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Aggressioni stradali: ecco perché sono in aumento e cosa rivelano sulla nostra salute mentale

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  • Nel 2024, le aggressioni gravi sono state 183, causando 11 morti e 243 feriti.
  • Il 13.7% dei casi ha visto l'uso di armi, il 15.3% oggetti innocui.
  • La Campania guida con 34 episodi, seguita da Lazio e Sicilia (23).

L’escalation della violenza stradale in Italia: un fenomeno preoccupante

Nel 2024, le strade italiane hanno continuato a essere teatro non solo di incidenti, ma anche di un numero allarmante di aggressioni tra conducenti. Sebbene il numero complessivo dei decessi legati agli incidenti stradali sia rimasto sostanzialmente stabile rispetto al 2023, con 3.030 vittime, e i feriti abbiano registrato un aumento del 4,1% (arrivando a 233.853), è l’incremento delle aggressioni stradali a destare particolare allarme. L’Osservatorio ASAPS ha documentato ben 183 aggressioni gravi, causando la morte di 11 persone e il ferimento di 243, di cui 67 con lesioni molto gravi. Questi numeri, seppur inferiori a quelli degli incidenti “tradizionali”, rivelano una tendenza preoccupante verso l’aumento della violenza interpersonale nel contesto della mobilità urbana ed extraurbana.

La recrudescenza di questi episodi solleva interrogativi profondi non solo sulla sicurezza stradale in senso stretto, ma anche sulla salute mentale collettiva e sulle dinamiche psicologiche che trasformano un semplice alterco in un atto di violenza. Il 2024 ha costituito una fase decisiva nel ripristino della mobilità ai livelli ante pandemici. Si è assistito a un sostanziale incremento degli spostamenti legati al lavoro, allo studio e al turismo. Tuttavia, questo incremento del traffico ha evidentemente intensificato tensioni pregresse,DUCendo alcune persone a manifestare comportamenti assolutamente inattesi. Tra le condotte problematiche alla guida – tra cui figurano la distrazione, il mancato rispetto della precedenza e la velocità eccessiva – queste tre variabili sono responsabili complessivamente di circa il 38% degli incidenti stradali; ciò si accompAGNA a un’intolleranza crescente e a una caduta dell’educazione civica, elementi che trasfigurano infrazioni marginali in occasioni propizie per attacchi d’aggressività.

Dall’analisi statistica emerge chiaramente che gli ambienti autostradali hanno visto crescere significativamente non soltanto gli incidenti e i casi di feriti (+6,9% e +7,0% rispettivamente), ma anche i decessi (+7,1%). Questi dati evidenziano come situazioni caratterizzate da elevata velocità e stress possano alimentare ulteriormente l’aggressività. È degno di nota osservare che su quindici casi (8,2%) relativi a aggressioni, uno dei coinvolti proveniva dall’estero; mentre nei sette eventi (3,8%) analizzati si collegano alcuni aggressori con l’uso di droghe. Tuttavia, ciò che maggiormente desta preoccupazione è l’impiego di armamenti: nelle statistiche risulta che nel 13.7%* dei casi siano stati usati strumenti letali propri come pistole o coltelli; nei restanti casi, invece – registrati al tasso del>15.3%< – utilizzo di oggetti all'apparenza innocui (mazze e ombrelli) oppure addirittura dell'autovettura quale arma. Se ci soffermiamo sull'analisi territoriale riguardante tali atti violenti vediamo come la Campania occupi purtroppo una posizione predominante con ben 34 episodi; seguono a ruota Lazio e Sicilia mettendo a referto ciascuna 23 episodi. Questo disegno complessivo evidenzia una diffusa escalation della violenza su scala nazionale.

Quest’aspetto allarmante non emerge isolatamente bensì trova collocazione in uno scenario europeo dove, pur se il numero degli incidenti mortali sulle strade ha subito una contrazione dell’2.2% per l’anno 2024, la nostra nazione rimane ancorata a tassi superiori rispetto alla media continentale (51 decessi per milione rispetto ai 45* della UE27). Il prezzo sociale pagato per le disavventure sulla viabilità ha raggiunto nell’anno  <u00bd>u20ac18 biliardi*, cifra equivalente quasi all’1% del prodotto interno lordo italiano; tale impatto assume dimensione ancor più grave se includiamo le ripercussioni psicologiche e sociali derivanti dalle aggressioni stesse.*Questi effetti spesso sfuggono a una valutazione meramente economica poiché lasciano cicatrici significative tra gli individui colpiti, così come nell’intera comunità.*

