- Nel 2024-2025, numerosi incidenti in ascensore hanno causato feriti e decessi in Italia.
- Il 34% degli incidenti è causato da scivolamenti e inciampi.
- La fobia dell'ascensore si lega alla claustrofobia e all'acrofobia.
- La Normativa EN 81-1:1998 prevede protezioni contro l'eccessiva velocità.
- «Il trauma infantile è un fattore di rischio significativo», afferma [Impianti e Energie].
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Ascensori: dalla paura all’incidente, un’analisi multidisciplinare sul rischio percepito
Nel corso del 2024 e nella prima metà del 2025, l’Italia è stata teatro di una serie di gravi incidenti che hanno coinvolto ascensori in diversi contesti, tra cui ospedali, cliniche private, cantieri edili e palazzine residenziali. Questi eventi, che hanno provocato feriti e decessi, hanno riacceso i riflettori non solo sulla sicurezza degli impianti, ma anche sull’immenso impatto psicologico che tali episodi possono avere sulla popolazione, alimentando fobie preesistenti e generando nuove forme di ansia, in particolare negli ambienti pubblici.

Il 17 gennaio 2025, un fattorino di 30 anni è precipitato nel vano ascensore di una clinica privata ai Parioli a Roma, finendo in prognosi riservata all’ospedale. Stesso giorno e stessa città, un 30enne è caduto nel vano di un ascensore in una clinica, riportando gravi ferite e rendendo necessario il trasporto urgente in ospedale. Il 5 aprile 2025, sempre a Roma, un operaio di 50 anni è rimasto ferito alle gambe dopo la caduta di un ascensore in un cantiere a Ladispoli, venendo immediatamente ricoverato. Questi eventi mettono in luce una sempre più inquietante occorrente di incidenti sul posto di lavoro. Il 28 marzo 2025, nella cittadina milanese di Carugate, ha trovato tragico epilogo la vita del trentenne Federico; egli era impiegato presso una ditta bresciana e ha subito uno schiacciamento fatale provocato dal contrappeso di un ascensore. Dopo due tormentosi giorni trascorsi all’ospedale Niguarda a Milano, è deceduto. Solo poco prima, il giorno precedente al suo decesso, il 27 marzo 2025, si era registrata una gravissima ferita subita da un altro giovane operaio proveniente dalla provincia bresciana; purtroppo egli combatteva con tutte le sue forze per sopravvivere e aveva subito lesioni significative dovute allo stesso meccanismo mortale.
In Calabria invece assistiamo ad ulteriori episodi funesti: il 30 ottobre 2024, Fabrizio Nicolò—un tecnico manutentore cinquantenne originario della città reggina—ha perso la vita mentre stava effettuando lavori su ciò che gli ciabattini definiscono “punto elevato”. Tragicamente precipitò nel vano dell’ascensore e morì successivamente all’ospedale locale. Più drammatico risulta essere quanto accaduto a Palermo, 17 novembre 2024: qui lo sgomento ha colpito i presenti quando improvvisamente crolla l’ascensore e tre bambini riportano ferite; la madre dei piccoli non esce indenne dall’incidente e i suoi gravi tagli alle gambe ne accentuano le già serie condizioni mediche. Anche la nonna dei minori è stata portata in ospedale. Le prime indagini hanno suggerito che l’impianto fosse stato “costruito artigianalmente”, sollevando interrogativi sulle normative di sicurezza e sui controlli.

Un altro grave incidente si è verificato a Milano l’11 giugno 2025, in una palazzina alla Barona, dove una donna di 68 anni è precipitata nel vano ascensore della sua villetta in costruzione, riportando gravi lesioni alla colonna vertebrale e rischiando la paralisi. Il capocantiere, in un tentativo di nascondere le responsabilità, l’ha scaricata in ospedale dichiarando ai medici che la donna era stata “investita da un pirata”, una menzogna che ha aggravato la situazione. La stessa donna era ancora ricoverata all’ospedale San Raffaele il 13 giugno 2025. Questi incidenti, purtroppo frequenti, non solo sono una gravissima violazione della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini, ma innescano un meccanismo di paura profonda nell’immaginario collettivo, che spesso sfocia in vere e proprie fobie e traumi con impatti sulla salute mentale a lungo termine. Questi episodi rappresentano un catalizzatore per l’aggravarsi di preesistenti disturbi d’ansia o l’insorgenza di nuove manifestazioni patologiche legate alla percezione di un rischio incontrollabile.
