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Salute mentale giovanile: L’allarme post-pandemia in Italia e le strategie del CEIS

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  • Dopo il covid, aumento del 25% dei casi di ansia/depressione (fonte: OMS).
  • 16 milioni di italiani colpiti da disturbi psicologici, +6% rispetto al 2022.
  • Ricoveri psichiatrici giovanili a Genova +37%, prime visite +41% (vs 2022).

L’impatto trasformativo della pandemia sulla salute mentale giovanile in Italia

In Italia, attualmente si assiste a una crescente crisi riguardante la salute mentale dei giovani; una situazione acuita dall’eredità della pandemia da COVID-19. Il problema del disagio psicologico fra gli adolescenti era già emerso con preoccupazione da circa quindici anni su scala internazionale; infatti, il numero significativo degli accessi ai servizi d’emergenza per pensieri suicidari e il tasso crescente di suicidi adolescenziali negli Stati Uniti tra il 2007 e il 2015 ne sono testimoni chiari. Tuttavia, le recenti circostanze legate alla pandemia hanno svolto un ruolo decisivo nel propagare questa condizione critica. Diverse testimonianze unite ad analisi statistiche delineano uno scenario allarmante: l’isolamento forzato, la scomparsa delle routine sia sociali che educative e l’incertezza rispetto al futuro hanno generato un forte incremento in termini d’ansia clinica, depressione e altre problematiche comportamentali. Nella nostra nazione risulta che siano stati coinvolti approssimativamente 9 milioni di bambini e adolescenti, i quali hanno dovuto affrontare cambiamenti radicalmente sfavorevoli nei propri contesti esistenziali relazionali. A livello mondiale si registra inoltre un preoccupante aumento del 25% dei casi legati ad ansia o depressione, chiaramente imputabili alle ripercussioni emotive derivanti dalla crisi pandemica. [Fonte: OMS]. I dati provenienti dalle statistiche nazionali mettono in evidenza una situazione allarmante: ben 16 milioni di individui, residenti in Italia, risultano colpiti da diverse forme di disturbi psicologici; ciò rappresenta un significativo incremento del 6% rispetto all’anno precedente (2022). Le fasce maggiormente vulnerabili appaiono essere i giovani adulti insieme alle donne. Specificamente in certe aree regionali come la Calabria si osservano addirittura aumenti che toccano il 40%, riguardanti l’emergere dell’ansia e della depressione tra i più giovani nell’era post-pandemia COVID-19. Questa realtà risulta sconcertante poiché indica una fragilità nei confronti dei principali trend sociali (megatrend sociali) che caratterizzano questi tempi moderni; fenomeni quali l’ampliamento delle disuguaglianze fra generazioni diverse, lo sregolamento provocato dai social media digitalizzati ed inoltre le preoccupazioni legate a scenari professionali instabili contribuiscono ad accrescere tale problematica nella gioventù italiana. Di fatto gli adolescenti sembrano fungere da “indicatore” delle tensioni socioculturali contemporanee; essendo spesso portatori del loro malessere sotto forma di crisi emotive ricorrenti o episodi impulsivi non controllati accompagnati anche da disturbi alimentari, oltre ad attitudini autolesioniste molto gravi. L’inizio dell’insorgere delle patologie mentali pare raggiungere apice intorno ai 15 anni, considerando che risulta che il 63-75% delle prime manifestazioni avvenga entro il compimento dei 25 anni. [Rapporto Salute Mentale, Ministero della Salute]. L’insorgere anticipato di questa condizione compromette in modo significativo il sistema neuropsichico, mettendo in evidenza la fondamentale necessità di diagnosi e interventi immediati al fine di scongiurare evoluzioni che possono risultare severamente invalidanti.

