Salute mentale giovanile: strategie urgenti per contrastare il disagio

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  • Aumento del 37% dei ricoveri psichiatrici giovanili nell'ASL 3 nel 2022.
  • I nuovi accessi ai servizi territoriali sono aumentati del 13% nel 2024.
  • L'età media di insorgenza delle patologie mentali è intorno ai 15 anni.

La salute mentale dei giovani è diventata una questione di primaria importanza, un’urgenza che non può più essere ignorata. Un numero crescente di giovani si trova a combattere con un disagio profondo, spesso celato dietro silenzi carichi di significato. Questo grido di aiuto inespresso richiede ascolto, comprensione e risposte adeguate, ma troppo spesso si scontra con l’indifferenza, la solitudine e l’impreparazione di chi dovrebbe offrire supporto.

Enrico Costa, figura di spicco del Ceis “Bianca Costa”, sottolinea come prendersi cura della salute mentale, specialmente tra i più giovani, non sia solo una responsabilità sociale, ma un vero e proprio dovere morale. Significa difendere la dignità di ogni individuo, incoraggiare il loro futuro e aiutarli a ritrovare se stessi, fornendo gli strumenti necessari per un percorso di vita sano ed equilibrato.

L’Onda Lunga del Disagio Giovanile: Un’Analisi Approfondita

Rocco Luigi Picci e Selene Cammarata, esperti del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’ASL 3 Genovese, evidenziano come le difficoltà affrontate dai giovani siano strettamente connesse ai mutamenti sociali, culturali ed economici che caratterizzano la nostra epoca. La pandemia di Covid-19 ha agito da catalizzatore, amplificando fragilità preesistenti e portando a un aumento dei livelli di stress, ansia e depressione.

Le misure di lockdown e distanziamento sociale hanno imposto ai giovani un isolamento forzato, la perdita dei contatti con i coetanei e con figure adulte di riferimento, nonché la difficoltà di gestire la quotidianità in un contesto di incertezza e precarietà. Nel contesto italiano, circa nove milioni di minori e adolescenti hanno dovuto affrontare profonde alterazioni nei loro contesti di vita, nelle consuetudini quotidiane e nelle proprie relazioni sociali, educative e affettive.
Tuttavia, è fondamentale sottolineare che il disagio giovanile non è un fenomeno esclusivamente legato alla pandemia. Già da almeno un quindicennio, l’infanzia e l’adolescenza stavano attraversando una crisi senza precedenti nel campo della salute mentale. Negli Stati Uniti, per esempio, le ammissioni al pronto soccorso dovute a pensieri suicidi sono quasi duplicate tra il 2007 e il 2015, passando da 580.000 a 1,12 milioni di casi. Nello stesso lasso di tempo, i decessi per suicidio tra i giovani di età compresa tra i 10 e i 19 anni sono cresciuti del 56%, divenendo la seconda causa di mortalità in questa fascia demografica.

Questi dati allarmanti evidenziano un declino costante della salute mentale dei giovani nelle ultime due decadi, un fenomeno complesso e multifattoriale. Tra le cause principali, vengono indicati l’incremento delle diseguaglianze intergenerazionali, la disregolazione dei social media, il cosiddetto “furto salariale” e l’incertezza del futuro lavorativo. I ragazzi, manifestando disagi emotivi, perdita di controllo sugli impulsi, stati d’ansia, depressione e disturbi alimentari, sono divenuti “indicatori sensibili del nostro tempo”, palesando le sofferenze e le problematiche di una società in difficoltà.

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Nuove Forme di Disagio: Sintomi di una Società in Evoluzione

Le malattie mentali, più di altre, si trasformano con i tempi e il clima socioculturale. Nella fascia d’età giovanile, sono state riscontrate nuove manifestazioni di disagio o forme inedite rispetto al passato, strettamente connesse a emergenze sociali e ambientali. Si tratta di situazioni limite, spesso inizialmente poco evidenti, che rendono gli adolescenti particolarmente suscettibili allo sviluppo di problematiche psichiatriche.