Statistiche sul rischio stradale: nel 2024, gli incidenti stradali in Italia hanno registrato un incremento degli incidenti con lesioni del 4,1%, con 173.364 eventi documentati. [ISTAT]

Le conseguenze invisibili: il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) dopo le aggressioni stradali

Le implicazioni occulte: il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) in seguito a incidenti stradali

Un’aggressione stradale, pur non sempre sfociando in lesioni fisiche gravi, può lasciare cicatrici profonde sulla psiche delle vittime. Il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) è una patologia seria che può manifestarsi in individui che hanno vissuto o assistito a eventi traumatici, catastrofici o violenti. Un incidente stradale, e ancor più un’aggressione, rientra pienamente in questa categoria di eventi scatenanti. Il PTSD non è una debolezza, ma una complessa risposta neurologica e psicologica a un trauma che supera le capacità di elaborazione dell’individuo.

Ogni anno, circa 50 milioni di persone nel mondo sono coinvolte in incidenti stradali. Le conseguenze psicologiche di un incidente stradale sono spesso sottovalutate, con il PTSD che emerge come una delle patologie più comuni tra i sopravvissuti. Uno studio ha evidenziato che i sintomi di PTSD possono manifestarsi già un mese dopo l’evento traumatico, influenzando in modo significativo la qualità della vita. Il DSM-5 classifica i sintomi del PTSD in quattro principali aree tematiche. In primis, il criterio A evidenzia l’esperienza diretta dell’evento traumatico; questo include non solo chi lo ha vissuto direttamente come vittima, ma anche coloro che hanno avuto un ruolo di testimoni o hanno appreso notizie riguardanti traumi violenti occorsi a familiari o amici stretti. Successivamente troviamo la risperimentazione, sottolineata dal Criterio B; essa è caratterizzata dalla presenza di flashback vividi insieme a incubi ricorrenti e risposte fisiologiche molto intense quali tachicardia e sudorazione profusa. Questi sintomi intrusivi possono risultare attivati da fattori riconducibili al trauma originario, alterando la percezione della realtà anche nelle attività quotidiane più banali, convertendole in momenti d’ansia profonda. Con riferimento al Criterio C emerge quindi la tendenza delle vittime a isolarsi: queste cercano diligentemente di escludere ogni stimolo potenzialmente evocativo legato all’accaduto—luoghi familiari, interazioni sociali o persino semplici dialoghi—nella speranza inconscia d’ottenere un lieve sollievo temporaneo dalla sofferenza emotiva prolungata. Tuttavia, questa condotta passiva rappresenta un ostacolo alla necessaria elaborazione psicologica dell’esperienza traumatica, che può sfociare non solo nell’emarginazione sociale, ma talvolta anche nella ricerca maladattativa di alcol o droghe come mezzo per fare fronte allo stress accumulato. In aggiunta a questi aspetti pratici, le conseguenze del trauma tendono a influire severamente su pensieri ed emozioni dell’individuo (Criterio D). Le vittime possono sviluppare convinzioni negative su se stesse, sugli altri o sul mondo, come “sono cattiva”, “non ci si può fidare di nessuno”. La memoria può essere compromessa, con amnesia post-traumatica per parti estese dell’evento. Emozioni come colpa, vergogna, rabbia e depressione sono frequenti. Infine, l’iperattivazione (Criterio E) mantiene la persona in uno stato di costante allerta, ipervigilanza, con risposte esplosive e difficoltà a calmarsi o addormentarsi. Questo stato di allerta permanente consuma risorse energetiche preziose, lasciando la persona esausta e vulnerabile.

Il PTSD può manifestarsi in forme diverse, come il sottotipo dissociativo, caratterizzato da depersonalizzazione o derealizzazione. Inoltre, è fondamentale considerare che il PTSD raramente si presenta da solo. L’80% degli individui affetti da PTSD soffre anche di altri disturbi come ansia, depressione, disturbi alimentari, problemi di sonno, abuso di sostanze e persino pensieri suicidari. La gravità del trauma e la minaccia percepita sono fattori determinanti nello sviluppo del disturbo. Studi clinici HANNO evidenziato come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) possa essere efficace nel ridurre i sintomi intrusivi del PTSD, offrendo una speranza concreta per le vittime. Tuttavia, la prevenzione rimane la strategia più efficace ed etica per affrontare questa piaga che affligge le nostre strade.