Emergenza e nuove manifestazioni del disagio giovanile

L’accresciuta incidenza delle difficoltà legate alla salute mentale fra i più giovani ha generato una crescente richiesta nei servizi dedicati. I dati provenienti dalla ASL genovese nel corso del 2022 rivelano ad esempio che vi è stato un aumento pari al 37% dei ricoveri per individui sotto i ventisette anni all’interno dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura se confrontati con il precedente anno; analogamente, le prime visite presso i Centri di Salute Mentale hanno registrato uno spettacolare sorpasso dell’41%, raggiungendo persino il 66%, considerato il confronto col lontano 2019. Inoltre, l’ammontare totale delle prestazioni erogate a tale gruppo anagrafico ha visto crescere la sua incidenza rispettivamente del 34%, rispetto sempre al biennio passato e dell’eccezionale 94%, mirando dunque a quello che era nel rimembrato anno da cui tutto ebbe origine. Anche le proiezioni per il corrente anno segnalano ulteriormente tale andamento positivo: nell’ambito della nuova utenza giovanile si prevede infatti una crescita aggiuntiva pari a +13%; non di meno è la previsione su tutte le prestazioni generali già stimate dall’inizio dell’anno con un incremento fissato in +18,3%. [Fonte: Openpolis]. Il contesto attuale presenta l’insorgere di nuovi tipi d’inquietudine psicologica, frequentemente non ancora diagnosticati a livello clinico ma capaci d’indurre una fragilità evidente nella gioventù. Riguardo a questa problematica emergente possiamo parlare della “sindrome da deficit della percezione delle gratificazioni”, la quale porta gli adolescenti a sperimentare noia intensa e una spinta verso esperienze estreme; oppure ci imbattiamo nella “sindrome amotivazionale”, definita anche “desertificazione emozionale”, caratterizzata dalla difficoltà nell’interpretare correttamente le emozioni altrui ed evidenziando un’interazione sociale precaria accompagnata da bassa tolleranza nei confronti della frustrazione; infine c’è la “sindrome del problematico adattamento sociale” contrassegnata dall’ansia nelle relazioni pubbliche e dalla sensazione diffusa d’inadeguatezza personale. Queste dinamiche risultano correlate ad atteggiamenti rischiosi quali il binge drinking, uso scorretto delle sostanze e assunzioni irresponsabili d’antidepressivi privi di ricetta medica. Significativamente preoccupanti sono i dati riguardanti le sostanze stupefacenti artificiali estremamente potenti: pur avendo registrato un lieve abbassamento dell’uso globale delle droghe fra i giovani nel 2024 (in base ai risultati riportati nella Relazione annuale al Parlamento), emerge allarmante un incremento nello sfruttamento della cannabis ad alta potenza, con concentrazioni di Thc aumentate quadruplicate rispetto al 2016; accanto a ciò vediamo crescere drammaticamente i tassi di mortalità per overdose legati alla cocaina fino ai livelli già allarmanti dell’eroina per effetto della diffusione del crack stesso. Il mercato delle “nuove sostanze psicoattive” (NPS), spesso vendute sul web, rappresenta una minaccia significativa a causa della percezione errata di minor rischio e della loro elevata pericolosità, che può portare a gravi quadri psichiatrici e al decesso. Altri fenomeni come l’Hikikomori (isolamento sociale autoimposto) e l’uso problematico dei social media (cyberbullismo, sexting, ricerca spasmodica di approvazione e sfide online) evidenziano ulteriormente la complessità del disagio contemporaneo, con un aumento sempre più frequente di comportamenti autolesionistici non suicidari, come il self-cutting, spesso un tentativo, pur fallimentare, di gestire la disregolazione emotiva.

A conceptual and artistic representation of a young person in distress surrounded by geometric shapes representing mental health challenges and the pandemic. Clean, geometric lines emphasize vulnerability.

Strategie e sfide nell’approccio alla salute mentale giovanile

Di fronte a questa emergenza, emerge l’urgenza di risposte adeguate e mirate. Orgogliosamente impegnato su questo fronte è il CEIS (Centro di Solidarietà), come il CEIS “Bianca Costa” e CEIS Genova, che da decenni opera nel campo delle dipendenze e del disagio. Enrico Costa, anima di uno di questi centri, sottolinea come la salute mentale giovanile sia un’urgenza che chiede ascolto, vicinanza e risposte adeguate, poiché troppe volte si incontrano indifferenza e impreparazione. Il CEIS ha lanciato progetti innovativi come “Gen Z”, una carta dei servizi che delinea un approccio integrato per i minori. Le linee di indirizzo nazionali, prodotte dalla Conferenza Stato Regioni, richiedono percorsi diagnostici e terapeutici trasversali, basati su evidenze scientifiche, personalizzati e partecipativi, che differenzino l’intensità di cura.

