 2024 si è presentato con un quadro drammatico per quanto riguarda la sicurezza nei luoghi di lavoro in Italia, ponendo nuovamente l’accento su un tema che continua a risultare grave e frequentemente ignorato. Le informazioni recenti mostrano una realtà preoccupante: fino alla conclusione dell’anno si contano 1.090 morti, cifra che, pur subendo un lieve decremento rispetto al periodo precedente, rimane tollerabile solo a parole; stando a diverse analisi, si sfiora il tragico numero di 1.481 decessi. [Il Sole 24 Ore] Questo scenario è aggravato da quasi 3 milioni di infortuni non mortali a livello europeo nel 2022, a cui si aggiungono le 4. Nel periodo compreso tra il 2021 e il 2024, l’Italia ha visto contare 442 vittime. In particolare, il comparto delle Costruzioni si fa notare per la sua drammatica incidenza di mortalità, con una cifra che raggiunge 156 decessi soltanto nell’anno 2024. [Vega Engineering] Questo dato evidenzia le criticità intrinseche a particolari contesti lavorativi.

Settore Numero di decessi
Costruzioni 156
Trasporto e Magazzinaggio 111
Manifattura 104

Nonostante il Dipartimento della Funzione Pubblica evidenzi un calo complessivo degli infortuni sul lavoro nel 2024 rispetto all’anno precedente, con tassi inferiori alla media europea e significativamente più bassi di Paesi come Francia, Spagna e Germania (96,8 casi ogni 10.000 occupati contro una media UE di 134,2 nel 2022), la tragedia delle morti sul lavoro rimane un’urgenza sociale. Le statistiche INAIL, aggiornate a dicembre 2024, continuano a monitorare il fenomeno, rivelando fluttuazioni e settori a maggiore rischio. Una scrutinio dettagliato mette in evidenza che il rischio risulta essere soprattutto elevato per i lavoratori stranieri e gli ultrasessantacinquenni, due categorie sociali frequentemente esposte a condizioni di vulnerabilità superiori e protette in misura insufficiente.

Stando alle elaborazioni statistiche, le regioni maggiormente a rischio comprendono zone come la Lombardia e la Campania, le quali dominano le classifiche riguardanti il numero di decessi legati al lavoro. Non c’è dubbio: Lombardia, con un drammatico conteggio di 131 vittime, continua a primeggiare tra le regioni afflitte; segue da vicino la Campania che conta 84 vittime, mentre il Lazio registra un triste totale di 73. [Dati INAIL]

Il confronto dei dati tra i paesi europei, spesso ostacolato da differenze nei sistemi di raccolta e classificazione, rende complessa una valutazione omogenea, ma l’imperativo di migliorare le condizioni di sicurezza rimane universale. La strage sul lavoro, come l’ha definita l’Osservatorio di Bologna, è un monito che il Presidente Mattarella ha più volte rilanciato, sottolineando come tutti gli incidenti mortali possano e debbano essere prevenuti.

Cosa ne pensi?
  • Finalmente un articolo che analizza la psicologia dietro gli incidenti... 👍...
  • Trovo semplicistico dare la colpa all'incompetenza, quando......
  • E se invece di 'incompetenza' parlassimo di 'pressione' 🤔......

Bias cognitivi e sottovalutazione del rischio: una minaccia intrinseca

I bias cognitivi sono distorsioni sistematiche nel nostro modo di percepire la realtà e prendere decisioni, e hanno un impatto significativo sulla sicurezza sul lavoro. Uno dei più rilevanti è l’Effetto Dunning-Kruger, che descrive la tendenza delle persone meno competenti a sopravvalutare le proprie capacità, confondendo l’incompetenza con una falsa consapevolezza. Questa distorsione, ampiamente documentata, può portare i lavoratori a intraprendere azioni rischiose, convinti di avere il controllo della situazione, quando in realtà non posseggono le competenze necessarie.

Un altro bias cruciale è il cosiddetto “ottimismo irrealistico”, la propensione a credere che gli eventi negativi abbiano meno probabilità di accadere a noi rispetto agli altri, oppure che siamo più bravi degli altri nel controllare il rischio. Questa convinzione genera una falsa sensazione di invulnerabilità, portando a trascurare le precauzioni e a ignorare i segnali di pericolo.

