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Incidenti sul lavoro: l’INAIL riconosce la sindrome post-traumatica da stress, cosa cambia?

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  • 4 operai morti in 24 ore, un "lunedì nero" che riaccende il dibattito.
  • 502 decessi sul lavoro nel primo semestre 2025, +7% rispetto al 2024.
  • Tra il 30% e il 40% dei lavoratori traumatizzati sviluppa distress post-traumatico.

Quattro morti in un giorno: un’emergenza nazionale che si riversa sulla psiche

L’Italia si trova nuovamente a confrontarsi con una tragica emergenza: quattro operai hanno perso la vita in distinte circostanze lavorative nell’arco di sole 24 ore, tra l’8 e il 9 settembre 2025. Le vittime si sono registrate a Milano, Roma, Torino e nella provincia di Catania, un triste bollettino che ha riacceso i riflettori su un fenomeno troppo spesso trascurato nel suo impatto più profondo. Questa serie di lutti, definita dai media un “lunedì nero” e una “strage continua”, non solo riaccende il dibattito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, ma porta alla luce una gravissima piaga che affligge le vittime sopravvissute e i loro colleghi, ovvero l’impatto psicologico devastante degli infortuni e dei decessi. Le statistiche recenti, aggiornate a luglio 2025, mostrano che nonostante un lieve calo degli infortuni totali (-1,2%) e dei decessi (-0,9%) rispetto ai primi sette mesi del 2024, il numero di vittime si avvicina quasi a mille da inizio anno, secondo i dati dell’Osservatorio di Bologna al 31 luglio 2025. Le informazioni più aggiornate fornite dall’INAIL rivelano una situazione desolante per il primo semestre del 2025, registrando ben 502 decessi sul luogo di lavoro, cifra che segna un preoccupante aumento pari a +7% rispetto all’anno precedente, il 2024. [Vega Engineering]. Questi numeri, pur in leggera diminuzione, rimangono inaccettabilmente alti. A livello regionale, l’Abruzzo evidenzia un aumento dei casi, con Chieti tristemente designata come “maglia nera” in questa statistica. La Regione Lazio vede Latina posizionarsi al cinquantesimo posto in Italia con quattro incidenti mortali nei primi sette mesi dell’anno. Questi dati preliminari suggeriscono una preoccupante inerzia strutturale nel sistema di prevenzione nazionale. A fronte di tali tragedie, il Ministero del Lavoro si prepara oggi a un incontro cruciale sulla sicurezza, nella speranza di nuove misure per arginare questa emorragia di vite.

Tuttavia, l’attenzione deve estendersi oltre la mera prevenzione fisica, abbracciando la sfera emotiva e psicologica dei lavoratori e delle loro comunità. Gli articoli evidenziano come la maggior parte degli incidenti avvenga nei settori dell’edilizia, della manutenzione, dell’industria alimentare e dell’agricoltura, settori ad alto rischio che necessitano di interventi mirati e potenziamento delle misure di sicurezza. Le normative più severe, tra cui spiccano il Decreto Legislativo n. 81 del 2008 (Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro) e l’articolo 2087 del Codice Civile – quest’ultimo prescrivendo ai datori di lavoro un obbligo per la salvaguardia della salute dei lavoratori – risultano insufficienti senza una cultura aziendale in grado di mettere realmente in primo piano il valore della vita umana rispetto al mero guadagno.

L’INFLUSSO SOTTILE DEL TRAUMA: UN’ANALISI DELLA SINDROME POST-TRAUMATICA DA STRESS E ALTRE LESIONI PSICOLOGICHE

Nell’ambito della salute mentale, il trauma, sia esso visibile o meno, ha un impatto profondo sulle vite degli individui. Esplorare la sindrome post-traumatica da stress (SPTS), così come le altre lesioni psichiche che spesso non trovano voce, è fondamentale per comprendere la complessità di queste esperienze.

Il raggio d’azione delle conseguenze legate a un incidente lavorativo si estende ben oltre le sole ferite corporee. Si cela infatti una ferita invisibile, ma non per questo meno distruttiva: si tratta del trauma psicologico. Ricerche recenti hanno evidenziato come tra il 30% e il 40% degli individui coinvolti in eventi traumatici professionali manifestino segni variabili di distress post-traumatico. Nel corso del 2025, si è registrata una storica conquista da parte del Patronato INCA CGIL di Milano, quando l’INAIL ha ufficialmente riconosciuto la sindrome da stress post-traumatico (PTSD) come forma di infortunio lavorativo, riguardante un conducente di autobus. [Malprof]. Il conducente del veicolo ha mirabilmente eluso le fiamme devastanti del suo mezzo; tuttavia la sua integrità fisica non corrispondeva al turbinio emotivo vissuto nelle ore successive: infatti ha evidenziato sintomi severi come ansia intensa, attacchi epilettici, insieme a una profonda inquietudine. Tale riconoscimento rappresenta senza dubbio un precedente cruciale nella giurisprudenza relativa alla protezione dei lavoratori dal punto di vista psicologico; questa istanza evidenzia come perfino gli episodi professionali critici possano generare effetti mentali pari agli incidenti traumatici corporei.