Statistiche recenti: Nel 2024, oltre 16 milioni di italiani lamentano disturbi psicologici di media e grave entità, con un incremento del 6% rispetto al 2022. La fascia giovanile risulta essere particolarmente esposta, con una significativa incidenza del 49,4% di individui che evidenziano manifestazioni di ansia o depressione in seguito all’esperienza pandemica. [Fonte: Unicusano]. Il modello globale proposto dallo psichiatra australiano Patrick McGorry è messo in pratica all’interno dell’Orygen Youth Health Centre nel Victoria ed ha l’intento fondamentale di annullare la separazione che esiste fra neuropsichiatria infantile e psichiatria rivolta alla fascia 15-24 anni. Tale iniziativa intende realizzare un approccio maggiormente adeguato alle esigenze distintive dei giovani. Ciononostante, sul territorio italiano, la situazione presenta notevoli disparità: solo nel 45% delle regioni italiane, infatti, sono attivi protocolli precisi riguardanti l’integrazione tra Servizi NPIA e DSM nella gestione delle emergenze psicologiche adolescenziali; sorprendentemente, il 60% resta privo di una struttura organizzativa appropriata per i quadri critici della fase evolutiva. [Fonte: Rapporto Salute Mentale, Ministero della Salute]. I trattamenti sanitari spesso si presentano come discontinui e frammentati, complicando così la possibilità di assicurare un accesso equo ai vari servizi. Le difficoltà derivanti dalla carenza di risorse adeguate, assieme alla necessità di ristrutturare gli assetti organizzativi dei servizi, costituiscono le principali sfide da affrontare per garantire una risposta coerente ed efficiente su scala nazionale.

Sguardi sul domani: la necessità di un approccio integrato

Attualmente stiamo vivendo quella che potrebbe essere definita una “quarta ondata della pandemia”, non riferita alla diffusione virale bensì all’insieme delle sue implicazioni psicologiche; si tratta di un fenomeno prolungato potenzialmente devastante il cui costo sarà notevole se non verrà gestito con urgenza ed efficacia. L’ambito della salute pubblica è ora sollecitato a intraprendere approfondite riflessioni accompagnate da azioni sinergiche. Si rivela quindi essenziale sostenere lo sviluppo di una psicologia cognitiva, capace di guidare i più giovani nella ristrutturazione dei loro pensieri disfunzionali incrementando la loro flessibilità mentale—un fattore imprescindibile in questo periodo caratterizzato da rapidi cambiamenti. In aggiunta, gli approcci propri della psicologia comportamentale, fra cui spiccano pratiche come l’esposizione graduale o l’attivazione comportamentale stessa, risultano fondamentali per contrastare meccanismi di evitamento abituali sia nel contesto sociale sia nell’ambiente scolastico.

Non possiamo trascurare nemmeno le conseguenze generate dai traumi; questi ultimi—inclusi quelli indiretti o collettivi provocati da eventi pandemici—tendono significativamente ad alterare la nostra percezione circa sicurezza e stabilità quotidiana. Risulta quindi necessario integrare il tema della salute mentale in tutte le dimensioni dell’esperienza comunitaria: dal sistema educativo fino al tessuto relazionale circostante. In questa prospettiva, la medicina correlata alla salute mentale non può limitarsi alla farmacologia, ma deve abbracciare approcci olistici e interdisciplinari. A un livello più avanzato, la psicologia dei sistemi complessi ci insegna che il disagio giovanile non è solo un problema individuale, ma il sintomo di un sistema socio-culturale in disequilibrio.

Glossario:

  • Hikikomori: fenomeno di isolamento sociale autoimposto, comune tra i giovani.
  • PTSD: disturbo post-traumatico da stress, conseguente a eventi traumatici.

Le interconnessioni tra fattori economici, tecnologici, educativi e relazionali creano un “campo” di influenza che può facilitare o ostacolare il benessere. La sfida è quella di intervenire su differenti livelli, dal micro (l’individuo e la famiglia) al macro (le politiche sociali e l’ambiente digitale), per costruire una resilienza collettiva. Dunque, non si tratta solo di curare, ma di prevenire, educare e creare ambienti che nutrano il benessere psicologico fin dall’infanzia, consentendo ai giovani di sviluppare le competenze emotive e sociali necessarie per affrontare le incertezze del futuro. È un dovere morale e una responsabilità sociale difendere la dignità delle persone, incoraggiare il loro futuro e aiutarle a ritrovare se stesse o, comunque, a dotarle degli strumenti necessari per un percorso di vita sano. La cura è un atto di coraggio e di speranza, un investimento nel capitale umano del nostro paese che richiederà un impegno costante e una visione a lungo termine.

A group of diverse young people sitting in a park, engaging in conversation while showing expressions of empathy and support, creating a sense of community and well-being.
A young person sitting at a cluttered desk at home, overwhelmed by schoolwork and notifications on a computer, reflecting the pressures of academic and social life.

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