- Nel 2023, 1.571 persone al giorno accedono al pronto soccorso per disturbi psichiatrici.
- I Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) seguono oltre 854.040 persone nel 2023.
- Il personale sanitario è diminuito di circa 1.000 unità nel 2023.
La situazione relativa alla salute mentale nel nostro Paese presenta tinte cupe e suggerisce un contesto caratterizzato da un aumento del disagio, il quale appare sempre più palpabile – e talvolta inadeguatamente affrontato – nelle unità operative dei pronto soccorso. Le statistiche aggiornate dell’anno 2023 offrono uno spaccato eloquente: gli ingressi motivati da disturbi psichiatrici hanno subito un aumento notevole, con una media giornaliera che coinvolge 1.571 individui che necessitano immediata assistenza, per problematiche inerenti alla sfera emozionale e psicologica. Ciò implica una crescita annuale stimata intorno ai 26 mila interventi rispetto all’anno precedente (2022), determinando così la cifra complessiva a ben 573.663 richieste d’aiuto; questo corrisponde al valore percentuale del 3,1% sul milione generale d’accesso alle strutture emergenziali nel territorio nazionale. È opportuno notare come la maggior parte di tali giunte non porti successivamente a ricoverazioni reali (approssimativamente l’87%). [Il Sole 24
Ore], evidenziando in alcuni casi la natura non strettamente emergenziale della richiesta, il dato aggregato non può essere ignorato. Costituisce altresì un significativo parametro che evidenzia uno stato di malessere generale e una potenziale difficoltà nell’affrontare tali questioni a livello locale con la necessaria efficacia. Non si limita infatti all’incremento delle richieste d’assistenza come unico indicatore della problematica in atto. In parallelo, si registra anche una crescita nei ricoveri presso le strutture psichiatriche ospedaliere, che ha visto aggiungersi circa 7mila casi rispetto all’anno trascorso; a ciò si aggiunge una variazione del 10% nel numero degli utenti che ricevono supporto dai servizi territoriali dedicati alla salute mentale [Mondosanità]. Nel corso del 2023 si è registrato un notevole incremento delle persone seguite dai Dipartimenti di Salute Mentale (DSM), arrivando a oltre 854.040 individui, cifra superiore rispetto agli 776.829 registrati nel 2022, nonché oltre i numeri pre-pandemia fissati nel 2019 (826.465 assistiti). Questa crescita avviene malgrado una popolazione nazionale sostanzialmente costante ed indica potenzialmente sia un aggravamento delle difficoltà sociali sia una crescente predisposizione alla richiesta d’aiuto da parte dei cittadini; il tutto sostenuto da una diminuzione dello stigma sociale legato ai disturbi mentali. Contemporaneamente emerge con chiarezza l’inadeguatezza delle strutture e dell’organizzazione dentro il sistema sanitario territoriale analizzando i dati disponibili. La prevalente incidenza degli accessi al pronto soccorso senza successivi ricoveri potrebbe indicare, da un lato, a un”l'”effetto dissuasivo”, (vale a dire lo scarso bisogno clinico); tuttavia dimostra anche quanto scarse siano le risorse socio-sanitarie attualmente disponibili per dare risposte ad esigenze emergenti dei cittadini. Infatti, molti trovano necessario recarsi presso gli ospedali poiché queste stesse necessità non vengono soddisfatte altrove. In ultima analisi è evidente come molte problematiche avrebbero potuto essere gestite preliminarmente, senza approdare all’urgenza-emergenza qualora intervenissero appropriate figure professionali specializzate nell’assistenza psicologica.
Le cause profonde di un sistema sotto pressione
L’aumento preoccupante delle visite al pronto soccorso dovuto a disturbi mentali si origina da fattori complessi e interconnessi. Oltre alla crescente consapevolezza sociale riguardo ai problemi psicologici e alla concomitante diminuzione dello stigma – temi già citati –, emerge con forza una significativa problematica strutturale nel sistema della salute mentale sul territorio. Fondamentale è la sottodotazione in personale: le statistiche del 2023 evidenziano una perdita approssimativa di mille professionisti rispetto all’anno precedente, portando il totale nazionale a 29.114 addetti. I drastici tagli budgetari hanno impattato varie figure lavorative chiave come i medici (-185), gli psicologi (-145), gli infermieri (-527), gli operatori socio-sanitari (-341) e gli assistenti sociali, con una flessione pari a -132 unità. [Sole 24 Ore]. Nonostante l’emergere di un modesto incremento nel numero degli educatori professionali (+97) e dei terapisti della riabilitazione psichiatrica (+2), il conteggio finale è deficitario e appare gravemente insufficiente, soprattutto in relazione a una domanda che continua ad amplificarsi. Secondo le valutazioni attuali, la carenza stimata sul piano nazionale è vicina alle 12mila unità necessarie per conseguire i criteri stabiliti dall’Agenas.