La dimensione dell’impatto psicologico diventa ancor più sfaccettata nel contesto delle tragedie mortali: esso permea non soltanto il vissuto della vittima fatalmente coinvolta assieme ai suoi cari; si diffonde parimenti tra i colleghi esposti all’evento o informati dello stesso. Il difetto nell’offrire sostegno psicologico dopo simili esperienze rischia d’innescare sviluppi perniciosi nel medio-lungo periodo. Le manifestazioni tipiche del disturbo post-traumatico da stress coinvolgono fenomenologie quali l’intrusività (pensieri ossessivi, flashback tumultuosi e incubi disturbanti), il meccanismo dell’evitamento (ripudio cognitivo delle memorie associate all’incidente) ed infine lo stato d’iper-arousal (che denota una preoccupante tensione psico-fisiologica avvertita attraverso distrazione concentrativa elevata seguita da espressione angusta). Il disturbo dell’adattamento (DA) e il disturbo acuto da stress (DAS) si presentano con regolarità in questa categoria di pazienti, mettendo in luce la necessità di un intervento immediato, poiché le ferite psicologiche richiedono una risposta pronta. [Inail].

È fondamentale fornire un supporto psicologico tempestivo per elaborare il trauma e prevenire la cronicizzazione di questi sintomi in un vero e proprio disturbo da stress post-traumatico. L’obiettivo è aiutare i collaboratori a recuperare le proprie risorse psico-fisiche e a tornare a una sensazione di sicurezza e normalità, aspetto che contribuisce anche al benessere aziendale e alla ripresa delle performance lavorative.

L’importanza cruciale del supporto psicologico e l’intervento aziendale

In situazioni caratterizzate da infortuni gravi o fatali, è imperativo che le organizzazioni superino i limiti delle normali procedure operative, abbracciando una strategia che preveda un supporto psicologico. Il protocollo conosciuto come Integrative Group Protocol (IGTP), sviluppato da Jarero e Artigas nel 2000 e ottimizzato da Maslovaric e Fernandez nel 2015, ha mostrato notevole efficacia nell’affrontare gli effetti traumatici. Questo approccio consiste tipicamente in un ciclo di 2-3 incontri iniziali funzionali a individuare l’esigenza d’interventi personalizzati. In particolare, esso si articola attraverso una prima fase dedicata alla comprensione dell’incidente accaduto; successivamente si procede con l’applicazione della Scala IES-R elaborata da Weiss & Marmar nel 1996 al fine di quantificare le ripercussioni dell’evento stesso; infine, ci sarà la formazione dei gruppi destinati al debriefing nonché all’elaborazione dei traumi subiti. [Protocollo Anmil]. La risomministrazione della IES-R al termine del percorso consente di valutare l’efficacia dell’intervento.

Durante le sessioni, si enfatizza la condivisione di pensieri, emozioni e sensazioni senza attribuire colpe o responsabilità, favorendo un ambiente di riservatezza e sospensione del giudizio. Il debriefing iniziale permette di dare spazio al vissuto emotivo, cognitivo e somatico, come testimoniato da frasi di partecipanti che descrivono immagini “incredibili, impensabili”, la difficoltà a tornare in certi luoghi o la sensazione di “scosse elettriche in tutto il corpo”. Queste reazioni sono normali risposte a eventi *anormali e possono includere problemi di memoria, concentrazione, ansia, depressione, irritabilità e alterazioni del sonno. L’uso della psico-educazione e della stimolazione bilaterale (tipica dell’EMDR) aiuta a normalizzare questi vissuti, riducendo l’impatto delle immagini disturbanti e la tensione.

La fase di rielaborazione include la creazione di un “posto sicuro” mentale, la desensibilizzazione dell’immagine più disturbante attraverso il disegno e la stimolazione bilaterale, e l’installazione di pensieri e sensazioni positive emergenti. Una scansione corporea finale verifica e rafforza il benessere fisico. I feedback dei partecipanti testimoniano la profondità del recupero: “non sento più quell’emozione forte”, “la mia mente non si ferma più su quell’immagine”. Curiosamente, chi non era presente all’incidente ma ha ascoltato i racconti, ha mostrato un peggioramento della sintomatologia, evidenziando come la narrazione del trauma possa essere contagiosa. Il supporto psicologico, offerto da uno psicologo del lavoro specializzato in psico-traumatologia, è fondamentale non solo per i diretti interessati, ma per l’intera comunità aziendale, per affrontare il lutto, fornire strategie di coping e ristabilire fiducia e sicurezza nell’ambiente lavorativo.

