Incidenti infantili: perché sottovalutiamo le cicatrici invisibili?

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  • Nel 2023, l'ASAPS ha registrato 50 morti di bambini (0-13 anni).
  • Il 20.3% dei decessi infantili (1-14 anni) sono causati da incidenti.
  • Bambini con genitori traumatizzati hanno un rischio 2 volte maggiore di ADHD.

Ogni anno si stima che milioni di giovani nel mondo subiscano incidenti: episodi che sebbene possano non rivelarsi fatali hanno un impatto profondo su aspetti emotivi e psicologici della loro crescita. Le ragioni dei traumi infantili sono spesso ben note; infatti, incidenti stradali o calamità naturali figurano ai primi posti. Ciò nondimeno c’è da considerare l’influenza negativa esercitata anche da situazioni apparentemente minori come quelle derivanti dall’uso di trampolini elastici; questi ultimi, infatti, possono dare origine a reazioni psicologiche intrinsecamente complesse ed estese nel tempo.

Le statistiche indicano chiaramente che a livello nazionale gli incidenti costituiscono la seconda causa principale di morte per bambini (tra 1-14 anni) nel contesto italiano con una quota pari al 20.3%, subito seguiti dai tumori fermi al 30.9%. Comunque sia, la questione relativa alla mortalità offre solo un punto parziale del fenomeno: è cruciale esaminare il lato nascosto degli effetti psicologici pertanto connessi a simili avvenimenti traumatici. I traumi cranici, per fare un esempio concreto, si attestano come fra quelli maggiormente riscontrabili. Ad essi si aggiungono altresì fratture agli arti inferiori e ancor peggio dannose lesioni vertebrali, specialmente nei bimbi piccoli utenti dei suddetti trampolini. Tutto ciò va tenuto bene a mente poiché ha rilevanza indiscutibile sullo sviluppo dell’individuo.

Nel 2023, l’Osservatorio ASAPS ha registrato 50 morti di bambini di età compresa tra 0 e 13 anni, con un incremento significativo rispetto agli anni precedenti (+28,2% rispetto al 2022). Dei 50 bambini deceduti, 32 (64%) erano trasportati su veicoli a quattro ruote, il che solleva interrogativi sul corretto uso dei seggiolini auto e sulle modalità di sicurezza previste dal Codice della Strada. La fascia di età più colpita è quella da 0 a 5 anni, con 18 decessi, seguita da quella tra 11 e 13 anni, anch’essa con 18 vittime.

Anno Morti Incremento (rispetto all’anno precedente)
2021 29
2022 39 +34,5%
2023 50 +28,2%

La letteratura scientifica sottolinea come l’esposizione a eventi traumatici nell’infanzia possa avere un impatto significativo sulla salute mentale, emotiva e sociale dei bambini. Il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), sebbene spesso associato ad adulti che hanno subito abusi o violenze, presenta una prevalenza considerevole anche in età pediatrica. Si stima che il PTSD acuto possa essere diagnosticato se i sintomi perdurano oltre il primo mese e per meno di tre mesi dopo l’evento traumatico. Alcuni studi indicano che il 90% dei bambini vittime di molestie sessuali e il 77% di quelli esposti a un attacco violento a scuola sviluppano PTSD.

Dati Recenti sul Trauma Infantile:
Secondo uno studio condotto in Svizzera da Kostova (2023), ogni anno, fino a un miliardo di bambini è vittima di abusi emotivi, fisici o sessuali, e più di due terzi di questi bambini sperimentano almeno un evento traumatico prima dei 16 anni.

Questi dati allarmanti evidenziano una realtà complessa: i bambini non sono immuni agli effetti traumatici degli incidenti, e le loro reazioni possono manifestarsi in modi diversi e inaspettati rispetto agli adulti. È imperativo riconoscere che la percezione di eventi traumatici nei minori risente notevolmente della loro età e delle dinamiche della sfera psichica. I più giovani tendono a vedere le situazioni in modo dissimile rispetto agli adulti; infatti, la loro comprensione viene frequentemente modulata dalla figura parentale che li guida.

Pertanto, il supporto offerto dai genitori o dalle figure adulte circostanti riveste un’importanza cruciale nell’aiutare il bambino a processare il trauma. Tuttavia, non si deve sottovalutare come spesso i bambini possano riversare su se stessi – oppure sulla vittima dell’evento – sentimenti colpevolizzanti; tali convinzioni possono fungere da ostacolo all’elaborazione delle emozioni negative ed impedire un proficuo percorso verso la guarigione psicologica.