Statistiche sugli infortuni: Secondo i dati recenti dell’ANACAM, le principali cause di incidenti includono:
- Scivolamenti e inciampi: 34%
- Movimentazione manuale dei carichi: 25%
- Incidenti collegati a disattenzione durante manutenzioni: in aumento
- Finalmente un articolo che affronta la paura degli ascensori! 👍......
- Trovo l'articolo un po' allarmistico, non fa che... 👎......
- Interessante l'analisi psicologica, ma non dimentichiamoci che... 🤔......
La psicologia della paura negli spazi chiusi: dalla claustrofobia all’acrofobia
La fobia dell’ascensore, o paura patologica relativa all’utilizzo degli ascensori stessi, incarna una dinamica psicologica intrinsecamente articolata che affonda nelle pieghe delle emozioni umane e dei processi cognitivi. Quest’anomalia comportamentale può essere considerata parte del più ampio spettro della claustrofobia; essa definisce quella reazione illogica verso ambienti chiusi e opprimenti. In molti casi, essa si sovrappone all’acrofobia—ovvero all’intensa apprensione riguardante le altezze—contribuendo a dare origine a problematiche somatiche sinergiche che risultano assai difficili da affrontare.
Chi vive quotidianamente con questa condizione tende a sviluppare meccanismi d’adattamento basati sull’evitamento totale degli ascensori; questo comportamento difensivo pare offrire tranquillità momentanea ma porta ben presto a un accrescimento della tensione ansiosa: infatti, ogni ricorso alle scale amplifica il timore legato agli ascensori stessi creando una spirale negativa dal carattere quasi irresistibile. Le manifestazioni cliniche associate includono reazioni fisiche visibili quali sudorazione profusa, incremento cardiaco repentino, oltre a disagio respiratorio, fino ad arrivare all’emergere sporadico di attacchi acuti d’ansia nei casi più estremi. Individui colpiti da questa particolare fobia tendono a focalizzarsi sulle loro sensationi fisiche, interpretando drammaticamente il rapido battito cardiaco o una respirazione irregolare come indici certi di un pericolo imminente.
Si evidenzia che circostanze globali quali la pandemia da Coronavirus hanno avuto ripercussioni sull’accrescimento delle angosce psicologiche e delle paure associate all’uso degli ascensori. Questo fenomeno ha manifestato una certa incidenza nei contesti pubblici – ad esempio negli ospedali – dove il terrore di contrarre infezioni in ambienti chiusi ha amplificato disagi già esistenti. Affrontare questa angustiante realtà richiede diversi approcci terapeutici; tra quelli più validati figurano sia l’esposizione progressiva sia la desensibilizzazione sistematica: tecniche queste ultime capaci di incoraggiare una graduale familiarità con i mezzi elevatori mediante sessioni preparatorie fino alla pratica continuativa.
In aggiunta a ciò, un’importante strategia dovrebbe riguardare la respirazione consapevole, caratterizzata dal monitoraggio attento dei respiri – profondamente lunghi ed equilibrati – al fine di alleviare episodi di iperventilazione insieme agli stati d’ansia intensa. In casi in cui i sintomi sono più intensi o cronici, è fondamentale ricorrere a un intervento specialistico. La psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale, si è dimostrata efficace nel modificare i pensieri disfunzionali e i comportamenti di evitamento. Anche tecniche innovative come la realtà virtuale offrono un ambiente sicuro e controllato per l’esposizione, mentre l’ipnosi può facilitare l’accesso a risorse interne per affrontare la paura.
Glossario:
- Fobia dell’ascensore: paura irrazionale e persistente di utilizzare un ascensore.
- Desensibilizzazione sistematica: tecnica terapeutica che mira a ridurre l’ansia attraverso l’esposizione graduale all’oggetto della paura.
L’impatto del trauma e l’ansia sociale negli ambienti pubblici
Il trauma, inteso come reazione emotiva a un evento terribile e angosciante, ha un impatto profondo e multifattoriale sulla salute mentale degli individui, manifestandosi spesso attraverso sintomi come flashback, incubi, ansia persistente, sbalzi d’umore e distacco emotivo. Questi sintomi possono essere accompagnati da manifestazioni fisiche e tendono a prolungarsi nel tempo, influenzando la capacità di adattamento e interazione del soggetto. Quando il trauma si verifica nell’infanzia, le conseguenze possono essere ancora più devastanti, alterando le strutture neuronali e aumentando il rischio di disturbi mentali a lungo termine, inclusa la depressione ricorrente e resistente, e diverse forme di ansia.