In questa situazione segnata da una sottile crisi delle risorse umane, gli operatori impiegati nei servizi territoriali hanno manifestato un impegno straordinario, riuscendo a erogare nel corso del 2023 ben 9.601.165 prestazioni individuali, raggiungendo così una media impressionante di 13,6 prestazioni per utente. [Rep. Salute]. L’aumento significativo rispetto ai 9,3 milioni registrati nel 2022 evidenzia la crescente pressione cui il personale attuale è soggetto. Un elemento di fondamentale importanza è rappresentato dalla insufficienza di fondi specificamente allocati per la salute mentale. Sebbene si sia registrato un modesto incremento complessivo della dotazione economica destinata all’assistenza psichiatrica nell’anno passato, le disponibilità finanziarie riservate a questo ambito continuano a rimanere sostanzialmente fisse al 2,8% del Fondo Sanitario Nazionale. [Mondosanità]. Questa percentuale è nettamente inferiore al 5% considerato necessario dalle stesse Regioni per garantire una risposta adeguata ai bisogni della popolazione. Senza investimenti significativi, sia in termini di personale che di risorse economiche, la rete pubblica dei DSM rischia di non essere in grado di far fronte all’aumento del disagio mentale. La maggiore incidenza di alcune patologie psichiatriche, come la depressione (più diffusa tra le donne) e la schizofrenia/psicosi funzionali (più frequenti tra gli uomini), contribuisce ulteriormente alla complessità del quadro e alla necessità di servizi adeguatamente strutturati e facilmente accessibili.

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- Aumentano gli accessi al pronto soccorso, ma siamo sicuri che......
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Le conseguenze di un sistema fragile e prospettive future
Il deficit finanziario e l’insufficienza di personale nel settore della salute mentale comportano conseguenze notevoli, influenzando diversi aspetti del sistema. In primo luogo, il sovraffollamento dei pronto soccorso derivante da accessi legati a problematiche psichiatriche non urgenti sottrae risorse vitali dall’assistenza a situazioni mediche emergenziali più gravi, causando effetti negativi potenzialmente rilevanti sulla qualità dell’assistenza ricevuta dai pazienti. Si può osservare come questo problema derivi anche dalla gestione inadeguata degli accessi al Pronto Soccorso; le indagini sulle sue cause dimostrano chiaramente che tale congestione è influenzata da molteplici fattori esterni e interni alla struttura organizzativa del servizio d’emergenza. In aggiunta a ciò, la scarsa capacità del sistema locale di individuare precocemente i disturbi mentali impedisce una corretta gestione dei pazienti, spesso determinando un aumento della gravità delle condizioni cliniche. Questo ritardo nell’inserimento in percorsi terapeutici adeguati incrementa considerevolmente il rischio di recidive oltre alla cronicizzazione delle problematiche psicologiche stesse. La media della permanenza nei trattamenti offerti dalle strutture residenziali è compresa intorno ai tre anni; ciò evidenzia la natura articolata dei casi accettati per questa forma d’assistenza che spesso giungono solo dopo lungo tempo dall’insorgere del disturbo stesso.
Il decremento delle realtà semiresidenziali segna un ulteriore regresso nell’ambito dell’offerta sanitaria: nel 2023 abbiamo registrato circa 2.500 unità in meno. Questa contrazione incide su quei servizi intermedi indispensabili affinché i percorsi terapeutici possano risultare elastici ed efficientemente integrati tra loro. Inoltre, permane la situazione costante riguardo ai posti letto disponibili in psichiatria negli ospedali (9.3 ogni centomila residenti), unitamente al numero ancora scarso delle strutture convenzionate esistenti. Benché ci siano provvedimenti come il bonus psicologo o sportelli informativi attivi nelle scuole — certamente apprezzabili — è cruciale ribadire che tali interventi non possono sostituire, bensì devono affiancarsi a una rete territoriale pubblica organizzata ed estesa. Infine, le riammissioni impreviste nei reparti psichiatrici verificatisi entro trenta giorni dal momento della dimissione si attestano al 14.8% degli individui dimessi; fatto ancor più allarmante è il tasso pari all’8.4% riferito a coloro riammessi entro sette giorni dalla stessa data, che mette in luce una suscettibilità intrinseca nel processo discendente verso le dimissioni, suggerendo l’urgenza di intensificare l’assistenza disponibile dopo il ricovero per arginare eventuali ricadute rapide. I trattamenti sanitari obbligatori (TSO), pur mantenendosi a circa 5mila incidenti all’anno, rispecchiano situazioni critiche acute che potrebbero in molti frangenti essere prevenute attraverso un’assistenza territoriale adeguata e incessante. È imperativo comprendere che la protezione della salute mentale fonda le sue radici in una relazione terapeutica robusta, indispensabile tra il professionista sanitario e il paziente; tale rapporto non può assolutamente essere sostituito da tecnologie avanzate come quelle relative all’intelligenza artificiale. La scarsità di personale ostacola drasticamente questa interazione essenziale, riducendo così l’efficacia delle misure adottate. In aggiunta a ciò, l’accento posto sui dati riguardanti gli adulti nasconde parzialmente un’altra problematica cruciale: quella relativa alla salute mentale dei minori. Sebbene al momento manchino i dati nazionali aggregati su questa fascia demografica specifica, sono emerse diverse evidenze che denotano un aumento considerevole nelle richieste d’aiuto e nell’accesso ai servizi di pronto soccorso per disturbi neuropsichiatrici nei più giovani; tale tendenza è diventata particolarmente evidente post-pandemia da COVID-19. Questo sottolinea la necessità di rafforzare anche i servizi di neuropsichiatria infantile.