Nel medesimo contesto, dunque, assume grande rilevanza l’idea preventiva. Nonostante i trampolini elastici rappresentino uno dei desiderata principali per bambini compresi fra 5 e 13 anni, è indispensabile lavorare affinché si sviluppi una consapevolezza approfondita circa i potenziali rischi connessi a queste pratiche. L’utilizzo di questi giochi deve essere sempre supervisionato e regolamentato da precise norme di sicurezza per ridurre al minimo la probabilità di lesioni gravi che potrebbero innescare disturbi psicologici a lungo termine.

Child with a serious expression

La trasmissione intergenerazionale del trauma: un ciclo da spezzare

Il peso del trauma non si esaurisce con l’individuo che lo ha vissuto direttamente; esso può, infatti, estendersi e influenzare le generazioni successive, creando un ciclo di sofferenza che, se non riconosciuto e interrotto, può avere ripercussioni profonde sulla salute mentale dei figli. Recenti studi hanno evidenziato una significativa associazione tra esperienze traumatiche vissute dai genitori durante l’infanzia e una maggiore probabilità per i loro figli di sviluppare problemi comportamentali e disturbi della salute mentale.

Statistiche sull’Influenza del Trauma Genitoriale:
I figli di genitori che hanno subito numerosi traumi infantili presentano un rischio due volte maggiore di soffrire di Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) e una probabilità quattro volte maggiore di sviluppare altri problemi di salute mentale, secondo Kostova (2023).

Questa trasmissione inconsapevole del trauma non avviene solo attraverso eventi traumatici espliciti, ma anche tramite meccanismi più sottili e insidiosi, come stili di attaccamento insicuri o disorganizzati, modelli comunicativi incoerenti o anaffettivi. Un genitore che, ad esempio, ha vissuto rifiuti, abbandoni, abusi o trascuratezza nella propria infanzia, può reagire ai bisogni emotivi del figlio in modo distorto, evitando l’intimità emotiva per paura della vulnerabilità, controllando eccessivamente per timore del pericolo, o reagendo in modo imprevedibile e sproporzionato a comportamenti infantili normali. Questa difficoltà a “mentalizzare”, ovvero a percepire il bambino come una mente autonoma con i propri stati interni, è un canale primario attraverso cui il trauma genitoriale si propaga.

Interrompere questa catena richiede un impegno consapevole da parte dei genitori per elaborare il proprio passato traumatico. La genitorialità consapevole non implica la perfezione, ma la volontà di guardare dentro di sé, riconoscere le proprie ferite senza giudizio, e distinguere tra le emozioni legate al presente e quelle riattivate dal passato. Un percorso di questo tipo può aiutare il genitore a riconoscere quando sta reagendo “da bambino ferito” piuttosto che “da adulto responsivo”, e a imparare a regolare le proprie emozioni prima di interagire con il figlio.

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  • Trampolini: non solo divertimento, ma anche potenziali traumi... 🤔...

Il potere della resilienza e il ruolo cruciale del supporto genitoriale

Di fronte alla complessità dei traumi infantili e alla loro potenziale trasmissione intergenerazionale, il concetto di resilienza emerge come un faro di speranza. La resilienza, ovvero la “resistenza psicologica” o la capacità di affrontare e superare avversità, traumi e minacce, non è una dote innata, ma una capacità che può essere sviluppata e rafforzata nel corso del tempo. Nei bambini, la resilienza si manifesta nella capacità di gestire situazioni difficili, adattarsi e persino crescere in risposta agli “urti della vita”.

Quali sono i fattori che influenzano la resilienza nei bambini? Elementi come buone capacità intellettive, competenze comunicative, empatia e forti credenze di auto-efficacia giocano un ruolo fondamentale. Inoltre, la presenza di un locus of control interno, ovvero la percezione di poter controllare gli eventi della propria vita anziché esserne passivamente influenzati, contribuisce significativamente alla capacità di coping.

Il ruolo dei genitori e degli adulti di riferimento nella promozione della resilienza è assolutamente cruciale. La loro capacità di offrire un’interpretazione complessiva e rassicurante della situazione traumatica, e di sostenere emotivamente il bambino, è il “vero termometro delle emozioni infantili”. Un bambino, specie se piccolo, si sintonizza emotivamente con l’adulto di riferimento, manifestando comportamenti di attaccamento che riflettono la sicurezza o l’insicurezza percepita. In questo senso, la riparazione relazionale diventa uno strumento potentissimo. Nessun genitore è immune da errori, ma la capacità di riconoscerli, esprimere rammarico (“Mi dispiace, non avrei dovuto reagire così”) e rassicurare il bambino sulla continuità dell’amore e del legame, insegna al figlio che i rapporti possono sopravvivere agli errori, rafforzando la fiducia e la sicurezza emotiva.

