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Trauma indiretto: come proteggere la tua salute mentale nell’era digitale?

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  • Oltre il 50% degli operatori sanitari è affetto da burnout.
  • Il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) è una delle manifestazioni più gravi.
  • Limitare l'esposizione ai media, praticare mindfulness e avere un supporto sociale.

L’esposizione costante e spesso incontrollata a notizie di eventi traumatici, quali incidenti gravi, abusi e atti di violenza, può generare un significativo impatto sulla salute mentale individuale, delineando una condizione nota come trauma indiretto o vicario. Questo fenomeno, lungi dall’essere confinato agli operatori del soccorso o ai testimoni diretti, si estende progressivamente a un pubblico più ampio, influenzato dalla rapidità e pervasività dei mezzi di comunicazione moderni. La continua fruizione di immagini e racconti di sofferenza altrui può, infatti, innescare un processo di cambiamento psicologico che, seppur non direttamente vissuto, produce effetti analoghi a quelli di un trauma primario.

Il trauma indiretto si manifesta quando un individuo, pur non essendo vittima o diretto coinvolto in un evento traumatico, ne diviene testimone oculare o narrativo, assorbendo la sofferenza e i bisogni delle persone colpite. Nella maggior parte dei casi è facile individuare tale fenomeno nei soccorritori professionisti; questi ultimi sono frequentemente soggetti a esperienze atroci legate alla violenza o ai disastri e possono così andare incontro allo sviluppo di unotrauma vicario , minando seriamente il loro equilibrio psicologico. Con il progredire della tecnologia e una sempre maggiore disponibilità delle informazioni sui media, si assiste a un’estensione del problema coinvolgente qualsiasi persona abitualmente sottoposta alla visione di contenuti fortemente inquietanti. Si deve considerare come la naturale predisposizione empatica dell’essere umano possa far sì che ripetute esposizioni ad avvenimenti tragici possano provocargli difficoltà nell’‘elaborazione sana’, convertendo così le sofferenze degli altri in proprie emozioni personali.
Gli effetti derivati dal trauma indiretto sulla salute mentale risultano complessi ed eterogenei; fra gli aspetti più evidenti emergono pensieri intrusivi legati all’‘evento traumatico’, tra cui flashback intensi oppure incubi notturni, incidenti direttamente sul ciclo sonno-veglia senza alcuna tolleranza per gli aspetti emotivi quotidiani. Pertanto, rischia anche lo sviluppo ulteriore della tendenza all’‘isolamento’; ovvero comportamenti da evitare, ciottola attività, situazioni, familiari o persino sentimentali, che riattivano nella mente quei dolorosi ricordi.. Non è raro riscontrare una sensazione di distacco e disinteresse nei confronti degli altri, accompagnata da difficoltà a ricordare aspetti importanti del trauma, un fenomeno spesso definito come “trauma rimosso”. A livello fisiologico, il corpo può reagire con una tendenza all’iperattivazione, manifestata da disturbi del sonno, irritabilità, scatti d’ira, ipervigilanza e, in alcuni casi, comportamenti aggressivi, nervosi o autodistruttivi. I pensieri negativi persistenti, che spesso includono difficoltà a immaginare un futuro sereno, senso di solitudine, depressione e persino pensieri suicidi, rappresentano un segnale d’allarme significativo. Altri sintomi includono sbalzi d’umore, senso di colpa e vergogna, oltre a manifestazioni fisiche come respiro affannoso, tachicardia e nausea.

Il trauma indiretto, pur non essendo di tipo diretto, può innescare una serie di disturbi psicologici rilevanti. Il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) è una delle manifestazioni più gravi, caratterizzato da intrusioni, evitamento e alterazioni negative nelle cognizioni e nell’umore. Il fenomeno del disturbo d’ansia generalizzata (GAD) potrebbe emergere nei soggetti interessati dall’aumento costante dell’ansia accompagnato da preoccupazioni diffuse riguardo eventi non necessariamente legati in modo diretto al trauma vissuto. Un’altra espressione frequente dopo tali esperienze è rappresentata dalla depressione maggiore: i pazienti possono sperimentare stati prolungati di tristezza e una marcata diminuzione dell’interesse verso le normali occupazioni quotidiane. In determinati contesti, si osserva come i traumi indiretti possano avviare lo sviluppo dei disturbi ossessivo-compulsivi (OCD), portando alla formazione di pensieri invadenti o comportamenti ripetitivi; ancor più raramente si possono manifestare disturbi dissociativi dell’identità (DID), soprattutto tra coloro che hanno alle spalle traumi infantili rimasti irrisolti. È cruciale comprendere che l’interpretazione individuale rispetto agli eventi traumatici—sia diretti sia indiretti—è fortemente influenzata dalle specificità personali del soggetto: dalla sua personalità ai percorsi passati fino al supporto sociale accessibile e alle risorse interne presenti nel suo bagaglio esperienziale. Nonostante molti riescano a elaborare strategicamente meccanismi efficienti per affrontare queste sfide mostrando elevati livelli di resilienza, altri potrebbero necessitare inderogabilmente del sostegno specialistico per affrontare tali difficoltà emotive.

