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Suicidi giovanili, perché l’autolesionismo è in aumento del 27%?

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  • Il suicidio è la principale causa di morte tra i 15-29 anni.
  • Ogni anno, oltre 700.000 persone si tolgono la vita.
  • Autolesionismo: colpito 1 adolescente su 5 in Europa.

In occasione della Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio del 10 settembre 2025, si riaccendono i riflettori su una problematica allarmante che affligge soprattutto i giovani: il suicidio e l’autolesionismo. Le statistiche, purtroppo, mostrano una situazione allarmante, con il suicidio che si attesta come la causa di decesso predominante in Europa per gli individui tra i 15 e i 29 anni, e la seconda più comune in Italia, dopo gli incidenti stradali.

Un’Emergenza Silenziosa: Numeri e Tendenze

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che ogni anno, a livello globale, oltre 700.000 persone si tolgano la vita, con un tentativo ogni 20 atti conclusivi. In Europa, si superano i 150.000 decessi per suicidio annuali, traducendosi in quasi 400 casi al giorno. In Italia, si contano circa 4.000 suicidi ogni anno.

Un dato particolarmente allarmante è l’aumento dei comportamenti autolesivi e suicidari tra gli adolescenti, con un incremento del 27% rispetto al periodo pre-Covid-19. Questo significa che un numero sempre maggiore di ragazzi e ragazze manifesta pensieri suicidari, tenta il suicidio o ricorre all’autolesionismo come forma di espressione del proprio disagio.

Il fenomeno dell’autolesionismo, in particolare, colpisce circa 1 adolescente su 5 in Europa e rappresenta una delle cause più frequenti di accesso ai servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPIA) in regime di urgenza. È importante sottolineare che, sebbene autolesionismo e suicidalità siano fenomeni distinti, esiste una correlazione significativa tra i due: chi adotta comportamenti autolesivi ha una probabilità quattro volte maggiore di tentare il suicidio nel corso della vita.

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I Campanelli d’Allarme e i Fattori di Rischio

Riconoscere i segnali di allarme è fondamentale per intervenire tempestivamente e prevenire esiti tragici. Tra i campanelli d’allarme da non sottovalutare negli adolescenti, vi sono:

Comportamenti autolesivi, soprattutto se gravi, ripetuti e prolungati nel tempo.
Disturbi dell’umore, in particolare di tipo depressivo.
Ideazioni suicidarie e tentativi di suicidio.
Isolamento sociale e difficoltà relazionali.
Perdita di interesse per attività che prima erano fonte di piacere.
Cambiamenti improvvisi nel comportamento o nell’aspetto.
Espressione di sentimenti di disperazione, inutilità o colpa.
Diversi fattori possono contribuire ad aumentare il rischio di comportamenti suicidari, tra cui:

Disturbi psichiatrici, come depressione, disturbi bipolari, disturbi di personalità e disturbi d’ansia.
Eventi traumatici, come abusi, lutti o esperienze di bullismo.
Difficoltà familiari e relazionali.
Problemi economici e sociali.
Influenze ambientali e sociali negative.
Impulsività e difficoltà nella regolazione emotiva.

L’Importanza della Prevenzione e dell’Intervento Precoce

La prevenzione del suicidio è un obiettivo prioritario a livello globale e richiede interventi scientificamente fondati, attuati su più livelli:

*Livello individuale e familiare: promuovere la consapevolezza sui segnali di allarme, fornire supporto psicologico e psichiatrico, favorire il dialogo e la comunicazione all’interno della famiglia.
*Livello comunitario: sensibilizzare la popolazione, formare gli operatori sanitari e sociali, creare reti di sostegno e supporto, promuovere l’inclusione sociale e combattere lo stigma legato alla salute mentale.
*Livello scolastico: educare gli studenti alla salute mentale, prevenire il bullismo e il cyberbullismo, formare gli insegnanti al riconoscimento dei segnali di allarme e alla gestione delle situazioni di crisi.
*Livello politico: investire nei servizi territoriali ed ospedalieri di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, promuovere politiche di supporto alle famiglie e ai giovani, regolamentare l’uso dei social media e dei contenuti online che possono incitare al suicidio.

È cruciale potenziare i servizi di neuropsichiatria infantile e adolescenziale, sia a livello territoriale che ospedaliero, poiché da troppo tempo soffrono di una carenza cronica di personale, fondi e strutture adeguate. Questo investimento è indispensabile per identificare tempestivamente le situazioni di disagio e, al contempo, promuovere una cultura basata sul dialogo, sull’ascolto e sulla vicinanza, elementi essenziali per interventi efficaci.

