- Il congresso multidisciplinare ha evidenziato l'urgenza di svolte multidisciplinari.
- Il trauma può causare danni neuronali, specialmente nei primi 3 anni di vita.
- Nel 2022, circa 5 individui su 10 hanno mostrato sintomi depressivi.
Il “teatro dell’esistenza” nell’intersezione fra filosofia e neuroscienze: una conversazione multidisciplinare sulla comprensione del trauma
La contemporaneità vive in una fase segnata da cambiamenti rapidi ed incisivi nelle dimensioni sociale ed emotiva; pertanto emerge come cruciale sviluppare un metodo d’analisi integrato volto a decifrare l’essenza umana. Questo tema centrale ha caratterizzato il quindicesimo Congresso Multidisciplinare di Mandanici, avente come titolo “Il Teatro dell’esistenza tra cultura, filosofia, diritto e neuroscienze”. Promosso dall’Osservatorio di Antropologia Cognitiva ed Evoluzionistica Archetipi e Territorio sotto la guida esperta del neurologo Giuseppe Mento, l’incontro ha visto convergere esperti appartenenti a molteplici discipline con lo scopo di esaminare insieme le complessità legate all’esperienza umana. Non si è semplicemente trattato della trasmissione d’informazioni scientifiche o teoriche; piuttosto il fine ultimo era instaurare una vera comunicazione interattiva fra professionisti di settori diversi: giovani ricercatori coinvolti accanto ai cittadini stessi. Un progetto così ambizioso aspira a creare collegamenti tangibili tra teoria praticata quotidianamente ed esperienza culturale condivisa. Attraverso questa sinergia si cercano soluzioni pragmatiche per approfondire la nostra consapevolezza individuale in relazione all’ambiente che ci circonda. L’inaugurazione del congresso si è svolta in una cornice affascinante quale è il Museo S. Salvatore a Mandanici ed ha visto coinvolti diversi rappresentanti istituzionali nonché illustri accademici; fra questi emergevano chiaramente le figure del sindaco Armando Carpo e del presidente Giacomo Caudo dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia messinese. L’ideatore Giuseppe Mento ha caratterizzato i tre giorni dedicati ai lavori come un vero proprio “laboratorio di conoscenza viva”, evidenziando l’urgenza delle svolte multidisciplinari per affrontare le grandi sfide contemporanee. L’incontro è iniziato con l’esibizione “Tra ragione e follia”, portata sul palco dall’artista Elio Crifò — un attore-regista-drammaturgo che indaga delicatamente sui confini fra razionalità ed emotività.
Durante le sessioni filosofiche destinate al confronto intellettuale profondo si sono registrate riflessioni importanti da parte del professor Giuseppe Gembillo; costui aveva ricoperto in precedenza un ruolo significativo all’Università di Messina nella disciplina Storia della Filosofia. Egli ha messo particolarmente in rilievo la questione riguardante la natura dell’intelligenza, definendola con accuratezza quali elementi fondamentali degli esseri viventi nell’assumere iniziative verso una progettualità consapevole della propria esistenza attraverso conserve intelligenti ed esperienze accumulate nel tempo. L’affermazione riguardo all’intelligenza suggerisce che essa non è distribuita uniformemente dalla nascita; al contrario, viene coltivata attraverso gli sforzi mentali individuali. Questa capacità si esplica in funzione del “raggio d’azione” naturale disponibile a ciascun soggetto. Durante un intervento significativo alla conferenza organizzata dal Centro Studi di Filosofia della Complessità Edgar Morin – dove Annamaria Anselmo riveste il ruolo di socia fondatrice – è emerso il concetto innovativo di “teatro della memoria”. La relatrice ha sottolineato quanto sia cruciale trasformare le nostre risorse cognitive in strumenti utili per una comprensione profonda delle esperienze vitali; queste sono fondamentali per favorire un’esistenza caratterizzata da creatività e consapevolezza. In un’altra parte del dibattito sul pensiero pasoliniano condotto da Cesare Natoli – noto docente nel campo filosofico – è stata approfondita la questione centrale legata alla ricerca del senso dell’esistenza oltre al contrasto fra identità personale e ambiente sociale. Secondo l’analisi proposta da Natoli sull’opera dello scrittore-regista Pier Paolo Pasolini, egli interpretava la vita non come mera astrazione bensì come esperienza concreta vissuta nel corpo umano accanto ai desideri stessi degli individui nelle vicende storiche, spaziando perpetuamente fra sacro e profano fino ad arrivare alle tensioni rappresentate nel dualismo “Cielo-Carne”. Questi interventi hanno messo in luce come la filosofia possa offrire strumenti concettuali per esplorare le dimensioni più profonde dell’esistenza umana, preparando il terreno per un dialogo fertile con le scienze dure, in particolare le neuroscienze.