Riflessioni sul disagio e la resilienza: un approccio integrato
Ci troviamo dinanzi a una problematica articolata che coinvolge tanto il settore sanitario quanto l’intera collettività. Il crescente numero di accessi ai reparti d’emergenza causati da disturbi non immediatamente letali è intimamente connesso all’emergere del disagio psichico; questo scenario richiede una profonda riflessione sul significato stesso della salute e della patologia. Attraverso le lenti della psicologia cognitiva, è possibile considerare questa situazione come sintomo di meccanismi compensativi (strategici contro lo stress) inefficaci o oramai esauriti quando ci si trova ad affrontare condizioni ritenute impossibili da superare. Allorché i consueti modelli mentali e comportamentali utili alla risoluzione delle avversità perdono la loro efficacia, chi vive tale condizione può trovarsi oppresso da una sensazione d’impotenza e angoscia tale da indirizzarlo verso richieste d’aiuto durante circostanze critiche, come accade nei pronto soccorsi. Questa forma di aumento dell’accesso alle emergenze, riguardante questioni raramente associabili alla salvaguardia immediata della vita umana, evidenzia quanto il paradigma cognitivo-comportamentale possa giungere a un livello critico oltre cui diventa difficile auto-regolare il proprio malessere emotivo. Adottando una prospettiva più sofisticata riguardo al tema in questione, è possibile esplorare il concetto di allostatic load, o carico allostatico. Questo termine descrive l’usura progressiva sia del corpo che della psiche in seguito a esposizioni protratte allo stress. La concentrazione di variabili stressogene – che possono includere sfide relazionali o professionali così come problemi economici o sociali – è capace di indurre una disfunzione nei sistemi fisiologici e psicologici degli individui. I relativi sintomi non sempre si presentano come emergenze mediche immediate, ma vengono percepiti dal soggetto come insostenibili nel loro accumulo. Da questa angolazione analitica emerge chiaramente che la frequente richiesta d’intervento presso le strutture di pronto soccorso per condizioni mentali ritenute non critiche rappresenta solo la punta dell’iceberg, sinonimo quindi della presenza imponente e male gestita sul territorio dello stesso carico allostatico. Tale visione sistematica sottolinea la necessità di combinare le intuizioni provenienti dal sistema sanitario con quelle derivanti dalla psicologia cognitiva e comportamentale; ciò ci fa comprendere anche quanto influiscano i traumi e lo stress protratto sulla salute mentale. Ne deriva dunque che fronteggiare le attuali emergenze imponga interventi ben più complessi rispetto alla mera implementazione di correttivi superficiali. Richiede un cambiamento di paradigma che vada oltre l’approccio emergenziale e investa in maniera decisa sulla prevenzione, sulla promozione del benessere psicologico, sulla diagnosi precoce e sull’offerta di servizi territoriali accessibili, tempestivi e basati sulle evidenze scientifiche. È un percorso che richiede investimenti significativi in termini di risorse umane ed economiche, ma soprattutto, un cambiamento culturale che metta la salute mentale al centro dell’agenda politica e sociale, superando finalmente lo stigma e garantendo a tutti il diritto a un percorso di cura dignitoso e efficace. La resilienza individuale e collettiva di fronte alle sfide della vita si costruisce anche attraverso un sistema di supporto forte e accogliente, capace di intercettare il disagio prima che si aggravi e di fornire gli strumenti necessari per affrontarlo.
- Allostatic Load: Carico allostatico, ovvero l’usura cronica del corpo e della mente dovuta all’esposizione prolungata a stress.
- Disturbi psichici: A problematiche di natura psicologica, come depressione e ansia, riconducibili a diversi fattori sociali e personali.