Oltre la Superficie: Comprendere le Radici del Disagio Giovanile

Il disagio giovanile che sfocia in autolesionismo e, nei casi più estremi, in suicidio, è un fenomeno complesso e multifattoriale. Non si tratta semplicemente di una “moda” o di un capriccio adolescenziale, ma di una profonda sofferenza psichica che spesso affonda le radici in esperienze traumatiche, difficoltà relazionali, disturbi mentali non diagnosticati o non trattati, e pressioni sociali sempre più intense.

L’adolescenza è un periodo di profondi cambiamenti neurobiologici che influenzano significativamente il controllo degli impulsi e la regolazione emotiva, aumentando la vulnerabilità dell’individuo a comportamenti autodistruttivi. Lo sviluppo asincrono del cervello adolescenziale, con il sistema limbico che matura precocemente rispetto alle regioni corticali prefrontali, porta a una difficoltà nel valutare le conseguenze a lungo termine delle proprie azioni e aumenta la propensione a comportamenti impulsivi e rischiosi.
In aggiunta, la maggiore plasticità cerebrale in questa fase evolutiva accresce notevolmente la recettività degli adolescenti alle influenze ambientali e sociali, incrementando ulteriormente la probabilità di comportamenti suicidari. Il bullismo, il cyberbullismo, l’esposizione a contenuti online che incitano all’odio o all’autolesionismo, e la mancanza di supporto sociale possono avere un impatto devastante sulla salute mentale dei giovani.

Un Futuro di Speranza: Costruire una Cultura della Cura e della Prevenzione

La prevenzione del suicidio non è solo una responsabilità degli operatori sanitari e sociali, ma di tutta la comunità. È necessario creare una cultura della cura e della prevenzione, in cui i giovani si sentano ascoltati, compresi e supportati, e in cui il disagio mentale non sia più un tabù.

È fondamentale promuovere il dialogo aperto e onesto sulla salute mentale, educare i giovani alla consapevolezza emotiva e alla gestione dello stress, fornire loro strumenti per affrontare le difficoltà e chiedere aiuto quando ne hanno bisogno, e creare ambienti sicuri e inclusivi in cui possano esprimersi liberamente e sentirsi accettati per quello che sono.

Conclusione: Non Siamo Soli: Un Appello alla Consapevolezza e all’Azione

Il suicidio giovanile è una tragedia che può essere prevenuta. Con la consapevolezza, l’educazione, l’intervento precoce e il supporto adeguato, possiamo fare la differenza nella vita di molti giovani a rischio.

È essenziale ricordare che non siamo soli. Ci sono risorse e persone pronte ad aiutare. Se tu o qualcuno che conosci sta lottando con pensieri suicidari, non esitare a chiedere aiuto. Contatta un amico, un familiare, un operatore sanitario o una linea di assistenza per la prevenzione del suicidio. La vita è preziosa e merita di essere vissuta.* Amici lettori, riflettiamo un attimo. In psicologia cognitiva, si parla spesso di “distorsioni cognitive”, ovvero modi di pensare irrazionali che possono influenzare negativamente il nostro umore e il nostro comportamento. Una di queste distorsioni è il “pensiero tutto o niente”, ovvero la tendenza a vedere le cose in termini assoluti, senza sfumature. Ad esempio, un adolescente che sta vivendo un momento difficile potrebbe pensare: “La mia vita è un fallimento totale, non c’è via d’uscita”. Questo tipo di pensiero può portare a sentimenti di disperazione e a comportamenti autolesivi.

Un concetto più avanzato è quello della “terapia metacognitiva”, che si concentra sulla consapevolezza dei propri processi di pensiero e sulla capacità di modificarli. Invece di concentrarsi sul contenuto dei pensieri negativi, la terapia metacognitiva mira a cambiare il modo in cui pensiamo ai nostri pensieri. Ad esempio, un adolescente che sta lottando con pensieri suicidari potrebbe imparare a riconoscere che questi pensieri sono solo “eventi mentali” transitori, e che non definiscono la sua identità o il suo valore come persona.

Vi invito a riflettere su come le vostre distorsioni cognitive influenzano la vostra vita e a considerare la possibilità di esplorare la terapia metacognitiva come strumento per migliorare il vostro benessere mentale. Ricordate, la salute mentale è importante tanto quanto la salute fisica, e prendersi cura di sé è un atto di amore e di responsabilità.


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