Una prospettiva integrata sul benessere lavorativo

In Italia l’alto numero di incidenti sul posto di lavoro costituisce una seria preoccupazione non solo dal punto di vista della safety fisica, ma incide pesantemente anche sulla sfera psicologica dei dipendenti. È fondamentale notare come la legislazione nazionale faccia una netta separazione tra gli eventi traumatici definiti come infortuni – caratterizzati da manifestazioni brusche e violente – rispetto alle malattie professionali derivanti invece da esposizioni lente e intermittenti nel tempo. Tuttavia, gli effetti psicologici legati a queste esperienze traumatiche possono spesso rendere tale distinzione poco chiara; infatti i dati suggeriscono una particolare vulnerabilità al disturbo post-traumatico (PTSD) nei soggetti coinvolti negli incidenti stessi. Tale rischio si può manifestare sotto forme meno appariscenti rispetto ai classici segnali d’allerta quali ansia o depressione: molto frequentemente si osserva infatti il true riapparire dell’incidente accompagnato da forti emozioni negative, affermando altresì modelli comportamentali improntati all’evitamento del contesto traumatizzante. Questi sintomi tendono a perdurare nel tempo provocando danni considerevoli alla reintegrazione occupazionale e all’equilibrio psicosociale dell’individuo.

Ulteriormente significative risultano le indagini secondo cui coloro che hanno vissuto simili eventi nefasti riportano nettamente problemi nelle loro performance cognitive, difficoltà sostanziali nella gestione dell’attenzione; "memory loss". Nonché

"incapacità"

– fino al crollo nell’organizzazione delle attività. L’ansia correlata al trauma porta a focalizzare l’attenzione su aspetti emozionali del contesto, sottraendo risorse preziose per l’esecuzione dei compiti quotidiani. Questa interferenza tra emozione e cognizione può gravare ulteriormente sul percorso di recupero e reinserimento. È emerso inoltre che la tendenza al rimuginio mentale si accompagna ad altre disfunzioni cognitive, portando a prestazioni inferiori in compiti che richiedono concentrazione. Queste persone, pur non commettendo molti errori, tendono ad adottare una strategia cauta, sacrificando la velocità a favore della correttezza della risposta. Tutto ciò indica che il quadro clinico post-traumatico non è adeguatamente rappresentato dal grado di invalidità fisica valutato dall’INAIL, rendendo urgente la necessità di criteri di valutazione più completi che includano gli esiti psicologici e cognitivi dell’incidente.

Il trauma, infatti, introduce una “tossina secondaria” nella vita del soggetto, influenzando emozioni, relazioni sociali e il proprio valore professionale. Interventi di sostegno integrati, atti a facilitare il recupero fisico e psicosociale, sono perciò indispensabili per un rientro lavorativo rapido ed efficace, salvaguardando il benessere complessivo del lavoratore.

Glossario:
  • PTSD: sindrome da stress post-traumatico, un disturbo mentale che può svilupparsi dopo aver vissuto o assistito a un evento traumatico.
  • INAIL: Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, ente pubblico italiano preposto a garantire la tutela degli infortuni sul lavoro.
  • EMDR: Eye Movement Desensitization and Reprocessing, una terapia psicologica usata per trattare traumi e stress post-traumatico.

La maniera in cui viviamo le esperienze, specialmente quelle traumatiche come un incidente sul lavoro, non è così diretta e semplice come potremmo pensare. La psicologia cognitiva ci ha insegnato che la nostra mente non è una semplice “registratore” di eventi, ma un complesso elaboratore che interpreta, filtra e dà significato a ciò che accade. Quando subiamo un trauma, la “memoria” di quell’evento può essere frammentata, intrusiva, e non lineare, generando flashback e incubi. Non è la realtà oggettiva a determinarci, ma la nostra interpretazione e il significato che attribuiamo a quell’esperienza. Per questo, un intervento psicologico non mira a “cancellare” l’evento (cosa impossibile), ma a rielaborare la sua rappresentazione mentale, a integrare l’esperienza in modo più funzionale nella nostra storia personale. Questo è un concetto fondamentale: il trauma è un’esperienza che rimane isolata e “non digerita” all’interno della mente, creando un blocco. Tecniche avanzate, come la stimolazione bilaterale utilizzata nell’EMDR, agiscono proprio su questa rielaborazione, facilitando la comunicazione tra diverse aree cerebrali e permettendo all’evento di essere assimilato e “archiviato” correttamente, riducendo la sua capacità di generare sofferenza. Riflettiamo su quanto sia potente la nostra mente nel costruire la realtà che percepiamo e su quanto sia importante prendersene cura, specialmente dopo eventi che scuotono le fondamenta della nostra sicurezza e della nostra identità. La salute umana si articola oltre l’aspetto fisico: essa è profondamente legata alle nostre riflessioni, emozioni e all’interpretazione della realtà; in questo contesto trova spazio la genuina resilienza, intesa come abilità di rivisitare e modificare il nostro racconto interiore.


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