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Il trauma psicologico: un impatto neuronale e metacognitivo
La fusione tra pensiero filosofico e neuroscienze assume una rilevanza fondamentale nel discutere il fenomeno del trauma psicologico: questo evento ha infatti un profondo impatto sulla percezione soggettiva della realtà nonché sul funzionamento cerebrale. Recentissimi studi hanno messo in luce come il trauma possa causare danni neuronali e metacognitivi significativi, specialmente durante i primissimi tre anni di vita. La letteratura scientifica esamina attentamente le ampie trasformazioni cerebrali che derivano da eventi traumatici.
Un articolo redatto il 7 giugno 2023 sottolinea come l’esperienza traumatica precoce influisca sulle configurazioni neurali delle strutture corticali implicate nella gestione emozionale oltre alle capacità cognitive superiori. In merito a ciò è interessante notare quanto riportato dallo studio condotto da Teicher et al. (2016), secondo cui i bambini sottoposti a esperienze traumatiche mostrano una diminuzione evidente nel volume dell’ippocampo: tale regione è vitale per processi mnemonici e apprenditivi.
Le variazioni più rilevanti sono localizzate particolarmente nella corteccia prefrontale, nella corteccia cingolata anteriore ed infine nell’amigdala: queste sono aree essenziali riguardanti le emozioni regolate dai meccanismi cognitivi e dalla risposta allo stress stesso. L’analisi della corteccia prefrontale rivela che essa svolge un ruolo cruciale nelle funzioni esecutive quali la pianificazione e il controllo degli impulsi; tuttavia, una sua attività ridotta può tradursi in significative difficoltà nella gestione delle emozioni oltre che nel processo decisionale. Inoltre, si osservano mutamenti nella connettività della corteccia cingolata anteriore – parte integrante della modulazione affettiva e dell’autocoscienza –, i quali possono compromettere la capacità del soggetto di focalizzarsi correttamente sugli eventi o sulla loro elaborazione. Per quanto riguarda l’amigdala – l’area deputata all’elaborazione delle paure insieme ai ricordi emotivi –, è possibile assistere a una sua iperattivazione, condizione che aumenta sensibilmente la reattività a fattori percepiti come minacciosi, generando uno stato di vigilanza costante.
Questi studi neuroscientifici forniscono fondamenta biologiche preziose per interpretare le manifestazioni cliniche legate al trauma psicologico, incluso il disturbo da stress post-traumatico (PTSD). In data 23 aprile 2024 è emerso un rilevante studio scientifico che ha dimostrato come i traumi possano effettivamente “trasformare” le emozioni, ristrutturando il modo in cui il cervello risponde agli stimoli affettivi oltre a modificarne profondamente l’elaborazione. Il 1 luglio 2024, un recente articolo pubblicato su “The American Journal of Psychiatry” ha rivelato come i traumi emotivi possano essere tramandati geneticamente attraverso le generazioni, mettendo in luce una forma di trasmissione epigenetica legata alle vulnerabilità verso esperienze traumatiche.
Un’indagine accurata sull’impatto delle esperienze traumatiche sul cervello ha dimostrato che nei primissimi anni della vita gli eventi traumatici colpiscono non soltanto le strutture neurali ma anche le abilità metacognitive. Questa intricata interrelazione fra fattori genetici e ambientali mette in risalto la necessità urgente di sviluppare metodologie integrate che considerino insieme gli aspetti psicologici così come quelli biologici e sociali. Le ripercussioni derivanti dal trauma trascendono gli elementi neuronali; coinvolgono a pieno titolo la sfera emotiva e comportamentale. Tra l’altro, un’esperienza traumatica rimasta irrisolta può esprimersi mediante sintomi quali insonnia, ansia, depressione, difficoltà nella concentrazione ed emarginazione sociale. È imperativo comprendere tali dinamiche affinché si possano concepire strategie d’intervento efficaci.
Per esempio, il metodo innovativo noto come Deep Brain Reorienting (DBR), introdotto nel 2025, rappresenta un avanguardistico approccio terapeutico corporeo fondato sulle neuroscienze che agisce direttamente sul corpo stesso al fine di trattare il trauma anziché limitarsi all’elaborazione verbale dello stesso. L’uso della DBR ha evidenziato un’importante capacità di mitigare i sintomi del PTSD, con conseguenti progressi clinici degni di nota.
Trauma, psicoanalisi e nuove frontiere del trattamento
Il confronto tra psicoanalisi e neuroscienze sta rivelando inedite dimensioni nel campo della comprensione del trauma e dei meccanismi di difesa ad esso collegati. Recentemente, un incontro ha sottolineato l’importanza cruciale dell’interazione fra queste due aree disciplinari, esponendo come tali scambi possano arricchire la nostra cognizione circa l’impatto del trauma sulle emozioni umane e sui rapporti affettivi. La psicoanalisi, insistendo sull’importanza degli strati inconsci dell’individuo insieme alle strategie protettive che attua, fornisce un’interpretazione dettagliata delle reazioni soggettive ai traumi subiti; allo stesso modo, le neuroscienze offrono un sostegno biologico a tali risposte emotive. Questa convergenza intellettuale consente di concepire modalità d’intervento più sofisticate ed efficaci nel campo della terapia traumatologica.
