Incidente a viale Beverora: come affrontare il trauma psicologico?

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  • Ogni anno, circa 50 milioni di persone subiscono incidenti stradali non mortali a livello globale.
  • Tra il 15% e il 45% dei sopravvissuti sviluppa il disturbo post-traumatico da stress (PTSD).
  • Nel 2023, in Svizzera, sono stati registrati oltre 18.000 incidenti stradali con lesioni.

Incidente in Viale Beverora: un focus sulla fragilità della memoria post-trauma

Recentemente si è verificato un episodio inquietante che ha interrotto l’ordinaria serenità di Viale Beverora a Piacenza; questo evento rimarca nuovamente l’esposizione ai pericoli per pedoni e ciclisti all’interno del contesto urbano. Poco tempo fa, infatti, un ciclista è stato colpito mentre tentava di attraversare la carreggiata in prossimità delle marcature pedonali. Il violento impatto gli ha causato serie ferite sia alla testa che alla spalla, necessitando quindi il ricovero urgente presso il pronto soccorso cittadino. Tale accadimento segue una vicenda analoga avvenuta circa due anni orsono sullo stesso tratto stradale, dove anche allora si assistette al travolgente investimento di un ciclista impegnato nell’attraversamento regolare sui segni bianco-rossi a terra; questo ridesta l’attenzione su temi cruciali come la sicurezza nelle vie urbane, oltre alle sconvolgenti implicazioni psicologiche, troppo spesso ignorate dai più. Incidenti come questi avvengono con sorprendente frequenza: globalmente sono calcolati intorno ai 50 milioni gli individui colpiti da incidenti stradali senza esito fatale ogni anno; queste realtà richiederebbero indubbiamente uno scrutinio più intenso rispetto a quello tipicamente dedicato esclusivamente alle ferite corporee patite durante le collisioni. La narrazione mediatica tende a focalizzarsi quasi esclusivamente sugli aspetti immediati dell’incidente, come la dinamica o l’entità delle ferite visibili, trascurando il complessivo impatto sulla psiche umana.

Le ripercussioni psicologiche di un incidente stradale possono essere devastanti e persistenti, influenzando profondamente la qualità della vita degli individui. Anche chi riporta lesioni lievi può sviluppare condizioni psicologiche complesse. Tra le conseguenze più comuni figurano il disturbo da stress post-traumatico (PTSD), stati depressivi e ansiosi generalizzati. Questi disturbi non emergono necessariamente in soggetti già vulnerabili, ma possono colpire chiunque, indipendentemente dalla pregressa qualità della vita. La ricerca ha dimostrato che già un mese dopo l’evento traumatico, i sopravvissuti possono manifestare compromissioni funzionali e cognitive, oltre a una marcata diminuzione della qualità della vita. La durata dell’ospedalizzazione, la necessità di interventi chirurgici, il percorso riabilitativo e la perdita di coscienza giocano un ruolo predittivo sull’entità di queste conseguenze. Tuttavia, il dolore cronico derivante dalle lesioni fisiche si configura come il principale predittore dell’esito psicologico post-incidente. La consapevolezza di questi legami è fondamentale per un approccio olistico alla cura delle vittime, che non si limiti alla sola dimensione somatica, ma abbracci anche il benessere mentale.

Statistiche Recenti Nel 2023, a livello mondiale, oltre 18.000 incidenti stradali con danni corporali sono stati registrati in Svizzera, evidenziando l’urgenza di un approccio integrato alla cura delle vittime.
[Fonte: AXA]

Il disturbo da stress post-traumatico: un’ombra persistente

La condizione nota come disturbo da stress post-traumatico (PTSD) costituisce un grave problema psichiatrico ampiamente riconosciuto a livello mondiale; essa si presenta frequentemente come risposta psicologica a eventi caratterizzati da un elevato carico emotivo negativo – ad esempio gli incidenti automobilistici. Il contatto con esperienze che comportano il rischio mortale oppure ferite severe a sé stessi o ad altri porta alla manifestazione di molteplici sintomi che possono alterare drasticamente il normale svolgimento della vita.