La sindrome del “quasi incidente”, come accennato, è strettamente correlata a questi bias. Eventi che non causano danni ma che avrebbero potuto farlo vengono spesso etichettati come “scampato pericolo” e, anziché essere analizzati a fondo per prevenire future occorrenze, vengono liquidati con un sospiro di sollievo. Questa reazione è alimentata dal bias di disponibilità, dove la facilità con cui ricordiamo l’esito positivo rafforza l’idea che il rischio sia gestibile. A lungo andare, la ripetizione di “quasi incidenti” senza conseguenze tangibili crea un precedente psicologico che banalizza il pericolo, rendendo i lavoratori meno propensi a segnalare o a intervenire quando un rischio si ripresenta. In questo contesto, strumenti come l’Intelligenza Artificiale, pur offrendo notevoli opportunità per la gestione del rischio aziendale, possono introdurre nuove sfide legate all’amplificazione dei bias cognitivi. Un impiego distorto dell’IA o i bias stessi degli algoritmi possono compromettere i diritti dei lavoratori e l’efficacia delle misure di sicurezza. Il phishing, ad esempio, continua a mietere vittime sfruttando proprio la fiducia e i bias cognitivi, dimostrando come le tecniche di inganno si evolvano costantemente. Questo scenario richiede non solo un aggiornamento tecnologico, ma anche un profondo ripensamento delle strategie di formazione e sensibilizzazione.

Minacce una società che considera il benessere psicosociale e la sicurezza sul lavoro come una questione individuale anziché organizzativa.

La sfida è promuovere una cultura della sicurezza che vada oltre la mera conformità normativa, basandosi su una consapevolezza critica dei rischi e sulla capacità di riconoscere e correggere gli errori, sia individuali che collettivi.

Strategie per promuovere una cultura della sicurezza basata sulla consapevolezza

Per fronteggiare l’inasprimento degli incidenti lavorativi e ridurre gli effetti negativi dei bias cognitivi, diventa fondamentale implementare approcci innovativi che siano plurifattoriali. Un aspetto essenziale risiede nella formazione continua e di qualità. I recenti aggiornamenti normativi rappresentati dal Nuovo Accordo Stato-Regioni del 17 aprile 2025, con attuazione avvenuta il 17 luglio dello stesso anno, si propongono di trasformare radicalmente le modalità formative riguardanti la salute e la sicurezza nei contesti lavorativi. [PuntoSicuro] Questo accordo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 maggio 2025 (lo stesso giorno della sua entrata in vigore secondo altre fonti), accorpa precedenti intese, integrando nuove linee guida e aggiornamenti sui percorsi formativi, con l’obiettivo di renderli più efficaci e mirati. Tuttavia, l’efficacia di tali programmi è spesso messa in discussione: un’inchiesta rivela che nel 66% delle aziende il controllo sull’efficacia della formazione in salute e sicurezza non viene attuato o viene attuato in modo insufficiente (27% per nulla, 39% poco). Questo dato sottolinea la necessità di superare il mero adempimento formale, puntando a una valutazione tangibile delle ricadute formative, un tema su cui si sono concentrate le riflessioni ad ‘Ambiente Lavoro 2025’.

Oltre alla formazione, è fondamentale intervenire sulla cultura aziendale. Come sottolineato dal presidente di CONFLAVORO PMI il 14 maggio 2025, la sicurezza sul lavoro è primariamente una responsabilità morale dell’azienda. Ciò implica l’adozione di “best practices” che includano l’anonimizzazione dei curricula per ridurre i bias cognitivi nei processi di selezione, la creazione di ambienti inclusivi (come sale riservate alla preghiera), e l’implementazione di sistemi di gestione del rischio che tengano conto anche dei fattori psicologici.

L’introduzione di piattaforme di formazione dedicate, come previsto da un protocollo d’intesa siglato in Lombardia il 1° luglio 2025, può contribuire a diffondere la conoscenza in modo più capillare e accessibile.

Campagne di sensibilizzazione mirate, come “Agricoltura Sicura” promossa da CIA Abruzzo, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro e le ASL, avviata il 24 febbraio 2025, sono essenziali per contrastare gli incidenti in settori ad alto rischio e promuovere una maggiore consapevolezza. Anche in un contesto in rapida evoluzione come quello attuale, dove l’Intelligenza Artificiale (IA) solleva interrogativi sull’uso nascosto da parte dei giovani e sul suo impatto sui diritti dei lavoratori, è imprescindibile adattare le strategie di prevenzione. “AI for Good Global Summit” ha recentemente presentato una guida pratica e un video per aiutare le famiglie a comprendere e discutere l’IA generativa, evidenziando come la conoscenza e il dialogo siano strumenti chiave anche in questo nuovo scenario. Il conseguimento della certificazione in materia di parità di genere e inclusione da parte di Lafert a San Donà deve essere interpretato non come una meta definitiva ma come un primo passo all’insegna del progresso costante orientato al miglioramento. In questo contesto si evidenzia come sia necessaria una strategia olistica che fonderà insieme formazione continua, una cultura aziendale innovativa, implementazioni tecnologiche efficaci e pratiche inclusive; solo così è possibile edificare ambienti professionali caratterizzati da maggiore sicurezza e benessere.