Un interessante sviluppo nelle nuove frontiere terapeutiche riguardanti il trauma psicologico è rappresentato dall’impiego di particolari tipi di anestesia. Recentemente è emersa una scoperta secondo cui un’anestesia progettata specificamente per alleviare nausea ed effetti sedativi post-operatori ha mostrato risultati incoraggianti nella diminuzione dei sintomi correlati al disturbo da stress post-traumatico, prospettando così scenari innovativi per potenziali interventi farmacologici avanguardistici. L’emergenza sanitaria causata dal COVID-19 insieme ai relativi lockdown ha esacerbato le questioni legate ai traumi e alla salute mentale. Un’indagine condotta nel 2022 ha rivelato che circa 5 individui su 10 hanno mostrato sintomi depressivi durante il periodo di isolamento, con una maggiore incidenza tra i giovani e le donne. Questo scenario ha reso palese quanto sia fragile la nostra società di fronte a eventi traumatici condivisi, ponendo in luce l’essenzialità dell’adozione di misure proattive nell’ambito della prevenzione e dell’intervento immediato. La combinazione sinergica dei vari saperi — dalle neuroscienze alle tradizioni antiche fino all’approccio della fisica quantistica — è vista come una strategia valida per forgiare un avvenire permeato da serenità e benevolenza.
La cura dell’esistenza e il ben-essere consapevole
All’interno del “gran teatro dell’esistenza”, concepito il 27 aprile 2010, ci troviamo ad impersonare ruoli assegnati in modo repentino. Tale metafora è stata abilmente applicata nel congresso tenutosi a Mandanici ed è calzante per descrivere le dinamiche complesse legate al trauma, capace di sovvertire profondamente i narrativi personali delle nostre vite. Pensatori appartenenti alla tradizione filosofica esistenzialista—come Kierkegaard e Gabriel Marcel—hanno scrutinato gli “stadi dell’esistenza” (quelli estetico, etico e religioso) assieme ai profili tragici riscontrabili nell’inevitabile interazione tra la limitatezza umana e l’insidia del nulla.
In ambito psicologico cognitivo emerge l’idea che un trauma rappresenti una disfunzione nei modelli mentali precostituiti; esso genera effetti collaterali quali una marcata dissociazione emotiva, esperienze di flashback invasivi, insieme ad atteggiamenti fobici o evasionisti nei confronti della realtà vissuta. L’obiettivo principale della terapia diventa quindi quello di guidare l’individuo verso una nuova via per poter “rielaborare i vissuti” stressanti ed elaborare “schemi cognitivi alternativi” che siano robusti e adattabili.
Le innovazioni terapeutiche offrono approcci interessanti: fra questi spicca la “Flash Technique“, uno strumento innovativo progettato per aiutare nella rielaborazione dei ricordi perturbanti attraverso modalità indirette—così da minimizzare i contatti dolorosi associati alle memorie stesse. La terapia EMDR si concentra sulla riattivazione dei circuiti cerebrali che elaborano la memoria, trasformando la memoria traumatica in una memoria più gestibile.
Riflettere su questi aspetti ci invita a considerare la nostra esistenza non come un dato immutabile, ma come un continuo processo di costruzione e ricostruzione. Ogni esperienza, ogni interazione, ogni sfida, ci modella, e il modo in cui affrontiamo i nostri drammi personali definisce la qualità del nostro “teatro dell’esistenza”. È un invito a coltivare la consapevolezza, a cercare il senso anche nell’esperienza del dolore, e a integrare le diverse parti di noi stessi – mente, corpo, spirito – per raggiungere un ben-essere autentico e duraturo.
- Neuroscienze: branca della scienza che studia il sistema nervoso, in particolare il cervello e i suoi processi.
- PTSD: acronimo di Post-Traumatic Stress Disorder, un disturbo d’ansia severo che può seguire eventi traumatici.
- EMDR: Eye Movement Desensitization and Reprocessing, una terapia usata per trattare il PTSD tramite il movimento degli occhi.
- Flash Technique: tecnica terapeutica che permette di elaborare ricordi traumatici senza accedervi direttamente.
- Titolo: Il corpo accusa il colpo: mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche Autore: Bessel A. van der Kolk Casa editrice: Raffaello Cortina Anno: 2015
- Titolo: Trauma-Focused ACT: un nuovo approccio basato sulla compassione Autore: Russ Harris Casa editrice: New Harbinger Publications, Inc. Anno: 2024
Note: La neurobiologia evidenzia l’aspetto somatico del lavoro sul trauma e sottolinea l’importanza della consapevolezza corporea nella psicoterapia.