Una recente ricerca ha rivelato che oltre il 50% degli operatori sanitari è affetto da burnout e compassion fatigue, con livelli estremamente preoccupanti che toccano l’80% fra gli infermieri [GAM Medical].

L’impatto dei media e la ‘cataclisma emotivo’

La costante esposizione a notizie di eventi traumatici attraverso i media è un fenomeno onnipresente nella società contemporanea, ma il suo impatto sulla salute mentale è ancora largamente sottovalutato. L’espressione “cataclisma emotivo” ben descrive la disorganizzazione interiore che può scaturire da questo tipo di esposizione, trasformando la percezione della realtà e destabilizzando l’equilibrio psicologico. Mentre in passato l’accesso a tali informazioni era più limitato, oggi la digitalizzazione e la proliferazione di piattaforme di informazione rendono quasi impossibile evitare il contatto con narrazioni e immagini di sofferenza globale. Notizie di guerre, attentati, disastri naturali, abusi e violenze familiari si susseguono a un ritmo incessante, e la barriera tra il “qui” e il “lì” si affievolisce, portando il dramma altrui direttamente nelle nostre case, sui nostri smartphone e nelle nostre menti.

Questo flusso ininterrotto di informazioni può generare una sovraccarico emotivo, specialmente in individui con una maggiore sensibilità o con esperienze traumatiche pregresse. In soggetti del genere, anche il più lieve dei traumi può assumere una rilevanza sorprendente; ciò accade quando tale esperienza è reiterata e si accompagna a una sensazione di impotenza. Questo fenomeno trova frequentemente le sue radici in abusi infantili — siano essi maltrattamenti fisici oppure emotivi — o nei contesti di violenza persistente all’interno delle relazioni affettive. Caratteristica distintiva dei traumi è la loro natura continua e ricorrente: essi lasciano segni indelebili che possono durare tutta l’esistenza qualora non vengano opportunamente elaborati. Inoltre, l’esposizione indiretta attraverso i media ha la capacità di risvegliare memorie dolorose preesistenti oppure generare nuove vulnerabilità su basi già fragili.

È fondamentale evidenziare che ciascun individuo reagisce al trauma — sia direttamente sperimentato sia indiretto — in modo intrinsecamente personale. Le peculiarità come la personalità antecedente dell’individuo, le sue esperienze passate significative, la robustezza della rete sociale circostante e le risorse individuali sono determinanti nel plasmare questa reazione emotiva. Alcuni individui riescono ad adottare meccanismi efficaci per far fronte ai propri traumi con resilienza; viceversa, altri potrebbero rimanere schiacciati dal carico emotivo subito, manifestando sintomi che richiedono un intervento professionale specializzato. La società moderna, con la sua tendenza all’iperconnessione, rende imperativo sviluppare una maggiore consapevolezza sui rischi che l’eccessiva esposizione mediatica può comportare per la salute mentale. La sfida consiste nel trovare un equilibrio tra la necessità di essere informati e la protezione del proprio benessere psicologico, imparando a filtrare e gestire il flusso di notizie in modo consapevole e proattivo.

Strategie di coping efficaci
Questa parte del supporto deve includere:
  • Limitazione dell’esposizione ai media.
  • Adotte pratiche di mindfulness e meditazione.
  • Coinvolgimento in attività fisiche.
  • Mantenimento di una rete di supporto sociale.
  • Ricorso a professionisti della salute mentale per una guida.
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  • Interessante notare come l'articolo suggerisca una 'desensibilizzazione strategica'... 🤔...

Strategie di coping e resilienza nell’era digitale

Di fronte all’inesorabile ondata di informazioni traumatiche, diviene imperativo sviluppare strategie di coping efficaci per proteggere la propria salute mentale. Il coping, inteso come l’insieme di sforzi cognitivi e comportamentali che le persone mettono in atto per gestire situazioni stressanti, assume un ruolo centrale nel mitigare gli effetti del trauma indiretto. Tali strategie possono essere classificate in diverse dimensioni, tra cui il distanziamento, che implica il negare l’esistenza del problema o distrarsi da esso, e il supporto sociale, che agisce come un “tampone” contro lo stress.

Una delle strategie più immediate e accessibili è la limitazione dell’esposizione. Non si tratta di ignorare la realtà, ma di selezionare attentamente le fonti di informazione e i tempi di fruizione. Ridurre il tempo trascorso sui social media o sui canali di notizie che diffondono contenuti fortemente traumatici può notevolmente diminuire il carico emotivo. È fondamentale riconoscere che l’ipervigilanza informativa può essere controproducente, alimentando un senso di ansia e impotenza che, anziché informare, paralizza. Sviluppare una consapevolezza critica sui media e la capacità di discernere tra informazione e sensazionalismo è un passo cruciale.

