- Aumenta l'interesse per Jung con migliaia di persone al convegno di Milano.
- La patologia femminile si trasforma: non più isteria, ma depressione.
- James Hillman definisce l'eredità di Jung come «demoniaca».
- Jung, nato nel 1875, ha rivalutato il mito e la religione.
- L'inconscio collettivo è un serbatoio di esperienze condivise.
In occasione del venticinquesimo anniversario della morte di Carl Gustav Jung, il panorama della psicologia analitica si rivela un terreno fertile di dibattiti e interpretazioni contrastanti. Un convegno a Milano ha attirato migliaia di persone, evidenziando una crescente “onda junghiana” che sembra rispondere a bisogni spirituali in un mondo massificato e disincantato. Questa ondata, proveniente in parte dalla California, culla di tendenze innovative e talvolta eccentriche, sembra attrarre in particolare il pubblico femminile.
La figura di Jung, con la sua attenzione all’anima e alla ricettività, potrebbe incarnare un aspetto femminile che risuona con le donne. Il convegno ha cercato di unire le diverse anime dello junghismo, ma ha anche messo in luce le profonde divisioni interne, rivelando una sorta di “rissosità” che caratterizza il movimento.
Trasformazioni della Psicologia Femminile e la Sfida dell’Analisi Junghiana
Tra le relazioni più apprezzate al convegno, spiccano quelle di Mariella Loriga e Augusto Romano. Loriga ha evidenziato come, nonostante i progressi socio-politici degli ultimi decenni, la patologia femminile non sia diminuita, ma si sia trasformata. La “sindrome isterica” del passato cede il passo alla depressione, con donne che, liberate dalla subalternità, si trovano a confrontarsi con madri depresse e svalutate.
Romano, invece, ha esplorato le condizioni in cui si avvia un’analisi junghiana, sottolineando le ambiguità e le tentazioni elusive che accompagnano la scelta di questo percorso. Il paziente, attratto dalla presunta duttilità di Jung rispetto a Freud, percepisce l’analisi junghiana come “di seconda classe“, proprio nel momento in cui la sceglie. Le resistenze all’analisi, secondo Romano, sono intrinsecamente legate alla nostra vita sociale quotidiana, frastornata dall’ossessione del visibile e dell’immediato.

- Jung ha dato voce all'anima, finalmente qualcuno che......
- Non capisco tutto questo interesse, mi sembra fumo negli......
- E se Jung avesse semplicemente intercettato un bisogno latente......
Miti contro Ragione: La Divisione dell’Eredità Junghiana
La divisione dell’eredità junghiana si manifesta in un conflitto tra “mitici” e “razionali“. James Hillman, esponente di spicco dei mitici, insiste sul carattere eretico dell’opera di Jung, sottolineando la sua demolizione della psicologia associativa e la sua rivalutazione di fenomeni occulti e spiritismo. Hillman definisce l’eredità di Jung come “demoniaca”. La sua euforia “politeistica” e “eretica”, tuttavia, appare eccessivamente “californiana” e ottimistica.
Dall’altra parte, i “razionali”, rappresentati da figure come Umberto Galimberti e Mario Trevi, criticano i “californiani” per essere cultori del mito e custodi del patrimonio dottrinale di Jung. Galimberti afferma che la psiche è storicamente determinata e legata alla sua mobilità, e che il mito non ci serve più nell’epoca del predominio della scienza e della tecnica. Trevi respinge radicalmente i “contenuti” dell’eredità junghiana, optando per un “pensare psicologico” come “ermeneutica”, cioè come indefinita e infinita interpretazione della realtà.
Jung: Un Liberatore di Dio e della Natura
Carl Gustav Jung, nato il 26 luglio 1875, ha rivoluzionato la psicoanalisi, rivalutando l’importanza del mito e riportando l’uomo alla religione. La sua eredità, sebbene controversa, continua a influenzare il pensiero contemporaneo, offrendo una prospettiva unica sulla psiche umana e sulla sua relazione con il mondo spirituale. Jung ha liberato Dio e la natura dalla gabbia di Freud.
Riflessioni sull’Eredità di Jung: Un Ponte tra Inconscio e Consapevolezza
L’eredità di Jung ci invita a esplorare le profondità dell’inconscio collettivo, un concetto fondamentale nella psicologia analitica. L’inconscio collettivo rappresenta un serbatoio di esperienze e simboli condivisi da tutta l’umanità, che influenzano i nostri pensieri, emozioni e comportamenti. Jung credeva che l’individuazione, il processo di diventare pienamente se stessi, richiedesse l’integrazione di questi contenuti inconsci nella coscienza.
Un concetto avanzato legato a questo è l’archetipo, modelli universali di comportamento e pensiero che si manifestano in miti, sogni e simboli. Riconoscere e comprendere gli archetipi che operano nella nostra psiche può aiutarci a dare un senso alle nostre esperienze e a trovare un significato più profondo nella vita.
Ti invito a riflettere su come i simboli e i miti influenzano la tua vita. Quali archetipi riconosci in te stesso e nelle persone che ti circondano? Esplorare queste domande può aprire nuove prospettive sulla tua identità e sul tuo percorso di crescita personale.
- Pagina degli eventi dell'Associazione Italiana Psicologia Analitica (AIPA).
- Pagina su Mariella Gambino Loriga, figura chiave nel convegno citato.
- Pagina dedicata ai libri di Augusto Romano, analista junghiano citato nell'articolo.
- Analisi comparativa tra le teorie di Jung e Hillman, utile per approfondire le differenze.
- Approfondimento sul pensiero di Umberto Galimberti riguardo psiche e tecnica.
- Documento di Augusto Romano che introduce al pensiero ermeneutico di Mario Trevi.