Questi segni clinici associati al PTSD sono divisi in quattro categorie primarie ciascuna delle quali evidenzia specifiche espressioni patologiche. Tra queste spiccano i sintomi intrusivi, facilmente identificabili: includono ripetuti pensieri non desiderati sull’evento traumatico originario; inoltre compaiono flashback intensi e sogni disturbanti legati alla tragedia vissuta. Le persone affette hanno la sensazione di rivivere l’evento drammatico in tempo reale e potrebbero avvertire un’immediata paura anche quando non ci sono effettive minacce presenti nel loro ambiente circostante. Tali flashback riescono talvolta ad alterare radicalmente l’equilibrio percettivo delle vittime del trauma stesso. Un’altra categoria significativa è rappresentata dai sintomi di evitamento, i quali emergono come tentativi – solitamente involontari – volti all’allontanamento dalla memoria dolorosa dell’esperienza traumatica subita. Ciò include l’evitare luoghi, persone, attività o persino conversazioni che richiamano l’incidente. Questo comportamento può limitare drasticamente la libertà personale, spingendo le vittime a rinunciare a routine quotidiane, come guidare o frequentare determinati luoghi, pur di non confrontarsi con il dolore. Un ciclista investito potrebbe, ad esempio, sviluppare un’intensa paura nel ripercorrere Viale Beverora o persino nell’utilizzare nuovamente la bicicletta.

Le alterazioni cognitive e umorali sono un altro aspetto cruciale del PTSD. Queste possono manifestarsi come stati depressivi persistenti, marcati sensi di colpa (spesso irrazionali) per l’accaduto, o un senso di distacco emotivo dagli altri e dalle attività che prima erano fonte di piacere. La mente della persona traumatizzata può essere assalita da pensieri catastrofici, una visione pessimistica del futuro e una spiccata irritabilità con conseguenti scoppi d’ira immotivati. Questi repentini cambiamenti d’umore possono tradursi in aggressività auto o eterodiretta, danneggiando le relazioni interpersonali e il benessere generale. Infine, l’alterazione della reattività si manifesta con un’iper-attivazione del sistema nervoso centrale. I soggetti possono sperimentare problemi cronici di insonnia, ipervigilanza (una costante sensazione di essere in allerta, anche in ambienti sicuri) e una reazione di allarme esagerata a stimoli improvvisi, come rumori forti o movimenti inaspettati. Questa condizione di costante tensione può esaurire le risorse fisiche e mentali, rendendo difficile il riposo e il recupero. Spesso, il PTSD può coesistere con disturbi dissociativi, includendo episodi di depersonalizzazione (sentirsi staccati dal proprio corpo) o derealizzazione (sentire che il mondo circostante non è reale), complicate forme di risposta allo shock.

Incidenza del PTSD Si stima che dal 15% al 45% dei sopravvissuti a un incidente stradale possa sviluppare un disturbo post-traumatico da stress (PTSD), di cui è fondamentale garantire il riconoscimento e il trattamento tempestivo.
[Fonte: Guida Psicologi]
Glossario:
  • PTSD: Disturbo da Stress Post-Traumatico, condizione psichiatrica che si verifica dopo eventi traumatici, come incidenti stradali.
  • Flashback: Rivivere un’esperienza traumatica come se la si stesse vivendo nuovamente in quel medesimo momento.
  • Disassociazione: Condizione in cui l’individuo percepisce una separazione dalla propria identità o dall’ambiente che lo circonda.

La psicologia del trauma e la rielaborazione della memoria Autobiografica

L’episodio occorso su Viale Beverora trascende il mero aspetto fisico: esso rappresenta un trauma psicologico, lasciando segni indelebili nella coscienza individuale degli astanti. L’ambito della psicologia del trauma ci invita ad esplorare i meccanismi attraverso cui gli individui assimilano eventi così sconvolgenti. Con particolare riguardo all’approccio cognitivo-comportamentale, emerge chiaramente che il processo mnemonico in seguito a incidenti stradali non agisce da archivio imparziale; al contrario, è soggetto a distorsioni cognitive. Di fronte alla necessità psichica d’autoprotezione contro dolori insostenibili, il cervello tende infatti a frazionare le memorie: taluni elementi possono venir selezionati con intensità disparata oppure ribaltati in significato dalle immagini residue collegate all’episodio traumatico stesso. Tale fenomeno è definito mediante i termini processi dissociativi, comportando talvolta percezioni alterate della realtà ed estraneità rispetto ai vissuti avvenimenti; tutto ciò complica ulteriormente l’integrazione dei fatti accaduti nell’identità personale dell’individuo coinvolto. In questa ottica complessa si presenta quindi la memoria autobiografica: essa diventa un’arena conflittuale in cui miriadi di esperienze dolorose collidono con le esigenze inerenti alla coerenza narrativa interna delle persone stesse, generando pertanto disorientamento e angoscia esistenziale nel tessuto identitario.