Tra queste nuove forme di disagio, spiccano la “sindrome da deficit della percezione delle gratificazioni” (caratterizzata da suscettibilità alla noia, ricerca del nuovo e bisogno di sensazioni forti), la “sindrome amotivazionale” o “desertificazione emozionale” (difficoltà a decodificare i propri stati emotivi e quelli altrui, scarsa tolleranza alla frustrazione, ridotto senso di responsabilità e legami affettivi labili) e la “sindrome da problematico adattamento sociale” (tendenza all’ansia sociale, difficoltà di adattamento al nuovo e senso di inadeguatezza).

Tali sindromi si palesano attraverso una serie di comportamenti allarmanti, tra cui il ricorso al consumo eccessivo di alcol (binge drinking), l’uso di sostanze stupefacenti e l’assunzione di psicofarmaci senza prescrizione, il tutto in una ricerca compulsiva di sensazioni estreme. Si osserva anche un crescente ritiro sociale (la sindrome di Hikikomori), un impiego problematico dei social media (che include dipendenza da internet, cyberbullismo, sexting e un’ossessiva ricerca di approvazione online) e la partecipazione a sfide online rischiose. Inoltre, sono sempre più frequenti gli atti di autolesionismo non letali, come il self-cutting, interpretati come vani tentativi di gestire la disregolazione emotiva.

Le problematiche neuropsichiatriche che colpiscono l’infanzia e l’adolescenza rappresentano una rilevante questione di sanità pubblica, interessando fino al 20% della popolazione tra i 0 e i 17 anni. L’età media di insorgenza delle patologie mentali raggiunge il suo culmine intorno ai 15 anni, con il 63-75% dei casi che si manifestano entro i 25 anni. L’esordio di una psicopatologia in età evolutiva compromette lo sviluppo neuropsichico del minore, comportando in numerosi casi una disabilità talvolta severa. Da qui deriva l’essenziale importanza di diagnosi e interventi tempestivi, al fine di scongiurare il rischio di progressioni invalidanti e ingravescenti, con costi incalcolabili in termini psicologici, sociali ed economici per l’individuo, la famiglia e l’intera società.

L’aumento delle richieste di supporto per disturbi psichiatrici in età evolutiva si evidenzia con un incremento negli accessi ai pronto soccorso e nei ricoveri ospedalieri; un aumento delle domande di cura ai servizi territoriali (Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Centri di Salute Mentale e Servizi per le Dipendenze); un maggior numero di inserimenti in strutture residenziali a scopo terapeutico e socio-educativo; e un incremento delle richieste di collaborazione indirizzate ai servizi sanitari da parte di istituzioni scolastiche, servizi sociali ed enti locali.

Nel 2022, nell’ASL 3, i ricoveri di individui con meno di 27 anni presso i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura avevano già registrato un aumento del 37% rispetto al 2021, e le prime visite nei Centri di Salute Mentale avevano mostrato un incremento del 41% rispetto al 2021 e del 66% rispetto al 2019. Le prestazioni complessive erogate a questa fascia d’età erano cresciute del 34% rispetto al 2021 e addirittura del 94% rispetto al 2019, l’anno precedente alla pandemia. I dati relativi al 2024 confermano la tendenza all’aumento riscontrata negli anni recenti, sia per quanto riguarda i nuovi accessi territoriali (+13% di nuovi giovani utenti in confronto al 2023), sia per le prestazioni complessive (+18,3%).

Un elemento che acuisce la criticità è l’accresciuto numero di comportamenti esplosivi, spesso esasperati dal concomitante incremento nell’uso di sostanze. Quest’ultimo fattore gioca un ruolo significativo sia nel rivelare disturbi psichiatrici latenti o sottostanti, sia nel rendere più complessa la loro gestione. Nonostante una lieve diminuzione nel consumo complessivo di droghe tra i giovani nel 2024, si osserva una crescita nell’uso di cannabis ad alta potenza, nei decessi per “overdose” da cocaina e nell’espansione del mercato delle “nuove droghe”, sostanze psicoattive di facile produzione e rapidamente modificate nella loro composizione per eludere le conseguenze legali e rendere estremamente difficile la loro intercettazione.