Altre strategie includono l’adozione di pratiche di mindfulness e meditazione, che aiutano a mantenere la calma e a gestire l’ansia, focalizzandosi sul presente anziché lasciarsi travolgere da scenari catastrofici. L’esercizio fisico regolare è un potente antidoto allo stress, rilasciando endorfine che migliorano l’umore e riducono la tensione. Il mantenimento di una rete di supporto sociale solida è altrettanto essenziale: parlare delle proprie preoccupazioni con amici, familiari o gruppi di sostegno può alleggerire il peso emotivo e fornire prospettive diverse. I bambini, ad esempio, reagiscono all’esposizione di immagini e notizie stressanti sviluppando resilienza e strategie di coping, facendo perno proprio sulla rete di supporto fornita da genitori e adulti di riferimento.

Per coloro che si sentono sopraffatti, il ricorso a un professionista della salute mentale è una risorsa preziosa. Come per ogni trauma, la terapia può offrire strumenti e tecniche specifiche per elaborare le esperienze indirette e rafforzare la resilienza. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e l’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) sono approcci che si sono dimostrati particolarmente efficaci nel trattamento dei disturbi legati al trauma, inclusi quelli di natura indiretta. Il terapeuta, a sua volta, deve essere consapevole dei propri vissuti traumatici per svolgere al meglio il lavoro di cura, adottando le proprie strategie di coping. È un processo continuo di apprendimento e adattamento, in cui il sostegno professionale diventa un faro per navigare le acque tempestose dell’informazione contemporanea.

Strategie di coping efficaci per il trauma vicario
Strategia Descrizione
Limitazione dell’esposizione Selezionare fonti di informazione e gestire il tempo di fruizione.
Mindfulness Tecniche orientate al mantenimento della tranquillità interiore e della concentrazione attiva.
Esercizio fisico Coinvolgersi in pratiche di movimento per promuovere una sensazione di benessere psico-emotivo e alleviare tensioni.
Supporto sociale Confrontarsi con persone care può contribuire a smorzare i pesi affettivi.
Supporto professionale Cercare assistenza presso uno psicoterapeuta esperto.

Navigare le complessità della psiche umana: una prospettiva olistica

La questione del trauma indiretto impone uno sguardo critico sull’intima connessione fra la nostra psiche individuale e il vasto panorama degli eventi mondiali. Questo fenomeno trascende un mero assorbimento passivo; costituisce piuttosto una dinamica complessa dove entrano in gioco esperienze precedenti, vulnerabilità personali e meccanismi difensivi fondamentali. La psicologia cognitiva, d’altro canto, sottolinea come le modalità interpretative mediante le quali attribuiamo significato agli avvenimenti esterni influenzino significativamente le nostre reazioni emotive; perciò assistere a notizie traumatiche può generare modelli disfunzionali nel pensiero della persona: ad esempio, catastrofizzazioni, ipergeneralizzazioni o attuazione della personalizzazione, tutte condizioni capaci d’intensificare il malessere.

In tale contesto emerge come utile concetto dell’psicologia comportamentale avanzata la desensibilizzazione sistematica, impiegata terapeuticamente per affrontare fobie e ansie tramite esposizioni successive pianificate allo stimolo temuto. È importante chiarire che sebbene ciò non faccia riferimento all’ormai noto “trauma fobico”, anche un’esposizione prolungata alle informazioni traumatiche può produrre nei soggetti effetti collaterali inattesi: si manifesta talvolta una sorta di anestesia emotiva da ripetuta esposizione; viceversa c’è anche chi sviluppa una sensibilità crescente che lo porta ad essere ancora più esposto alla fragilità psichica. Comprendere questo processo offre un ulteriore strumento per intervenire, promuovendo una “desensibilizzazione strategica” che aiuti a gestire l’impatto emotivo senza cadere nell’indifferenza o nella sopraffazione. Questa prospettiva ci invita a considerare non solo cosa vediamo, ma come lo elaboriamo, e a sviluppare una consapevolezza metacognitiva sulle nostre reazioni.

Cosa possiamo imparare da tutto questo? In un mondo in cui le informazioni viaggiano alla velocità della luce, è essenziale coltivare una sorta di igiene mentale proattiva. Non possiamo isolarci completamente, né dovremmo farlo, poiché la consapevolezza del mondo è parte integrante del nostro essere cittadini. Tuttavia, possiamo imparare a “dosare” la nostra esposizione, a “filtrare” le informazioni con occhio critico e a “radicarci” nelle nostre risorse interne ed esterne. La resilienza non è l’assenza di dolore, ma la capacità di attraversarlo, di apprenderne e di riemergere con una maggiore comprensione di sé e del mondo. È un invito a riscoprire la nostra agency, la nostra capacità di scegliere come reagire, di non essere meramente spettatori passivi ma attori consapevoli nella salvaguardia del nostro benessere psicologico. In fondo, la nostra mente è uno spazio sacro, e come tale merita cura, protezione e rispetto, specialmente di fronte alle incessanti sfide del vivere contemporaneo.

Glossario:
  • Trauma Indiretto: Uno stress psicologico causato dall’esposizione continua a eventi traumatici altrui.
  • Resilienza: La capacità di riprendersi da situazioni difficili.
  • PSDT: Disturbo da Stress Post-Traumatico, una condizione psicologica che può derivare da eventi traumatici.

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