È in questo contesto che emerge l’importanza di un supporto psicologico adeguato. Studi scientifici hanno dimostrato che un intervento precoce può fungere da predittore di una migliore salute mentale e prevenire lo sviluppo del PTSD. La mancanza di tale supporto, purtroppo ancora diffusa tra le vittime di incidenti, aggrava il rischio di conseguenze durature. Tra le terapie più efficaci per la rielaborazione dei ricordi traumatici figura l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). Questa tecnica, basata sulla stimolazione bilaterale alternata (oculare, tattile o acustica), permette al cervello di rielaborare il ricordo traumatico da un punto di vista emotivo, riducendone il carico affettivo negativo.

Linee Guida Psicologiche L’EMDR è molto efficace, dimostrando una riduzione significativa dei sintomi del PTSD in numerosi studi clinici, a dimostrazione della sua validità nel trattamento del trauma psicologico.

Un percorso di consapevolezza e resilienza

In seguito a eventi traumatici quali gli incidenti stradali, l’impatto non si limita alle ferite fisiche: essi influiscono anche in modo profondo sulla psiche dell’individuo. La memoria autobiografica e il senso dell’identità subiscono modifiche significative a causa delle alterazioni provocate dal trauma stesso. Analizzando questo fenomeno attraverso la lente della psicologia cognitiva emerge che l’elaborazione mentale può risultare compromessa; anziché trattenere i ricordi con linearità e coerenza, viene più comunemente alla luce un mosaico confuso composto da frammenti sconnessi o da flashback involontari; una situazione ben evidenziata nel racconto relativo al ciclista sul Viale Beverora. Non consideriamo tali manifestazioni come indici di fragilità: esse rappresentano piuttosto una risposta naturale del cervello a circostanze considerate minacciose per l’esistenza stessa. Infatti, l’organismo attiva meccanismi protettivi; dunque, lo stato d’allerta aumenta mentre le funzioni cognitive sono riorganizzate secondo necessità immediate legate alla sopravvivenza stessa piuttosto che all’efficace stoccaggio mnestico.

Dalla prospettiva comportamentale si osserva infine che individui soggetti a traumi possono adottare dei comportamenti di evitamento, decidendo ad esempio di evitare percorsi notoriamente associati al dolore vissuto – nel nostro caso evitando la zona Viale Beverora – o incorrendo nell’ipervigilanza: approcci difensivi contro possibili minacce ambientali che, sebbene offrano protezione immediata, rischiano fortemente nei termini dell’insorgere cronicizzato del malessere, impedendo ogni reale possibilità d’intervento terapeutico verso una completa guarigione. L’obiettivo della terapia non è “dimenticare” l’incidente, ma piuttosto aiutare l’individuo a rielaborare il ricordo in modo adattivo, integrando l’esperienza traumatica nella propria narrativa di vita senza che essa continui a dominare il presente. È fondamentale riconoscere che la forza interiore non risiede nel non provare dolore, ma nella capacità di attraversarlo e di uscirne rafforzati. La resilienza, la capacità di riprendersi dalle avversità, non è innata ma può essere costruita e rafforzata attraverso un percorso di autoconoscenza e supporto professionale. Ogni passo compiuto, ogni piccola vittoria sui ricordi intrusivi o sui comportamenti di evitamento, contribuisce a riaffermare il controllo sulla propria vita. Comprendere questo meccanismo può essere il primo passo verso la scoperta di strumenti utili per affrontare e superare le conseguenze più intime e personali di un evento traumatico.

Risorse Aggiuntive In caso di difficoltà, è consigliabile cercare supporto psicologico professionale e informarsi sulle tecniche terapeutiche come l’EMDR, che hanno dimostrato efficacia nel trattamento dei traumi.
Glossario
  • Rielaborazione del trauma: Processo di confronto e integrazione dell’esperienza traumatica per affrontarne gli effetti psicologici.
  • Resilienza: Capacità di una persona di riprendersi da situazioni difficili e di adattarsi positivamente.


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