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Carceri al collasso: la garante Farina lancia l’allarme sovraffollamento

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  • Sovraffollamento carcerario al 130%, sistema al limite.
  • Nel 2024: 90 suicidi, dato più alto di sempre.
  • Dieci suicidi dall'inizio del 2025 nelle carceri italiane.

Emergenza Carceri: Un Sistema al Limite del Collasso

La situazione nelle carceri italiane è sempre più critica, con un sovraffollamento che supera il 130% e gravi ripercussioni sulla salute mentale dei detenuti e sulla sicurezza degli agenti penitenziari. Il 24 giugno 2025, l’emergenza è palpabile, con segnalazioni di aggressioni, atti di autolesionismo e un aumento dei suicidi. La mancanza di risorse e di personale specializzato aggrava ulteriormente la situazione, trasformando le carceri in luoghi di sofferenza e disperazione.

La Garante dei diritti delle persone private della libertà personale nella Provincia di Brindisi, Valentina Farina, ha denunciato una situazione al limite del collasso, evidenziando come il sovraffollamento, la mancanza di tutele per la salute mentale, le dimensioni strutturali inadeguate e l’assistenza sanitaria di base insufficiente contribuiscano a creare una vera e propria emergenza umanitaria. Gli agenti di Polizia Penitenziaria sono costretti a turni massacranti e a gestire detenuti con bisogni assistenziali complessi senza gli strumenti adeguati.

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Salute Mentale in Carcere: Un’Emergenza Ignorata

La salute mentale dei detenuti è un problema particolarmente grave. Un detenuto psichiatrico del carcere di Taranto ha aggredito gli agenti e devastato la stanza in cui si trovava, un episodio che evidenzia la difficoltà di gestire pazienti con fragilità psichiatriche all’interno delle carceri. *Il personale sanitario e assistenziale all’interno delle strutture carcerarie non dispone delle risorse e del supporto necessari per elaborare percorsi terapeutici adeguati, e le persone detenute con disturbi psichiatrici versano in uno stato di isolamento e spesso vengono sedate farmacologicamente.

In Puglia, la situazione presenta criticità evidenti, con un giovane detenuto straniero affetto da patologie psichiatriche e dipendenze, attualmente ricoverato in Infermeria e sotto l’effetto di farmaci stabilizzanti. La Garante Farina ha sottolineato con fermezza l’impossibilità di trattare casi psichiatrici complessi in ambito carcerario, a causa della mancanza di personale qualificato e delle strutture necessarie per fornire le cure intensive richieste.* In assenza di personale medico e psicologico, gli agenti penitenziari, privi della formazione necessaria, si trovano a dover gestire situazioni di elevata complessità assistenziale.

Sovraffollamento e Suicidi: Un Circolo Vizioso

Il sovraffollamento carcerario è un fattore determinante nell’aumento dei suicidi e degli atti di autolesionismo. Dall’inizio del 2025, dieci detenuti si sono tolti la vita, un dato allarmante che segue i 90 suicidi registrati nel 2024, il numero più alto nella storia recente del sistema penitenziario italiano. Le carceri sono sovraffollate di oltre 10.000 unità rispetto alla capienza regolamentare, con un indice di sovraffollamento del 132,05%.

Il governo ha annunciato l’intenzione di creare 7.000 nuovi posti detentivi, ma restano incerti i tempi e le modalità di realizzazione di questo piano. Nel frattempo, le aggressioni e gli atti di autolesionismo continuano ad aumentare, così come le manifestazioni di protesta collettiva. La situazione è particolarmente grave nel carcere di San Vittore a Milano, dove l’indice di sovraffollamento raggiunge il 218,3% e la maggior parte dei detenuti presenta fragilità sociali, dipendenze e problemi di salute mentale.

Verso un Nuovo Approccio: Integrazione e Umanizzazione

La crisi del sistema penitenziario richiede un cambio di paradigma, con un approccio più integrato e umanizzato. È necessario un maggiore coordinamento tra le istituzioni, una partecipazione più attiva degli enti locali e del mondo dell’associazionismo, e un potenziamento del personale sanitario e psicologico all’interno delle carceri.

Il Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Samuele Ciambriello, ha sottolineato la necessità di una maggiore integrazione tra giustizia, sanità e welfare, evidenziando le necessità sociali e politiche per migliorare le condizioni sanitarie nelle strutture penitenziarie. È fondamentale creare una rete nazionale di reparti ospedalieri di medicina per detenuti, potenziare le reti per la salute mentale e riconoscere la specificità della medicina penitenziaria.

Oltre le Sbarre: Un’Umanità Negata

La situazione descritta rivela una profonda crisi nel sistema penitenziario italiano, con conseguenze devastanti sulla salute mentale e fisica dei detenuti. Il sovraffollamento, la mancanza di risorse e la carenza di personale specializzato creano un ambiente in cui la dignità umana è costantemente violata. È necessario un intervento urgente e coordinato per garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti e per promuovere un sistema penitenziario più umano e riabilitativo.

Amici lettori, riflettiamo insieme su un aspetto cruciale: la risonanza emotiva. In psicologia cognitiva, questo concetto si riferisce alla capacità di un individuo di comprendere e condividere le emozioni altrui. In un contesto carcerario, dove la sofferenza è palpabile, la mancanza di risonanza emotiva da parte del sistema e della società può esacerbare il disagio dei detenuti e ostacolare il loro percorso di riabilitazione.

Un concetto più avanzato è quello di trauma-informed care. Questo approccio, sempre più diffuso in ambito sanitario e sociale, riconosce l’impatto dei traumi pregressi sulla salute mentale e fisica degli individui. In carcere, molti detenuti hanno subito traumi significativi prima dell’incarcerazione, e questi traumi possono influenzare il loro comportamento e la loro capacità di adattarsi alla vita detentiva. Un approccio trauma-informed implica la creazione di un ambiente sicuro e di supporto, in cui i detenuti si sentano compresi e rispettati, e in cui vengano offerti interventi specifici per affrontare i traumi subiti.

Vi invito a riflettere su come possiamo contribuire a creare una società più consapevole e compassionevole, in grado di offrire un sostegno adeguato a chi si trova in difficoltà, anche dietro le sbarre. Solo così potremo sperare di costruire un sistema penitenziario più umano e riabilitativo, in cui la dignità umana sia sempre al centro.


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