Nello specifico, il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) è strettamente correlato al Disturbo d’Ansia Sociale. Individui con PTSD possono sperimentare difficoltà significative nel comunicare e interagire con gli altri, spinti dalla paura di entrare in contatto con i “trigger” (elementi scatenanti) del trauma. Questo evitamento sociale, sebbene simile a quello del Disturbo d’Ansia Sociale, nel PTSD è specificamente legato al trauma vissuto. Studi recenti, incluso uno del 24 gennaio 2025, hanno messo in luce come il legame tra trauma infantile e ansia sociale si estenda su dimensioni psicologiche, biologiche e ambientali, sottolineando la complessità di questa interrelazione.
“Il trauma infantile è un fattore di rischio significativo nello sviluppo di malattie mentali e fisiche.” [Impianti e Energie]
Le esperienze avverse infantili, come quelle traumatiche, sono state identificate come un fattore di rischio significativo nello sviluppo di malattie mentali e fisiche, con studi già nei decenni passati che mostravano come i bambini esposti a violenze presentassero livelli più alti di ansia e uno stato emotivo negativo persistente. Il Dipartimento Illumina, in questo contesto, sottolinea l’importanza di affrontare il timore dei luoghi chiusi, come ascensori, aerei o treni, lavorando sulla riduzione dell’angoscia e sulla percezione di un ambiente meno minaccioso.
Le situazioni sociali temute provocano quasi sempre una risposta di paura o ansia immediata, che può manifestarsi con insicurezza o attacchi di panico. Nel caso degli ascensori, l’ansia può essere esacerbata dalla percezione di un ambiente pubblico e di un potenziale rischio, come dimostrato dagli incidenti descritti. Le strategie di coping per gestire l’ansia e la paura in ambienti pubblici e a seguito di traumi sono diverse e richiedono un approccio personalizzato. La psicoterapia, in particolare la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) e l’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR), si sono rivelate altamente efficaci.
Misure di sicurezza recenti: Normativa EN 81-1:1998 prevede dispositivi di protezione contro la velocità eccessiva della cabina in salita.
Riflessioni sulla fiducia, il trauma e la resilienza
Gli eventi traumatici possono influenzare profondamente il nostro equilibrio psichico, specialmente quando compromettono la nostra sensazione di sicurezza in contesti usuali e all’apparenza innocui come quello dell’ascensore. È importante riconoscere come la paura – scaturita da incidenti verificatisi nell’ambito degli ascensori o anche solo dal pensiero stesso dell’utilizzo – non rappresenti una mancanza personale, ma piuttosto una reazione umana naturalizzata ed eventualmente costruttiva davanti a percorsi percepiti come rischiosi. Analizzando tramite il prisma della psicologia comportamentale emerge chiaramente l’effetto controproducente dell’evitamento; scegliere ad esempio le scale anziché ricorrere all’ascensore finisce per incrementare ulteriormente tale timore. Ogni atto d’evitamento porta infatti a ottenere quella momentanea sensazione di fuga dal rischio atteso; però, ciò viene erroneamente valutato dal cervello come legittimazione alla potenziale dannosità connessa alla situazione avversa generando così lo schema fobico.
Il fenomeno del bias di conferma affiora prepotentemente nella dimensione cognitiva: chi ha vissuto un’esperienza traumatica in relazione agli ascensori tende inconsapevolmente a filtrare tutte le informazioni successive affinché esse confermino quell’opinione preesistente riguardo alla rischiosità e poca affidabilità degli stessi dispositivi elevatori. Di fronte a un piccolo malfunzionamento, o leggendo notizie di incidenti (come quelli riportati), il bias di conferma ci porta a ingigantire la minaccia, ignorando invece la stragrande maggioranza delle volte in cui l’ascensore funziona correttamente e in sicurezza. Questo meccanismo può rendere molto difficile superare un trauma, poiché anche di fronte a prove della sicurezza, la mente tende a scartarle o a minimizzarle.
Considerazioni sulla sicurezza: È fondamentale implementare norme di sicurezza più stringenti e garantire una manutenzione impeccabile.
Riflettere su questi meccanismi ci spinge a considerare quanto sia cruciale un approccio attivo nella gestione della paura e del trauma. Non si tratta solo di implementare norme di sicurezza più stringenti o di garantire una manutenzione impeccabile, sebbene queste siano azioni imprescindibili. Si tratta anche di un lavoro interiore, di un percorso di consapevolezza che ci permetta di sfidare i nostri bias cognitivi e di ricostruire la fiducia, non solo nei confronti delle tecnologie che ci circondano, ma soprattutto nella nostra capacità di affrontare e superare le sfide poste dalla vita. Solo così, potremo trasformare la vulnerabilità in resilienza, e il ricordo di un evento traumatico in un’opportunità di crescita e di rafforzamento personale.
