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Salute mentale: perché i giovani italiani soffrono sempre più di ansia?

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  • Il 18% dei giovani italiani manifesta disturbi d'ansia e depressione.
  • Oltre il 49% dei giovani dichiara di soffrire di ansia o depressione.
  • Il 54% degli adolescenti non si sente compreso dagli adulti.
  • Nel 2025, «Prevenzione nelle Scuole» raggiungerà oltre 15.000 studenti.
  • Il 41% degli adolescenti ritiene che la pandemia abbia danneggiato la salute mentale.
  • Nel 2023, il 21% dei ragazzi tra 11 e 19 anni vittima di bullismo.

Il crescente disagio giovanile post-pandemia e il ruolo di Progetto Itaca

La salute mentale giovanile emerge oggi come una delle sfide più impellenti del nostro tempo, amplificata dagli effetti prolungati della pandemia e dall’incessante evoluzione del contesto digitale. Un recente monitoraggio condotto da _Progetto Itaca_ ha rivelato dati allarmanti: ben il 18% dei giovani italiani, una percentuale significativa che si traduce in migliaia di ragazzi e ragazze, manifesta disturbi d’ansia e depressione. Questo dato, di per sé preoccupante, è ulteriormente aggravato dalla percezione di oltre il 49% dei giovani che dichiarano di soffrire di ansia o depressione, un’indicazione chiara di un malessere diffuso e spesso silente. La gravità del fenomeno è tale che più della metà degli adolescenti prova vergogna nel cercare aiuto psicologico, un ostacolo culturale che vanifica gli sforzi di prevenzione e intervento precoce.

Statistiche recenti:
  • Il 54% degli adolescenti non si sente compreso dagli adulti.
  • Il 14% dei minori vive in povertà assoluta, secondo Istat.

Progetto Itaca, con la sua azione capillare e mirata, sta cercando di colmare questa lacuna, portando avanti un impegno decennale nel sostegno alla salute mentale. L’iniziativa, in particolare, si concentra sul progetto educativo “Prevenzione nelle Scuole” attraverso il quale, solo nel 2025, si prevede di raggiungere oltre 15.000 studenti. Questi interventi formativi non si limitano a fornire informazioni, ma mirano a creare un ambiente di consapevolezza e apertura, dove il dialogo sulle fragilità psicologiche possa svilupparsi liberamente. L’obiettivo è duplice: da un lato, sensibilizzare i giovani sui temi dell’ansia e della depressione, fornendo strumenti per riconoscerle e affrontarle; dall’altro, abbattere lo stigma associato ai disturbi mentali, incoraggiando la ricerca di aiuto professionale.

Le evidenze scientifiche, supportate anche da indagini come quella condotta da SWG per Johnson & Johnson, mostrano che la depressione, in particolare, è ancora circondata da un alone di mistero e paura. Questo “lato oscuro” contribuisce a perpetuare il silenzio e l’isolamento di chi ne soffre, soprattutto tra i giovani, che spesso non trovano le risorse interne o esterne per chiedere supporto.

I dati indicano che la situazione si sta aggravando. Secondo uno studio recente, il 41% degli adolescenti italiani ritiene che la propria salute mentale abbia risentito negativamente del periodo di pandemia [Il Sole 24 Ore].

A group in a circle for therapy

Il disagio giovanile, tuttavia, non è un fenomeno uniforme: si manifesta attraverso una vasta gamma di sintomi, tra cui angoscia, sbalzi d’umore, difficoltà scolastiche e relazionali. In questo panorama complesso, iniziative come il cortometraggio “Mi vedete?”, realizzato in collaborazione con Giffoni Innovation Hub per il progetto AdoleScienze, rappresentano strumenti preziosi. Tali progetti audiovisivi, capaci di raggiungere un pubblico ampio e giovane, offrono una rappresentazione autentica del vissuto adolescenziale, promuovendo l’empatia e la comprensione; un’iniziativa simile si terrà anche a Bari il 1 aprile 2025, un incontro promosso dall’associazione di volontariato ProgettoItaca Bari ODV, che mira proprio a stimolare la discussione sul “disagio giovanile oggi: prevenzione e corretti stili di vita”.

Inoltre, la Fondazione Progetto Itaca è stata riconosciuta dall’UNICEF per il suo lavoro tra la comunità e nel sostegno ai giovani, evidenziando come la metà dei problemi di salute mentale insorgano durante l’infanzia, sottolineando l’importanza degli interventi precoci. L’approccio del _Progetto Itaca_ emerge come un faro di speranza, capace non solo di affrontare lo stigma associato alla salute mentale, ma anche di convertire la sofferenza in vie di resilienza. Questo è esemplificato chiaramente dall’iniziativa avviata a Genova, dove si riconosce la salute mentale come una risorsa collettiva da tutelare e valorizzare.