Interventi terapeutici basati sull’evidenza, come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), hanno dimostrato efficacia nell’affrontare i traumi infantili, offrendo ai bambini strumenti per elaborare le esperienze dolorose e ai genitori per guarire le ferite del passato. La Trauma Play Therapy si avvale di strumenti come il gioco, l’ironia e l’umorismo per fungere da mezzi terapeutici che potenziano la resilienza sia nei bambini che nei loro caregiver. In un ambito più vasto, diventa imprescindibile destinare risorse umane alla riduzione del rischio e al supporto in nazioni particolarmente vulnerabili a eventi catastrofici e conflitti. La formazione alla gestione del rischio dovrebbe essere integrata nei programmi educativi nazionali, mentre una valorizzazione delle conoscenze locali riguardanti la resilienza collettiva può rivelarsi determinante. L’aumento della popolazione, i cambiamenti climatici e i conflitti su scala globale stanno esponendo le comunità a esperienze traumatiche sempre più frequenti; per questo motivo la resilienza deve essere considerata non soltanto un valore individuale, ma anche una necessità condivisa dalla collettività.

Proteggere e sostenere i percorsi di crescita emotiva

Comprendere l’impatto degli incidenti e dei traumi sull’infanzia è un passo fondamentale per costruire una società più attenta e protettiva. Il trauma, nella sua essenza, rappresenta un’esperienza che va oltre la capacità di un individuo di elaborarla e reintegrarla nella propria narrazione di vita. Nel caso dei bambini, la loro immaturità cognitiva ed emotiva rende questa integrazione ancora più complessa e la figura del caregiver assume un ruolo di filtro e di ponte verso la normalizzazione dell’esperienza.

Glossario:

  • Neuroplasticità: La capacità del cervello di cambiare e adattare le proprie connessioni neuronali in risposta a nuove esperienze o traumi.
  • EMDR: Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari, una terapia utilizzata per superare traumi psicologici.
  • Trauma Play Therapy: Terapia per il trauma che utilizza il gioco come metodo terapeutico per trattare i bambini. In questo contesto emerge il contributo cruciale della psicologia cognitiva, disciplina che indaga l’importanza della nostra modalità di percezione ed elaborazione degli eventi nel determinare reazioni emotive significative. Quando si verifica un incidente, è possibile che un bambino formi idee errate riguardo alla sua sicurezza oppure sull’imprevedibilità dell’ambiente circostante; tali convinzioni influenzano pertanto le sue scelte future e possono tradursi in attitudini problematiche. La disciplina della psicologia comportamentale, invece, mette in luce il modo in cui i traumi si esprimono attraverso segni tangibili nei nostri comportamenti: ad esempio, con tendenze al ritiro sociale o reazioni aggressive. Questi atteggiamenti spesso riflettono tentativi inconsapevoli di affrontare sofferenze interne.

Un ulteriore aspetto rilevante riguarda il concetto di neuroplasticità insieme agli effetti duraturi dei traumi infantili nello sviluppo neurologico. Ricerche contemporanee dimostrano chiaramente come esperienze negative vissute durante l’infanzia possano modificare reti neurali fondamentali e compromettere la gestione del sistema dello stress; ciò può portare a una maggiore suscettibilità verso problematiche psichiche nella vita adulta. Questo ci invita a riflettere sulla profonda interconnessione tra mente e corpo e sull’importanza di interventi tempestivi che supportino non solo la psiche del bambino, ma anche lo sviluppo ottimale del suo sistema nervoso.

Pensare agli incidenti infantili non solo come eventi isolati, ma come potenziali “organizzatori” di un percorso di sviluppo, ci spinge a considerare la prevenzione e il supporto psicologico come investimenti cruciali per il benessere a lungo termine delle future generazioni. Dobbiamo chiederci: stiamo facendo abbastanza per proteggere la delicata architettura mentale dei nostri bambini? E siamo pronti a sostenerli nel loro percorso di guarigione, offrendo loro gli strumenti per costruire una resilienza che li accompagnerà per tutta la vita? La risposta a queste domande definisce la nostra responsabilità collettiva.

“Il trauma infantile rappresenta una delle principali problematiche di salute globale.” – Kostova, 2023.

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