Approfondimento: Le conseguenze psicologiche degli incidenti stradali devono essere trattate con attenzione. È stato dimostrato che il supporto psicologico gioca un ruolo cruciale nel prevenire il PTSD tra le vittime. La terapia EMDR è emersa come una strategia chiave per la rielaborazione delle esperienze traumatiche. [GuidaPsicologi]

Dalle statistiche alle soluzioni: strategie per la sicurezza urbana e la prevenzione

Di fronte all’inquietante incremento delle aggressioni stradali e al loro impatto psicologico, è imperativo passare da una mera osservazione del fenomeno a un’azione concertata di prevenzione e intervento. L’ASAPS, l’associazione sostenitrice della sicurezza stradale, suggerisce semplici ma efficaci consigli agli automobilisti: non ingaggiare mai una lite, non fermarsi a discutere e mantenere una distanza di sicurezza da individui esagitati. Questi suggerimenti, sebbene intuitivi, evidenziano la necessità di un cambio di paradigma culturale, dove l’autocontrollo e la consapevolezza del rischio prevalgono sull’impulso di reagire.

La prevenzione delle aggressioni urbane, inclusa quella stradale, richiede un approccio multifattoriale che coinvolga le forze dell’ordine, l’urbanistica e l’educazione civica. Le “Linee Guida sulle buone pratiche di sicurezza urbana” del Comune di Forlì e altri documenti simili enfatizzano l’importanza di un approccio ambientale alla prevenzione del crimine. Intervenire sul piano fisico e funzionale degli spazi urbani implica rendere tali luoghi meno favorevoli agli atti violenti. L’illuminazione adeguata insieme alla progettazione strategica delle strade e delle piazze può risultare fondamentale nel scoraggiare assembramenti problematici; questo comportamento è essenziale per promuovere una cohesione sociale, favorendo così un incremento nella percezione della sicurezza da parte dei cittadini.

In parallelo a queste azioni architettoniche-urbanistiche è indispensabile il contributo delle forze dell’ordine. Ad esempio, la Polizia Municipale della città di Firenze non si limita alla semplice prevenzione o al contrasto nei confronti del degrado urbano; essa svolge anche funzioni vitali per il monitoraggio degli insediamenti abusivi. Questi ultimi tendono frequentemente ad essere associati al senso d’insicurezza. Inoltre, le misure preventive definite negli articoli 13 e 13 bis, mirate alla salvaguardia dei locali pubblici, possono essere ampliate alle aree stradali considerate più vulnerabili alle minacce criminali. In questo contesto emerge il concetto del Daspo urbano, concepito come uno strumento volto al mantenimento del decoro in specifiche località; tale approccio rappresenta una base solida da cui avviare operazioni finalizzate a ridurre atteggiamenti aggressivi nelle zone maggiormente esposte ai rischi sociali. Tuttavia, queste misure repressive e urbanistiche non bastano se non sono accompagnate da un’educazione civica diffusa e da campagne di sensibilizzazione. La scomparsa della tolleranza e dell’educazione civica, lamentata dall’Osservatorio ASAPS, è un richiamo allarmante. Programmi educativi nelle scuole e campagne mediatiche possono contribuire a ricostruire un senso di rispetto reciproco e di responsabilità collettiva sulle strade. Il Master SUV (Sicurezza urbana e contrasto alla violenza) dell’Università di Padova testimonia la crescente consapevolezza accademica e professionale sulla necessità di un approccio di rete per affrontare queste problematiche complesse, integrando competenze criminologiche, psicologiche e urbanistiche.

Iniziativa di prevenzione: la campagna “Safety Days” mira a sensibilizzare la popolazione sugli effetti negativi dei comportamenti aggressivi alla guida. Questo evento si svolge ogni anno in Europa, con il supporto delle Polizie stradali dei Paesi membri dell’Unione Europea. [Roadpol]

La riduzione della criminalità e delle aggressioni non si ottiene solo con la repressione, ma anche con la creazione di un ambiente urbano che favorisca relazioni sociali positive e riduca le opportunità per comportamenti violenti. L’incremento del traffico autostradale registrato nel 2024, con oltre 83 miliardi di veicoli per km, evidenzia un aumento pari al 2,2% rispetto all’anno precedente e mette in risalto la necessità imprescindibile di investire in strutture stradali più sicure. È essenziale attuare una gestione efficace del flusso automobilistico volta a ridurre i fattori predisponenti allo stress dei guidatori. Un intervento globale e sinergico è quello che può effettivamente fronteggiare il crescente fenomeno della violenza sulle nostre arterie viarie; tale approccio deve considerare vari aspetti: dalla rivisitazione sociale alla riconfigurazione degli spazi urbani fino all’addestramento adeguato degli operatori delle forze dell’ordine.