I pericoli del mondo digitale contemporaneo: social media, fenomeno del cyberbullismo, e l’influenza della pressione sociale che scaturisce dal web.

L’era digitale, pur offrendo innumerevoli opportunità di connessione e apprendimento, ha introdotto nuove e pervasive dinamiche di rischio per la salute mentale dei giovani. I social media, in particolare, si sono trasformati in arene complesse dove la pressione sociale online, il cyberbullismo e la costante esposizione a modelli di vita idealizzati possono avere un impatto devastante sull’autostima e sul benessere psicologico degli adolescenti.

A young boy is looking at social media logos

Una delle problematiche più insidiose è la costruzione di un’identità digitale artificiosa: i ragazzi si sentono spesso costretti a presentare una versione “perfetta” di sé stessi, filtrata e modificata, per ottenere approvazione e “like”. Questo incessante bisogno di validazione esterna può generare un senso di inadeguatezza e fallimento quando la realtà non corrisponde all’immagine idealizzata.

Il cyberbullismo rappresenta un’altra grave minaccia. L’anonimato offerto dal web e la facilità di diffusione dei contenuti rendono il cyberbullismo una forma di aggressione particolarmente pervasiva e crudele. Le vittime si trovano spesso senza scampo*, perseguitate anche negli spazi percepiti come privati, come le proprie case, sperimentando un isolamento profondo e sentimenti di vergogna che impediscono loro di denunciare. Le conseguenze possono essere devastanti, portando a disturbi d’ansia, depressione e, in casi estremi, comportamenti autolesionistici o ideazioni suicidarie*.

La pressione sociale online non si limita al cyberbullismo, ma comprende anche la costante ansia di essere “sempre connessi” e di non perdersi nulla (FOMO – Fear Of Missing Out). I giovani, specialmente gli adolescenti, temono di essere esclusi se non partecipano alle conversazioni di gruppo o se non sono aggiornati sulle ultime tendenze.

Secondo un’indagine ISTAT, nel 2023, il 21% dei ragazzi tra 11 e 19 anni ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo nell’anno precedente [ISTAT]. Questo scenario continua a degenerare, con l’80% degli adolescenti che riporta esperienze di cyberbullismo e il 34% che ha vissuto episodi sia online che offline. Emergono anche nuove forme di disagio emotivo, come la “depressione da confronto” o la “fatica da prestazione” sui social media, dove l’identità personale è continuamente messa in discussione e valutata. Gli esperti di dipendenze digitali e gli psicologi scolastici riportano un aumento di casi in cui l’uso eccessivo e incontrollato dei dispositivi digitali si traduce in un vero e proprio ritiro sociale, con la perdita della capacità di interagire in contesti reali.

La mancanza di risorse e di personale qualificato per affrontare tali problematiche è un tema prioritario, come evidenziato da _Progetto Itaca Roma_, dove la carenza di risorse, soprattutto umane, rappresenta un ostacolo significativo per un’efficace risposta ai bisogni di salute mentale della popolazione laziale, con oltre un cittadino su quattro che vive con disturbi mentali.

Cosa ne pensi?
  • Un plauso a Progetto Itaca per l'impegno profuso! 👏 È fondamentale......
  • L'articolo solleva un problema cruciale, ma sottovaluta l'importanza......
  • E se il problema non fosse solo l'ansia, ma un sistema che......

Meccanismi psicologici dell’isolamento e dei comportamenti autolesionistici

I meccanismi psicologici che sottostanno all’isolamento e all’aumento dei comportamenti autolesionistici nei giovani sono complessi e variegati, ma fortemente interconnessi con i fattori di rischio dell’era digitale. La costante ricerca di approvazione online e la paura del giudizio esterno (algofobia sociale) creano un circolo vizioso che può condurre a un profondo senso di solitudine, anche in presenza di un’elevata connettività virtuale.

La bassa autostima, alimentata dai continui confronti con modelli irrealistici sui social media, gioca un ruolo cruciale. I giovani, sentendosi inadeguati o “non abbastanza” rispetto agli standard proposti, possono sviluppare un’immagine negativa di sé, che li porta a ritirarsi dalle interazioni sociali reali per paura di essere giudicati o rifiutati. Questo ritiro, a sua volta, amplifica l’isolamento, privandoli di quelle esperienze positive e di quelle relazioni di supporto che potrebbero mitigare il loro malessere. Nella presente situazione sociale, i comportamenti autolesionistici emergono frequentemente come tentativi non funzionali volti a gestire il dolore emotivo profondo e opprimente. L’autolesionismo non è da considerarsi esclusivamente una manifestazione della volontà suicidaria; piuttosto, funge da strumento per comunicare il disagio inespresso oppure permette alle persone affette da queste condizioni sensoriali obnubilate di provare le loro emozioni, spingendole verso attitudini autodistruttive a seguito del peso del senso di colpa.