Verso un Futuro di Cura e Prevenzione: Sfide e Opportunità

Di fronte a questo quadro preoccupante, i servizi si trovano in affanno. Le “linee di indirizzo” prodotte dalla Conferenza Stato Regioni chiedono di aumentare e sviluppare elementi qualificanti nei percorsi diagnostici e terapeutici, affinché siano trasversali, basati sulle evidenze scientifiche, condivisi, personalizzati e partecipativi, differenziati per intensità di cura e priorità d’intervento. Il modello che si è affermato a livello internazionale, grazie allo psichiatra australiano Patrick McGorry, prevede il superamento della separazione delle competenze tra neuropsichiatria infantile e psichiatria per la fascia d’età dai 15 ai 24 anni e un’organizzazione più attenta ai bisogni di questa popolazione e delle loro famiglie.

Ciò nonostante, la necessità di reperire risorse adeguate e di riorganizzare gli assetti operativi dei servizi ha generato in Italia una situazione di forte disomogeneità tra le diverse regioni. L’implementazione di risposte strutturate nelle emergenze/urgenze psichiatriche adolescenziali, attraverso protocolli e documenti specifici tra i Servizi di NPIA e i DSM, è presente in meno della metà delle regioni italiane (45%), e il 60% non possiede una struttura organizzativa dedicata alla gestione dei quadri clinici di urgenza psichiatrica in età evolutiva. I percorsi di cura sono spesso frammentati e privi di continuità, rendendo difficile assicurare parità di risposte a utenti e famiglie.

Oggi affrontiamo ciò che viene definita la quarta ondata della pandemia: la percezione è di essere immersi in una corrente prolungata ed estremamente rischiosa, poiché il costo futuro potrebbe essere assai elevato se non si interviene prontamente.

Un Imperativo Morale: Investire nella Salute Mentale dei Giovani

La salute mentale dei giovani è un investimento nel futuro della nostra società. Ignorare questo problema significa condannare un’intera generazione a una vita di sofferenza e limitazioni. È necessario un impegno concreto da parte delle istituzioni, delle famiglie, della scuola e della società civile per creare un sistema di supporto efficace e accessibile a tutti i giovani che ne hanno bisogno.
È fondamentale promuovere la consapevolezza sulla salute mentale, combattere lo stigma e il pregiudizio, e fornire ai giovani gli strumenti necessari per affrontare le sfide della vita. Solo così potremo costruire una società più giusta, inclusiva e attenta al benessere di tutti i suoi membri.

La salute mentale è un diritto umano fondamentale, non un lusso.

Amici, riflettiamo un attimo. La psicologia cognitiva ci insegna che i nostri pensieri influenzano direttamente le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Quando un giovane si trova a fronteggiare un disagio mentale, spesso si innesca un circolo vizioso di pensieri negativi che alimentano le emozioni negative, portando a comportamenti disfunzionali.

Una nozione avanzata di psicologia comportamentale ci suggerisce che l’ambiente gioca un ruolo cruciale nello sviluppo e nel mantenimento dei disturbi mentali. Un ambiente familiare o sociale poco supportivo, caratterizzato da stress, isolamento o mancanza di stimoli positivi, può aumentare la vulnerabilità dei giovani ai problemi di salute mentale.

Quindi, cosa possiamo fare? Innanzitutto, impariamo ad ascoltare attivamente i giovani che ci circondano, senza giudizio e con empatia. Cerchiamo di creare ambienti sicuri e supportivi, dove possano esprimere liberamente le proprie emozioni e i propri pensieri. E soprattutto, non sottovalutiamo mai l’importanza di chiedere aiuto a professionisti qualificati quando necessario. Ricordiamoci che la salute mentale è un bene prezioso, da proteggere e coltivare con cura.
*FRASE RIFORMULATA*

Spesso, i percorsi di assistenza mostrano discontinuità e frammentazione, ostacolando la possibilità di garantire risposte eque ed uniformi per gli utenti e le loro famiglie.


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