Oltre la superficie: la psicologia della sicurezza

Quando ci troviamo di fronte a numeri così crudi e persistenti come quelli degli infortuni sul lavoro, è fin troppo facile cadere nella trappola di attribuire la colpa a singoli errori o a superficiali negligenze. Tuttavia, la realtà è infinitamente più complessa e affonda le radici in quel labirinto che è la mente umana. La psicologia cognitiva ci insegna che non percepiamo il mondo in modo neutro e oggettivo; piuttosto, le nostre percezioni e decisioni sono costantemente modulate da schemi mentali preesistenti, da scorciatoie cognitive che, se da un lato ci permettono di elaborare rapidamente le informazioni, dall’altro possono portarci fuori strada. Questi sono i “bias cognitivi” e, nel contesto della sicurezza, essi agiscono come veri e propri veli, offuscando la nostra capacità di valutare correttamente i rischi.

Consideriamo, ad esempio, il “bias di conferma”, una nozione avanzata della psicologia cognitiva. Questo bias ci spinge a cercare e interpretare informazioni in modo da confermare le nostre convinzioni preesistenti, ignorando quelle che le contraddicono. In un ambiente lavorativo dove i “quasi incidenti” sono frequenti ma fortunatamente senza gravi conseguenze, il bias di conferma può indurre i lavoratori e i responsabili a rafforzare la convinzione che “andrà sempre bene”, ignorando i segnali d’allarme e le evidenze di un rischio reale che, prima o poi, potrebbe concretizzarsi in un incidente ben più grave. Questa tendenza a filtrare la realtà per adattarla alle proprie aspettative crea una sorta di “bolla di invulnerabilità” che diventa estremamente pericolosa. Rompere questa bolla richiede un atto di consapevolezza e la disponibilità a mettere in discussione le proprie certezze, una sfida non da poco per operatori e aziende.

Allora, come possiamo stimolare una riflessione personale e collettiva che vada oltre il semplice “stai attento”? Forse dobbiamo imparare a vedere ogni “quasi incidente” non come una fortuna sventata, ma come un regalo, un prezioso dato che la vita ci offre per imparare, per aggiustare, per migliorare. È in questi momenti che si cela la vera opportunità di crescita, sia per l’individuo che per l’organizzazione. Solo abbracciando la possibilità dell’errore e imparando da ogni scampato pericolo, possiamo sperare di costruire un ambiente di lavoro dove la sicurezza non sia un obbligo, ma un valore intrinsecamente condiviso.

Glossario:
  • Bias Cognitivo: distorsioni sistematiche nella percezione e nelle decisioni delle persone.
  • Efficacia Formativa: misurazione dell’impatto e dei risultati di un programma di formazione.
  • Near Miss: evento che avrebbe potuto causare un infortunio, ma non lo ha fatto.
  • PSICOSOCIALE: fattori sociali e psicologici che influenzano la mente e il comportamento nel luogo di lavoro.
Le statistiche e l’analisi delle patologie professionali vanno attentamente monitorate per prevenire situazioni di emergenza.

Espandendo l’indagine a livello europeo, gli ultimi dati resi noti da Eurostat indicano che nel 2022 si sono verificati quasi tre milioni di infortuni sul lavoro nei 27 Stati membri dell’Unione Europea, registrando un incremento del 3,0% rispetto al 2021; i decessi correlati ammontano a 3. 286, mostrando una diminuzione dell’1,8% rispetto all’anno precedente. Il confronto tra i diversi paesi del continente risulta comunque complesso a causa delle notevoli discrepanze nei sistemi di protezione sociale e di raccolta dati.

In conclusione, un sistema di monitoraggio efficace e l’adozione di misure strategiche per la formazione e la prevenzione sono essenziali per garantire condizioni di lavoro sicure, riducendo così il numero di incidenti e migliorando la qualità della vita lavorativa.


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