Il ruolo della mente nel caos: riflessioni su aggressività e trauma

L’aggressione stradale costituisce oggi una manifestazione socialmente inquietante ed è possibile comprenderla attraverso l’analisi dei meccanismi psicologici intricati ad essa legati. Un evento violento improvviso viene frequentemente provocato da infrazioni minime ed è radicato nella nozione chiave della frustrazione-aggressività. Quando le persone avvertono l’interruzione del proprio viaggio – bloccate magari da altri veicoli o pratiche considerate scorrette – nasce dentro di loro uno stato d’animo frustrante; qualora tale emozione venga lasciata senza controllo, si trasforma inevitabilmente in aggressività. Tale comportamento non va visto solo come uno sfogo incontrollato, ma piuttosto come una risposta intensificata anche dall’ambiente circostante e dalle caratteristiche personali degli individui coinvolti.

Tra i concetti rilevanti nell’ambito della psicologia cognitiva e comportamentale c’è quello di de-individuazione, particolarmente applicabile nelle situazioni descritte. In scenari caratterizzati da traffico intenso, dove l’auto offre anonimato grazie alla velocità con cui ci muoviamo su strada, gli automobilisti tendono a smarrire il senso della loro identità personale, così come quello delle proprie responsabilità individuali. L’autoveicolo assume quindi funzione protettiva: diviene quasi un’estensione del soggetto stesso, fornendo illusorie garanzie d’invulnerabilità mentre abilita risposte che mai verrebbero adottate durante interazioni dirette con gli altri individui sulla stessa scena. A questo si aggiunge la diffusione di responsabilità: se in un’aggressione sono coinvolte più persone, la colpa percepita si distribuisce, diminuendo il senso di colpevolezza individuale. Questo cocktail di anonimato e deresponsabilizzazione può trasformare l’individuo medio in un aggressore imprevisto.

A un livello più avanzato, dobbiamo considerare l’impatto sul cervello. Eventi traumatici, come un’aggressione stradale subita, possono alterare permanentemente le strutture cerebrali deputate alla regolazione delle emozioni e alla memoria. L’amigdala, responsabile della risposta alla paura, può rimanere iperattiva, mantenendo la persona in uno stato di allerta costante, anche quando il pericolo è cessato. La corteccia prefrontale, coinvolta nella pianificazione e nel controllo degli impulsi, può subire modificazioni che rendono più difficile la regolazione delle reazioni aggressive. Questo ci porta a comprendere che il trauma non è solo un “brutto ricordo”, ma una vera e propria modificazione neurologica che richiede un approccio terapeutico mirato, come l’EMDR, che lavora sulla rielaborazione delle memorie traumatiche.

La riflessione personale che scaturisce da queste considerazioni è che la sicurezza sulle strade non è solo una questione di rispetto del Codice della Strada, ma un termometro della nostra salute mentale collettiva. Ogni aggressione è un sintomo di una società in cui lo stress e la frustrazione non vengono gestiti in modo costruttivo. Forse, il vero impegno per la sicurezza stradale inizia dentro di noi, nella capacità di riconoscere le nostre reazioni emotive, di dare un volto umano all’automobilista accanto e di scegliere la tolleranza e la pazienza anziché la rabbia. Solo così potremo sperare di trasformare le nostre strade da arene di conflitto in spazi di convivenza civile, dove il viaggio non sia una fonte di pericolo, ma un’opportunità di connessione e rispetto reciproco.

Conclusioni: L’aumento della violenza stradale e le sue conseguenze psicologiche richiedono un’interazione sinergica tra individui, istituzioni e il sistema sociale. Solo una presa di coscienza collettiva e un impegno proattivo possono fare la differenza. [Fonte]
Glossario:
  • PTSD: Disturbo da Stress Post-Traumatico, una condizione psichica che può svilupparsi dopo l’esperienza di un evento traumatico.
  • EMDR: conosciuta come Eye Movement Desensitization and Reprocessing, rappresenta una metodica psicoterapeutica finalizzata ad affrontare i disturbi da trauma.
  • ASAPS: ovvero l’Associazione Sostenitori della Sicurezza Stradale, è un ente che ha la missione di studiare e migliorare la sicurezza delle strade italiane.

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