Quando si incontrano elementi quali l’‘isolamento’, la scarsa autostima insieme all’incapacità nell’affrontare emozioni intense alimentano la possibilità che tali comportamenti degenerino ulteriormente, creando conseguenze negative potenzialmente devastanti. Non raramente questa ricerca impetuosa d’emozione trova canali alternativi sotto forma d’impulsività legata alle dipendenze dalla tecnologia, ma potrebbe anche portare alla violenza interiorizzata riflessa nella dinamica dell’aggressione autocombustiva. Inoltre, la straordinaria ‘ignoranza’ rispetto al fenomeno condiviso tra tanti coetanei amplifica questo dramma individuale, poiché impedisce la liberatoria richiesta d’aiuto, bloccando così ogni possibilità concreta d’intervento efficace.

Ricerche svolte attraverso interviste con esperti nel campo della psicologia infantile confermano l’importanza cruciale sia della ‘diagnosi anticipata’, sia dell’‘intervento strategico’. Entrambi risultano essenziali affinché sia possibile spezzare queste tristi spirali dannose presenti tra i giovani vulnerabili. Nonostante le buone intenzioni, l’adeguatezza delle risorse è ostacolata da una resistenza culturale che rende complicata l’attuazione di un intervento rapido e diffuso.

L’approccio alla questione della salute mentale tra i giovani deve essere ripensato in modo da attraversare le barriere dello stigma, puntando a una resilienza integrativa. Non si può più restare ancorati a concezioni obsolete che compromettono l’accesso ai servizi di supporto. È essenziale stimolare un dialogo costruttivo per favorire una cultura di comprensione e inclusione in questo ambito cruciale.

All’interno del complesso panorama delle sfide contemporanee riguardanti la salute mentale dei giovani, emerge una fondamentale verità inerente all’operato psicologico: il cervello umano è dotato di un’impressionante capacità di adattamento e sviluppa le proprie percezioni della realtà sulla base delle esperienze vissute e delle interpretazioni soggettive degli eventi stessi. Questo principio basilare della psicologia cognitiva, infatti, mette in evidenza come non sia tanto l’effettiva esistenza degli avvenimenti a influenzarci, ma bensì il modo unico in cui questi vengono recepiti e decodificati.

Esplorando ulteriormente questo aspetto cruciale, si fa spazio alla psicologia comportamentale, che presenta uno strumento decisivo: il concetto di rinforzo differenziale dell’attenzione. Tale nozione postula che i comportamenti ai quali viene prestata attenzione—sia essa positiva o negativa—tendono a rafforzarsi nel tempo; al contrario, quelli trascurati tendono a svanire gradualmente. Nel contesto specifico dell’autolesionismo e di altre condotte rischiose, va sottolineato come l’attenzione (anche quella involontaria o fornita con intento assistenziale) possa talvolta funzionare da autentico rinforzo. In queste circostanze, un giovane può vedere nel proprio comportamento problematico un mezzo efficace per ottenere ascolto o affetto.

La sfida, per genitori, educatori e professionisti, non è quindi ignorare il disagio, ma imparare a rinforzare selettivamente i comportamenti di coping sano e le strategie adattive, offrendo uno spazio di ascolto non giudicante che indirizzi la narrazione del malessere verso soluzioni costruttive piuttosto che perpetuarne l’espressione disfunzionale. Ciò impone una riflessione profonda: come possiamo, come individui e come società, contribuire a riscrivere la narrazione della salute mentale giovanile? Non si tratta solo di curare l’ansia o la depressione, ma di creare un ambiente dove la vulnerabilità sia percepita come un punto di umanità e non come una debolezza.

Glossario:
  • FOMO: Abbreviazione di “Fear Of Missing Out”, il timore di essere esclusi da esperienze sociali.
  • Cyberbullismo: Forma di bullismo che si verifica online attraverso atti offensivi e aggressivi.
  • Algofobia sociale: Paura intensa e persistente di situazioni sociali o di essere giudicati.
A young boy is sitting alone on a bench

Ogni nostra parola, ogni gesto, ogni “like” può essere un seme di stigma o un mattone per la costruzione di una comunità più resiliente e accogliente. Come possiamo essere, davvero, quel faro di speranza che Progetto Itaca incarna?


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